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OO 330 - Nuova struttura dell'organismo sociale



L'essenza sovrasensibile dell'uomo e l'evoluzione dell'umanità osservazioni spirituali e conoscenza spirituale
Conferenza pubblica

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Stoccarda, 11 luglio 1919


Ciascuno di noi, quale che sia il suo modo di trattare la propria vita animica, in qualche modo sente che nella natura umana c'è una specie di persona sovrasensibile. Quella che già da molti anni rappresento anche qui, in questa città, sotto il nome di 'scienza dello spirito ad orientamento antroposofico' vuole parlare ai nostri contemporanei del modo in cui, per la coscienza dell'umanità attuale, questo vago sentimento possa essere trasformato in un'interiore certezza scientifica.

Ancora oggi si sollevano i più svariati pregiudizi contro la maniera in cui questa scienza dello spirito ad orientamento antroposofico cerca di conoscere l'uomo spirituale e il mondo spirituale in genere. E l'antroposofia non può parlare dell'essenza spirituale dell'essere umano nello stesso modo in cui ancor oggi in molti ambienti si spera di sentirne parlare. Infatti essa crede, anzi sa, che in quel modo non soddisferebbe affatto quel desiderio di conoscenza che forse oggi è ancora inconscio, ma non per questo meno intenso nelle persone. Quando oggi qui e là si esprimono giudizi sull'antroposofia, si continua sempre a ripetere che questa antroposofia è difficile da capire, che essa trae le sue conoscenze da regioni nelle quali non sarebbe affatto necessario addentrarsi per penetrare nell'essenza del sovrasensibile. Si sottolinea la differenza fra l'anelito alla conoscenza da parte dell'antroposofia e il 'semplice credere' che vuole basarsi solo sulla confessione e sulla Bibbia. E sono in molti a sottolineare in continuazione che chi, con questo semplice credere, abbia trovato una forza interiore non ha bisogno di una scienza dello spirito ad orientamento antroposofico. Però, se la scienza dello spirito ad orientamento antroposofico parlasse soltanto nel senso di questo cosiddetto 'semplice credere', saprebbe bene di non tener conto delle profonde esigenze dell'epoca. Saprebbe bene che così facendo rappresenterebbe proprio un punto di vista che oggi piace ancora a molte persone, un punto di vista che trova di difficile comprensione l'antroposofia, ma che non corrisponde più alle vere, profonde esigenze della vita dell'anima dell'umanità moderna.

Ho voluto fare questa premessa perché proprio da quella parte vengono continuamente mosse obiezioni contro i punti di vista che la scienza spirituale della quale dobbiamo parlare qui assume dopo aver considerato a fondo le esigenze dell'umanità moderna. Questa scienza spirituale crede cioè di riconoscere con chiarezza il fatto che ci sono determinati contesti nei quali attualmente moltissime persone si votano alle illusioni più deleterie. Oggi viviamo in un'epoca che è lungi dal concludersi, nella sua caratteristica di essere caotica e confusa. Stiamo andando incontro a tempi difficili dell'evoluzione umana. E chi scruta più a fondo nell'evoluzione umana sa che quell'irrequietezza elementare che si sta diffondendo in tutto il mondo civile e le cui lotte interne non sono che onde sbattute in superficie ha un nesso segreto proprio con il caparbio attenersi al punto di vista che si caratterizza come 'semplice credere' che vuole poggiare solo sulla confessione e sulla Bibbia. Quel che si forma nell'essere umano a causa di questo 'credere' si rende inaccessibile a quelle forze che oggi, in questo momento dell'evoluzione umana, potrebbero veramente mettere ordine nel disordine e nel caos. Se soltanto, oggi, quelli che parlano come ho detto approfondissero le loro conoscenze, da una parte dovrebbero guardare a tutto ciò che porta l'umanità a lotte tremende, a terribili disordini, e poi d'altra parte dovrebbero dirsi: “Quel che non abbiamo sviluppato perché abbiamo sempre caparbiamente insistito che ci si deve fermare al cosiddetto 'semplice credere', che ci è comodo e che è comodo anche agli altri, oggi ci manca, e c'è un nesso interiore fra gli attuali disordini e l'insistenza sul 'semplice credere'. Qui c'è un nesso causale, e i movimenti elementari del mondo di oggi germogliano come dal seme di questa caparbia insistenza.

Questo (non per dei sentimenti soggettivi, ma proprio per tutto ciò che vorrei dire anche oggi per una conoscenza scientifica interiore) ha spinto l'antroposofia ad orientamento antroposofico a portare giù dalle altezze celesti questa conoscenza del sovrasensibile, che giunge dalle stesse altezze celesti alle quali anche i cosiddetti semplici credenti alludono quando si riferiscono al sovrasensibile. Solo che essi, in un certo senso, a queste altezze non vogliono ascendere.

Ho premesso tutto questo perché dovrò mettere in relazione quel che oggi dirò sull'essenza sovrasensibile dell'uomo con alcune conoscenze scientifico-spirituali che alcuni ritengono ancora essere veramente incomprensibili (anche se, occupandosene un po' di più, si vedrebbe che corrispondono proprio al sano intelletto umano) e che altri continuano a ritenere non necessarie, perché non le giudicano corrispondenti a quel che si presume di dover sostenere come semplice credere. Le vie lungo le quali la scienza dello spirito qui intesa perviene alle sue conoscenze ho cercato di caratterizzarle qui l'altro ieri. In quell'occasione sono partito dal fatto che l'uomo moderno, in sostanza, desidera sapere veramente poco di quel che avviene inconsciamente nel profondo della natura umana.

Da un lato, l'uomo crede di portare esteriormente con sé il proprio corpo, e crede di conoscere questo corpo osservandolo coi sensi, o anche osservandolo come glielo spiega la visione scientifico-naturale. D'altra parte l'uomo crede di avere per intero quella che può chiamare la propria interiorità prendendo in considerazione quella che si presenta come propria anima nel suo pensare, nel suo percepire coi sensi, nel suo sentire e nel suo volere. La via della conoscenza della quale vi ho già parlato l'altro ieri, e che in sostanza consiste nel fatto che l'uomo in quanto ricercatore spirituale non si arresta a quel che gli dice la sua coscienza ordinaria, ma per così dire prende in mano da sé la propria evoluzione spirituale, mostra che in questa vita: da una parte di fronte al corpo esteriore e dall'altra di fronte a ciò che si sperimenta di animico nella coscienza ordinaria nel pensare, nel sentire e nel volere, non si esaurisce l'intera essenza dell'essere umano. La via della conoscenza di cui vi ho parlato l'altro ieri da una parte eleva consapevolmente il mondo dei pensieri, il pensare, ad un livello superiore a quello della vita ordinaria, e dall'altra parte fa coscientemente oggetto della propria autoeducazione anche quella che chiamiamo la natura del volere. Dunque lo sviluppo delle forze della vita dell'anima che abbiamo nella vita ordinaria è l'unica cosa che, in senso scientifico-spirituale, può portare alle conoscenze del mondo sovrasensibile.

