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Secondo voi come sarà il futuro del capitalismo?

04/2020

Nulla sarà come prima. Fino a poco tempo fa chi avrebbe potuto immaginare una azione globale in grado di imporre all'umanità intera un improvviso e sconvolgente cambio di priorità e un rallentamento generale di questa portata? avevamo bisogno di un virus, una nanocreatura, per vedere dispiegata una potenza inimagginabile per gli esseri umani, capace di imprimere una cambio di direzione radicale a ciò che in realtà, nell'inerzia globale, ci avrebbe portati tutti nel ciclone degli sconvolgimenti climatici, della depauperazione delle risorse naturali, del divario economico-sociale e...e la lista è anche fin troppo lunga... Per non rendere vana questa esperienza collettiva di ansia e dolore, è essenziale iniziare a guardare da subito con fiducia alle direzioni in cui incamminarci fuori dal cratere, quando tutto questo sarà finito. Le considerazioni che seguono valgono come mappa minimale per orientarci in questo percorso [*].


L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs

Premessa 1: innanzitutto ci si potrebbe legittimamente domandare: non si parte già col piede sbagliato se ci si interroga sul futuro di qualcosa assumendo quindi tacitamente che questo qualcosa debba continuare ad esistere? il capitalismo è davvero qualcosa che vogliamo portare nel futuro? ne abbiamo proprio bisogno? Risposta: sì, ne abbiamo bisogno. Il capitalismo nasce ad un certo punto dell’evoluzione politico-economica della società umana ed è una tappa importante al pari di altre, la scienza, la tecnologia, etc.. Non è il capitale in sé il problema ma per cosa viene impiegato, a cosa serve - o se preferite a cosa è asservito. L’uso deforme che se ne fa oggi, vede il capitale impiegato a creare altro capitale, in modo insensato, una crescita tumorale che questa no, non la vogliamo portare con noi nel futuro. Ma del capitale abbiamo bisogno. Non va lasciato indietro per questioni ideologiche o politiche. Ci sono delle sfide globali che stanno davanti all’umanità alle soglie del III millennio e per affrontarle in modo adeguato servono capitali, enormi capitali. Ma saranno capitali messi al servizio di uno Scopo.

Premessa 2: “come sarà il futuro del capitalismo?” non è una domanda che intenda stimolare alcun atteggiamento predittivo riguardo a ciò che in avvenire si realizzerà in ambito sociale. Il dominio sociale è interdetto alla previsione. Ad esso si addice piuttosto la proiezione: avremo il futuro sociale che saremo collettivamente in grado di costruire. Il futuro del capitalismo avrà la forma che noi gli daremo oppure avremo una somma di effetti legati a cause che si sovrapporranno disordinatamente nel consesso sociale - uno scenario inerziale nel quale il capitalismo avrà noi e non viceversa. Se abbiamo bisogno di costruire un edificio lo dobbiamo prima progettare (nel senso etimologico di gettare avanti - pro jacere) e la sua forma deve essere funzionale all’utilizzo che ne dobbiamo fare. Guardando alle sfide globali che ci attendono, dobbiamo cercare attorno a noi forme e ‘materiali’ adatti per il nostro edificio, il futuro del capitalismo, utilizzando creativamente ciò che già oggi è disponibile o si sta manifestando intorno a noi.

Il futuro del capitalismo. La forma del futuro del capitalismo può venir intuita grazie a diversi fenomeni che intorno a noi si stanno manifestando e che sentiamo rappresentare come dei punti isolati di un quadro più ampio. Sentiamo di dover collegare questi punti per far emergere una immagine del futuro del capitalismo che riconosciamo come quella adatta - non quella perfetta - per rispondere alle sfide che l’umanità ha davanti a sé alle soglie del III millennio. Vediamoli dunque:

  1. Forme organizzative sempre più paritetiche: per il paradigma organizzativo dominante è del tutto normale gestire i collaboratori dall’”esterno e dall’alto”, così come forzarli a sviluppare “engagement” per obiettivi che questi altrimenti mai avrebbero definito da sé e che ben di rado sono qualcosa di diverso dagli interessi degli shareholders. Ma sempre più organizzazioni - c.d. organizzazioni liberate[1] - stanno sperimentando innovative forme di autorità distribuita che, a differenza dei tradizionali modelli gerarchici, impiegano l’auto-organizzazione dei collaboratori per dar vita a veri e propri organismi sociali viventi. Questi ultimi infatti - solo per citare alcuni temi:

