Se da qui partite per Basilea e là, alla Aeschenplatz, prendete il tram per Dornach, vedrete che sulla collina adiacente c’è un edificio. Non è ancora completato, ma rivela già, anche nel suo aspetto esterno, le intenzioni che vi si collegano. È un edificio che, come è stato dichiarato, servirà da sede per la Libera Università di Scienza dello Spirito, che dovrà rappresentare all’esterno ciò cui il movimento spirituale che si auto-definisce ‘movimento scientifico spirituale ad orientamento antroposofico’ aspira.
Oggi, ché l’edificio mostra chiaramente anche all’esterno l’esistenza di questo movimento, si possono già sentir dire e leggere diverse cose su ciò che sta alla base di questo movimento culturale spirituale. Sicuramente delle molte cose che vengono dette a proposito delle nostre aspirazioni parecchie sono corrette, ma rappresentano ancora delle eccezioni. Si può ancora dire che a tutt’oggi, nel complesso, ciò che viene detto o scritto pubblicamente a proposito di questo movimento è piuttosto il contrario di ciò cui esso realmente aspira. Molto spesso lo si descrive come un movimento non scientifico, oscuro, mistico nel senso peggiorativo del termine. Precisamente molto spesso viene descritto come se volesse contrapporsi a una o all’altra cosa, a società, confessioni e altro del genere. In verità questo movimento e questo edificio di Dornach, il Goetheanum, che lo rappresenta, vuole essere a servizio di quegli aneliti, di quegli scopi, che oggi spesso vivono nelle anime umane, nelle anime umane delle masse più vaste, in modo talmente inconscio da non trovare ancora una forma per esprimersi, ma che sono connessi a tutto ciò che l’umanità del presente e del futuro deve estrapolare da questo caos culturale che chiunque sia libero da pregiudizi può percepire, e di cui chiunque sia libero da pregiudizi adesso deve liberarsi.
Dovendo indicare i fenomeni storici in cui si trova, diciamo, il nerbo principale di questo movimento, forse si può accennare a qualcosa di piuttosto distante dall’uomo di oggi, a qualcosa che apparentemente fa anche parte di zone effettivamente astratte del pensiero e della capacità di rappresentazione, ma cui basta dare una forma adeguata per gli interessi umani più generali e più ampi, perché ci introduca in quanto è necessario, proprio oggi, per rinnovare la cultura, per farla rinascere. Vorrei accennare a ciò cui Goethe aspirò con tutta l’ampiezza e la profondità della sua concezione del mondo, a tutt’oggi ancora non abbastanza apprezzata, vorrei accennare alla conoscenza del mondo vivente cui egli aspirava e che si contrappone a quella del mondo morto, non vivente, inorganico.
La conoscenza cui Goethe aspirava era strettamente connessa a tutto il suo anelito spirituale, ed egli trasse il meglio del contenuto della sua concezione del mondo dalla sua concezione dell’arte, ma estese ciò che aveva acquisito dalla sua concezione dell’arte alla conoscenza veramente scientifica, così come egli dovette appunto considerarla nel senso dell’ampiezza e della vastità della sua concezione del mondo. Riferendosi al mondo vegetale che gli era tanto caro e alla sua osservazione, Goethe fece agire su di sé tutto ciò che la scienza di allora poteva mettere a sua disposizione riguardo al mondo vegetale; ma si può dire che niente di ciò che riuscì a trovare nella scienza di allora gli bastò per spiegare l’essenza dei misteri del mondo vegetale. Perciò, dall’originarietà del proprio essere, egli diresse il suo ampio sguardo sull’intero mondo vegetale, nella misura in cui esso gli era accessibile, su tutte le sue forme, e dalla molteplicità, dalla diversità delle piante, cercò un’unità. Dalla molteplicità delle piante cercò quella che chiamò la sua ‘pianta archetipica’. Ascoltando la sua stessa definizione di quest’idea, la si potrebbe ritenere astratta, ma non è così. Con la sua pianta archetipica, Goethe si riferiva ad un’immagine unitaria di cui ogni pianta, qualsiasi sia la sua forma esteriore, è una copia: una struttura unitaria, ideale, spirituale, con cui si può percorrere il mondo vegetale e che si manifesta, per così dire, in ogni singola pianta.
Tale pianta archetipica (così scrisse Goethe dall’Italia ai suoi amici di Weimar) tale pianta archetipica, che si può creare solo in spirito, che non è mai visibile nel mondo esteriore, deve tuttavia poter esistere (così egli disse, apparentemente in modo astratto), altrimenti come si potrebbe sapere che una singola struttura è una pianta?
Solo che l’opinione astratta che egli aveva a proposito di queste cose è meno importante. Molto più importante è che egli era convinto, profondamente convinto per la natura delle cose, di quanto segue. Di questa pianta archetipica egli disse e scrisse: “Se la si è concepita in spirito, deve essere possibile non solo confrontare e riconoscere per suo mezzo le forme vegetali che sono là fuori nel mondo, ma deve essere possibile ideare interiormente da sé, spiritualmente, forme vegetali che, pur non esistendo, tuttavia potrebbero esistere”.
Queste sono parole importanti, significative. Infatti che cosa vuole un uomo, un uomo sulla via della conoscenza, che vuole concepire una simile idea spirituale? Non vuole niente di meno che ridestare nella propria anima un pensiero che possa guidarlo, diciamo, per usare la sua stessa espressione, a inventare la realtà esterna, che potrà poi manifestarsi. Egli voleva dunque diventare interiormente talmente affine a ciò che cresce nella pianta, a ciò che cresce nelle strutture viventi in genere, da avere nel suo stesso spirito, nel suo pensare, nel suo immaginare, la forza che si manifesta esteriormente nella crescita. Voleva dunque immergersi interiormente con tutto il suo essere nel mondo esterno. Questo sforzo è molto più importante di ciò che in questo modo Goethe raggiunse nel dettaglio. Come ho detto, se si caratterizza quel che Goethe voleva soltanto in relazione al mondo vegetale, che a uno può interessare, all’altro meno, se lo si caratterizza dunque solo in relazione al mondo vegetale, a qualcuno potrebbe sembrare astratto. Ma in un impegno spirituale di questo tipo c’è qualcosa che si può estendere all’intero campo della conoscenza umana, dell’umana concezione del mondo.
Allora ci si eleva dall’osservazione del singolo, insignificante essere vivente a quella dell’uomo nel suo complesso, dell’uomo che, elevandosi a tutta la sua interezza, non contiene in sé solo ciò che oggi osservano le scienze naturali esteriori e che spesso il modo di pensare materialistico dell’epoca considera essere l’unica cosa dell’uomo, ma comprende corpo, anima e spirito.
