Stoccarda, 16 giugno 1919 |
Qui, in una serie di conferenze, ho cercato di spiegare in che senso attualmente ci si debba impegnare per una partizione dell'organismo sociale in un settore spirituale autogestito, in un settore giuridico su base democratica e in un settore economico autonomo. Quando l'idea e l'organizzazione pratica di questa concezione della tripartizione dell'organismo sociale cercò di inserirsi nell'attuale vita culturale e spirituale, essa venne spiegata a quelle persone delle quali si poteva supporre che, dagli eventi che parlavano con voce forte e chiara degli ultimi quattro-cinque anni e anche del nostro presente avessero imparato qualcosa, per il loro agire, a proposito dell'evoluzione umana. E in realtà si può pensare che, adesso, proprio da questi eventi dalla voce forte e chiara chiunque viva con l'anima veramente sveglia dovrebbe imparare qualcosa a proposito di una riconfigurazione di quanto riguarda il sociale.
Ovviamente, in realtà, colui che portava questo pensiero della tripartizione non poteva pensare che coloro che, sulla base di tutta la loro costituzione interiore (adesso nell'epoca moderna si usa chiamarla 'mentalità') vogliono attenersi a vecchi programmi, a vecchie opinioni di partito, si sarebbero senz'altro schierati a favore di questa idea della tripartizione dell'organismo sociale. Infatti, in realtà, che cos'è che bisogna avere dentro di sé per concepire questa idea come un'idea veramente tratta in modo pratico dalla vita del presente?
Ci si deve poter dire: gli eventi più terribili della catastrofe bellica hanno mostrato che le vecchie concezioni della vita economica hanno inserito questa vita economica in istituzioni esteriori che alla fine, dato che le singole istituzioni si sono congiunte nei grandi imperialismi statali, hanno necessariamente portato alla catastrofe mondiale. È stato per forza così, perché questa vita economica, in un certo senso, si è sviluppata in un modo tale per cui la si è lasciata, direi, alle sue stesse forze propulsive; si è omesso di avere dei pensieri economici veramente ampi, che avrebbero potuto estrinsecarsi attraverso le misure economiche.
Un uomo che attualmente deve occuparsi ufficialmente della riconfigurazione della vita economica al ministero, Wichard von Moellendorff, recentemente ha affermato di essere convinto che inevitabilmente, in qualsiasi circostanza, anche se la catastrofe bellica non ci fosse stata o non fosse andata com'è andata, la vita economica avrebbe necessariamente portato ad una crisi della peggior specie a danno dell'umanità e dei popoli, perché a questa vita economica mancavano pensieri-guida fecondi. E le forze che agivano nelle nazioni, nelle concezioni giuridiche dei popoli, si erano intimamente alleate a questa vita economica. Alla fine si era arrivati al punto che nelle concezioni giuridiche dei popoli si estrinsecavano ormai soltanto interessi economici. E abbiamo visto che alla fine nel 1914 i rapporti reciproci fra le nazioni sono confluiti in correnti così oscure che, in sostanza, nemmeno con la più sincera buona volontà alcun potere statale in realtà era in condizione di evitare la tragedia incombente.
Perciò sembra che, dal corso degli eventi che poi hanno portato all'impossibile, al proprio annientamento, ci sia molto da imparare per la vita economica, come anche per la vita statale, riguardo allo stimolo interiore che dice: se l'umanità vuole continuare a svilupparsi in modo proficuo, bisogna trovare pensieri nuovi, nuove forze di volontà; dei nuovi pensieri anche per la vita statale o giuridica. E tutta la vita statale e giuridica e tutta la vita economica non poggiano infine su quanto l'umanità è in grado di dispiegare in termini di forze spirituali, su quel che l'umanità è in grado di formare nelle generazioni in crescita, su quel che poi, in pensieri sensati, può intervenire nell'economia e nella vita giuridica? Non si può dunque anche dire che la vita spirituale mostra che si è realmente arrivati in un'epoca critica e che quest'epoca ci insegna che bisogna riflettere, che bisogna pensare ad un suo sviluppo proficuo e alla preparazione di nuove basi?
Nei tre settori principali della vita umana, nel settore economico, in quello della vita statale o giuridica e in quello della vita spirituale, è sorta la grande questione, la questione della catastrofe bellica e di quel che ne è conseguito, e in realtà ci sono dovuti essere degli uomini che avevano imparato dal corso degli eventi. Che con i vecchi pensieri, con le vecchie opinioni di partito, non si riesca a gestire la nuova fase evolutiva dell'umanità, in realtà dovrebbe proprio essere una convinzione di fondo dell'uomo moderno, proprio per il mondo oggettivo. Nelle conferenze che ho tenuto qui fino adesso ho parlato sulla base di questo modo di pensare, di questa convinzione. Nella conferenza di oggi e in quella di dopodomani vorrei aggiungere a quanto ho già detto qualche cosa che potrebbe servire come completamento di quanto detto finora: oggi dal lato più spirituale, dopodomani da quello più pratico, entrando nei dettagli.
È capitata una cosa straordinariamente istruttiva riguardo alla convinzione e al modo di pensare appunto espressi. È capitato che si è realizzata quella che vorrei caratterizzare come una strana lega, una specie di coalizione fra l'estrema destra e l'estrema sinistra. In merito a chi si oppone ai pensieri fondamentali che abbiamo presentato in questa sede sull'organismo sociale tripartito, oggi marciano insieme in totale unisono spartachisti, indipendenti, socialisti di maggioranza, il partito borghese e i reazionari estremi. Sembrerebbe quasi che non ci sarebbe potuta essere occasione migliore per far confluire insieme nello stesso modo di pensare gli spartachisti e i borghesi e i reazionari. Dunque c'è questa stranezza: che in sostanza, almeno per la forma, per il modo di pensare, regni la più soave armonia da destra a sinistra. Dall'estrema sinistra, molto recentemente, abbiamo ricevuto il seguente giudizio su quanto è stato detto qui in queste conferenze. Abbiamo sentito dire che le persone erano d'accordo, che erano assolutamente d'accordo con la mia critica dell'ordinamento economico invalso finora, che erano anche assolutamente d'accordo con la tripartizione dell'organismo sociale, che erano perfino dell'avviso che questa tripartizione debba essere realizzata, ma – ora segue il resto: essi mobiliteranno tutte le forze per combattere fino all'ultimo sangue contro ciò che diciamo qui come critica della forma economica invalsa fino ad oggi e sull'organismo tripartito. Cose bizzarre – ci si dichiara d'accordo con la cosa, e al tempo stesso si dichiara di volerla combattere all'ultimo sangue! Discorsi simili si possono sentire anche all'estrema destra. Dunque forse non ci sarebbe potuta essere occasione migliore per riunire quelli che, che per un buco o per l'altro delle vecchie concezioni, sono voluti venire a combattere contro quel che appunto non vuole scendere a compromessi con le vecchie concezioni e non lo farà.