E in che cosa consiste, da un lato, lo sviluppo che si deve permettere al pensare? Consiste nel fatto che, in modo assolutamente sistematico, in modo tale da far leva sulle esperienze della natura animica interiore dell'uomo, esso rende questo pensare o questo rappresentare umano più forte di come esso sia nella vita ordinaria. In un certo senso nella vita ordinaria il pensare, il rappresentare, è soltanto uno spettatore, e l'uomo è consapevole di pensare nel modo migliore per questa vita ordinaria quando fa agire su di sé le esperienze di questa vita o la natura esterna, comportandosi, quando si fa delle rappresentazioni, come uno spettatore passivo. Con i metodi che trovate descritti nel mio libro Come si conseguono le conoscenze dei mondi superiori?[1] si porta attività nel mondo dei pensieri. Si porta nel mondo dei pensieri un'attività tale da diventare consapevoli del fatto che, mentre si pensa, non si è solo passivi, ma si è in un'attività simile, anche se interiore, a quando esteriormente si è attivi nel mondo muovendo le membra. Nel pensare bisogna introdurre la volontà, ma una volontà che non renda arbitrario questo pensare, ma che lo adatti ai fenomeni cosmici.

Perciò, proprio per il ricercatore spirituale, è una buona preparazione quella di far precedere la sua attività scientifico-spirituale da un lavoro ben disciplinato nel metodo di ricerca scientifico-naturale stesso; di abituarsi, con questo metodo di ricerca scientifico-naturale, a non pensare in modo arbitrario, ma ad orientare il proprio pensare secondo i fenomeni che offre la natura stessa. Però poi deve distaccarsi da questa mera visione della natura. Quell'interiore severità del pensare cui si è educato osservando i fenomeni naturali, la deve dispiegare nel solo pensare, autonomo e distaccato da tali fenomeni naturali. Nella coltivazione del pensiero nell'ambito della ricerca scientifico-spirituale l'essenziale è l'attivazione del pensare. Ciò che al giorno d'oggi molte persone non credono (siamo solo agli inizi della conoscenza scientifico-spirituale) è che, di fatto, per suo mezzo il pensare dell'uomo, tutta la capacità di rappresentazione, assuma un altro carattere rispetto a quello che ha nella vita ordinaria. Se ricordiamo il vago mondo di rappresentazioni, l'essere più o meno sognanti della prima infanzia, e poi mettiamo a confronto questo essere sognante con il pensare in sé chiaro e limpido dello stadio adulto, vediamo che c'è una differenza nello sviluppo della vita animica interiore dell'uomo. Una differenza simile subentra in chi sviluppa il suo pensare nel modo descritto, ascendendo dal pensare ordinario al pensare attivato. Egli si sente come risvegliato dallo stato della vita ordinaria e, se non si prende la parola nel senso negativo mistico, si può certamente parlare di un risveglio dell'uomo grazie a questo pensare attivato. Però, imparando ad adoperare questo pensare attivato, si consegue una 'visione', vorrei chiamarla così, del tutto diversa, una visione totalmente diversa sull'essenza, in primo luogo, del corpo umano.

Per questa visione alla quale perviene il pensare attivato, questo corpo umano si presenta in un modo del tutto nuovo. Innanzitutto nella forma del corpo umano si presenta una differenza maggiore, più marcata, fra l'organizzazione della testa e l'organizzazione che si manifesta nelle nostre membra che si muovono e tutto ciò che è in relazione con queste membra che si muovono. E con la visione dischiusa da questo pensare attivato si impara che in sostanza la testa dell'uomo, il capo dell'uomo, è anche fisicamente di natura totalmente diversa dal resto, cioè dalla corporeità che porta le membra. Inoltre si riconosce anche interiormente l'affinità di tutto il pensare, specialmente di questo pensare attivato, con l'intera essenza del capo umano. Si riconosce in un modo nuovo quello che, in realtà, questo corpo umano è. Infatti, portando sempre più avanti questo sviluppo dell'anima per mezzo di questo pensare attivato, in questo pensare attivato non si presenta coscientemente solo un'esperienza di vita come quella che si ha nel pensare o nel rappresentare ordinario. Le esperienze di vita che si hanno nel pensare o nel rappresentare ordinari hanno una certa caratteristica. In questo rappresentare ordinario sappiamo del mondo, lo conosciamo grazie alle nostre osservazioni sensoriali e al pensare ad esse connesso. Ma di questa esperienza ci resta anche qualcosa. Non avremmo in noi la natura umana per intero se, di ogni esperienza esteriore, non ci restasse la possibilità di tornare a ricordarcela. È proprio questo ricordo, a tenere insieme la nostra intera personalità umana e, perché sia chiaro quanto la forza mnemonica sia importante per tutta la coesione della personalità umana nella vita ordinaria, basta solo pensare a quale disturbo della personalità umana provochino le patologie della facoltà della memoria. Ma ciò che fa sì che noi, quando ci volgiamo al mondo esterno e con la nostra percezione sensoriale ce ne formiamo delle rappresentazioni, in seguito possiamo rianimare nella nostra anima tali rappresentazioni come ricordi, questo rimane nell'inconscio. Questa è una cosa che l'uomo esegue nell'inconscio.

Per ciò che sperimenta il pensare attivato, sovrasensibile, le cose sono diverse. Se si dipendesse dall'attività provocata inconsciamente dall'interiorità, non si riuscirebbe mai (vi risulterà chiaro anche da quanto abbiamo detto qui l'altro ieri) a mettere in relazione in qualche modo quel che si sperimenta veramente in modo sovrasensibile nel pensare attivato con la personalità umana. Questa è una cosa che si deve imparare nella conoscenza sovrasensibile, cioè che non si avvicini inconsciamente al nostro corpo qualcosa di cui in seguito si possa risvegliare il ricordo, ma che, in quanto ricercatore spirituale, ci si eserciti sempre coscientemente ad imprimere, ad introdurre nel corpo umano, quello che negli altri casi continua ad agire come ricordo per mezzo di un'attività inconscia. Da un'esperienza del tutto vaga non risulterebbe mai alcuna esperienza sovrasensibile superiore dovuta al pensare attivato se non si acquisisse la facoltà di apportare consapevolmente al corpo tale esperienza sovrasensibile. Però la si può apportare soltanto all'organizzazione della testa dell'essere umano. E ora, con questa organizzazione della testa umana, si conosce qualcosa che si sottrae alla scienza ordinaria, ma che illumina in profondità il mistero dell'essere umano. Imprimendo consapevolmente quel che si sperimenta nel pensare attivato, ci si rende conto che qui nella testa umana si suscita ininterrottamente un processo che non è un incremento della vita, ma una demolizione della vita, che in parte è un morire. Anche questa è un'esperienza importante, che ci scuote, sulla via della scienza dello spirito. Per poter partecipare personalmente alle nostre conoscenze sovrasensibili, dobbiamo imprimerle nella natura della nostra testa, e si vede subito che con questo imprimere non si suscita un processo di vivificazione, un processo di incremento della vita, ma un processo di parziale morte, di demolizione dei processi vitali dell'organizzazione del capo. E qui si viene a sapere come, in realtà, quest'organizzazione corporea del capo agisce nell'uomo. Si viene a sapere quello che non si sa, che rimane inconscio: cioè che tutta la nostra attività di pensiero o attività di rappresentazione non è, come crede il materialista, qualcosa che sgorghi dalla vita, ma qualcosa che deriva proprio dall'attenuazione della vita nella natura del capo, che deriva dal fatto che la nostra testa, quando siamo animicamente attivi, continua parzialmente a morire. E si riconosce il fatto tanto grottesco per l'uomo d'oggi che, qualora ciò che avviene nella testa, nell'attività del pensare, si estendesse sull'intero essere umano, tutto l'uomo in quel momento ne morirebbe. Così con la scienza dello spirito si sperimenta continuamente, riguardo ad una parte della natura corporea dell'essere umano, la vera efficacia del principio apportatore di morte. Si riconosce che la morte esercita continuamente in noi la sua attività per tutta la vita, per il fatto che abbiamo una testa organizzata in una certa maniera.