Goethe partì dalle scienze naturali. Quella che chiamiamo scienza dello spirito ad orientamento antroposofico parte da un lato da Goethe, in quanto vorrebbe formare un pensiero sulla concezione del mondo che elabori nello spirito e che manifesti ciò che interiormente è veramente tanto affine alla realtà, quanto l’idea della pianta archetipica di Goethe è affine alla singola pianta; dall’altro lato questo movimento spirituale sa di essere in pieno accordo, da parte sua, con il vero pensiero scientifico della nostra epoca, e non con una qualche mistica oscura. E, inoltre, sa di essere in pieno accordo con un reale onesto anelito religioso dello spirito umano dell’epoca moderna. Negli anni passati ho parlato spesso anche in questa sede del fatto che l’antroposofia, la scienza dello spirito ad orientamento antroposofico, non misconosce affatto l’importanza delle scienze naturali, i loro potenti influssi sulla cultura moderna, e che anzi essa apprezza le scienze naturali molto più di alcuni di coloro che vogliono posizionarsi nell’ambito di queste scienze naturali. Chi non si limita ad acquisire i pregiudizi correnti sulle scienze naturali credendo solo per questo di essere uno scienziato vero e proprio, ma approfondisce con piena coscienza ciò che la scienza naturale potrebbe fare per tutta l’educazione dell’anima umana e dello spirito umano deve dirsi: se queste scienze naturali, così come si sono sviluppate negli ultimi tre o quattro secoli, ma soprattutto nel corso della seconda metà del XIX secolo, se queste scienze naturali afferrassero se stesse nel loro proprio essere, se coloro che le coltivano capissero appieno la loro stessa natura, allora già oggi le scienze naturali stesse proclamerebbero le stesse cose che vuole proclamare la scienza dello spirito ad orientamento antroposofico. La scienza naturale parlerebbe da sé di anima umana e di spirito umano, di ciò che nell’entità umana ha valore eterno.
Perché la scienza non lo fa, nonostante penetri così coscienziosamente, con metodi così penetranti, nella realtà sensibile esteriore? Perché dall’altra parte la scienza non si eleva come fece Goethe per il mondo vegetale, ad un’elaborazione dell’idea di natura tale per cui nella propria interiorità si diventi una cosa sola con la natura creatrice stessa?
Per rispondere a questa domanda, bisogna riconsiderare un po’ l’evoluzione storica compiuta dall’umanità nell’epoca più recente. Nella scienza stessa sono stati fatti grandi, enormi progressi. Basti riandare alle conoscenze sulla natura che iniziarono con Copernico, con Galilei, e che si sono sviluppate fino all’epoca più moderna, fino al presente. Ma al tempo stesso bisogna prendere in considerazione quanto poco, in realtà, questo esercizio delle scienze naturali sia stato pienamente libero in tutta la sua attività, in tutto il suo lavoro in seno alla vita spirituale della civiltà moderna. Non lo è stato, perché nel corso della più recente evoluzione dell’umanità non si è formata una concezione del mondo unitaria, che accanto alla scienza libera e indipendente cercasse anche di penetrare nell’essenza del mondo sensibile esteriore. Nel mondo sensibile esteriore c’erano dei monopoli, e per la conoscenza dell’anima e dello spirito c’erano altri monopoli. Le concezioni religiose del mondo hanno sempre conservato certe idee sull’anima e sullo spirito. E sono arrivate al punto che in pubblico si è concesso loro, con maggiore o minore costrizione o libertà, di essere le uniche e sole ad avere qualcosa da dire sull’anima dell’uomo, sullo spirito dell’uomo.
Gli scienziati sono stati dunque soggetti, al pari di tutti gli altri, all’influsso di quella che, diciamo, riguardo all’anima e allo spirito si imponeva come una conoscenza monopolistica. E dato che non hanno osato elevarsi dalla conoscenza del mondo alla conoscenza del mondo animico, del mondo spirituale, si sono limitati a dire: “Sì, la scienza ha appunto i suoi limiti: deve limitarsi esclusivamente al mondo sensibile”.
Uno spirito come quello di Goethe, che certamente nel sentimento è stato pervaso per tutta la vita da uno slancio religioso pieno di devozione per un elemento divino presente in tutta la natura e in tutto l’universo, sentì sempre anche la necessità di formare in modo unitario la sua concezione del vivente, dell’animico e dello spirituale.
Ora bisogna vedere, per certi versi, dove si trovava la scienza a causa della pressione dei monopoli conoscitivi appunto menzionati, bisogna vedere che cosa la scienza, per sua stessa forza, può dare all’uomo. Allora si capirà quell’impegno conoscitivo e spirituale unitario che era presente in Goethe. Chi non si lascia opprimere, diciamo, dal comandamento: “Tu non devi conoscere anima e spirito”, proprio per la maniera in cui lo spirito moderno cerca di penetrare nei misteri della scienza, compirà un’educazione del suo spirito. E poi questa educazione darà lo stimolo a proseguire l’evoluzione dello spirito umano a livelli evolutivi superiori a quelli che si hanno semplicemente nascendo uomini.
Ma per capire questi livelli evolutivi, si ha bisogno di una certa umiltà intellettuale. Questa umiltà intellettuale è molto necessaria all’uomo contemporaneo. Questa umiltà intellettuale deve portare l’uomo contemporaneo a dirsi: “Tu non sei solo un essere che forse nel divenire dell’ordinamento cosmico ti sei evoluto da organismi inferiori fino al grado di perfezione attuale, bensì sei un essere che può continuare ad evolversi, che si è evoluto in questa vita; sicché le forze che hai ricevuto alla nascita possono essere soggette ad una formazione di volta in volta sempre superiore”.
Vedete, bisogna potersi dire quanto segue. Bisogna essere capaci di considerare in modo spregiudicato un bambino di cinque anni che, per esempio, ha in mano un volume di poesie liriche di Goethe. È verosimile che questo bambino di cinque anni non saprà farsene molto del volume di poesie liriche di Goethe, in ogni caso non farà ciò che col volume di poesie liriche di Goethe sa fare l’uomo adulto. Forse strapperà il volume o ne farà qualcos’altro. Deve prima crescere, poi tratterà il volume di poesie liriche di Goethe nel modo giusto. Bisogna occuparsi del suo sviluppo. Infatti, anche da bambino di cinque anni, ha certamente sotto gli occhi tutto ciò che è contenuto nel volume di poesie liriche di Goethe, ma non è ancora presente la possibilità che da questo volume di poesie liriche di Goethe esso tragga tutto ciò che può esservi contenuto per lui. L’uomo del presente, di fronte a tutta la vastità dell’esistenza naturale e cosmica, deve imparare a sentirsi così. Deve potersi dire con umiltà intellettuale: “Tu ti trovi di fronte alla natura in modo che essa, in virtù della tua evoluzione attuale, non può darti ciò che veramente contiene in sé”; bisogna poter presupporre la possibilità di prendere in mano la propria evoluzione per poi, conseguendo un livello evolutivo superiore a quello che si ha semplicemente per nascita, trattare ciò che si ha sempre davanti a sé e che si crede di conoscere (come il bambino di cinque anni, che non sa ancora affatto che cosa farsene), in un modo tale per cui ci manifesti tutti i misteri che racchiude in sé. Proprio lo sforzo che oggi si compie quando si applicano i metodi scientifici, se lo si fa intensamente, proprio la profondità in cui si penetra, può indurre, a partire dallo sforzo dello spirito, a sentire una specie di risveglio di una forza grazie alla quale si compie questa evoluzione. Non dipende affatto dalla scienza moderna, che gli uomini ammettano così malvolentieri che l’uomo possa compiere un’evoluzione! No, dipende dalla pressione che vi ho descritto poco fa e che si deve solo vedere in modo spregiudicato per potersi dedicare liberamente al modo scientifico stesso di affrontare il mondo. Allora si sentirà che l’anima viene interiormente risvegliata proprio osservando la natura in senso moderno, si sentiranno crescere in essa le forze che prima non c’erano. Di regola, proprio gli scienziati del presente non giungono al risveglio di queste forze. Ma se vi giungessero sarebbero appunto proprio loro a poter annunciare ciò che si cerca sul problema dell’immortalità dell’anima, dell’eternità dello spirito umano. Il pensiero scientifico, la mentalità scientifica, possono portare ad un risveglio interiore dello spirito umano. E poi lo si può portare avanti, lo si può educare in modo sistematico.