    • manifestano una volontà propria - purpose
    • consentono a ciascuno dei loro collaboratori di prendere decisioni attraverso processi condivisi
    • spesso adottano pratiche per l’auto-determinazione del reddito

    Per queste organizzazioni si è decisamente realizzato un cambio di prospettiva per cui progressivamente la leadership inizia a metamorfosarsi e a divenire partnership. Ovvero l’arte del coltivare le capacità relazionali per sviluppare rapporti paritetici proficui, di assumersi le proprie responsabilità, di comprendere le modalità di espressione sociale dei nostri collaboratori, etc..

  2. Ascesa del purpose: nella sfera economica del futuro non avranno diritto di cittadinanza le organizzazioni prive di una missione spirituale - purpose o proposito evolutivo. Forme organizzative vuote e meccanicistiche sono destinate a vita breve. Nel nostro tempo osserviamo una distanza sempre maggiore tra vita privata e vita lavorativa e ci appare normale o inevitabile che sia così. Sul posto di lavoro svolgiamo molto spesso compiti di cui non ci interessa quasi nulla, o se ci interessano sono pieni di burocrazia, o per svolgerli siamo costretti a creare impatti sociali, culturali o ambientali ai quali mai avremmo voluto contribuire. Nella sfera privata cerchiamo di coltivare una dimensione interiore che possa compensare la nostra vita lavorativa, un luogo in cui poter esprimere completamente noi stessi senza temere di esser considerati eccentrici o ingenui. Purpose è molto di più che vision e mission, è la motivazione profonda dei fondatori che risuona con il proposito evolutivo dei singoli collaboratori dell’organizzazione. In queste condizioni, la vita privata e la vita lavorativa iniziano a convergere, il fossato si riduce e diventa possibile coltivare un proprio progetto di vita per il quale il luogo di lavoro diventa lo spazio in cui farlo accadere. Non più vita spirituale e vita lavorativa separate e distinte ma una progressiva spiritualizzazione della vita lavorativa grazie ad un proposito evolutivo condiviso

  3. Tramonto della massimizzazione del profitto: organizzazioni paritetiche animate da un autentico purpose non sono interessate alla massimizzazione del profitto. Il profitto è indispensabile alle organizzazioni per vivere ed evolversi ma non è la loro esclusiva ragion d’essere. Quest’ultima è il proposito evolutivo ed è questo che esse perseguono - sì al profitto quindi ma solo se finalizzato al conseguimento del purpose; se si opera coerentemente e in armonia con il purpose, i risultati economico finanziari arriveranno come un naturale ‘effetto collaterale’ e in effetti le statistiche dicono che queste aziende sono più performanti di analoghe aziende tradizionali

  4. Nuove forme legali per le aziende e un nuovo concetto di proprietà dei mezzi di produzione: le organizzazioni liberate molto presto sentono la necessità di rivestirsi di nuove forme legali attraverso le quali le innovazioni organizzative adottate internamente possano essere completamente soddisfatte, protette ed amplificate. Le forme legali ad oggi disponibili sono infatti ritagliate sulle esigenze dei paradigmi organizzativi interessati alla sola massimizzazione del profitto, sono di ostacolo al conseguimento del proposito evolutivo e non lo proteggono da tensioni esterne - tipicamente quelle create dalla proprietà interessata unicamente a prospettive di redditività di breve e brevissimo termine. Da poco tuttavia sono emerse forme legali nuove come, ad esempio, le Società Benefit in Italia - primo paese al mondo ad aver accolto nel 2016 nel proprio ordinamento lo spirito delle B-Corp e averne fatto a tutti gli effetti una forma d’impresa. Ancor più importante sarà nel prossimo futuro, sviluppare nuovi concetti di proprietà privata dei mezzi di produzione in termini di Steward Ownership. Si tratta per l’utilizzatore di una proprietà ricevuta in affidamento esclusivo in quanto l'organismo sociale ha riconosciuto le sue capacità di conduzione nell’interesse comune ma è limitata temporalmente - non può essere ereditata - ed è soggetta ad ulteriori restrizioni - non può essere venduta/acquistata

