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OO 337b - Idee sociali – realtà sociale – prassi sociale – Vol. II



DIBATTITO SERALE
in occasione del secondo corso universitario antroposofico

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Dornach, 8 aprile 1921



Scienza sociale e prassi sociale



Roman Boos: Stasera cercheremo di rendervi più consapevoli e di darvi un'idea delle conseguenze concrete che dobbiamo aspettarci da quel che il Goetheanum persegue per il futuro più immediato e per quello più lontano. Ci riproponiamo di impostare il corso in modo da dare a ciascuno dei partecipanti la possibilità di dire o di sapere dove può collaborare, dove può impegnarsi attivamente per collaborare.

Nel dibattito c'è innanzitutto l'idea che nell'immediato futuro la vita spirituale debba essere drasticamente separata dal suo coinvolgimento con i poteri statali. Gli Stati politici, sia in Occidente che in Oriente, non sono più in condizione di mantenere economicamente il controllo della scuola che hanno usurpato. Bisogna fondare delle scuole nelle regioni che non sono state coinvolte nel fallimento economico e che vogliono venire fuori dalla disfatta spirituale. L'idea dell'unione delle scuole su base internazionale è stata espressa e divulgata alcune settimane fa in un grande numero di riunioni. E così oggi gli amici olandesi hanno previsto di comunicare ancora qualcosa su questa unione di scuole. E anche in questo senso vorrei mostrare che i presenti, qui, possono appunto sperare di realizzarlo, questo impulso all'unione delle scuole.

Anche le imprese fondate sotto il Futurum AG e il Kommender Tag AG mirano a crescere fino a distanze temporaneamente illimitate. Quello che per esempio è cresciuto come gruppo Stinnes[1], si è legato alle esistenze peggiori; se un mostro del genere ricevesse credito internazionale, questo andrebbe a discapito di una sana evoluzione. Perciò è necessario prender piede nella vita economica, anche dar vita ad associazioni economiche che siano all'altezza dell'internazionalità; è necessario anche cercare una via per entrare nelle riunioni internazionali stesse. Per dire qualcosa di significativo a livello internazionale, il Futurum e il Kommender Tag dovranno parlare al di là delle spaccature che sono state create dalle condizioni della valuta.

Si viene apostrofati in modo volgare da tutte le parti. E quindi è un'esigenza assoluta per la prosecuzione del lavoro in Svizzera e oltre la Svizzera, quella di avere la possibilità di pubblicare, qui dal Goetheanum, un periodico, almeno un settimanale, in cui non si debba continuamente far polemica e discussioni (il che sicuramente a volte sarà necessario), ma in cui si possa esporre continuativamente a grandi linee ciò di cui qui in realtà si tratta, e in cui si continui sempre ad esporre l'idea internazionale di un'unione delle scuole o di una associazione economica mondiale. Sicuramente, proprio qui in Svizzera, in qualche modo si poggiano i piedi su un terreno da cui si può parlare in modo più preciso e imponente che altrove. Altrimenti il Goetheanum dovrebbe rimanere muto, se non potesse farsi conoscere in questo modo. A questo corso, in realtà, sono arrivate veramente poche persone. Nel Goetheanum stesso come opera d'arte, come edificio, come realtà fisica esistente, non c'è ancora abbastanza affluenza. Sarà anche necessario decidere che cosa il Goetheanum debba fare per tutto il mondo.

A tutti coloro che in questo senso hanno la possibilità di aiutarci a trovare la base economica per questo periodico, chiediamo cordialmente di farlo. Dobbiamo calcolare 50.000 franchi all'anno; prima non possiamo iniziare. Non possiamo iniziare prima, perché altrimenti in breve tempo ci ritroveremmo a dover fare il punto della situazione. Se fra voi c'è qualcuno che possa aiutare a fare in modo che sia possibile pubblicare il periodico, nelle attuali circostanze avrebbe il massimo merito possibile.