Come sia possibile farlo, l’ho spesso descritto in questa sede in modo abbozzato e nel mio libro Come si conseguono le conoscenze dei mondi superiori? in modo esaustivo e l’ho anche descritto nella seconda parte della mia Scienza occulta. Ciò che vediamo svilupparsi grazie alla conoscenza scientifica moderna, lo si può portare avanti in completa autoeducazione. Si possono applicare allo spirito la meditazione, la concentrazione della vita di pensiero, del sentimento, della volontà. Quel mondo interiore di rappresentazione, o almeno le rappresentazioni che si applicano osservando le stelle, lavorando nei laboratori di chimica e di fisica, osservando esteriormente le piante o le persone o gli animali, si possono coltivare a tal punto da educare ulteriormente la forza spirituale interiore che vi si applica, dedicandosi ai pensieri in modo da voler vivere esclusivamente in questi pensieri, almeno finché il pensiero porti l’anima a cogliere i nessi interiori. Tali nessi non si possono cogliere se non si concede all’anima una cultura interiore di sé di questo tipo. Il risveglio di una cultura animica interiore è possibile. Di fatto è un risveglio che si può raggiungere, in modo che la vita ordinaria, che si estrinseca anche nella scienza ordinaria, ci sembrerà come un sonno da cui ci si sveglia. E con questo risveglio si può osservare in modo nuovo il mondo che ci circonda.
Questa è una delle cose che l’uomo moderno può fare. Se applicherà la scienza nel modo giusto, diciamo, nel modo goetheanistico, egli perverrà ad una conoscenza religiosa, ad una vera conoscenza dello spirito.
Ma anche dalla vita stessa dell’uomo moderno si dirama ciò che per questa tale via, diciamo, porta ad un corrispondente obiettivo futuro.
Chi osserva la storia nel modo esteriore in cui di solito viene descritta al giorno d’oggi non ha davanti a sé la vera storia. Bisogna osservare la vita storica dell’umanità in modo più interiore. Bisogna poter fare un confronto fra, per esempio, tutta la costituzione animica di un uomo ancora nel IX – X secolo dopo Cristo, e quella di un uomo del presente, anche se fosse una persona semplicissima che vive in modo primitivo là fuori; infatti anche l’uomo più semplice di oggi si distingue in modo del tutto essenziale dall’uomo del IX – X secolo dopo Cristo. Non voglio andare ancora più indietro. Gli uomini sono assolutamente in evoluzione. Oggi, se si vuole penetrare nell’essenza dell’evoluzione dell’umanità, non bisogna prendere la parola ‘evoluzione’ nel senso limitato in cui la scienza la prende di solito. Bisogna poterla prendere in un senso molto più ampio.
Bisogna poter dire che alcuni secoli fa, dunque nei secoli cui ho appena accennato, all’interno di certe unioni le persone godevano di una vicinanza reciproca di gran lunga maggiore. Fino a relativamente poco tempo fa, una persona era legata al suo prossimo per consanguineità, perché apparteneva alla stessa stirpe. Questa vicinanza, questa prossimità che univa le persone in comunità fino a relativamente poco tempo fa, in epoca moderna non c’è più. Se si è privi di pregiudizi, lo si può vedere dappertutto. L’uomo moderno è molto più chiuso in sé; l’uomo moderno è diventato, diciamo, molto più solo nell’anima. In passato le persone non si passavano accanto come fanno oggi. Le persone di oggi si sono estraniate, si sono allontanate. Ma in compenso, diciamo, da una coscienza spirituale sgorga qualcosa di diverso da ciò che ne sgorgava secoli fa. Sgorga (se si guarda in modo imparziale nella propria anima e si ha un senso per queste cose si può vedere anche questo, si può percepire una specie di voce interiore), sgorga qualcosa di simile ad un impegno interiore: “Ora, dato che non ti senti più abbastanza vicino a chi ti è immediatamente prossimo per consanguineità, per parentela di stirpe, devi poterti avvicinare all’altro grazie al tuo sviluppo animico. Devi accogliere in te la sua volontà con reale amore umano. Per poter vivere socialmente con lui, non devi passargli accanto, ma devi riuscire ad accogliere la sua volontà nella tua, devi fare dei suoi pensieri i tuoi pensieri. Devi saper pensare, sentire e volere con la sua costituzione animica interiore nella tua costituzione animica interiore. Devi poterti avvicinare a lui animico-spiritualmente”.
Proprio come il fatto di occuparsi di scienze naturali rappresenta una specie di risveglio per la vita dell’anima, una specie di risveglio nella coscienza ordinaria che altrimenti si ha nella quotidianità e nella scienza ordinaria (se solo si osserva la scienza ordinaria nel modo giusto), così questa scienza ordinaria dà, diciamo, dei doveri sociali interiori che si destano sempre più nell’essere umano. Essa rappresenta qualcosa che possiamo considerare in contrapposizione a questo risveglio (adesso dovrò esprimerlo in modo un po’ paradossale, solo che alcune delle verità che nel presente devono incorporarsi nella vita culturale oggi devono ancora suonare paradossali), che si può considerare come un sentimento che ci sovrasta quando sentiamo interiormente di dover andare incontro al nostro prossimo in modo animico-spirituale, di doverci immedesimare nella sua volontà, nei suoi pensieri; è come un perdersi negli altri. Questo perdersi con il nostro animico-spirituale in chi ci è prossimo, questa dedizione al prossimo, in realtà è alla base del processo, tanto spesso caricaturato, del sentire sociale del presente.
E quando si dice che le scienze naturali possono risvegliarci, questo sentimento porta su di noi, diciamo, la costituzione animica contrapposta, una costituzione animica strana, se solo si riesce a capirla. Ma proprio come non ci si accorge del risveglio coi metodi scientifici, così non ci si accorge nemmeno di questo immedesimarsi nel prossimo. Però afferrerà sempre più l’uomo moderno. Allora le persone lo sentiranno, al contrario del risveglio attraverso la scienza, come un addormentamento, come un quietarsi nell’ambiente, come un passaggio della propria anima nell’anima altrui. E come dal sonno naturale si sveglia, piena di vita, la misteriosa vita di sogno, così da questa dedizione alla pienezza dell’anima umana che sempre più si impadronirà dell’umanità moderna come un dovere della coscienza, da questa dedizione, può risvegliarsi l’amore che, diciamo, in un senso superiore è quello di un sonno che si esprime in tale dedizione. È una specie di sonno nell’ambiente umano; ma da esso si eleva qualcosa, come il sogno emerge dal sonno naturale. E questo sogno dal sonno naturale è paragonabile a ciò che emergerà sempre più dal reale sentimento sociale, non dal sentimento sociale caricaturale.