  5. Incorporazione del dono nei processi economici: l’adagio gli affari sono affari ci è penetrato tanto profondamente nell’anima da farci sembrare ovvia la separazione tra l’ambito del business (dove tutto è lecito) e l’ambito dono (relegato nella sfera degli interessi privati). Emblematici di questo strabismo etico gli svariati miliardari che si dedicano ad opere filantropiche dopo aver a lungo operato con politiche commerciali aggressive e manipolatorie del mercato. Quel che vogliamo nel futuro del capitalismo è reintegrare il dono nei processi economici per poter sostenere strutturalmente la sfera della società civile - scuole, ospedali, fondazioni culturali, teatri, etc. Fenomeni emergenti in tal senso non mancano, ad esempio Lemonade - non a caso è sia una B-corp che una Benefit Corporation

  6. Creazione di comunità come presupposto di mercati consapevoli: il mito della mano invisibile che attraverso l’azione inconsapevole dei singoli produce risultati armoniosi per l’intera società umana in tutte le sue forme più o meno elaborate e codificate appartiene al passato. Ciò che i fenomeni sociali emergenti più interessanti del nostro tempo ci stanno mostrando è un innalzamento della consapevolezza sociale a livello individuale e quindi organizzativo (aziende liberate). Il salto evolutivo successivo porta la consapevolezza sociale all’interno di reti costituite da consumatori e produttori, comunità autonome e democratiche che raccolgono i bisogni dei consumatori e li portano incontri ai produttori. Le iniziative imprenditoriali nascono con business case che non sono mai stati più reali perché ancorati a bisogni effettivamente raccolti attraverso un uso sano e costruttivo delle piattaforme social digitali. Questi reti possono incorporare circuiti di credito commerciale per favorire una economia sostenibile e a chilometro zero. Nativamente supportano le istituzioni della società civile presenti sul territorio incorporando strutturalmente il dono come processo economico[2].

  7. I protagonisti dell'esperimento di Wörgl, a sinistra Silvio Gesell (1862 - 1930), a destra Michael Unterguggenberger (1884 - 1936).

  8. Nuove forme di moneta: la moneta che oggi conosciamo ed utilizziamo necessita di una radicale riprogettazione per renderla funzionale all’organismo sociale del prossimo futuro. Questa reingegnerizzazione non consiste nella semplice implementazione di ciò che oggi conosciamo con criptovalute e simili. Per quanto tecnologicamente innovative la maggior parte di queste monete digitali sono le solite monete malate rivestite a nuovo. Nel futuro avremo bisogno di una moneta con un suo ciclo di vita, che nasca (sotto forma di credito a lungo termine per le imprese), viva (si trasforma nel denaro che tutti noi utilizziamo quotidianamente per i nostri bisogni) e muoia (‘sacrificandosi’ per il sostegno delle istituzioni della società civile). Di una ‘moneta a scadenza’ oggi parla un numero sempre maggiore di persone ma non è mancato chi nel passato ha descritto i meccanismi di base del suo funzionamento e non sono mancate nemmeno delle iniziative concrete ancorché parziali e troppo precocemente terminate[3].

  9. Educazione libera ed accessibile: “Il sistema educativo attuale necessita urgentemente di essere riconnesso a ciò che l’individualità umana stessa effettivamente richiede. Un educare che riscopra il proprio significato etimologico, un “trarre fuori”, un accompagnare l’individualità che si affaccia al mondo a diventare se stessa, non un farsi riempire astrattamente di nozioni per assecondare le esigenze dello Stato o del mercato. Riteniamo quindi essenziale una scuola disegnata non per formare cittadini o consumatori, ma esseri umani consapevoli, interiormente liberi e quindi capaci di incarnare un effettivo agire sociale. Riteniamo indispensabile un sistema educativo che non agisca solamente durante la giovinezza ma possa essere accessibile in ogni momento del percorso umano, alternando periodi di lavoro a periodi di apprendimento, per supportare la volontà di enaction nel corso di tutta l’evoluzione della biografia individuale. Un sistema educativo siffatto, per poter assolvere al proprio compito, presuppone un completo rinnovamento della sfera economica”[4].