Oggi, per introdurre quanto dirò dopodomani in modo pratico nel dettaglio, vorrei accennare ad un aspetto del movimento sociale moderno che in realtà viene sempre misconosciuto e che è stato preso in considerazione proprio nell'adozione, nella previsione, dell'idea e della pratica dell'organismo tripartito. Oggi vorrei proprio toccare un certo aspetto della base spirituale dell'attuale evoluzione umana, perché non posso che essere dell'idea che questa base spirituale sia estremamente importante e che i malintesi che sorgono in merito a quel che oggi si può e si deve volere dal punto di vista sociale poggino proprio sul fatto che non si tiene conto di questa base spirituale.
E anche per un altro motivo è necessario, urgentemente necessario, porre su una base spirituale un movimento che oggi vuole essere solamente economico o al massimo anche politico. Chi non segua solo in superficie gli eventi attuali nel modo in cui oggi avvengono, ma cerchi di capire a fondo quel che in realtà oggi avviene in profondità nell'evoluzione dei popoli, oggi in fondo deve dirsi: la potente, terribile, spaventosa guerra armata che è avvenuta certamente è solo la cresta di un'onda emersa da qualcosa che si trova negli abissi più profondi della natura umana del presente, come un'interiore irrequietezza di questa natura umana, in quasi tutto il mondo. In tutti gli anni fin dallo scoppio di questa guerra mondiale, i fatti manifestavano che i popoli dei continenti aderivano sempre più a quel che in realtà sta succedendo, che vi aderivano in modo che, a volte, in realtà veramente non si sapeva perché, o in modo tale per cui i motivi che essi adducevano per questa loro adesione davano un'impressione di grande incertezza. Se ne poteva ricavare che in questa guerra mondiale c'era qualcosa di elementare, qualcosa che sgorgava dalle profondità dell'essere umano per riversarsi in tutta la Terra. E mi pare che l'occasione di conoscere realmente quel che in realtà avviene nelle profondità dell'umanità, la si abbia proprio in Europa centrale, in questa Europa centrale che infine si trova incastrata fra l'intero Oriente e l'intero Occidente.
Questo ci spinge a chiederci: Che cosa c'è, in realtà, alla base di tutto questo? E si dovrebbe trovare comprensibile che per capire cose del genere bisogna basarsi su una certa visione interiore dei rapporti, su una certa comprensione dei fatti conforme all'esperienza, che per capire queste cose bisogna avere una certa visione istintiva, intuitiva. Perciò si dovrebbe trovare comprensione se si richiama l'attenzione su ciò che risulta da una simile visione in modo, per così dire, che le persone sbattano la testa su quel che succede. Interpretando gli stati d'animo derivati dalla guerra mondiale attraverso l'Europa centrale verso est, verso la Russia, verso l'Asia, e gli stati d'animo verso ovest, fino in America, non si dirà troppo, se si dice che si sta propagando nell'umanità solo quell'elementare inquietudine che prima di tutto si è manifestata in modo spaventoso nella guerra mondiale. Questa è stata, come hanno detto in molti, la guerra armata più tremenda che ci sia mai stata da quando si parla di storia. E questa guerra armata è stata condotta da una gran parte dell'umanità attuale con mezzi soprattutto fisici. Ma da quel che questa guerra armata ha provocato si vede procedere, sorgere, qualcosa che l'umanità capirà essere altrettanto importante, altrettanto decisivo e di cui in realtà adesso siamo soltanto agli inizi.
Se questa, che abbiamo vissuto, è stata la più spaventosa guerra armata, vivremo (tutti i segni presenti nello stato d'animo dei popoli lo mostrano) vivremo anche la più grande guerra spirituale, la più grande, la più spaventosa contrapposizione spirituale fra l'Oriente e l'Occidente. Siamo all'inizio di grandi, vaste lotte spirituali dell'umanità.
E quel che sta avvenendo nelle rivendicazioni sociali a sua volta sembra solo essere l'onda spinta in superficie di una guerra spirituale umana. In questa guerra spirituale umana dovranno ben inserirsi anche gli stessi contemporanei che oggi hanno già raggiunto un'età rispettabile. Ma in questa guerra spirituale che abbraccia l'umanità si dovranno inserire specialmente le giovani generazioni. E da quel che potremo dire a queste giovani generazioni di ciò che impariamo dagli eventi, da questo dipenderà molto, davvero molto, per la configurazione dell'evoluzione umana nel futuro.
Quel che deve arrivare si annuncia oggi con qualcosa che esteriormente è connesso alle cose, cioè: mezza India, più di mezza India, è mezza morta di fame, e dall'India affamata migliaia e migliaia di anime gridano: “Libertà dall'Inghilterra!” Questo non va giudicato solo da quei punti di vista politici ai quali oggi di solito si è abituati, ma deve essere giudicato da forze che vanno oltre, da forze decisive che agiscono nell'evoluzione dell'umanità. Infatti quel che vive in Oriente è totalmente saturo dell'eredità, del patrimonio di un'antichissima vita spirituale, solo che è andata in decadenza. Il patrimonio ereditato dell'antichissima vita spirituale orientale, espresso dalle azioni degli uomini, si contrapporrà all'impegno spirituale dell'Occidente, fino in America, e si dovrà stare a vedere se quelle forze della popolazione anglo-americana che per la sua tenacia, per una generosa comprensione dei propri interessi di popolo egoistici, l'hanno spuntata con l'Europa centrale nel modo che sappiamo, bisogna vedere se la spunteranno anche con l'Asia, quando potenze del tutto diverse da quelle che l'Occidente finora ha sentito parlare parleranno con la voce della fame dell'India.
Questo non è che un accenno a quel che oggi vive nell'atmosfera culturale della Terra. E dato che esso vive dentro di noi, oggi non basta giudicare quel che succede nella realtà basandosi sui concetti politici ed economici addotti. Perciò è necessario che gli stimoli per un'ulteriore evoluzione dei rapporti umani vengano tratti da una comprensione spirituale di ciò che oggi avviene nei diversi stati d'animo degli uomini su tutta la Terra. Oggi non si può guardare solo come vadano le cose al proletariato della Russia o dell'Europa centrale o dell'Entente, anche se ovviamente per noi queste sono le questioni più vicine.
Oggi non si può nemmeno limitarsi a star lì a guardare che certe persone vogliono continuare a rimanere sedute sui propri sacchi di soldi. Oggi, se non si vuole assistere agli eventi più importanti dormendo, bisogna vedere che sostanzialmente nelle forze sociali del presente collabora quel che in realtà l'Oriente ancora mezzo addormentato riverserà nel mondo. In sostanza basta dire solo un paio di parole, ma se si prenderanno queste poche parole con tutto il peso che hanno per l'evoluzione spirituale dell'umanità, in queste due parole si sentirà qualcosa che ha voce in capitolo nella riconfigurazione dell'evoluzione umana.