Vedete, a queste vedute che sono tanto in conflitto con le opinioni correnti ci porta proprio ciò di cui al giorno d'oggi, in molti ambienti, si crede ancora che non possa dare all'uomo nulla che gli possa essere utile. E poi si riconosce che in realtà questo imprimere, che ho detto che deve avvenire consapevolmente per mezzo del pensare attivato, non può imprimere in modo diretto nell'organizzazione fisica dell'uomo il mondo sovrasensibile nel quale si sono fatte delle esperienze. Qui si riconosce come un reale dato di fatto quel che si sottrae all'osservazione sensoriale esteriore. Qui si riconosce che nell'ordinario corpo sensibile si inserisce quello che nei miei scritti sulla scienza dello spirito mi sono permesso di chiamare 'corpo eterico' o 'corpo delle forze formatrici'. Si scopre un sottile corpo di luce che si trova fra l'attività del pensare attivato e il corpo fisico umano, precisamente nell'organizzazione del capo. Percorrendo questa via con la visione sovrasensibile, che a questo livello si può chiamare 'immaginazione', si riconosce quello che è un corpo più sottile e che, in quanto forza formatrice nei confronti della quale oggi la scienza naturale ha una superstizione negativa, è alla base del corpo fisico. Si conosce una parte superiore, sovrasensibile, dell'essere umano. E ora avviene un fenomeno che inizialmente, direi, ci abbatte parecchio e che deve essere ovviato eseguendo, parallelamente all'attivazione del pensare, altri esercizi interiori dell'anima – si presenta cioè quello strano fenomeno per cui, mentre ora si imprime nel corpo eterico e quindi anche nel corpo fisico quanto si è sperimentato in modo sovrasensibile, ci si sente come se non si fosse più signori del proprio Io, come se l'Io, che si era convinti attraversasse tutti i fenomeni dell'anima, tutte le esperienze dell'anima, come se questo Io affogasse nel corpo. Così, imprimendo le esperienze sovrasensibili nel corpo, ci si trova come se l'Io stesse annegando.

Qui vengono in aiuto quegli esercizi che dall'altra parte si fanno nell'autodisciplina del volere. L'altro ieri ve li ho già caratterizzati, ma voglio ancora aggiungere brevemente qualcosa. Ho detto che l'uomo, di settimana in settimana, di ora in ora, di anno in anno, cambia sempre, e si può sapere che si diventa diversi. Le nostre esperienze non è che le facciamo e basta: esse fanno continuamente di noi una persona diversa. Ma nell'uomo d'oggi anche qui avviene un'attività inconscia. L'uomo si dà alle esperienze esteriori. Forse, se è già molto attento alla propria interiorità, egli si accorge che in sostanza, di settimana in settimana, di anno in anno, di decennio in decennio, diventa una persona diversa, che la sua costituzione animica diventa diversa. Ma non prende in mano da sé l'evoluzione di tale costituzione dell'anima. Il ricercatore dello spirito deve farlo. Egli ha dovuto lavorare su di sé in modo da dominare di sua stessa volontà il suo procedere di anno in anno, di decennio in decennio; anche in questo caso l'autodisciplina, l'autoeducazione, va esercitata in modo sistematico, non arbitrariamente o secondo la vita ordinaria, più o meno inconscia, ma sistematicamente e in piena coscienza. In modo da porre sotto il dominio della propria volontà ciò che altrimenti si sviluppa dentro di noi senza volontà. In questo modo si fa un'altra esperienza. Si fa un'esperienza che a sua volta è molto estranea alla coscienza odierna.

Bisogna eliminare un certo pregiudizio scientifico che oggi domina totalmente un certo ambito scientifico e che da lì è passato anche alla coscienza popolare. Questa concezione scientifica (voglio farne menzione perché forse quel che dirò lo si può capire solo partendo da qui), quel che oggi si crede in base alla concezione materialistica è che l'uomo abbia due tipi di nervi, i cosiddetti nervi sensori e i nervi motori. I nervi sensori partono dai nostri organi di senso, così si crede, o dalla superficie della pelle e si dirigono verso il centro nervoso, e come fili del telegrafo vi portano quel che viene percepito attraverso i sensi. E poi a loro volta dal centro nervoso partono i cosiddetti nervi motori, i nervi della volontà. In un certo senso un essere demoniaco, che però ovviamente oggi la scienza non vuole riconoscere e che si trova nel sistema nervoso centrale, attraverso i nervi motori, attraverso i nervi della volontà, trasforma in volontà ciò che i sensi telegrafano al sistema centrale attraverso i nervi-cavi del telegrafo. Sono state escogitate delle teorie molto belle, che sono perfino straordinariamente intelligenti, specialmente quella che è stata tratta dalla terribile malattia della tabe, per spiegare questa teoria dei due tipi di nervi. Tuttavia questa teoria dei due tipi di nervi non è altro che una conseguenza dell'ignoranza dell'uomo sovrasensibile. Non c'è (ora non lo posso spiegare, perché si andrebbe troppo lontano, ma lo dimostra proprio la malattia della tabe, se la si osserva correttamente), non c'è nessuna differenza fra i nervi sensori e quelli motori. Come i cosiddetti nervi sensori servono a trasmettere le percezioni esterne, i cosiddetti nervi motori servono a trasmettere le percezioni interne, quando camminiamo o quando muoviamo il braccio. Anche i nervi motori sono nervi sensori; servono a percepire i nostri stessi movimenti. E il fatto che si creda che i nervi motori siano i portatori della volontà dipende solo dal fatto che si è ignoranti su chi sia realmente a portare la volontà. Questo lo si conosce solo esercitando questa autodisciplina del volere di cui ho parlato; solo se anche l'auto-educazione diventa una attività. Se, con questa educazione, ci si rende autonomi da quel che, in un certo senso, il corpo stesso fa di noi. Allora si viene a sapere che non sono i nervi motori, che producono la volontà, essi non fanno altro che percepire i movimenti compiuti dalla volontà, bensì è una terza parte dell'essere umano a farlo, una parte sovrasensibile: quella che si potrebbe chiamare la vera e propria entità animica. Nei miei libri, anche se l'espressione non piace ancora a quest'epoca, l'ho chiamata 'corpo astrale'. Questa parte sovrasensibile dell'essere umano la si conosce a sua volta grazie alla visione diretta alla quale ci si educa con l'autodisciplina della volontà; si conosce questo corpo animico, se lo posso chiamare così, come quello che animico-spiritualmente sta alla base di tutti i movimenti della volontà, di tutti i movimenti del corpo. I nervi servono soltanto a trasmettere la percezione dei movimenti.