  10. Superare le polarizzazioni estreme: sempre più e in diverse parti del mondo, assistiamo a fenomeni di polarizzazione estrema in ambito politico e sociale. La Brexit nel Regno Unito, i trumpisti egli anti-trumpisti negli USA, gli attivisti schierati pro o contro gli immigrati, etc. sono solo alcuni degli esempi di come sempre più spesso la civiltà odierna generi polarizzazione estreme che non lasciano spazio all’esplorazione di possibili integrazioni degli opposti. Non si tratta di cercare di cercare una mediazione in forma di compromesso ma di una sintesi diversa e altra rispetto ai poli generanti eppure in grado di rappresentare le istanze di partenza. In merito non mancano esperimenti interessanti sia in ambito organizzativo che politico [5].

  11. Gentilezza, bellezza, leggerezza...: viviamo un tempo denso di cambiamenti, trasformazioni epocali e sfide straordinariamente impegnative, in breve il bruco di questa epoca dell’evoluzione umana sta per diventare farfalla...non so se il bruco nel prepararsi alla muta prova sofferenza, paura, timore per ciò a cui sta andando incontro, se lo vive con la consapevolezza di una morte o, impaziente, pregusta la gioia di dispiegare le sue ali variopinte. In quanto esseri umani, nel nostro tempo più che mai abbiamo bisogno di gentilezza: verso noi stessi, verso le comunità in cui siamo inseriti e nei confronti dell’ambiente che ci attornia. Siamo talmente presi da ciò che ci accade, da ciò che ci interessa o ci crediamo talmente tanto da farci attraversare l’esperienza umana in modo ‘ruvido’ e disattento per chi incrocia il nostro cammino. Abbiamo bisogno anche di tanta bellezza, dobbiamo poterla trasferire nelle forme architettoniche delle nostre città, nelle nostre istituzioni sociali e nelle relazioni che costruiamo. Ed infine abbiamo bisogno di tanta leggerezza, di una levità che ci consenta di affrontare le prove che ci attendono con distacco, serenità ed ironia. Prepariamoci a dispiegare le nostre ali...

Note:

[*] Tratto da un post pubblicato su People Revolution, comunità per la trasformazione del capitalismo.

[1] Per una panoramica sul paradigma Teal che ha dato un po’ il via al fenomeno, cfr: http://www.tripartizione.it/articoli/reinventing_organizations_03_2016.html e anche https://alleyoop.ilsole24ore.com/2019/01/31/business-philosophy/

[2] Un esempio di rete che funziona secondo la maggior parte di questi principi è il Sardex. Per approfondimenti: http://www.tripartizione.it/articoli/denaro_e_associazioni_economiche_05_2018.html.

[3] Per approfondimenti sul denaro a scadenza: http://www.tripartizione.it/articoli/tema_denaro_scadenza.html.

[4] Tratto integralmente dal manifesto GEM (Global Enaction Manifesto) http://www.enactionmanifesto.com. Altri riferimenti interessanti su prospettive educative:

[5] "Un esempio è l'assemblea dei cittadini che è stata organizzata nella Repubblica d'Irlanda nel 2016 per discutere la nuova legislazione sull'aborto. I cittadini sono stati scelti a caso tra la popolazione e, nel gruppo che era disposto a partecipare, sono state selezionate 100 persone in rappresentanza dell'intera popolazione. Hanno ricevuto informazioni sull'argomento da diversi punti di vista e l’hanno discusso per cinque fine settimana per formulare raccomandazioni al parlamento irlandese. Queste raccomandazioni sono state utilizzate per formulare il referendum che si è poi tenuto sulla nuova legge sull'aborto". Tratto da: http://www.tripartizione.it/articoli/terapia_per_un_regno_diviso–insegnamenti_dalla_Brexit_01_2020.html