L'Oriente, l'Oriente istruito (se possiamo usare quest'espressione occidentale per l'Oriente), l'Oriente ha vissuto per millenni e in sostanza fino a oggi, certo, oggi proprio nei suoi rappresentanti più brillanti, con la concezione che la realtà, la vera realtà, non sia altro che quello l'essere umano può sperimentare nella propria interiorità animicamente e spiritualmente, quello che sorge nell'interiorità dell'uomo quale interiore contenuto dell'anima, quello che può colmare l'uomo in modo che, da questo contenuto animico interiore, egli tragga la sua vera coscienza umana. Questa per l'Oriente (come ho detto, per l'Oriente colto) è la vera realtà. E il mondo esteriore, fisico-sensibile, il mondo nel quale lavoriamo, il mondo nel quale c'è un terreno per il nostro lavoro, nel quale noi per il nostro lavoro immettiamo i mezzi di produzione, questo mondo per l'orientale è maya, la grande apparenza, ciò che non è reale e che vive come un satellite della vera realtà animico-spirituale, che sorge solo nell'interiorità. L'orientale è tutt'uno con questa concezione. Con essa egli vive nella sua comunità sociale. Questa concezione lo empie sempre, sia quando si raccoglie in solitudine per fare le sue osservazioni, sia quando pone mano in modo orientale a quel che fa nel mondo fisico per i suoi fratelli umani. È una cosa della quale bisogna tener conto, se si vuole realmente vedere quel mondo che ci viene incontro negli esseri umani che abitano ad est rispetto a noi, perché in sostanza già in Russia comincia ad essere così come ho appunto caratterizzato. Raggiunge solo il culmine, l'apice, procedendo oltre verso est.
A ciò si contrappone una costituzione umana totalmente diversa, una vita interiore totalmente diversa, che vediamo attraversando il Reno verso ovest, soprattutto se guardiamo al mondo anglo-americano. Si contrappone tutto quello che in realtà è il modo di pensare, la costituzione della vita dell'anima dell'Occidente, alla quale infine ha sempre più partecipato anche il carattere fondamentale delle persone dell'Europa centrale e che, qui, raggiunge il suo apice nel modo di pensare e nella costituzione animica degli attuali socialisti, in sostanza dei socialisti di ogni colore.
Considerando l'uomo occidentale e ora anche l'uomo del centro Europa come abbiamo considerato l'uomo orientale, si può sempre, continuamente trovare una cosa. Si può caratterizzare quel che vi sta alla base pensandolo nel modo in cui è venuto ad espressione nel modo più chiaro ed estremo, pensandolo proprio nel moderno modo di pensare socialista. Qui ora non domina più come una concezione teorica, bensì come un sentimento di fondo dell'anima, il pensiero che la sola e unica realtà sia quella che ci circonda nel mondo fisico-sensibile, quella che afferriamo quando lavoriamo nel mondo fisico per i nostri consimili. Quella che si esprime nel terreno sul quale lavoriamo, quella che si esprime nei mezzi di produzione coi quali lavoriamo, è l'unica realtà, e ciò che nelle anime umane si presenta quale diritto, quale morale, quale arte, quale scienza, in breve quale vita spirituale, è solo un risultato, quasi un fumo, di questa unica realtà fisico-sensibile; è, com'è fermamente convinto ogni pensatore socialista, ideologia. L'ideologia vista interiormente è esattamente quella che per l'orientale è maya. L'orientale dice: il fisico-sensibile, il mondo fisico intorno a noi, l'esistenza materiale, è maya, è un'ideologia, e la realtà è solo e soltanto ciò che sorge interiormente nell'anima. E l'occidentale dice: “La realtà è solo quello che ci circonda esteriormente in modo sensibile, quello che c'è nella vita economica, e una ideologia, una maya, è ciò che sorge interiormente nell'anima”. Sapendo come, in realtà, una tale atmosfera di fondo dell'anima renda l'uomo, come lo inserisca nella vita, vedremo nell'atmosfera creatasi in seno all'umanità della Terra questa grande, potente contrapposizione, appunto caratterizzata. E questa contrapposizione ha una gigantesca forza d'urto storica. Da questa contrapposizione non si svilupperà solo una lotta fra popoli, non solo una lotta fra razze, si svilupperà una lotta dell'umanità nella quale ci troveremo noi e i nostri discendenti. Chi non possa che vedere in quel che adesso è presente nello stato d'animo degli uomini la preparazione a questa guerra dell'umanità non potrà fare a meno, rispetto alle idee e alle forze che sono necessarie per una concezione sociale del mondo, di lasciarsi fecondare da ciò che succede realmente nell'umanità attuale, e che a adesso possiamo ancora capire così, per così dire, in un paio di pensieri astratti, ma che diventerà realtà, che si trasformerà in forze di guerra, però di forma diversa da quella che avevano le forze di guerra fisica della guerra con le armi, ma in forze di guerra che stimoleranno la forza interiore, la resistenza interiore dell'uomo in una misura ancora maggiore di quanto abbia fatto la guerra già combattuta con le armi.
E ancora: soffermandosi di più sugli stati d'animo dei quali vi ho appunto parlato in pensieri più o meno astratti, ma intesi in senso molto reale, si trova uno strano parallelismo. Volgendoci a Oriente, oggi giustamente ci chiediamo: Che cosa ne è stato dunque di quello stato d'animo che nel mondo orientale nei tempi antichi (chi conosce queste cose lo sa) ha creato quell'elevatissimo patrimonio spirituale, che cosa dunque ne è stato, per l'attuale umanità istruita, di tutto ciò? L'uomo orientale è sprofondato in una esaltazione mistica oscura, in una mezza sonnolenza umana, e quel che in passato, sotto l'influenza del pensiero «Ciò che è sensibile è maya, ciò che è animico interiore è realtà, realtà divina», ha dato all'orientale forza e vigore, oggi gli dà debolezza, lo rende fatalista, fa di lui uno che si rassegna, privo di volontà, al destino cosmico. Questo è il frutto di una vita spirituale che, di fatto, era orientata all'animico spirituale umano. Aggiungendo una descrizione della controimmagine corrispondente dell'Occidente, adesso per molte persone si dice – lo so benissimo – qualcosa di altamente, altamente sgradevole, qualcosa che provoca forte avversione. Ma spesso ho già detto: oggi non viviamo nell'epoca della piccola resa dei conti, ma nell'epoca della grande resa dei conti, e non bisogna arretrare spaventati quando si tratta di dire alla gente la verità. Abbiamo visto che, in una certa evoluzione superiore, quel che si è andato preparando per secoli in occidente ha trovato una specifica espressione estremamente caratteristica proprio nel socialismo moderno. Nel corso dell'evoluzione occidentale a poco a poco si è formato quello stato d'animo del genere umano che in realtà vede nel mondo fisico-sensibile della vita economica l'unica realtà. E i gruppi che erano alla guida, e che lo sono stati finora, sentivano che il mondo fisico-sensibile e i suoi fattori economici materiali sono l'unica realtà, che il resto, quel che sorge nell'anima, è maya, ideologia. Il socialismo ha solo espresso quel che gli altri sentivano, ma che non avevano il coraggio di dire. Nel socialismo è venuto fuori solo che tutto il mondo del diritto, della morale, dell'arte, della scienza, tutto ciò che si chiama vita spirituale umana per la moderna umanità occidentale è una ideologia, è maya. Come si è arrivati a questo apice in questa concezione fondamentalmente occidentale?