Elisabeth Vreede: Vorrei dire ancora qualcosa sulla 'unione delle scuole'. In realtà per ora si tratta più di un appello che di una fondazione concreta. I primi passi in direzione della fondazione di un'unione mondiale delle scuole sono stati fatti proprio in Olanda, per ricevere dal mondo una risposta su ciò che dovrebbe succedere adesso, e questo è: liberare la vita spirituale, specialmente l'istruzione, porla su se stessa. È stata espressa la specifica speranza di riuscire a farlo in Olanda. Il 27 febbraio il dottor Steiner ha tenuto all'Aia una conferenza meravigliosa su “Questioni vitali dell'educazione, dell'istruzione e pratiche dal punto di vista della scienza dello spirito antroposofica” e ha richiamato l'attenzione sulla necessità di una vita spirituale libera e della separazione della scuola dall'autorità dello Stato – con grandi applausi dal pubblico. In seguito il nostro socio, il signor de Haan, ha rivolto un appello ai presenti. Poi è successo qualcosa; persone rinomate si sono interessate ad intervenire in favore di scuole libere. Rappresentanti provenienti dalla Svizzera, dalla Germania e dall'Inghilterra si sono dichiarati convinti della necessità di un'unione mondiale delle scuole e hanno promesso di impegnarsi nel loro Paese per questo. Qualcosa di simile è avvenuto il giorno dopo ad Amsterdam. Però quella volta non si fondò ancora l'unione delle scuole, perché una fondazione di questo tipo ha senso solo se origina, per così dire, da se stessa. Ma non se ne deve trarre la conclusione che non debba succedere nulla, bensì è necessario un lavoro intensissimo per poter realizzare una fondazione concreta.

Adesso siamo occupati soprattutto ad avvicinarci con una specie di prospetto a tutte le persone di cultura (che fondamentalmente sono sicuramente interessate ad una vita spirituale libera); il dottor Steiner ha dato le direttive per farlo. Bisogna rivolgere un appello a tutte le persone di cultura affinché si uniscano a noi per fornire al nostro movimento ciò di cui esso ha assolutamente bisogno come terreno di coltura, come aria vitale, per poter continuare a prosperare. Poiché, ora, tutta la cosa è iniziata in Olanda, vorrei richiamare l'attenzione sull'indirizzo del signor de Haan, Ultrecht; egli è pronto a dare informazioni. Da quanto è avvenuto negli anni passati è risultato abbastanza per capire quanto sia importante, quanto sia significativo, ma anche quanto lavoro sarà necessario, per intraprendere una cosa del genere. Dunque bisogna fare un appello che per così dire deve trovare eco in tutto il mondo culturale.

(applauso)

Joseph van Leer: Egregi signori, alcune settimane fa all'Aia e ad Amsterdam si è parlato per la prima volta dell'unione mondiale delle scuole. Ma non ne viene fuori niente, se non si passa subito all'azione. All'Aia abbiamo avuto 150 nomi, quella sera; però solo con i nomi non si fa niente. Gli amici in Olanda hanno sì la buona volontà, però sono troppo deboli.

Poco meno di dieci anni fa a Berlino furono fatti dei discorsi simili, quando il barone von Walleen parlò delle esperienze che aveva fatto durante i suoi viaggi di conferenze in Scandinavia e in Inghilterra e disse che era molto difficile rappresentare laggiù le idee del dottor Steiner; quella che oggi è la Società Antroposofica è sorta da quei discorsi. Se oggi in Inghilterra parlate di vita spirituale libera, tutti diranno: “Non ci serve, ce l'abbiamo già”. Ovviamente questa è un'astrazione, però è così; finché in Inghilterra le persone fanno parte della borghesia, possono educare i loro figli come vogliono, non hanno bisogno di insegnanti diplomati. Dovendo diffondere un'unione mondiale delle scuole in Inghilterra, lì si ha a che fare con qualcosa di totalmente diverso che in Germania o in Olanda o in Svizzera. Credo che la Scandinavia, l'Olanda, l'Inghilterra (anche se non è neutrale, non ha ruolo), tutti i Paesi che non fanno parte degli Stati centrali, dovrebbero unirsi. In Olanda ci è stata data grande fiducia, ma le 25 presone rinomate non servono a molto. In Olanda il dottor Steiner ha tenuto una decina di conferenze; ma fra tutte le migliaia di persone che erano presenti, nemmeno tre si sono realmente messe in gioco in modo pratico, e sarà difficile avere solo questi tre.