Sicuramente, continuando a portare avanti questa autodisciplina di cui ho parlato, si ascenderà dal conoscere meramente immaginativo, cui ho appunto accennato, al conoscere ispirato e intuitivo di cui ho detto nel mio libro appunto citato. Allora si giunge a riconoscere in questa parte animica della natura umana una componente ancora più elevata di quanto lo sia il corpo eterico o corpo delle forze formatrici dell'uomo. E in questa parte animica si riconosce ciò che non si può sperimentare in sé, che si può sperimentare solo per il fatto che si è esteriormente attivi, che si può sperimentare perché gli stimoli della volontà ci diventano coscienti. Se si arriva al punto da scoprire questa parte vera e propria dell'anima dentro di sé, questa seconda parte dell'uomo sovrasensibile, allora la volontà diventa sempre più forte, e si rivela quello che è il nostro corpo senziente. Ciò che dà energia al nostro corpo quando esso usa i suoi organi di movimento e quanto vi è connesso si rivela avere un'organizzazione totalmente diversa dall'organizzazione della testa. La natura degli arti dell'uomo si dimostra essere quell'organizzazione che (al contrario della testa, che, come ho accennato, è in un continuo parziale morire) è in un continuo nascere spirituale, in continuo incremento e sviluppo della vita.

Così da una parte, attraverso l'organizzazione del capo, si sperimenta un continuo morire, dall'altra parte nella natura volitiva, nella seconda parte sovrasensibile dell'essere umano, una continua prosecuzione del nascere. E da questa prosecuzione, da questo incremento della vita che deve provenire dall'intera nostra persona, torna ad irraggiare verso di noi la vera natura, ora sovrasensibile, superiore, dell'Io, ricolmandoci di quel che noi abbiamo impresso nel corpo. Il nostro Io risorge continuamente come dalla tomba del capo parzialmente morente. Questo è quel che si può sperimentare in sé per mezzo di una corrispondente educazione della vita dell'anima: questo continuo tessere del morire e del nascere. E si impara che noi non nasciamo solo all'inizio della nostra vita e non moriamo solo alla fine della nostra vita, ma che nel morire e nel nascere si esprimono forze che per tutta la nostra vita accompagnano la nostra organizzazione.

Solo quando si è riusciti a comprendere il sovrasensibile per mezzo dell'intuizione e dell'ispirazione si è in condizione di conoscere veramente da sé l'evoluzione dell'umanità. Infatti, se ci si sviluppa fino a conseguire tale visione, sorgono le forze che, dalla natura della testa e dalla restante natura del corpo, si uniscono per seguire la vita storica dell'umanità, l'evoluzione storica dell'umanità, questa volta secondo le loro forze interiori. In realtà qual è il modo in cui la coscienza ordinaria del presente osserva sempre questa evoluzione storica dell'umanità? Prescindendo da ciò che una visione originaria dell'umanità, che oggi viene considerata infantile, ha creduto ad un livello più elementare dell'evoluzione umana, e cioè che nella storia regna uno spirito, prescindendo da questo si può dire che oggi l'uomo considera ancora la storia, cioè l'evoluzione dell'umanità, soltanto come una somma di fatti raccolti dai documenti negli archivi, dalle tradizioni, e che al massimo vengono compilati con l'ordinario pensare combinatorio. A questi fatti storici, che ovviamente anche per i ricercatori dello spirito vanno tratti dalla storia esteriore, a questi fatti storici va ad aggiungersi, dopo aver conosciuto l'essenza superiore dell'uomo, come ho appunto detto, la capacità di osservare il processo spirituale di esseri superiori sovrasensibili che percorrono l'evoluzione storica. Si impara a conoscere interiormente quel che altrimenti, in questa evoluzione dell'umanità, si osserva solo esteriormente.

E per non continuare a parlare astrattamente in modo generico, voglio parlare di una cosa in particolare per descrivervi in modo per così dire sintomatico questa evoluzione della storia dell'umanità. Proprio perché le vedute dell'uomo d'oggi dipendono solo da ciò che è materiale, quella che viene descritta esteriormente come storia è, in sostanza, una fable convenue, appunto una descrizione di quel che è esteriore. Osservando a ritroso la nostra evoluzione storica, chi è capace di vedere interiormente ciò che tiene insieme le cose arriva stranamente, nel secolo XV, circa verso la metà del XV secolo, ad un nodo dell'evoluzione dell'umanità moderna. Questa metà del secolo XV ci mostra in svariati ambiti che qui avviene una specie di salto nell'evoluzione umana. Sappiamo che anche nella natura stessa avviene questa evoluzione a salti. Se osserviamo lo sviluppo di una pianta, come si sviluppa la foglia verde, come si sviluppa il calice, come questo passa poi al petalo colorato, vediamo un'evoluzione a salti, anche se costante, dalla foglia verde al petalo colorato. Un simile salto nell'evoluzione, del quale però non ci si accorge osservando i fatti storici solo esteriormente, un simile salto nell'evoluzione dell'umanità si trova alla metà del secolo XV. Infatti qui nell'evoluzione umana incomincia a imporsi qualcosa che eleva le anime degli uomini ad un livello evolutivo totalmente diverso da quello delle epoche precedenti. Sicuramente anche tempi precedenti, anche epoche precedenti dell'evoluzione umana ebbero a loro volta, a modo loro, qualcosa che in certi periodi le portava ad una certa altezza, ma c'è una differenza fra la costituzione interiore dell'anima umana nei periodi precedenti e ciò che quest'anima umana attraversa dalla metà del quindicesimo secolo.

E interiormente, con questa metà del XV secolo, dal punto di vista storico termina un'epoca dell'evoluzione umana che in realtà, per l'osservatore scientifico-spirituale della storia, comincia nell'ottavo secolo a. C., circa con la fondazione dell'impero romano. Chi osserva la storia in senso scientifico-spirituale trova che c'è un'evoluzione continua dell'anima nei secoli che vanno dall'ottavo secolo prima del sorgere del cristianesimo fino alla metà del XV secolo dopo la sua fondazione. E chi osservi interiormente una cosa come la grecità, come la romanità antica, troverà che quel che sto dicendo in modo scientifico-spirituale è proprio pienamente fondato. Quella che si sviluppa in quest'epoca è una costituzione dell'anima umana che porta ad evoluzione nell'uomo specialmente l'animo e l'intelletto. È proprio una cosa sorprendente dell'evoluzione storica interiore: procedendo a ritroso oltre l'ottavo secolo a. C., vediamo che nell'anima umana non agiscono ancora quelle che oggi chiamiamo le forze dell'animo, la natura umana intellettiva: qui l'uomo è ancor più dedito al mondo esterno con tutta la sua anima, non se ne separa ancora per riflettere assennatamente sulle cose, ma è ancora un pezzo di natura con le sue forze animiche. L'uomo si separa solo nell'ottavo secolo e inizia ad elaborare interiormente in modo autonomo le forze dell'intelletto e del sentimento. E in sostanza tutta quest'evoluzione storica dall'ottavo secolo a. C. al XIV secolo d. C. è un dispiegamento di quelle forze che nell'umanità, in rapporto all'evoluzione dell'anima, a poco a poco traggono dall'essere più interiore dell'uomo, come è predisposto, la formazione dell'intelletto e del sentimento. Ma questa formazione dell'intelletto e del sentimento ha, per quest'epoca, qualcosa di istintivo. L'intelletto e il sentimento qui agiscono ancora istintivamente. E a metà del quindicesimo secolo per l'umanità è arrivato il momento in cui quel che prima agiva più istintivamente nell'intelletto e nel sentimento assume un carattere cosciente, pienamente cosciente, e da allora l'uomo si sente ancor più abbandonato di prima di fronte alla natura esteriore; in un certo senso egli deve ritrarsi dalla natura esteriore per riflettere assennatamente, per sperimentare coscientemente quel che sperimentava istintivamente in termini di simpatia e antipatia. Tutto passa alla coscienza. Perciò, in base alla scienza dello spirito, si può dire: mentre in epoche precedenti si era sviluppata una vita istintivamente assennata, una vita istintiva dell'anima, a partire dalla metà del XV secolo si è sviluppata nell'uomo quella che si può chiamare 'anima cosciente'. Quest'evoluzione dell'anima cosciente è qualcosa che dominerà ancora molto, molto a lungo nell'evoluzione dell'umanità. In sostanza, in quanto umanità, siamo solo agli inizi di questa evoluzione dell'anima cosciente. E il fatto che l'uomo sviluppi la sua anima cosciente partendo da quell'epoca ci ha portati appunto ai grandi progressi del modo di pensare scientifico-naturale.