Ci si è arrivati per il fatto che all'interno della vita economica moderna si è andato sempre più formando quello che viene indicato come capitalismo privato moderno. Questo capitalismo privato moderno ha suscitato nella vita economica quello stato d'animo che alla fine, in sostanza, ha trasformato tutta la nostra società in una specie di società della professione retribuita. Un pezzo alla volta, nel corso degli ultimi secoli, abbiamo visto come da precedenti stati economici sono risultati quelli attuali. Nei secoli passati c'era, anche se al giorno d'oggi le persone lo ignorano, c'era, in un grado molto più alto di quello di oggi, un reale interesse per le istituzioni e per i prodotti dell'ambiente, per tutto ciò che viveva nel diritto e nell'economia. C'era un reale interesse molto più profondo di quello di oggi. Possedere questo o quell'oggetto perché aveva questa o quella forma, perché aveva questa o quell'origine, perché aveva questa o quella firma, in passato era un interesse umano molto più forte di quanto lo sia oggi, ché questo reale interesse umano per le istituzioni esteriori è spesso offuscato e oscurato, perché tutto il proprio tenore di vita si basa su quanto si acquisisce nella lotta della concorrenza nella vita, esclusivamente secondo il denaro, il capitale. Separato dall'ammirazione della bellezza di quel che gli uomini producono, strappato dal valore che qualcosa ha semplicemente perché un uomo lo ha fatto, oggi l'interesse di un gran numero di persone si attacca al fatto di poter vedere nel loro bilancio di fine anno se sono in un rapporto di bilancio attivo con l'ambiente che le circonda. L'ho detto in modo estremo, ma questa è la segnatura economica caratteristica del presente. E questa segnatura economica ha provocato anche dell'altro in rapporto alla concezione del lavoro umano.
Tornando indietro anche solo di poco, vediamo che fino a poco tempo fa le persone, in un certo senso, facevano concrescere il proprio lavoro coi loro prodotti. Se ne ha un sentimento quando si va in qualche museo, di fronte alle antiche maniglie, di fronte alle antiche serrature, perfino di fronte agli antichi stivali, si nota sulle cose che il lavoro umano è fluito in esse. Oggi il lavoro umano è separato dai prodotti; perciò la gran parte dei prodotti con cui le persone si divertono sono anch'essi così orrendi. Oggi il lavoro umano è qualcosa che ha valore di mercato solo per il fatto che viene remunerato con una certa cifra. Oggi il lavoro umano è ciò che, prima di tutto, viene calcolato in base ai valori di mercato. E così l'uomo, riguardo all'amministrazione dei beni, alla gestione concorrenziale capitalistica dei beni e in riguardo al suo rapporto di lavoro con le sue prestazioni, si è separato dal mondo. Sta in un certo senso accanto alla macchina, schiacciato nel capitalismo che prosciuga l'anima dell'epoca moderna, senza nessi con la realtà esterna che vede nel suo ambiente, che non può negare, e che per lui è perfino divenuta l'unica realtà. E non riesce a credere che ciò che sorge nella sua interiorità, l'animico-spirituale, strappato via dalla natura e dall'ordinamento economico, sia qualcosa di diverso dalla maya, dall'ideologia.
Questo è stato fatto dall'ordinamento economico moderno. A questo ordinamento economico moderno si è adattato il proletariato moderno, vi è stato spinto dentro, soprattutto nel corso degli ultimi tre o quattro secoli, gradualmente, vi è stato spinto dentro fino al grado in cui vi è dentro oggi. Questa separazione dalla realtà esterna nell'evoluzione umana dell'epoca moderna ha raggiunto un culmine. Si potrebbe provare nel dettaglio che a poco a poco l'essere umano, diciamo, si è estraniato da se stesso. Vedete, al giorno d'oggi si può parlare a innumerevoli membri del proletariato (se si ha imparato a pensare e a sentire con il proletariato, dalle loro labbra si sente anche dire cos'è che li spinge di più) ma allora spesso si sente dire: “Prima di tutto non è possibile che lavoriamo tutto il giorno, che lavoriamo con le mani, e che intanto la nostra anima rimanga vuota, perché la sera torniamo a casa stanchi e non possiamo far altro che cadere lunghi distesi e buttarci a letto. Vogliamo un tempo di lavoro adeguato”. E da quel che si è fatto del tempo lavorativo delle persone negli ultimi secoli (adesso va già meglio), nasce la richiesta del giorno lavorativo di 8 ore: 6 x 8 = 48 ore a settimana. Questo è quel che oggi i lavoratori vogliono ottenere. Ed ecco quel che si dice: “Sì, certo, si vuole ottenere una cosa del genere, l'umanità deve andare avanti, ma nell'antichità le cose andavano ancora peggio. Nei tempi antichi gli uomini dovevano lavorare ancora di più, erano ancora bestie da soma ancora più di adesso”. Ora vi racconto cosa diceva un decreto di re Ferdinando I d'Austria, del 1550. Questo decreto dice: “Ogni lavoratore deve (e vi prego di prestare attenzione speciale a queste parole), ogni lavoratore deve, come da sempre, lavorare per mezzo turno, cioè quattro ore, ogni mattina e ogni pomeriggio, ad eccezione della domenica e del sabato pomeriggio”. In tal modo in un anno risultano 1550 5x8 ore (mezzo turno di mattina e mezzo turno di pomeriggio ciascuno di 4 ore) fa 40 ore, ancora mezzo turno di 4 ore il sabato, fa un totale di 44 ore la settimana, in un anno 1550. E di queste 44 ore alla settimana viene detto: Ogni lavoratore deve lavorare “come da sempre”.
L'epoca moderna, col progresso umano, non ci ha portato solo qualcosa di cui rallegrarsi tanto; l'epoca moderna ci ha anche portati a dover riconquistare quel che una volta c'era già. Penso che queste cose debbano far pensare! E sotto l'influsso di queste cose, precisamente sotto l'influsso dell'impegno a risucchiare quanto più possibile dal lavoro, è nato questo attaccamento dell'uomo d'occidente alla realtà fisico-sensibile come unica realtà. Da qui è sorto il sentimento che l'animico-spirituale sia maya, che sia ideologia. Ma ne è anche derivato l'inserimento del proletariato moderno nella mera vita economica. E così si è prodotto il grande errore del proletariato moderno. Questo proletariato moderno era stato intessuto dalle cerchie dominanti nella vita economica. E ha dovuto dirsi: “In questa vita economica si prosciuga l'anima, in questa vita economica lo spirito è solo fumo, maya. Dobbiamo avere un'altra vita economica. Dobbiamo trasformare la vita economica. Dalla trasformazione della vita economica proverrà una vita spirituale che non sia più una vita spirituale di classe, ma che sia una vita spirituale universalmente umana”. Non fa più meraviglia che il proletariato moderno sia caduto in questo errore, perché era totalmente inserito nella vita economica. Quel che aveva era stato partorito dalla mera vita economica. Per il proletariato l'altro mondo era una maya, era un'ideologia. In quanto proletariato, non poteva far altro che credere che la sola vita economica a lui nota dovesse soltanto essere trasformata. E che poi anche tutto il resto sarebbe venuto da sé. Invece (cosa che in un primo momento non poteva affatto succedere, che poteva provenire solo dagli insegnamenti della sanguinosa guerra mondiale), invece di dirsi: “La colpa della nostra situazione sta nel fatto che noi siamo inseriti solo ed esclusivamente nella vita economica, che questa vita economica ha reso dipendente da sé la vita spirituale, perciò in futuro la vita spirituale non dovrà più essere dipendente dalla vita economica, dovrà essere posta liberamente su se stessa” invece di trarre queste conclusioni estreme, il proletariato ne ha tratto l'altra: “Una vita economica diversa sarà sufficiente, produrrà già una vita spirituale diversa”.