È stato chiesto: “Come diffondiamo?” Per ogni Paese è necessario lavorare in modo diverso. I nostri amici a Stoccarda sanno benissimo che cosa va fatto, perché hanno le mani in pasta. Perciò proporrei di riunire persone dai diversi Paesi (America, Inghilterra, Francia, Svizzera, Italia), di riunirci, circa 25 persone e stasera poi decidere: “Facciamo così e così!” Vorrei proporlo subito adesso, sul posto. Da tutti i Paesi qui rappresentati, chi è disposto a collaborare? Cominciamo dall'America: Mr. Monges? Mr. Wheeler dall'Inghilterra? Miss Wilson dall'Inghilterra? Norvegia, Svezia: la signora Ljungquist? Danimarca: il signor Hohlenberg? Finlandia: il signor Donner? Russia? Dall'Olanda: il signor Ledebour, il signor Zagwijn, il signor Deventer? Dalla Francia: madmoiselle Rihouet? Italia: la signorina Schwarz? Cecoslovacchia e Polonia? Vorrei dunque proporre che le diverse persone si riuniscano e riflettano su ciò che è giusto per il loro Paese, su come si deve fare, a quali persone bisogna rivolgersi, a quali persone si può dare quale materiale. È possibile che la rappresentanza di un determinato Paese non sia in condizione di decidere nel modo giusto, ma allora forse insieme si riuscirà a trovare qualcosa di meglio.

Vorrei che si discutesse se gli stimoli che ho dato siano il giusto punto di partenza.

Roman Boos: Potrebbe essere molto utile, stasera, parlare ancora in piccoli gruppi per ogni settore. Vorrei solo pregarvi cordialmente di non eleggere le persone come nei Parlamenti o in altre associazioni: lavorare su incarico, su commissione. Non bisogna spostare a stasera quello che possiamo fare prima, e cioè di portare avanti in ogni singolo gruppo l'idea dell'unione mondiale delle scuole in quanto tale. Bisogna appunto vedere come si possa dire negli altri Stati quello che si ha da dire.

Johannes Hohlenberg: Vorrei riportare qualcosa sul lavoro svolto in Danimarca per l'unione mondiale delle scuole. Dal punto di vista dei risultati in effetti purtroppo non è molto, ma forse può servire agli altri come esperienza. Nell'ultimo corso autunnale è stato sottolineato con particolare forza che ognuno che rimpatri deve parlare con quante più persone possibile e diffondere l'idea dell'unione mondiale delle scuole. Tutti quelli che c'erano hanno fatto quello che era in loro potere. Ora, riguardo alle mie esperienze personali: a Kopenhagen ho tenuto diverse conferenze, ma purtroppo il momento era pessimo, perché da alcuni anni lo Stato ha preso dalle comunità quasi tutte le scuole. Questa è una nuova realtà, da due, tre anni, non ancora realizzata dappertutto. Il corpo docenti nel complesso è soddisfatto, perché la sua situazione economica, finanziaria, è migliorata molto e perché per i funzionari statali è prevista una pensione. Il corpo docenti perciò è molto contrario ad intraprendere dei cambiamenti in questa situazione. Ma dall'altra parte questo sistema scolastico che c'è oggi in Danimarca ha portato moltissimo malcontento fra i genitori; i genitori erano pronti a cercare qualcosa di nuovo. La difficoltà principale però è di tipo finanziario. Non si deve dimenticare che le scuole statali sono del tutto gratuite; le lezioni, il materiale, i libri sono gratuiti.

L'unica via possibile per fondar delle scuole indipendenti dallo Stato sarebbe quella intrapresa a Stoccarda, cioè una grande fabbrica che prenda in mano tutto. In Danimarca è appunto principalmente una questione economica, semplicissimo! Se si potesse trovare una strada per aprire scuole del genere che non fossero più costose di quelle pubbliche, con la massima certezza i bambini ci verrebbero e i genitori sarebbero molto soddisfatti. Ho raccolto una lista di nomi (forse sono poco più di 200, non è ancora nulla) e sono convinto che, se si fa realmente propaganda, si può anche veramente trovare comprensione.