Questo sogno farà risorgere ciò che dice all’uomo: “Vedi, adagiandoti nella volontà che si sviluppa qui, vicino alla tua volontà, unendoti al pensiero che si sviluppa accanto al tuo pensiero, sai di essere interiormente unito a questa persona”.
Come Goethe sentiva che la sua idea di pianta archetipica gli dava qualcosa che dovette caratterizzare come un immedesimarsi in tutta la forza del mondo vegetale stesso, così proprio grazie al sentire più moderno c’è una specie di immedesimazione nell’ambiente, nell’ambiente vivo del mondo umano. E a sua volta da questo immedesimarsi nel mondo umano si sveglia una specie di nuova conoscenza che sorge proprio dalla vita sociale. Si sente: “Tu sei legato all’essere dell’altra persona”. Si sente che dall’essere dell’altra persona parla, come sognante in te, qualcosa che ti dà questa certezza: “In tempi primordiali tu eri già legato a questa persona”.
Da questo reale sentire, da questo sentire veramente moderno, si risveglierà per la più nuova umanità una specie di esperienza, una vera e propria esperienza che in singoli spiriti favoriti, come per esempio Lessing, si è già risvegliata. Volendo essere assolutamente pedanti, anche se pedanti in senso superiore, si può dire: “Lessing fu certamente un grande, ma in vecchiaia, quando era già mezzo demente, scrisse la sua Educazione del genere umano e lì giunse alla folle idea che l’umanità viva ripetute vite terrene”. Ma per chi non è pedante, per chi è veramente in grado di capire l’evoluzione di un uomo come Lessing, che certamente si elevò sempre più, è del tutto evidente che quest’uomo era solo il predecessore di tutti coloro che conoscono questa caratteristica, questa esperienza possente, che deriverà dal sentire sociale giustamente inteso, che ne emergerà vivace come un sogno; ma sarà un sogno vivido, non solo sognante, di essere stato legato a persone che si reincontrano nella vita terrena, di essere stato legato in vite terrene precedenti, e vedere che in vite terrene successive si sarà di nuovo in loro compagnia. Quella che è l’esperienza delle ripetute vite terrene si svilupperà proprio dalla giusta vita sociale e dal sentire dell’uomo moderno.
Al giorno d’oggi anche la scienza ordinaria, grazie alle sue ricerche, è già arrivata a non voler più essere puramente materialistica, almeno in singoli spiriti. Ma quando poi lo scienziato ordinario vuole dimostrare che nell’uomo vive qualcosa che è di natura animico-spirituale, che non è solo espressione del corpo, non si volge ai fenomeni che può dimostrare, che può presentare come fenomeni di laboratorio, di clinica e altro del genere, ma si volge proprio ai fenomeni abnormi della vita umana. E direi che è diventato di moda proprio laddove si cerca di far notare che l’uomo ha in sé anche un elemento spirituale e un elemento animico, studiare il mondo onirico, che tanto misteriosamente si risveglia dal sonno naturale. Ma questo significa studiare tutto ciò che risulta dai fenomeni della suggestione, dell’ipnosi, del sonnambulismo, della medianicità e così via. Anche qui, mentre la scienza dello spirito ad orientamento antroposofico vuole creare a partire da una sana conoscenza della natura e dalla vita sana del mondo umano, è naturale scambiarla con ciò che, per una reale esplorazione dell’essere animico-spirituale, vorrebbe appoggiarsi a fenomeni come l’ipnosi, il sonnambulismo e altro del genere.
Per avvicinarsi un po’ di più a questi fenomeni si può addirittura partire dal mondo onirico, si può prestare attenzione a come nel periodo fra l’addormentarsi e il risveglio questo mondo onirico procuri magicamente qualcosa di simbolico all’anima umana, poiché l’uomo, con la sua vita animico-spirituale, non è pienamente legato al corpo che giace nel letto. Ma chi è in grado di studiare adeguatamente il mondo onirico, alla domanda, per esempio: “Che cos’è il mondo onirico?” non risponderà mai: “Il mondo onirico è qualcosa che porta l’uomo al di sopra della sua vita quotidiana esteriore”. Infatti, se così fosse, nel mondo onirico (per chi sia privo di pregiudizi è chiarissimo) non dovrebbero mischiarsi ogni genere di cose derivanti soltanto dagli istinti più bassi, animaleschi, della natura umana.
Pensate solo a tutto ciò che l’uomo è in condizione di fare in sogno, a come abbia inclinazione per la vita istintuale inferiore, a come abbia inclinazione perfino, spesso, per la vita criminale con quello che crede di essere in sogno. L’uomo deve dirsi che quando sogna non è trasposto in una qualche spiritualità superiore, ma al contrario, è andato a farsi un giro nel subumano. Effettivamente, sarebbe un sogno anche affermare, oggi, (anche se lo si affermasse con tutta la buona volontà) che in sogno si venga rapiti in un mondo superiore. No, dal sogno veniamo portati in un mondo inferiore a quello in cui guardiamo con i nostri sensi. E se solo una persona capace di farlo esercita su un suo simile un influsso tale da trasporlo in uno stato di ipnosi simile allo stato di sonno, può arrivare ad esercitare su di lui, diciamo, perfino degli influssi irresponsabili, intervenendo in uno stato simile al sonno. Allora la persona in questione scambia una patata per una pera e perciò la mangia come una pera, soltanto perché le viene suggerita, le viene ispirata, questa idea: “La patata è una pera”. E possono venirgli immesse anche altre cose completamente diverse! È solo lo stato estremo che altrimenti, diciamo, non esiste come condizione del tutto lecita, dove si conta sull’attutimento della coscienza da parte dell’altra persona e le si vuole mettere in testa, diciamo con la forza, determinate idee. Per chi lavora nel senso della vera scienza dello spirito, sorge la domanda: qual è la costituzione animica in cui l’uomo si trova nel sogno? In che costituzione animica si trova l’uomo quando, in uno stato ipnotico o medianico (anche quello è simile ad uno stato ipnotico), può subire influssi del genere da parte di qualche consimile o anche da altri ambienti?
Di fatto, in stato ipnotico è possibile che possano manifestarsi trasmissioni di pensiero a grandi distanze, lo si può dimostrare sperimentalmente. Solo che c’è da chiedersi in quali regioni si trasponga una persona, con tutto il suo essere umano-corporeo-animico-spirituale, quando si discende in queste regioni. Lo si traspone in una regione che è sub-umana, che rappresenta l’animalità nell’uomo.
Di fatto l’uomo viene avvitato verso il basso, ipnotizzato verso il basso, profanato verso il basso in ciò che di animalesco avviene in lui. Ed è proprio così che si conosce l’animalesco nell’uomo, che certamente è qualcosa di completamente diverso dall’animalesco del mondo animale; comunque si giunge nella regione del sub-umano.