Oggi ci troviamo al grande punto di svolta in cui o il proletariato provocherà la sua stessa disgrazia, se rimarrà soltanto nella vita economica e vorrà limitarsi a trasformare soltanto questa, oppure che dovrà capire quello che le altre persone dovrebbero capire insieme a lui, e cioè che la vita spirituale, come viene progettata dall'organismo sociale tripartito, deve essere separata dallo Stato e dalla vita economica, in modo da venirne liberata e da essere posta sulle proprie gambe, nella sua stessa auto-gestione.
E cosa ne è stato? Grazie a questi influssi che ho appunto caratterizzato, che cosa ne è stato di questa fede occidentale nel fatto che l'animico-spirituale sia maya, che sia ideologia, e che la vita economica esteriore sia realtà? Ne è stato quel che poi ha trovato geniale espressione nel marxismo, perché le genialità si contraddistinguono anche per il fatto di non produrre solo le massime conquiste positive dell'umanità, ma anche i più grandi errori.
La concezione è diventata questa: “Dato che con lo spirito, con i pensieri, con ciò che si organizza ideologicamente di sicuro non si possono fare incantesimi nella realtà – perché solo gli spiritisti credono che basti solo avere un pensiero per far muovere le macchine – dato che non si può lavorare, che non si possono produrre prodotti fisici con i pensieri, non si può nemmeno dominare la vita economica coi pensieri. Quindi la vita economica va avanti da sola grazie a se stessa. E se questa è l'unica realtà, allora deve anche produrre da sé quel che deve essere raggiunto per l'umanità”. Da cui la dottrina marxista – anche se non la troviamo in Marx, perché Marx non era un 'marxista', come ha detto egli stesso, alla stessa stregua di molti dei suoi seguaci – la dottrina secondo la quale al massimo gli uomini possono promuovere quel che viene causato dal processo della produzione, dal processo materiale economico, dalle istituzioni esteriori stesse, ma che in realtà tutto il reale progresso si compie da sé, indipendentemente dall'uomo, attraverso le forze e i fattori economici. Questo si è condensato nel fatalismo occidentale, nella fede nel fatto che la realtà esterna agirà anche senza gli uomini. Per esempio i capitalisti concentreranno sempre più i mezzi di produzione, avviene una concentrazione dei mezzi di produzione, e quando questi saranno abbastanza concentrati, fluiranno da sé nella nuova socializzazione. L'esproprio degli espropriatori si compirà da sé.
Fede fatalistica, lotta, come contro un'utopia, contro tutto ciò che ha la coscienza e la convinzione che sia l'uomo a fare la storia, che quel che deve diventare azione debba prima di tutto vivere nei pensieri dell'uomo. Il dormiveglia dell'orientale con la sua antichissima vita spirituale scorre parallelo al diventare fatalista della maggioranza occidentale con la sua fede che le condizioni economiche faranno da sé, che si debba solo stare a veder come si compie l'evoluzione.
Non si vede forse chiaramente che ci troviamo ad un grande punto di svolta dell'evoluzione umana? Fatalismo a oriente – Fatalismo negli uomini più progrediti dell'occidente. Fatalismo qui, fatalismo là. Deve sbocciare qualcosa di nuovo, da quello che entrambe le parti concepiscono in decadenza.
Come si può diffondere la fede nell'ulteriore progresso dell'umanità, se non si è in condizione di credere che da questo fatalismo di entrambe le parti possa risultare qualcosa che porti nuovi impulsi, nuove forze evolutive per l'umanità? Da questa fiducia sono sorte le idee per l'organismo sociale tripartito. Da questa fiducia, da questa fiducia nel progresso e nell'evoluzione dell'umanità viene l'osservazione del mondo sotto due punti di vista: Come ci si rapporta alle istituzioni moderne, soprattutto a quelle della vita economica? Come ci si rapporta alla vita spirituale moderna, in modo che essa non continui ad essere un'appendice della vita economica e della vita statale, ma che diventi un libero impulso nell'edificio evolutivo dell'umanità?
All'inizio degli anni Novanta credevo che il mondo, già sulla base di quel che stava succedendo allora, avrebbe capito l'impulso a far riferimento alle profondità della natura umana, dalle quali a poco a poco si può sviluppare una vita spirituale nuova, liberata. E ho cercato di dare espressione a questo credo nella mia Filosofia della libertà pubblicata per la prima volta nel 1894. Questa Filosofia della libertà non la feci ristampare, nonostante fosse esaurita da parecchio tempo, perché vedevo che per i pensieri che ci sono in questa Filosofia della libertà, soprattutto nei decenni che hanno preceduto la catastrofe bellica, non c'era alcuna condiscendenza. Soprattutto non c'era alcuna condiscendenza in Europa, dove continuamente se ne diceva: “Abbiamo bisogno del Sole”, ma dove, con queste parole, non si voleva includere la nostalgia di un Sole spirituale. E solo quando fu possibile credere che dagli insegnamenti della terribile catastrofe della guerra mondiale le persone potessero nuovamente avere comprensione per la libertà dello spirito, soltanto allora mi sentii spinto a fornire la nuova edizione della mia Filosofia della libertà, quella che c'è adesso. Infatti, in quel che si esprimeva, che continuava sempre ad esprimersi dalle profondità incoscienti, non coscienti della natura umana dell'epoca moderna, e specialmente in quel che si esprime nelle cose che il proletariato moderno sente adesso, anche se non riesce ad esprimerlo in modo consapevole perché gli è stata sottratta la formazione per riuscire a farlo, in questo ci sono tre cose. C'è l'oscuro sentimento: “Le istituzioni esteriori della vita giuridica e della vita economica hanno assunto una forma per cui io in quanto uomo sono talmente incastrato da essere solo impedito, e in sostanza non ha senso alcuno parlare di libero volere sul moderno mercato della concorrenza, nel quale ognuno deve acquistare o in modo capitalistico o per mezzo del salario, e sono spariti tutti i nessi fra ciò che l'uomo deve fare, cioè il suo lavoro, e quello che poi è il prodotto”. Qui non vive il sentimento: “Io sono in connessione col mondo in un modo tale per cui la mia volontà è libera”. Inibizione della volontà, ecco quello che si sentiva. E poi, quando si osservava il proprio rapporto con gli altri: “Sembra di essere arrivati al culmine nella lotta della concorrenza capitalistica moderna, nei lavori forzati dell'epoca moderna del contratto salariale, sembra essere arrivato al culmine quello che si può chiamare lo svanire della fiducia fra uomo e uomo. Al posto dell'impulso sociale che c'era prima, che aveva una forma vecchia, ma che comunque c'era, sono subentrati i peggiori impulsi antisociali che alla fine si sono congiunti nell'incomprensione delle classi umane moderne, che alla fine hanno scavato quell'abisso fra il proletariato e il non-proletariato che in epoca moderna è così difficile da superare”. Questo ha suscitato la seconda specie di esperienze interiori dell'uomo nell'epoca moderna: il soffocamento in rapporto al sentimento del diritto. E a questo si si è aggiunta una terza cosa, che ho già spiegato all'inizio della mia esposizione odierna: si vedevano le persone scambiarsi i loro beni economici, li si vedeva inscrivere ciò che nello scambio di questi beni economici viveva sul lato destro e quello sinistro dei libri. Ma si vedeva che lo stesso signor von Moellendorff ha dovuto ammettere che non si vedevano pensieri, in queste istituzioni della vita economica. Terza esperienza dell'anima: per così dire il pensiero vedeva tutto nero, quando si guardava in quel turbinio caotico dei mercati moderni, nei quali in realtà l'unica cosa reale per gli uomini era ciò che veniva acquistato in senso capitalistico. Queste sono state le tre esperienze dell'epoca moderna: intralcio della libera volontà, perché non c'era niente in cui potesse dispiegarsi la libera volontà; totale soffocamento del sentimento del diritto e oscuramento del pensiero di fronte alle istituzioni esteriori della vita giuridica e di quella economica.