Per quanto grande sia stato Platone, per quanto grande sia stato Aristotele, il pensare scientifico-naturale essi non lo avevano. Per questo pensare scientifico-naturale è necessaria quella separazione dell'interiorità umana dalla natura che emerse soltanto con il subentrare dell'anima cosciente nell'evoluzione dell'umanità. Perciò la nostra evoluzione scientifico-naturale è sostanzialmente correlata ad un'epoca dell'evoluzione umana. L'intera evoluzione dell'umanità, come ebbe a dire anche Lessing in modo così bello, è (quale che sia il vostro modo di intendere la parola) una specie di 'educazione dell'umanità'. A partire dalla metà del XV secolo, l'educazione dell'umanità include l'educazione dell'anima cosciente, e questa anima cosciente ha portato la concezione del mondo scientifico-naturale vera e propria. Questa viene intesa interiormente come una parte dell'evoluzione umana. E si capisce pienamente quel che cade nell'epoca che va dall'ottavo secolo a. C. alla metà del XV secolo d. C. soltanto osservandolo interiormente in questo modo dal punto di vista dell'evoluzione dell'anima umana. Infatti, nel primo terzo di quest'epoca cade la fondazione del cristianesimo. E anche il ricercatore scientifico-spirituale riconosce in questa fondazione del cristianesimo l'evento più grande che sia mai accaduto nell'evoluzione umana terrena. Proprio lo scienziato dello spirito, vedendo così nell'interiorità dell'evoluzione dell'anima umana attraverso i secoli, riconosce che nel primo terzo dell'epoca che ho descritto come quella dell'evoluzione delle forze dell'intelletto e dell'animo, retro-agisce qualcosa che esisteva già al massimo grado fin da tempi antichissimi dell'umanità, che però proveniva da forze subconscie dell'anima, per cui l'uomo si sentiva come un pezzo dell'intera natura, come un pezzo della realtà naturale esteriore. Qui nell'evoluzione umana cade quell'evento che non si potrà mai capire finché lo si vorrà capire soltanto in base all'evoluzione materiale dei fatti storici: qui nell'evoluzione dell'umanità cade l'evento del Golgota. Qui nell'evoluzione dell'umanità cade la fecondazione di questa evoluzione dell'umanità da parte di un elemento sovrasensibile che provenendo dalle altezze celesti si legò all'evoluzione umana, e che preparò questa natura umana a diventare sempre più consapevole, sempre più interiorizzata.

Inizialmente quel che avvenne sul Golgota, il farsi uomo da parte del Cristo, cadde in una specie di attività intellettiva e del sentimento ancora istintiva. E negli ultimi due terzi di quest'epoca in queste forze dell'intelletto e dell'animo ancora più inconsce, più istintive, continuò a riversarsi quella forza che era stata data all'umanità dall'evento del Golgota. Poi, a partire dalla metà del XV secolo, arrivò l'evoluzione animica cosciente dell'uomo e con essa l'epoca scientifico-naturale, il volgersi dell'uomo agli eventi esteriori dei fenomeni naturali. Per prima cosa questa fu l'epoca in cui, di fronte alla vita cosciente, il precedente legame con lo spirito, col mondo sovrasensibile si ritirò più indietro. Questo elemento spirituale, che prima, in tempi antichissimi, l'uomo percepiva in modo istintivo nei fenomeni cosmici stessi, emergeva nella sua interiorità per il fatto che l'entità Cristo si era legata all'evoluzione umana. Ma anche questo emergere cadde nello stesso periodo dell'evoluzione umana in cui, come ho spiegato, l'uomo diventava sempre più cosciente e, appunto per questo, sempre più esteriorizzato. E così è successo che il germe-Cristo appunto agì nelle anime umane proprio in quest'epoca dell'anima cosciente, in quest'epoca dell'evoluzione cosciente dell'intelletto e del sentimento, ma che all'inizio, soltanto in un primo tempo, l'umanità è diventata sempre più cosciente proprio facendo indietreggiare quanto in essa viveva spiritualmente, l'uomo sovrasensibile. E così è successo che si è capito sempre meno quel che in modo sovrasensibile si era legato a questa evoluzione dell'umanità: l'evento del Golgota. E a questo riguardo il XIX secolo ha raggiunto un apice. Il XIX secolo ha portato una grande parte dell'umanità credente a spogliare questo evento del Golgota del suo carattere sovrasensibile. Per così dire, questo XIX secolo per una grande parte anche dell'umanità credente ha trascinato l'evento del Golgota nel mondo dei fatti esteriori. Si è passati dal portatore del Cristo, da Gesù, al 'semplice uomo di Nazareth', a quell'essere che non è altro che un essere umano un po' più evoluto. Questo è dipeso soltanto dal fatto che nell'evoluzione dell'anima cosciente le persone hanno perso la comprensione del sovrasensibile anche nel mondo storico. Con la concezione di Gesù come il semplice uomo di Nazareth il cristianesimo è stato materializzato; e oggi non abbiamo soltanto un materialismo della scienza naturale, oggi in vasti ambienti abbiamo un materialismo della fede.

Ma in quest'epoca dell'evoluzione umana, che è iniziata a metà del XV secolo, siamo anche giunti alla necessità di tornare ad ascendere allo spirito. E ciò di cui vi ho parlato qui oggi e l'altro ieri deve diventare la via dell'umanità più moderna per tornare ad ascendere allo spirito, per tornare a trovare dietro il mondo sensibile e dietro i fatti storici esteriori le conoscenze e i fenomeni sovrasensibili. In tal modo si ritroverà anche la natura sovrasensibile dell'evento del Golgota. In tal modo l'evento del Golgota si presenterà come una svolta tale nell'evoluzione generale dell'umanità, da poter ora passare veramente, in questa forma, nella conoscenza di tutta l'umanità della Terra, da poter diventare convinzione universale. Dai limiti del confessionale, perfino dai limiti delle differenze fra le religioni sulla Terra, con il nuovo affacciarsi delle conoscenze sovrasensibili l'evento del Golgota, ormai spogliato di ogni particolarismo, può diventare un bene comune del patrimonio di conoscenza dell'intera umanità. Allora in questo mistero del Golgota si vedrà qualcosa che, nell'evoluzione umana, è un fatto fondamentale oggettivo di natura sovrasensibile in tutta questa evoluzione dell'umanità. Allora non sarà dal punto di vista gretto dal quale oggi alcune confessioni vedono ancora il Cristo e dal quale non riescono a capirne il vero mistero, perché anche la fede ormai si è materializzata – allora al di là di questo punto di vista si troverà una nuova comprensione di questo immenso, intensissimo impulso nell'evoluzione della storia dell'uomo.