Al contrario di tutto ciò che si presenta in questo caso, vorrei portare la scienza dello spirito ad orientamento antroposofico come la intendiamo qui a raggiungere lo spirituale-animico dell’essere umano non ottundendo ciò che nell’uomo c’è già, per sentire apparentemente qualcosa di animico-spirituale, ma sviluppando verso l’alto ciò che c’è già nel mondo sensibile, portandolo ad una visione superiore per mezzo dell’educazione del pensiero, della volontà, del sentimento con la meditazione e la concentrazione, come ho spiegato nel mio libro Come si conseguono le conoscenze dei mondi superiori?. La scienza dello spirito antroposofica vuole condurre l’uomo oltre se stesso, vuole condurlo oltre se stesso in modo sano attraverso ciò che c’è già nella visione sensibile e nella scienza ordinaria.
Essa giunge così in una regione assolutamente nuova rispetto al mondo sensibile esteriore. È molto importante che si capisca che l’uomo diventa dipendente se viene trasposto in ipnosi, in stati sonnambolici, medianici, o anche se si dedica solo nel modo ordinario alla fantasia onirica; che in questo modo diventa dipendente dall’ambiente sensibile esterno, mentre non è più dipendente se si dedica alla normale vita sensibile. Quando in stato di veglia ci dedichiamo alla vita sensibile, la nostra volontà può distogliere gli occhi da qualcosa che non vuole guardare, può perfino dare poca attenzione a ciò che ode. In breve, quando ci rapportiamo all’ambiente circostante attraverso i sensi, noi controlliamo il nostro essere uomini per mezzo del volere. Ciò che qui è rimesso alla libertà del nostro volere, ciò che ci consente di avere un rapporto libero quando percepiamo con i sensi nello stato di veglia, diventa un rapporto coercitivo, com’è nell’animalità, se nello stato di veglia veniamo ottenebrati con l’ipnosi. Qui non scopriamo il reale elemento animico dell’essere umano, ma scopriamo ciò che altrimenti dell’animalità che è in noi viene velato dalla nostra libera spiritualità; ciò che altrimenti viene velato agisce verso l’alto, prende a dominare l’uomo. L’uomo viene sub-organizzato ad animale. Solo che (poiché l’uomo non si comporta come l’animale, ma si manifesta già come più spirituale), non si riconosce che si tratta comunque di una sub-organizzazione all’animalità. Al contrario di tutto ciò, la scienza dello spirito antroposofica vuole elevare l’uomo ad un livello di coscienza superiore, e solo così si riconosce ciò che si manifesta ad un livello di coscienza inferiore. Infatti allora, quando l’uomo sviluppa il suo spirituale come ho descritto nel mio libro Come si conseguono le conoscenze dei mondi superiori?, si presenta anche un rapporto diverso col mondo. Ma non si manifesta quel mondo che si manifesta quando siamo ipnotizzati o quando siamo in stato medianico o quando siamo sonnambuli, non si manifesta il mondo dell’ambiente circostante sensibile ordinario, ma un mondo nuovo, un mondo spirituale, un mondo che l’uomo precedentemente non conosceva, ma che gli si manifesta come reale, così come il mondo sensibile esteriore si annuncia ai sensi come un mondo reale.
Vedete, questa evoluzione l’uomo la può compiere elevandosi dall’umano al sovra-umano, così come con l’ipnosi, con il sonnambulismo, discende nel sub-umano. È un’evoluzione che si può compiere e per mezzo della quale l’uomo può elevarsi alla percezione diretta, alla sperimentazione diretta dello spirituale. Così lo spirito può entrare nella coscienza umana.
Ora si può dire: “Certo, in un libro come Come si conseguono le conoscenze dei mondi superiori? è spiegata l’evoluzione che si deve compiere per comprendere che questo, che si conosce nel modo che ho descritto, è veramente un mondo reale. Ma non tutti possono diventare da sé ricercatori spirituali, non tutti possono penetrare da sé nel mondo spirituale, tanto da poter fare comunicazioni su questo mondo spirituale!” Comunque chi si sviluppa fino a poter penetrare in quel mondo che, dove si sapeva della presenza di un mondo spirituale, sovrasensibile, si è sempre chiamato ‘il mondo oltre la soglia della coscienza ordinaria’, chi penetra in questo mondo, in cui ha intorno a sé lo spirituale, così come per la coscienza ordinaria si ha intorno a sé il sensibile, nello spirituale fa le sue scoperte. Per esempio grazie a queste scoperte sa direttamente che oggi nell’uomo in stato ipnotico, sonnambolico o medianico, la coscienza ordinaria è ottenebrata. Ciò che vi si rivela di sub-umano in realtà manifesta un livello evolutivo precedente, e la percezione sensoriale, la percezione intellettiva che l’uomo sviluppa oggi manifesta un livello evolutivo successivo. E si può perfino riconoscere (potete leggerlo nella Scienza Occulta) che al giorno d’oggi, se si mette una persona sotto ipnosi, essa diventa in modo abnorme com’era nel suo ambiente in uno stadio evolutivo del mondo terreno di gran lunga precedente all’evoluzione della Terra che ci descrive la scienza esteriore. Si può addirittura conoscere qualcosa su uno stadio molto più animico-spirituale del pianeta Terra, in cui però anche l’uomo era già presente e quindi percepiva il suo ambiente come oggi percepisce il suo ambiente quando la sua coscienza è attenuata. Conosciamo qualcosa del passato della Terra che non corrisponde alla descrizione della teoria di Kant-Laplace: la Terra era come un essere animico-spirituale in cui l’uomo era collocato come essere sensibile. E dall’altra parte si conosce l’uomo del futuro della Terra, quando la Terra sarà di nuovo più spirituale, dove l’uomo grazie alle sue qualità naturali conoscerà come può conoscere già oggi se sviluppa ulteriormente l’anima nel modo da me descritto.
Solo che all’inizio queste conoscenze, pur essendo un bisogno dell’uomo più moderno, ovviamente, diciamo, all’inizio verranno raggiunte solo da singole persone, singole persone arriveranno in quella regione della vita che si trova oltre la soglia della coscienza ordinaria. È necessario talmente tanto, per arrivare veramente a queste conoscenze superiori! Vedete, voglio presentarvi una semplice conoscenza superiore. Ma in questa semplice conoscenza superiore chi vi perviene vede, per esempio, su cosa in realtà poggi il raggiungimento delle conoscenze superiori, la scoperta delle conoscenze superiori. Al giorno d’oggi la storia ordinaria non sa che in sostanza l’evoluzione dell’intera umanità è interiormente tanto condizionata quanto lo è l’evoluzione della singola persona. Al giorno d’oggi chi non troverebbe ridicolo se si dicesse che l’uomo che cresce fino a sette, quattordici, vent’anni e così via è sempre il risultato di ciò che mangia e beve; che ciò che il bambino mangia fa sì che a partire dall’infanzia esso si sviluppa sempre più, e che questo lo rende un uomo adulto. Tutti sanno che non è così, che l’uomo attraversa certi stadi della propria evoluzione che raggiunge perfino facendo certi salti nell’evoluzione naturale. Per esempio è evidente il salto che il bambino compie intorno al settimo anno di età, quando inizia la seconda dentizione. Chi ha un senso per queste cose sa quali possenti rivoluzioni avvengano nell’organismo umano quando, per esempio, subentra la maturità sessuale; più tardi i salti non sono più così evidenti e chiaramente percepibili, tuttavia sono comunque presenti. Qui nell’uomo si sviluppa qualcosa che sgorga dalla profondità del suo essere. Ma è così anche per l’umanità nel suo complesso. E fu così intorno alla metà del XV secolo della nostra era dopo Cristo, quando l’umanità fece un salto evolutivo. Allora la costituzione animica degli uomini cambiò radicalmente. Avvenne appunto ciò che oggi ho caratterizzato dicendo che l’uomo si sente solo rispetto agli altri, che è racchiuso in sé, che non si sente più vicino agli altri come prima grazie alla sola parentela di sangue. Questo diventare autonomo, questo diventare più personale, si è sviluppato nello stesso modo in cui nella singola individualità umana, nella singola organizzazione umana subentrano la dentizione e la maturità sessuale. Così, a metà del XV secolo è arrivato qualcosa dall’intera evoluzione dell’umanità. Un simile contenuto conoscitivo può venire solo dal mondo spirituale. E solo conquistando un simile contenuto conoscitivo come un dato di fatto esperienziale interiore, si può anche avere un giudizio sulle realtà delle ripetute vite terrene, sull’andamento dello spirito nell’evoluzione umana, sulla vita dello spirito nell’esistenza naturale e così via.