Questo è il sentimento dal quale nacque l'impulso (per quanto debole e goffo fosse, e per quanto debole e goffo sia anche oggi, lo ammetto) quell'impulso a cercare l'essere dell'uomo libero, dell'uomo che si sente inserito nella compagine umana in modo tale da potersi dire: Io vivo un'esistenza degna dell'uomo – l'impulso a cercare l'essere di tale uomo libero nel senso che tutti gli uomini possano esseri uomini spirituali liberi all'interno delle istituzioni della vita giuridica ed economica moderna. Qui risultava prima di tutto una cosa. Le persone chiedono tanto facilmente e lo chiedono in continuazione da secoli, e i filosofi ci hanno speculato sopra e ne sono state date innumerevoli opinioni: “L'uomo è libero nella sua volontà, o non lo è? È solo un essere di natura che può agire solo spinto dagli impulsi meccanici della propria interiorità?” La domanda veniva sempre formulata in modo sbagliato, perché in occidente il sentimento della vera e propria realtà della vita spirituale spariva sempre e sempre più.
In Oriente, la questione della libertà o mancanza di libertà non ha quasi alcun significato, non vi gioca alcun ruolo. In Occidente essa è diventata la domanda fondamentale della concezione del mondo – e infine perfino della vita politica, ecco, del diritto allo sciopero ecc. E non ci si è accorti di una cosa – Potete leggere in modo ampio ciò che porta nel dettaglio a questo corso di pensiero, a questa conoscenza, nel mio libro Filosofia della libertà -, non ci si è accorti di una cosa, cioè del fatto che la domanda: “L'uomo è libero o non lo è?” in realtà non ha alcun senso, che deve essere posta diversamente, deve essere posta così: “L'uomo va fatto crescere, nell'educazione e nell'istruzione fin dalla nascita, con un'educazione consona al suo essere in modo tale che nella sua interiorità, nonostante le istituzioni esteriori giuridiche ed economiche, possa sorgere qualche esperienza che lo renda un uomo libero? Sì, che non lo renda solo un essere libero interiormente, ma che sviluppi in lui la forza della libertà ad un livello tale per cui egli poi riesca anche a dar forma secondo il suo intendimento alla vita esteriore giuridica ed economica?”
Sono venuti alla luce proprio come impulsi fondamentali nell'umanità moderna in evoluzione, da una parte l'impulso democratico per uguali diritti per tutti, dall'altra parte l'impulso sociale: Io ti aiuto, come tu devi aiutarmi. Però si sentiva: Un simile ordinamento sociale con «uguali diritti per tutti» e con «aiutami, come io voglio e devo aiutare te», un simile ordinamento sociale lo possono istituire solo uomini che, in quanto uomini liberi, in quanto liberi uomini di spirito, sviluppano un reale rapporto con tutta la realtà.
Bisogna prima capire che l'uomo non è nato né per la libertà né per la non libertà, ma che può essere educato e sviluppato alla libertà, alla comprensione della libertà, alla sperimentazione della libertà, se gli si porta incontro quella vita spirituale che lo compenetra con le forze che sole lo liberano nel suo sviluppo in quanto uomo; che ci si può sviluppare solo nella misura in cui i nostri pensieri non sono più astratti, ideologici, irreali, ma sono pensieri che vengono afferrati dalla volontà. Nella mia Filosofia della libertà ho cercato di offrire al mondo in modo conoscitivo: L'unione della volontà con i pensieri divenuti interiormente liberi. E da questa unione della volontà con i pensieri divenuti interiormente liberi c'è da sperare che sorga l'uomo che sviluppi anche le facoltà di produrre, nella vita in comune con gli altri, cioè nella comunità sociale, ciascuno per sé e ciascuno socialmente con gli altri, di produrre ordinamenti giuridici ed economici tali da poter essere accolti nella loro necessità nello stesso modo in cui si accoglie la necessità di dover portare in sé il corpo fisico, di dover obbedire alle sue leggi, per cui non si è liberi di far crescere, un giorno, la mano destra a sinistra e viceversa, o la testa in mezzo al torace. Contro quel che è già ragionevole per natura noi non lottiamo a partire dalla nostra libertà. Contro ciò che nelle istituzioni umane giuridiche ed economiche è anti-umano e contro-natura, noi lottiamo con la nostra libertà se siamo arrivati alla coscienza corrispondente, perché sappiamo che va fatto diversamente. E noi sappiamo e vogliamo sapere in quanto uomini moderni, che ogni uomo deve cooperare in modo democratico a questa trasformazione dell'ordinamento economico e giuridico esteriori con una ragionevolezza tale per cui non viene pregiudicata la nostra libertà, così come non la pregiudica la regolarità naturale del nostro corpo fisico. Per capire questo, però, bisogna avere cuore e intelletto per la realtà della vita spirituale, perché quella vita spirituale che è un'appendice della vita statale e di quella giuridica, quella vita spirituale che si acquisisce solo se si è figli di gente ricca o se si riceve una borsa di studio statale, o perché così si ottiene un posto statale – questa vita spirituale non rende liberi. La vita spirituale poggiante su se stessa, la vita spirituale che lavora a partire dalla sua stessa forza interiore, questa rende liberi, e di fronte a quegli stati d'animo, quei tre stati d'animo: intralcio del volere, soffocamento del sentimento del diritto, oscuramento dei pensieri, che sono presenti quando la volontà non è libera, produce l'altro stato d'animo: la libera formazione della volontà nella vita spirituale.