Tutto questo per dire che la scienza dello spirito non si limita a spingere le persone ad accettare quello che finisce per essere il risultato del solo 'semplice credere'. No, la scienza dello spirito, come spera l'uomo moderno che vuole prendere sul serio la propria interiorità e che sempre meno potrà accontentarsi del semplice credere, la scienza dello spirito vuole presentare a questa umanità l'evento più importante dell'evoluzione umana proprio sulla base della conoscenza più elevata. Una buona volta bisognava parlare anche qui di queste cose, che fanno parte della scienza dello spirito. E bisognava dire di che cosa ha bisogno l'umanità di tutta la Terra, essendosi totalmente adattata all'epoca della consapevolezza, nella quale l'uomo deve stare in piedi da solo, nel suo isolamento personale. Dato che l'umanità si divide sempre più, diventa sempre più disarmonica, bisognava dire di che cosa questa umanità ha bisogno per tornare ad unirsi: per tornare è necessario conoscere in modo nuovo l'evento centrale dell'evoluzione umana.

La scienza dello spirito non toglie nulla all'uomo, anzi gli dà ciò di cui ha bisogno proprio per la sua coscienza attuale. E qualora il cosiddetto sano intelletto umano volesse deplorare questi insegnamenti, queste concezioni della scienza dello spirito ad orientamento antroposofico, bisogna dire a questo sano intelletto umano che deve soltanto diventare sano del tutto e abbandonare le illusioni con le quali le conoscenze puramente materiali, esteriori, della scienza naturale lo hanno annebbiato. Basta solo che rifletta su se stesso per fare una strana scoperta proprio sulla vita dell'anima dell'uomo moderno. Egli ascolterà ciò che la scienza naturale, con la sua severa metodica, gli dice a proposito dello sviluppo del corpo esteriore. Ma proprio perché è sano, l'intelletto umano non capirà perché la vita umana, così come gli si presenta, possa esaurirsi con quel che gli può dire la scienza naturale. E allora si accorgerà proprio che, se questo intelletto umano segue in modo del tutto sano ciò che ha da dire la scienza dello spirito, se confronta con la vita ciò che essa ha da dire, capirà di doversi proprio ammalare, per le contraddizioni risultanti dalle illusioni sulla vita provocate dal materialismo, e che per ritrovare un vero rapporto con la realtà è necessaria la ricerca spirituale sull'uomo sovrasensibile e sul mondo sovrasensibile in cui si evolvono l'uomo e l'umanità. E quando riuscirà a capire la vita storica in questo modo, con queste conoscenze sovrasensibili, se osserva in questo modo l'epoca che il mondo sta vivendo adesso, o meglio l'evoluzione dell'uomo (oggi non c'è tempo per continuare a parlare estesamente dell'intera evoluzione umana, potete leggere su questo argomento nella mia Scienza occulta[2]), allora sarà maturo anche per far propria quella conoscenza della quale ha parlato Lessing nella sua Educazione del genere umano proprio sulla base di un sano intelletto umano, molto ammirato nell'evoluzione spirituale tedesca. Allora capirà che all'interno di questa evoluzione spirituale la vita umana attraversa ripetute incarnazioni terrene. Allora riconoscerà che la vita dell'uomo nella sua globalità trascorre in vite che egli trascorre qui nel corpo fisico terreno e altre vite che trascorre fra la morte ed una nuova rinascita nei mondi sovrasensibili, che sono legati al nostro mondo da ciò che viene percorso e attraversato dall'evoluzione storica in quanto spirito. Lo dice proprio Lessing, che l'uomo ritorna a vivere sulla Terra portando in sé ciò che continua ad evolversi da un'epoca all'altra. Questa conoscenza delle ripetute vite terrene non deve diventare una delle solite teorie. La si può conseguire, ma allora la si consegue come un fatto oggettivo dell'essere umano superiore, sovrasensibile, solo dopo essere riusciti a capire anche lo spirito dell'evoluzione dell'umanità, come ho detto.

Così, oggi, nella nostra cultura spirituale del presente, si vuole inserire una nuova conoscenza della vita spirituale, una conoscenza che vuole far ritrovare lo spirito all'umanità che vive in questo mondo materialista. In sostanza questo sentimento materialistico che oggi attraversa l'umanità è proprio ciò che ha reso l'uomo talmente estraneo, interiormente, alla vera visione spirituale, da non avere più il coraggio di tuffarsi in questa visione spirituale e da sentirsi rassicurato dal fatto che l'unica via verso lo spirituale sia quella della semplice confessione religiosa che poggia soltanto sulle parole stampate esteriormente nella Bibbia. Queste due cose: la semplice confessione religiosa e il materialismo della nostra epoca sono strettamente correlate. Infatti nei tempi in cui non c'era ancora il materialismo, non c'era nemmeno il caparbio gloriarsi della semplice confessione. E all'epoca in cui nacque il cristianesimo la dottrina del Cristo Gesù derivava da una visione spirituale altamente sviluppata, anche se conservata in vecchio stile. Questa antica visione spirituale non può essere quella dell'uomo moderno. L'uomo moderno deve conseguire la visione spirituale nel modo che ho cercato di descrivere. E chi conosce ciò che oggi vive nel profondo dell'anima e compenetra le persone, sebbene queste non ne abbiano piena coscienza, e che inconsciamente, a volte in modo patologico, si affaccia alla loro vita animica cosciente venendone percepito come un'inquietudine interiore, come una patologia dell'anima che però esse non riescono a spiegarsi, chi dunque conosce queste cose sa che questo qualcosa è l'anelito a questa nuova spiritualità. Veramente qui non si deve, per esempio, dire: “State attenti!” o affermare senza modestia che quella che presento qui come scienza dello spirito, come antroposofia, sia l'unica cosa che oggi debba succedere sulla via dello spirito. Quello che faccio qui è appunto un debole tentativo. E proprio chi, con modestia, fa un debole tentativo di questo tipo, ma lo fa sapendo che esso dipende dalle nostalgie più profonde dell'epoca, sa anche che da sempre più parti si leveranno coloro che faranno questo tentativo di recarsi sulle vie della visione spirituale e che annunceranno la possibilità di tornare ad elevarsi alla vita con l'uomo sovrasensibile nel mondo sovrasensibile.