Ma tutto ciò che si può fare per pervenire a tali conoscenze, è: ci si può preparare con la meditazione, la concentrazione, la dedizione nei pensieri, nei sentimenti e negli impulsi volitivi come è descritto in Come si conseguono le conoscenze dei mondi superiori?. Ci si può sviluppare, ci si può quindi dire: Adesso sei pronto ad accogliere conoscenze superiori; ma poi bisogna aspettare. La modalità della scienza dello spirito non è quella di poter andare a raccogliere conoscenze; si può solo preparare la propria anima; poi essa deve aspettare. Poi bisogna, diciamo, aspettare quel momento che si percepisce come un’azione della grazia da parte del mondo spirituale; bisogna aspettare finché arriva l’illuminazione. Che le illuminazioni si presentino dal mondo spirituale, ad uno succede, all’altro no. Perciò le verità sono tali per cui si presentano in alcune persone, che devono comunicarle ad altre persone. Al giorno d’oggi anche quando si presentano conoscenze semplici, come quella della svolta di tutta l’umanità nel XV secolo, bisogna averle conosciute nella pura vita animica. Bisogna aver imparato a rinunciare a voler conquistare il mondo spirituale con la forza, bisogna aver lavorato solo allo sviluppo dell’anima per rendersi pronti a ricevere le verità. Poi esse arrivano, arrivano al momento adatto. Bisogna limitarsi ad accettarle come singole verità. Bisogna solo che ci sia chiaro che, volendo trarre delle conseguenze, come fanno certe persone, si fanno solo delle caricature del mondo spirituale. Supponiamo che una data persona abbia fatto alcune scoperte interiori; perviene ad un’idea; allora ne costruisce subito un intero sistema, un sistema naturale, un sistema storico, un sistema economico o sociale, o qualcos’altro. Le persone non sono soddisfatte di fare tali singole esperienze spirituali, bensì ne traggono inoltre le loro conseguenze, ci costruiscono sopra dei sistemi. Chi è pratico del mondo spirituale lavora solo al proprio sviluppo spirituale, ad essere pronto a ricevere ciò che gli si manifesta. Allora di nuovo accetta una di queste singole esperienze, di nuovo aspetta finché gliene si offre un’altra. Come la nuova esperienza si avvicina anche nella realtà percettibile esteriore, così bisogna aspettare, bisogna sempre essere interiormente colmi di quella rassegnazione che ci rende capaci di aspettare finché si offrano le singole conoscenze interiori. Altrimenti spesso si portano a compimento creazioni della fantasia. E poiché la gran parte delle persone hanno solo rappresentazioni fantasiose confuse di questo genere, si pensa che le leggi che entrano in considerazione derivino solo da creazioni della fantasia. In verità, però, se ci si sforza di progredire non vengono fuori creazioni della fantasia. Si arriva a creazioni della fantasia solo se non ci si sforza di ricavare delle idee sull’invisibile. Ma se solo ci si sforza di dirigere tutti i pensieri e lo sviluppo, tutto il lavoro nello spirito esclusivamente a perfezionare sempre più le possibilità conoscitive dello spirito, si può arrivare abbastanza avanti; quando si ha imparato ad aspettare, ci si offrono le scoperte nel mondo spirituale attraverso ciò che nel mondo spirituale va comunicato. - Certamente, se il suo destino, diciamo, gli è favorevole in questo senso e se impara ad aspettare, l’uomo può giungere da sé a fare delle scoperte. Ma prima di tutto si può arrivare a riconoscere come verità ciò che ci dicono i ricercatori spirituali e a farsi dei giudizi grazie a tale evoluzione interiore, per capire nella sua verità anche ciò che ci dicono gli altri.
Questo è proprio il mistero della vita che gli uomini sentiranno quando lo spirito diventerà la loro guida nel mondo dei sensi e verso il mondo sovrasensibile. Proprio questa sarà la caratteristica: che la convivenza umana diventerà più intima. Oggi vediamo un socialismo illusorio, falsamente inteso, vediamo che le persone vogliono agire socialmente, ma in realtà si allontanano socialmente sempre più l’una dall’altra. Ma allora, quando si capirà: “se riesci a svilupparti fino a poter riconoscere ciò a cui l’altro perviene attraverso la profondità della sua vita interiore, attraverso cui egli fa scoperte spirituali, allora tu stesso potrai arricchirti spiritualmente grazie al rapporto con lui” – allora si capirà che proprio quando lo spirito sarà la guida nel regno umano sensibile, grazie allo spirito anche alla vita sociale potrà essere finalmente dato il suo giusto senso.
La penetrazione nei mondi spirituali presuppone, se si vuole realmente giungere consapevolmente oltre la soglia, che in un certo senso si diventi intrepidi di fronte alle esperienze dei mondi spirituali. In un certo senso l’ordinario mondo dei sensi ci culla, diciamo, in tutta sicurezza. Chi supera questo mondo dei sensi oltrepassando la soglia del mondo spirituale e raggiunge i veri mondi spirituali che stanno alla base del nostro mondo sensibile fa l’esperienza di non avere più sotto di sé, per così dire, il comodo, solido terreno. Il mondo spirituale non ha le stesse forze che ha questo mondo sensibile, come quella della gravità e simili. All’interno del mondo spirituale l’uomo si sente come su un mare ondoso, e quella sicurezza che altrimenti, avendo una base solida, si ha nella vita ordinaria nell’esteriore mondo dei sensi, questa solidità deve essere ricavata dalla forza interiore attraverso la quale si attraversa il mondo spirituale.
Inoltre dovete pensare che, quando si giunge al mondo spirituale, inizialmente non si è adatti ad esso. Si è adatti al mondo in cui si vive fra nascita e morte; non si è adatti a ciò che di eterno si svela della natura umana, quando si penetra proprio nel mondo spirituale. Si è adatti al mondo dell’aldiquà, a questo mondo. Quando poi si fa ingresso nel mondo spirituale, dopo essersi sviluppati per penetrarvi, in realtà inizialmente, finché si è ancora nel corpo, finché non si è ancora passati attraverso la porta della morte, non ci si sente ancora adatti per l’intera evoluzione. Spesso lo si sente come dolore bruciante, diciamo. Molti indietreggiano con terrore. Solo se ci si è preparati bene, per sperimentare una cosa come l’altra, si può crescere oltre se stessi, ci si può arrischiare sul mare aperto delle conoscenze spirituali, sul quale si deve avere la guida, la guida spirituale, in se stessi.