Se si realizzerà quella che ho descritto qui in una serie di conferenze come la vita spirituale libera, la vita spirituale con la gestione autonoma della pedagogia e della didattica nell'organismo sociale tripartito, allora l'uomo non sentirà più intralciata la propria volontà, ma sarà circondato dall'atmosfera prodotta da questa vita spirituale libera, e si dirà: “Questa vita spirituale libera accoglie anche la mia volontà come una volontà libera”. E a partire dalla comprensione della vita spirituale gestita in modo autonomo, procederanno quelli che sono i nuovi impulsi sociali, che consistono nella reciproca, vera, oggettiva tolleranza e comprensione di un uomo per l'altro nell'ambito della seconda parte dell'organismo sociale, lo Stato del diritto, in cui ogni uomo si pone di fronte all'altro, se sono maggiorenni, come pari. E come terza cosa si realizzerà, come vedremo in modo più preciso dopodomani, una struttura della vita economica tale per cui coloro che lavorano in questa vita economica, dal più elevato lavoratore spirituale fino all'ultimo manovale, collaboreranno socialmente come individualità umane autonome, libere, così che al posto dell'epoca in cui le persone vedevano tutto nero quando pensavano alla vita economica, sopraggiungerà un'epoca in cui i consigli aziendali, i consigli commerciali, i consigli economici regoleranno l'economia, in cui l'uomo non sarà più affidato al caso della domanda e dell'offerta e alla criticità della domanda e dell'offerta, all'economia del capitale, ma ogni singolo uomo lavorerà accanto all'altro uomo; in cui la legittima distribuzione di prezzi e lavoro deriverà dalla ragionevolezza, in modo che noi possiamo inserirci come uomini liberi laddove è necessario per la vita economica. E come ci inseriamo nel corpo nella sua naturale necessità, così nel socialismo democratico moderno, nella moderna democrazia sociale, l'uomo avrà la sua libertà.
Per raggiungere questa vera umanità è necessario che vengano superati i vecchi schemi di partito, le vecchie opinioni di partito che di fronte alle attuali esigenze dell'umanità non sono che mummie di pensiero e di giudizio. In realtà, mi conoscono male quelli che continuano a ripetere che io, con ciò che sta alla base della tripartizione dell'organismo sociale, voglia fare una qualche pubblicità a me stesso. Oh, preferirei di gran lunga essere nella tranquilla Dornach, dove ho lavorato, prima di venire qui, ad un'opera che mi sta molto a cuore, e mi trovo qui solo contro la mia volontà soggettiva, a causa della conoscenza del fatto che oggi c'è una necessità, di fronte ai vecchi programmi di partito e pensieri di partito, che qui sono mummie e che si incontrano nella più leggiadra armonia dall'estrema destra all'estrema sinistra, che è un dovere agire contro queste mummie più che posso. Lo ammetto, [l'impulso per la tripartizione] può essere debole, allora può essere combattuto in modo obiettivo e si può mettere al suo posto qualcosa di meglio, ma si deve sentire come un dovere, di fronte ai fatti sia vecchi che nuovi, di mettere qualcosa di nuovo davanti all'umanità. Non mi interessa affatto, se sembra che l'umanità non abbia nostalgia per questo qualcosa di nuovo, che in realtà l'umanità non voglia che arrivi questo qualcosa di nuovo. Infatti, che cosa vuole, in realtà, questo pensiero, questa pratica dell'organismo sociale tripartito? Vuole che infine l'uomo impari a capire che stiamo vivendo nell'epoca della grande resa dei conti, nell'epoca in cui si sono messi in movimento, giungendo all'irrequietezza, i tre settori principali della vita dell'umanità: la vita spirituale, la vita politica o giuridica, la vita economica; che abbiamo bisogno di una riconfigurazione, di una trasformazione di questi tre settori della nostra vita umana nel suo complesso.
Dunque che cosa vuole il pensiero della tripartizione dell'organismo sociale? - forse con forze deboli, insufficienti, manchevoli, allora si voglia migliorarle in modo obiettivo, ci si voglia opporre in modo obiettivo. Esso vuole essere una formulazione di quel che deve succedere nella pratica per giungere alla trasformazione necessaria della vita politica, della vita economica, della vita spirituale.
Ora, proprio a Weimar, si incontra il congresso del partito socialdemocratico, il congresso di quel partito che riconosce di volere la trasformazione della vita moderna in senso adeguato. E un ministro, addirittura il ministro per la socializzazione del Reich, a Weimar ai social-democratici ha detto: “Non abbiamo bisogno solo di una rivoluzione politica, ma anche di una rivoluzione economica e di una rivoluzione spirituale. Chi trova la formulazione che rende efficaci anche le forze spirituali e morali nel popolo, lo inserisca nel suo programma”. Se la lega per la tripartizione dell'organismo sociale non riesce ancora a farlo in modo adeguato, lascerà volentieri il posto agli altri, che sanno farlo meglio, ma il fatto che almeno si debba agire nella stessa direzione in cui agisce la lega per la tripartizione dell'organismo sociale, questo lo ammette davanti ai suoi stessi compagni di partito l'attuale ministro per la socializzazione del Reich, Wissell. E dalle parole: “Non abbiamo bisogno solo di una rivoluzione politica, ma anche di una rivoluzione economica e di una spirituale” si può ben sentire che noi, almeno, anche se non riusciamo a farlo ancora in modo sufficiente, almeno vogliamo quello che devono volere anche queste persone, se una buona volta hanno chiarezza, in un momento di lucidità spirituale, su quelle che sono le esigenze del presente. Però, stando così le cose, non deve succedere quello che io temo molto, e cioè che, ricevendo in mano gli scritti della Lega per la tripartizione dell'organismo sociale, le persone facciano come altri compagni di partito, che dicono: “Ora, siamo assolutamente d'accordo, ma lo combatteremo fino al sangue”. Saremmo d'accordo se venisse uno che facesse di meglio, e che noi possiamo andarcene. Ma non si tratta di combattere contro quel che si ritiene necessario già da sé, ma, volendo far qualcosa in contrario, di farlo meglio. E potete star sicuri – dopodomani parlerò ancora di qualcosa che c'è da dire dal punto di vista della tripartizione dell'organismo sociale -, potete star sicuri che alla base della nascita di questo pensiero della tripartizione dell'organismo sociale c'è il sentimento che innanzitutto, nel presente, questa tripartizione è necessaria, e poi che sappiamo che deve succedere qualcosa prima che sia troppo tardi. Perciò a tutti coloro che vogliono combattere contro questa tripartizione dell'organismo sociale, essa grida: “Bene, ce ne andiamo, ma voi fate di meglio, dato che voi stessi dovete ammettere che la tripartizione dell'organismo sociale è necessaria!”
Conclusione
Nessuno chiede di intervenire. Perciò il dottor Unger prega il dottor Steiner di chiudere la serata.