Ma avete anche visto che quando io presento l'antroposofia, non posso risparmiare a nessuno un iniziale sentimento di una certa mancanza di comprensione, di una certa difficoltà di comprensione. Vedete anche che non è un oscuramento del chiaro pensare o un ottundimento del volere ad agire in modo pratico nella vita, ma anzi, è un incremento del pensare, un incremento del volere, a condurre a questi mondi spirituali. Al presente molti non ne hanno ancora il coraggio interiore. Perciò osservano questa antroposofia e dicono: “L'anelito è bello, sì, ma qui in base all'antroposofia ci viene detto di tutto e di più sugli sviluppi spirituali dell'umanità, perfino su fatti cosmici di natura spirituale”. E poi queste persone, osservando l'antroposofia così esteriormente, la definiscono una 'robaccia ingarbugliata' ecc., come poco tempo fa è stato definito qui a Stoccarda quanto l'antroposofia presenta come mondo reale di fatti sovrasensibili. Ma rimarrà sempre un oscuro presagio senza senso del mondo spirituale, se non succede che, proprio, direi, per mezzo di un chiaro pensare matematico e per mezzo di un volere luminoso, regolato dall'autoeducazione, invece di fare frasi fatte sul mondo spirituale, si traggono da questo mondo sovrasensibile dei dati di fatto reali. L'umanità moderna ha bisogno di questi dati di fatto.

Vi ho parlato di questa nostalgia. Da questa nostalgia, proprio nel corso del XIX secolo, si è sviluppata una vera caricatura della tensione al sovrasensibile. Si conosceva soltanto l'aspirazione materialistica, però proprio all'interno di questa aspirazione materialistica si è avuta la nostalgia dello spirito. Perciò ci si è dati ad una ricerca spirituale che riproduceva la ricerca materialistica nella vita, ci si è dati alla caricatura della ricerca spirituale, allo spiritismo, che non è altro che un cercare materiale di quel che non potrà mai essere materiale: dello spirito. Quel che nello spiritismo si presenta in modo patologico come caricatura della ricerca spirituale è, come vedete, ciò che deve essere cercato in modo sano, ma soltanto attraverso uno sviluppo chiaro di quanto è già predisposto nell'uomo, attraverso la scienza dello spirito ad orientamento antroposofico. Così la scienza dello spirito ad orientamento antroposofico nel senso migliore della parola si presenta come un tentativo (come ho detto, bisogna dirlo in tutta umiltà) di apportare, all'epoca di così ampie, vaste conoscenze scientifico-naturali esteriori, la conoscenza del mondo spirituale, dell'uomo sovrasensibile e della sua evoluzione. E soltanto quando queste conoscenze scientifico-naturali verranno completate dalla conoscenza della visione spirituale, l'uomo moderno avrà su se stesso una chiarezza corrispondente alla sua nostalgia più profonda. Perciò la scienza spirituale come la intendiamo noi deve anche scrollarsi di dosso tutti quei pregiudizi che vengono anche da qualche parte ben intenzionata.

Qui, per concludere, vorrei richiamare la vostra attenzione su una cosa. Perfino coloro che non vogliono respingere questa scienza spirituale se la prendono perché oggi si parla davanti a grandi masse di persone di quello che loro chiamano 'il mistero spirituale' e che essi vogliono custodire solo per ristretti circoli settari. Oh, si sa benissimo che presentare queste cose a grandi masse di persone oggi è un sacro dovere dell'epoca. Perciò non bisogna dar credito a rimproveri come questo, che è stato fatto recentemente: “È impossibile, – così suona questo rimprovero – parlare di cose cosmiche di fronte ad un pubblico di una grande città come fa il dottor Steiner; quello che qui manca è il maestro dell'arte spirituale, che allontana inesorabilmente dai suoi paraggi chiunque che non sappia tacere puntualmente; quello che manca è una dottrina che sappia distinguere realmente, e non solo a parole, fra profani e consacrati”. A questo rimprovero bisogna opporre il fatto che oggi siamo entrati in epoca democratica anche spiritualmente e che oggi è un peccato contro l'umanità voler fare questa distinzione fra profani e consacrati. Chi, grazie al suo destino, può penetrare nei mondi spirituali ha il dovere di parlare più diffusamente possibile al sano intelletto umano, in modo che questo sano intelletto umano ritrovi la via che lo conduce ai mondi spirituali.

Se questo è anche un dovere dell'epoca assolutamente in generale, un dovere nei confronti dei tutta l'umanità sulla Terra, tuttavia è anche un dovere particolare nell'ambito della regione nella quale viviamo adesso, nella regione centro-europea. Chi, come quello che vi sta parlando adesso, abbia approfondito per molti decenni anche quei primi inizi di una nuova conoscenza spirituale fatti nella vita spirituale tedesca (oggi ho fatto qualche riferimento a Lessing) quei primi inizi fatti da Lessing, Herder, Goethe, Schiller, dai filosofi tedeschi, sa che approfondendo questa vita spirituale, se la si approfondisce in modo da acquisire quelle forze di ricerca utilizzate da Goethe, da Schiller e dagli altri, sa che questa vita spirituale porta in linea retta a ciò di cui vi ho parlato oggi e l'altro ieri. E in Europa centrale non abbiamo bisogno di nient'altro, per superare la terribile evoluzione materialistica dell'ultimo periodo, che di tornare a riflettere su quello che, in fase iniziale, esiste già nella nostra grande epoca tedesca. Allora arriveremo in modo naturale a quella che qui viene chiamata 'scienza dello spirito ad orientamento antroposofico'. Perciò anche l'edificio che è stato pensato come università per questa scienza dello spirito, l'edificio di Dornach, proprio in quest'epoca in cui ovunque la natura tedesca è tanto poco apprezzata, ha potuto chiamarsi 'Goetheanum'. 'Goetheanum' come un simbolo del fatto che dal punto di vista dello spirito la natura tedesca come Goetheanismo vuole porsi audacemente davanti al mondo intero.

E so che non si fa nulla contro Goethe se, per riallacciarci a qualcosa di storico, chiamiamo 'goetheanismo' proprio il principio di pensiero e di visione dei quali abbiamo parlato oggi e l'altro ieri''. Per quanto ci si voglia detrarre esteriormente, per quanto oggi il mondo voglia anche avere il potere di portarci alla più amara crisi e nella più amara miseria esteriori, non può toglierci quanto è legato alle migliori forze tedesche, se solo noi ci vogliamo collegare a queste migliori forze tedesche. Ma allora, se lo si vuole, in quest'epoca oscura e triste si conserva da sé una speranza, proprio la speranza nel risveglio di una vita spirituale dell'umanità in una forma nuova, alla quale forse siamo chiamati proprio in tempi di gravissima crisi e profondissima miseria.

Si potrà portare avanti ciò che l'epoca materialistica ha introdotto nell'evoluzione più moderna dell'umanità, e allora ci si allontanerà sempre più dallo spirito, allora ci si legherà sempre più alla materia, oppure, oggi, ci si potrà ricordare dell'uomo sovrasensibile e lo si potrà sviluppare in se stessi. Allora si completerà con una vera visione spirituale quanto è progredito ad una altezza vertiginosa nella visione scientifico-naturale materialistica. E questa visione spirituale sarà come l'anima della concezione del mondo naturale esteriore. Queste due vie: soffermarsi nella conoscenza materiale e spingere l'umanità più oltre nel caos e nella miseria, oppure tirar fuori dall'uomo sovrasensibile e dal mondo sovrasensibile la più vera, la più profonda natura umana - all'evoluzione dell'umanità oggi si aprono queste due vie. Una, la via materialistica, oh, si mostra in ciò che getta in superficie come un'onda. Qui la scienza esteriore vede veramente in modo inesatto, seguendo solo la logica intellettuale esteriore, non riesce a raccapezzarsi con la logica interiore dei dati di fatto. Voglio solo presentarvi uno di questi dati di fatto.