Ma, se si osservano le cose che ho descritto in Come si conseguono le conoscenze dei mondi superiori?, per alcune persone oggi è già possibile vedere per proprio convincimento, non per riflessione, che ciò che i ricercatori dello spirito, i veggenti moderni, possono realmente svelare del mondo poggia sulla verità, che è veramente tratto dalla verità.
Una convivenza umana risulterà dal fatto che noi impariamo di nuovo, se l’altro sviluppa in sé le capacità, a capire, a riconoscere pienamente quanto ha scoperto. Risulterà una convivenza nello spirituale che darà la forza fondamentale per la vita di cui in futuro l’umanità avrà bisogno proprio per superare alcune strutture dell’organismo sociale che sono derivate da forze vecchie e che adesso si superano solo per mezzo di forze dello spirito nuove che si sviluppano fra anima e anima.
Proprio grazie al fatto che lo spirituale diventerà una realtà per gli uomini, proprio grazie a questo, gli uomini si avvicineranno gli uni agli altri. Basti solo riflettere sul fatto che, se un uomo scopre una cosa o l’altra nel mondo spirituale; questo dipende da com’è la sua vita. Nevvero, del mondo sensibile esteriore l’uomo sa cose diverse, a seconda che, diciamo, sia nato in Europa o in America o in Asia. Così, anche chiunque sia uno scopritore spirituale, un veggente, sa qualcosa di diverso del mondo spirituale. Per l’altra persona, che a sua volta sa qualcosa di diverso, la cosa diversa che egli sa, è a sua volta un completamento a ciò che sa egli stesso. Le persone sapranno dei particolari, delle cose diverse dello spirito. Ma potranno completarsi a vicenda.
Davanti ad una reale conoscenza dello spirito, intesa come l’abbiamo presentata qui oggi, in realtà non è affatto una pecca o qualcosa di screditante che una persona, nella vera vita sociale, semplicemente accolga dal mondo spirituale ciò che gli viene comunicato da un altro che è idoneo a scoprirla. Infatti non c’è da temere che uno che diventa un ricercatore spirituale brilli di presunzione all’interno della collettività dei suoi consimili. Proprio se si vuole penetrare nel mondo spirituale, si deve prima acquisire moltissima di quella elevata forza che ho chiamato modestia intellettuale, e si sa molto bene, proprio quando si inizia a sapere qualcosa del mondo spirituale, quanto poco in realtà si sa. Non si deve temere coloro che conoscono lo spirito diventino particolarmente superbi. Coloro che parlano del mondo spirituale in frasi fatte, che parlano dello spirito senza saperne qualcosa, che ne parlano per mere deduzioni filosofiche possono diventare superbi. Ma coloro che penetrano nei mondi spirituali sanno anche quanto sono piccoli, in quanto uomini, rispetto a questo mondo spirituale che attraverso di loro si vuole realizzare, e sanno veramente di non dover diventare né presuntuosi né prepotenti.
Ora vorrei menzionare ancora una cosa. Se da un lato dobbiamo dire che al giorno d’oggi per la salvezza del futuro dell’umanità è necessario che coloro che non hanno ancora scoperto certe verità diano ascolto a coloro che le hanno scoperte e che questa non è affatto una cosa umiliante, che abbassi la libertà, così al tempo stesso si può anche dire che anche chi magari è già in grado di conoscere parecchio, chi è veggente, impara moltissimo dai suoi consimili. Questa è la cosa strana: che in questa direzione proprio attraverso la veggenza, proprio attraverso lo sviluppo dell’animico-spirituale si instaura con il proprio consimile un rapporto completamente nuovo. Bisogna dirsi che anche in un modo di vita semplice, elementare, possono manifestarsi delle cose. Noi le veniamo a sapere, abbiamo il senso di penetrare nelle misteriose profondità animico-spirituali che si manifestano anche, per esempio, attraverso un bambino. Se solo non lo interpretiamo in senso simbolico, se solo non ci lambicchiamo il cervello, ma ci dedichiamo a lui con amore, questo dà adito proprio a riconoscere spiritualmente che dopo, quando il veggente ha esercitato un tale amore per ciò che è semplice, per lui si affaccia il momento benedetto in cui può conoscere qualcosa di grande. E ogni grande, reale conoscitore dello spirito potrà raccontarvi di quei momenti in cui non interpretando ciò che appunto aveva visto, ma veramente quando in lui è scattata proprio questa forza, poi ha sperimentato in una qualche persona qualcosa di diverso, in quanto aveva eletto lo spirito come propria guida. Si conosce una persona. Ciò che essa comunica delle sue esperienze, di ciò che ha vissuto forse da persona semplicissima, molto primitiva, ci porta a profondità animiche se riusciamo a conoscere correttamente, se riusciamo a trovare il giusto nesso. Si scopre che ciò che gli uomini sperimentano, ciò che gli uomini attraversano, può portare in chiunque ad una manifestazione.
Sì, se noi scegliamo lo spirito come guida nel mondo sensibile e nel mondo sovrasensibile passando per tutto il vasto raggio degli esseri umani, ogni persona che incontriamo e che ci comunica le sue esperienze, che ci racconta ciò che ha vissuto, ciò che ha avuto in più dal mondo, può darci qualcosa, può far sì che si manifesti in noi qualcosa che ci è assolutamente necessario per il nostro ulteriore sviluppo. Solo che spesso notiamo che le persone stesse, con le loro carenti forze, non applicano alla propria vita ciò che credono di avere nella propria coscienza, nella propria vita animica cosciente; pensano che sia del tutto irrilevante, perché non riescono ancora ad arrivare per propria forza di giudizio a vedere il sovrasensibile. Se si guarda nelle profondità dell’anima umana, se se ne ha acquisito il senso come ho descritto oggi, anche proprio da ricercatori spirituali si può trovare così tanto nelle più recenti scienze naturali, grazie al modo in cui la scienza lavora nelle cliniche, negli osservatori astronomici, nei laboratori di chimica e fisica! Se accogliamo ciò che i ricercatori stessi con la loro forza di giudizio spesso comprendono in modo molto carente quando descrivono ciò che fanno e ciò che ottengono e che essi stessi, con ciò che ne dicono, non riescono a svelare nelle sue profondità, se accogliamo ciò che ci viene raccontato a proposito del lavoro nei laboratori scientifici, ci si svelano profondi misteri della natura. E proprio attraverso ciò che la scienza dello spirito fa in quest’ambito, si spiritualizzerà ciò cui la medicina oggi tanto spesso anela, ciò che essa coi propri mezzi non può raggiungere, il che si collega a quel che ho descritto, cioè che la medicina, la scienza, possono essere fecondate proprio dalla scienza dello spirito.