Dottor Steiner: Egregi convenuti! Voglio forse soltanto accennare al fatto che nonostante alcune obiezioni che sono state fatte proprio da gruppi di partito (anche se queste opposizioni non trovano orecchie tanto favorevoli nelle cerchie più vaste di chi partecipa alla vita economica), è sempre da registrare come un successo, il fatto che la Lega per la tripartizione dell'organismo sociale abbia già dato alcuni impulsi nel settore della vita economica, ed è pur sempre già successo qualcosa, nel senso che le persone che si occupano di questa vita economica hanno iniziato a prendere in mano la vita economica, le istituzioni economiche. In che modo lo si debba fare, lo discuteremo ancora dopodomani. Però non si deve prendere queste cose pensando che, quando una delle tre parti dell'organismo sociale mostra un po' di passare alla realtà, le altre due possano dormire. Quando si pensa qualcosa con serietà, in modo così reale e pratico come questa tripartizione, il successo unilaterale di una parte è il massimo insuccesso del tutto. Perché nulla mette in pericolo la tripartizione più della riuscita in un unico settore, per esempio quello economico. Perciò, adesso, la preoccupazione più grande della Lega per la Tripartizione dell'Organismo Sociale è che al movimento economico nel quale ci troviamo come lega per la tripartizione, si affianchi una corrente della vita spirituale (che la si chiami 'consiglio culturale' o 'consiglio spirituale' o come la si voglia chiamare, è indifferente), alla quale si unisca un numero più grande possibile di persone (una volta, qui, abbiamo distribuito un appello 'a tutti', perché in realtà la cultura è una faccenda di tutti), una unione di persone, dunque, che abbia a cuore la trasformazione di tutta la nostra scuola e di tutto il nostro sistema educativo, che l'abbia tanto a cuore da capire bene che nella scuola che è bloccata nei ceppi dello Stato il libero sviluppo delle facoltà umane, fisiche e spirituali viene inibito. Perciò la Lega per la Tripartizione lotta per la liberazione della scuola, per l'autogestione della scuola dal basso all'alto. Affinché ciò avvenga nel modo giusto, è necessario che un numero più grande possibile di persone esiga in pubblico questa autogestione di tutta l'istruzione, sì, di tutto il sistema spirituale. Affinché l'unilaterale processo economico non diventi un insuccesso, alla Lega sta a cuore, oramai, di riunire persone che collaborino a questa liberazione della scuola e degli enti spirituali, dell'educazione. Nel far ciò non bisogna assolutamente essere dogmatici. Più opinioni vengono espresse, più cose intelligenti vengono alla luce, e tanto è meglio. Anche qui non ci irrigidiremo in un qualche dogma costruito da noi stessi, ma saremo accessibili a tutto quel che può provenire da un'intelligenza competente. Ma chi, di fatto, crede che attualmente fra le cose che vanno trasformate ci siano anche quelle della vita spirituale in realtà dovrebbe anche sentire l'inclinazione, sentire la necessità di riunirsi insieme ad altri in una simile unione di persone in una specie di consiglio spirituale o culturale, o come lo si voglia chiamare.
Non abbiamo mancato in nessun modo, per quanto ci è stato possibile, di affrontare le cose anche in questo caso in modo positivo. Qui a Stoccarda c'è un progetto[1], che verosimilmente verrà realizzato già in autunno: con l'ausilio di un corpo di insegnanti che capiscono il reale pensiero dell'evoluzione umana pensata nel senso di un'antropologia spiritualizzata, con l'ausilio di un corpo di docenti di questo tipo, verrà guidata una vera scuola unitaria, però non basata sull'onnipotenza dello Stato, ma sullo sviluppo dell'uomo libero. Speriamo di riuscire a dar vita, proprio qui a Stoccarda, ad una scuola del genere per una cerchia ristretta (ma non sarà una 'scuola di status', sarà proprio una scuola proletaria), una scuola che, per quanto oggi sia possibile nelle circostanze attuali, porterà alla luce in modo rigoroso anche in senso pedagogico-didattico le concezioni della Lega per la Tripartizione. Vi si cercherà di sviluppare l'uomo in modo che egli cresca diventando un essere spirituale veramente libero. Si cercherà di sviluppare le forze che nell'uomo devono essere sviluppate fra il settimo e il quindicesimo anno di età, in modo che il pensare, il sentire e il volere vengano educati a quella forza alla quale possono essere educati solo in questa fascia di età, in modo che la vita successiva e il destino non possano più spezzare queste forze. Perché chi conosca abbastanza la psicologia nota che nel nostro presente molti, molti guasti dipendono dal fatto che nei corrispondenti giovanissimi anni di vita il pensare, il sentire e il volere non vengono sviluppati fino ad avere una forza sufficiente per non poter essere spezzati, più tardi, dai colpi del destino, della vita. Nella nostra situazione culturale attuale le forze dell'anima non abbastanza sviluppate vengono piegate più di quanto si creda; e in questa situazione il nostro tracollo dipende da queste cose più di quanto si creda. Voglio accennare a questo esempio solo per farvi notare che non siamo degli esaltati, non siamo degli ideologi, ma per quanto è possibile con le nostre deboli forze vogliamo ovunque anche agire in modo pratico. Ma affinché queste cose non rimangano isolate, affinché a poco a poco tutta la nostra vita spirituale venga resa libera, è necessario che molte persone con molte opinioni, molte conoscenze e nozioni e persone che abbiano pratica si associno a noi nel consiglio culturale o cose del genere. Oggi nella conferenza non l'ho espresso in modo chiaro, ma è quello che c'era sullo sfondo come nostalgia: che anche in questa parte spirituale dell'organismo sociale tripartito si vogliano riunire abbastanza persone che, nel lavoro comune in questo settore, vogliano realizzare qualcosa di necessario nella nostra epoca non della piccola, ma della grande resa dei conti. Infatti bisogna appunto trasformare le circostanze sia in ambito economico che in ambito politico e in ambito spirituale. Se non riusciamo a darci da fare prima che sia troppo tardi, collaborando attivamente in questa direzione, sarà appunto troppo tardi! E questa sarebbe la cosa più tremenda che potrebbe derivare da questa catastrofica guerra mondiale. Ma da questa guerra mondiale possiamo trarre questo insegnamento: Dobbiamo sviluppare la forte volontà di riconfigurare tutti e tre i settori della vita in modo che, anche se forse non in modo pieno già per l'immediato presente, almeno per l'umanità del futuro con questa volontà si possa fare qualcosa di grande, e perfino qualcosa di grande che traiamo dalla tragedia della guerra mondiale. E in quanto tedeschi, serrati fra oriente e occidente, abbiamo questo grande compito: di capire ciò che di qua e di là più di tutto minaccia di addormentarsi e di risvegliarlo a partire dal centro. E credo che questo oggi sia il miglior patriottismo: che infine si tenga anche testa a tutto quel che ci minaccia dalle oscure paludi di Versailles[2], per il fatto che quel che può tener testa nel mezzo fra Oriente e Occidente sarà che noi facciamo nascere, facciamo procedere, facciamo illuminare quello che è il nostro compito dopo le terribili esperienze degli ultimi anni dal grande periodo della Germania – dal nostro Lessing, Herder, Schiller, Goethe, dalla grande epoca della nostra filosofia tedesca che riassume a modo suo l'essere tedesco, la filosofia di Schelling, di Fichte, di Hegel, dall'epoca del Romanticismo tedesco. Questo compito è di svegliare, di fronte alla vita spirituale dormiente dell'oriente, di fronte alla soporifera vita materiale dell'occidente, una vita spirituale che sia capace di strutturare in modo ragionevole e degno dell'uomo il mondo materiale e una vita economica, una vita materiale, che sia capace di dare all'uomo la libertà per una vita spirituale libera!
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