Adesso, nel nostro presente, abbiamo una concezione filosofica partorita proprio da vedute materialistiche. L'hanno sostenuta Avenarjus e Mach. È la concezione secondo la quale, in realtà, l'uomo non può introdurre nel suo mondo di esperienze nient'altro che quanto accoglie nell'ordinaria percezione sensoriale, nella coscienza ordinaria. Proprio questi due uomini che ho nominato hanno espresso in un modo filosoficamente geniale quello che è il principio materialistico. Si può seguire ciò che essi hanno devotamente espresso, e allora di fronte a quel che l'intelletto di queste persone ha fatto si può provare un grande rispetto. E se si rimane nella concezione ordinaria, si accettano appunto filosofi come Avenarjus e Mach come singoli fenomeni filosofici. Se non si rimane in questa visione ordinaria, se si vengono a conoscere gli impulsi interiori di queste concezioni del mondo, oh, allora si vede, allora bisogna spostare lo sguardo da queste concezioni del mondo a ciò che esse, misteriosamente, provocano nella vita. E allora si giunge a quello strano nesso che qui c'è fra queste concezioni del mondo e ciò che incombe come un fenomeno di decadenza dell'attuale cultura europea da est, dalla Russia, dal bolscevismo. Allora si riconosce che il bolscevismo nella vita pratica è la conseguenza ultima di questa concezione del mondo. Il che è anche confermato dal fatto che la filosofia di Avenarjus e Mach è la filosofia di stato dei bolscevichi. Vedete, questi nessi oggi li conosce soltanto chi penetra nello spirito delle cose, chi è in grado di non curarsi delle opinioni di partito che vengono strillate al giorno d'oggi. Le opinioni di partito del giorno d'oggi gettano nella polvere proprio tutto ciò oggi va detto per il risanamento dell'umanità. Questa logica dei fatti, di cui vi ho parlato adesso, per l'uomo d'oggi è più importante di tutta la logica almanaccata, sofistica che sicuramente non allontanerà mai e poi mai un bolscevismo da Avenarjus e da Mach. E se volete capire da dove originano le azioni che oggi devastano la civiltà all'interno del mondo civile, guardate le filosofie degli ultimi decenni, le filosofie della seconda metà del secolo XIX e fino all'inizio del secolo XX, e troverete ancora più confermato il fatto che oggi ci troviamo di fronte a due vie: una via che porta avanti il modo di vedere materialistico, anche se viene ancora tanto affinato dal punto di vista logico come in Avenarjus e in Mach, e poi la via che è stata caratterizzata qui e che vuole ricondurre allo spirito. Se da adesso in poi continuassimo a percorrere la prima via, riverseremmo sulla vita spirituale europea una meccanizzazione dello spirito, una vegetalizzazione delle anime e una animalizzazione dei corpi. Ma questo è anche ciò che oggi minaccia l'essere umano. Se gli uomini si compenetrano fino in fondo dell'occidentale meccanizzazione dello spirito, allora a questa occidentale meccanizzazione dello spirito si allaccerà l'animalizzazione orientale, cioè il sorgere di rivendicazioni sociali in pura forma di istinti animaleschi e di istinti sfrenati. Le due cose sono correlate. Nel mezzo sta la vegetalizzazione, cioè il torpore della vita dell'anima, che non vuole svegliarsi percorrendo la via dello spirito. Questa è una prospettiva che esiste. L'umanità dovrà decidere se vuole entrare in questa prospettiva di meccanizzazione dello spirito, di vegetalizzazione dell'anima e di animalizzazione del corpo, o se vuole percorrere l'altra via. Nella crisi e nella miseria potremo ben degnarci di percorrere l'altra via. E quest'altra via, la via dello spirito, non potrà esserci sbarrata neanche se gli altri hanno il potere. Dobbiamo solo volerla percorrere. Dobbiamo solo voler lasciar sgombro il nostro spirito dalla schiavitù dei nostri corpi. Dovremo soltanto deciderci, grazie ai sentimenti e alle sensazioni che ricaviamo dalla consapevolezza dell'uomo sovrasensibile e del mondo sovrasensibile, a basarci su noi stessi per quanto riguarda l'animico-spirituale. Allora gli altri non potranno nuocerci. Allora forse si mostrerà ciò che vorrei esprimere così: purtroppo nel corso del XIX secolo in Europa centrale siamo arrivati al punto di imitare i popoli occidentali anche laddove la civiltà d'occidente non ne dava alcun motivo. Forse con la crisi e la miseria, proprio col potere che gli altri hanno su di noi, troveremo la via per non accettare ciò che purtroppo abbiamo accettato di nostra volontà imitandoli.

Adesso, che col loro potere vorranno mostrarci la meccanizzazione dello spirito, qui in questa antica Europa centrale che può riallacciarsi a grandi epoche, troviamo la forza, vogliamo trovare la forza di percorrere nel più profondo dell'uomo la via dello spirito. Allora eviteremo la meccanizzazione materialistica dello spirito e arriveremo a ciò che ho cercato di caratterizzare già all'inizio degli anni Novanta nella mia Filosofia della libertà[3]. Allora grazie allo spirito liberato arriveremo ad una reale visione del mondo spirituale. Allora, proprio attraverso lo spirito, troveremo la via che porta all'uguaglianza fra gli uomini. Perché non ci potrà mai più essere uguaglianza fra gli uomini solo nell'ordinamento economico. Ma se l'uomo è capace di concepire se stesso nella sua natura sovrasensibile in quanto essere spirituale dotato di anima, riuscirà anche a trovare il diritto che lo rende pari fra pari. Allora approfondirà la sua scienza; perché solo con ciò cui vi ho accennato oggi la medicina, la giurisprudenza, l'educazione potranno creare le loro giuste fonti. Allora dalla scienza non fluirà ciò che porta alla meccanizzazione dello spirito come è successo finora, ciò che porta alla disuguaglianza fra gli uomini, ma da ciò che lo spirito cerca per vie spirituali si arriverà alla piena libertà spirituale dell'uomo. Allora, da ciò che lo spirito cerca sulle vie dell'anima si arriverà all'uguaglianza fra uomini dotati di un'anima, e allora, quando l'uomo che si concepisce come sovrasensibile, come uomo spirituale che si pone amorevolmente di fronte agli altri uomini, allora, stando gli uomini in un rapporto amorevole gli uni con gli altri, nella consapevolezza di essere esseri spirituali, nella vita sociale, nella natura umana, accanto allo spirito liberato, accanto all'anima uguale degli altri, regnerà la vera fratellanza universale compenetrata di spirito, di anima!


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Note:

[1] Rudolf Steiner, "L’iniziazione - Come si conseguono conoscenze dei mondi superiori?" OO 10. Pubblicato con il titolo: Iniziazione ai mondi superiori Ed. Antroposofica, 2008. N.d.T.

[2] Rudolf Steiner, "La scienza occulta nelle sue linee generali" (1910) - OO 13 Ed. Antroposofica, 2009.

[3] Rudolf Steiner, "La filosofia della libertà" (1894) - OO 4 Ed. Antroposofica, 2011.

Trad. 12/2017