Però, se lo spirito potrà diventare la guida attraverso il mondo sensibile e verso quello sovrasensibile, anche il sociale potrà essere fecondato. E non si avrà bisogno di credere che a causa della conoscenza della vita spirituale, a causa del fatto che la vita spirituale ha un ruolo per noi e lo spirito diventa guida dell’uomo nel mondo umano, la religiosità, che dovrebbe essere una delle forze fondamentali di ogni essere umano, debba soffrirne! No, è proprio il contrario. A causa dei bisogni derivanti dalla sana vita scientifica, le confessioni religiose stesse non hanno potuto trovare quel che cercavano conservando le vecchie tradizioni. In quel modo sono solo riuscite ad imporre alle persone di credere determinate cose sull’anima e sullo spirito avvalendosi di comandamenti dogmatici, mentre in verità, se le persone arriveranno a fare dello spirito la guida nel mondo sensibile, verranno a trovarsi con la propria vita animica all’interno dello spirituale. Ma le persone che riconoscono lo spirito, le persone che con le loro rappresentazioni, con i loro sentimenti, vivono nello spirito, potranno anche venerare lo spirito, potranno trovare la via verso la devozione realmente religiosa. Le persone che non sanno nulla dello spirito, se si attribuiscono una ‘religione a parole’, in realtà non saranno nemmeno persone religiose. Coloro che hanno per guida lo spirito non temono che il cristianesimo possa patire danni perché la moderna scienza dello spirito capisce lo spirito. Oh, no, si dimostrano piccini quelli che qui dicono: “Non deve arrivare nessuna conoscenza dello spirito, perché essa minerebbe il sentimento religioso, minerebbe il cristianesimo”. Chi veramente conosce lo spirito non può avere pensieri così ristretti sulla forza dell’impulso-Cristo che agisce realmente nel mondo fin dal Mistero del Golgota. Deve pensare molto più alto. Deve pensare in modo da dirsi: quali che siano le conoscenze che arrivano, più ci si addentrerà nello spirito, tanto meglio si imparerà a venerare proprio anche ciò che, riconoscendolo sempre meglio, non potrà che che assumere sempre più importanza per le persone.
Non sarà la scienza dello spirito ad impedire il reale sviluppo religioso dell’umanità, ma piuttosto il volersi tenere lontani dalla reale conoscenza e dal progresso spirituale. E potrebbe essere che in un tempo niente affatto troppo lontano numerose persone capiranno da dove provengano in realtà gli ostacoli all’evoluzione religiosa. Provengono dal fatto che le confessioni non vogliono più vivere con il bisogno che è presente nell’uomo più interiore.
Bene, così ho voluto solo indicare come lo spirito possa divenire la guida dell’uomo attraverso il mondo sensibile e fin dentro il mondo sovrasensibile, anche se in una conferenza come quella che ho potuto tenere qui l’ho potuto solo abbozzare.
L’uomo conosce ciò che in lui è eterno e immortale, ciò che attraversa la nascita e la porta della morte, proprio sviluppando in sé lo spirito di cui fa parte. Viene a sapere di essere, con la sua anima e il suo spirito, un membro del mondo spirituale, così come con il suo corpo è un membro di questo mondo.
Sicuramente al giorno d’oggi ciò che ho caratterizzato vive pienamente nei profondi substrati del subconscio. Chi oggi vede le cose sa che ci sono numerose persone che hanno nostalgia di una tale fedeltà allo spirito; ma nella coscienza delle persone spesso non è così. In vastissime cerchie c’è ancora, diciamo, un’avversione, un’antipatia contro questa guida spirituale. Ma chi si trova in un movimento spirituale del genere vede la maniera in cui i movimenti spirituali o anche i movimenti culturali esteriori sono stati affrontati nel corso dell’evoluzione storica dell’umanità! E se oggi si è affezionati anima e core all’idea che una cosa come l’edificio di Dornach, la Libera Università dello Spirito, il Goetheanum, come rappresentante esteriore (non è ancora finito, è solo in costruzione, ma si spera che sarà completato in un tempo non troppo lungo), che una cosa del genere debba stare lì come segno esteriore del movimento spirituale che oggi vi ho caratterizzato nella conferenza, si sente già la necessità, di fronte ad alcuni giudizi sfavorevoli, di ricordare la storia.
Pensate a come sarebbe il mondo di oggi, se quando Colombo voleva equipaggiare un paio di navi per far rotta verso occidente, in regioni di cui in realtà non sapeva niente, e nemmeno gli altri sapevano niente, se avesse vinto l’opinione (potete leggerlo nella storia, che era molto presente, questa opinione), che considerava questa intenzione di Colombo una follia, una pazzia! Ma infine, egli vinse. Pensate che cosa è avvenuto in epoca moderna, per il fatto che non vinse l’assennatezza di coloro che rifiutarono a Colombo le navi, ma la ‘follia’ di Colombo. Per molte persone ciò che la scienza dello spirito antroposofica vuole è questa follia di Colombo. Al giorno d’oggi per molti è una follia. Ma questa follia non include soltanto la conoscenza dello spirito, no, questa follia include uno sviluppo dello spirito grazie al quale si diventa anche uomini veramente pratici, grazie al quale si diventa uomini capaci di iniziare in senso pratico un viaggio di esplorazione nella vita reale. Attraverso ciò di cui questo edificio di Dornach deve essere il rappresentante esteriore si dovrà inaugurare un vero viaggio di esplorazione nella vita.
Pensate a come sarebbe il mondo di oggi, se quando Colombo voleva equipaggiare un paio di navi per far rotta verso occidente, in regioni di cui in realtà non sapeva niente, e nemmeno gli altri sapevano niente, se avesse vinto l’opinione (potete leggerlo nella storia, che era molto presente, questa opinione), che considerava questa intenzione di Colombo una follia, una pazzia! Ma infine, egli vinse. Pensate che cosa è avvenuto in epoca moderna, per il fatto che non vinse l’assennatezza di coloro che rifiutarono a Colombo le navi, ma la ‘follia’ di Colombo. Per molte persone ciò che la scienza dello spirito antroposofica vuole è questa follia di Colombo. Al giorno d’oggi per molti è una follia. Ma questa follia non include soltanto la conoscenza dello spirito, no, questa follia include uno sviluppo dello spirito grazie al quale si diventa anche uomini veramente pratici, grazie al quale si diventa uomini capaci di iniziare in senso pratico un viaggio di esplorazione nella vita reale. Attraverso ciò di cui questo edificio di Dornach deve essere il rappresentante esteriore si dovrà inaugurare un vero viaggio di esplorazione nella vita.
Perciò che molti ci vedano pure una follia, in ciò che così vogliamo intraprendere! Chi per conoscenza interiore ha legato anima e core a ciò che deve stare lì come un simbolo del fatto che lo spirito deve cominciare a diventare la guida nell’evoluzione dell’umanità attraverso il mondo sensibile e fin dentro il mondo sovrasensibile sa che da questa ‘follia’ si deve sviluppare ciò che, per saltar fuori da alcune cose che oggi chi è privo di pregiudizi percepisce come caos, come confusione culturale, per approdare a ciò che numerose persone e numerose anime desiderano ardentemente, desiderano più ardentemente di quanto un tempo i contemporanei di Colombo abbiano desiderato l’India, molte persone desiderano come luce che deve sorgere per l’umanità affinché essa possa veramente dirigersi verso i più alti obiettivi culturali dell’umanità.
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