Elisabeth Vreede: Bisogna fare le cose giuste. In prima linea, come ha spiegato il dottor Steiner in Olanda, non si tratta, ora, di fondare singole scuole, che possano continuare ad esistere l'una accanto all'altra, che non possono far altro che accaparrarsi il diritto di esistere; si tratta di qualcosa di molto più grande: di realizzare veramente anche la vita spirituale libera! Oggi abbiamo proprio una vita spirituale che prima di tutto ha bisogno di aria fresca e che senza quest'aria fresca si atrofizza. A partire da questo stato d'animo si deve formare nel pubblico questa esigenza: la vita spirituale deve essere liberata!

Ovviamente questo non vuol dire che non si debbano fondare singole scuole come la scuola Waldorf; però non bisogna limitarsi ad introdurre qua e là una scuola o un istituto, perché questi hanno tutti solo una misera esistenza in senso giuridico, in realtà hanno sempre la spada di Damocle sopra la testa, se siano consentite o no; non di devono aprire delle scuole che possono esistere solo per grazia dello Stato.

Anche il nostro Goetheanum è una scuola, una libera università. In primo luogo bisognerebbe creare la possibilità di avere un'unione mondiale delle scuole che sentisse con sufficiente forza il bisogno di sostenere o di tenere in vita istituzioni come la scuola Waldorf e il Goetheanum. È necessario che ci sia già un elemento concreto. Ci sono anche unioni di insegnanti, associazioni di artisti; per loro sarebbe un obiettivo positivo agire nel senso che abbiamo bisogno di una vita spirituale libera. Bisogna avere un obiettivo più grande di quello di aprire delle singole scuole; tutto deve essere concepito più in grande stile, in modo che si veda anche il contesto più grande.

Abbiamo sentito che in Danimarca gli insegnanti sono molto soddisfatti, perché sono diventati 'insegnanti statali', perché sono pagati meglio. Non possiamo rivolgerci agli insegnanti in generale; quelli che hanno le mani in pasta spesso sono i più aridi e non hanno una visione ampia. Questa opinione pubblica e questo stato d'animo devono nascere in un ambiente più vasto di quello costituito solo da insegnanti, più grande di esso. Allora anche le differenziazioni nazionali smetterebbero di avere tutta l'importanza che hanno altrimenti, perché la lega sarebbe una forza che unisce. I punti di vista devono essere tratti da ciò che è grande, in modo da includere tutto ciò che in quanto uomini possiamo sperimentare nella nostra vita spirituale, ed elevarlo ad un altro piano; altrimenti rimaniamo certamente troppo impigliati nel dettaglio.

Roman Boos: Sarebbe bene che nella discussione si prendesse posizione anche nei confronti dell'affermazione brevemente sostenuta che in Svizzera si possa sviluppare pienamente una libera vita spirituale. Diamo per prima la parola a mademoiselle Rihouet.

Simone Rihouet: Per la Francia vorrei solo esprimere la speranza che qui al Goetheanum questo scopo internazionale si manifesti per intero e che l'elemento nazionale non torni a vincere quello internazionale. È evidente che, per quel che riguarda la scuola, noi in Francia abbiamo esattamente la stessa situazione che c'è in Germania. Ma per esempio gli insegnanti svizzeri, che sentono così poco la coercizione dello Stato, grazie alle condizioni nelle loro confederazioni non si trovano nella stessa situazione degli insegnanti in Francia e in Germania, dove la tendenza dello Stato è talmente forte che adesso fra gli insegnanti c'è già un grande bisogno di liberazione, di autonomia nella loro professione. In Francia saranno soprattutto gli studenti a comprendere i liberi impulsi spirituali che sono stati dati qui. E perciò vorrei, per quanto riguarda la Francia (per la Germania non posso parlare), vorrei esprimere il desiderio che dalla Francia uscisse un gruppo di studenti che potesse creare una lega, una lega di fratellanza con i loro colleghi provenienti dagli altri Paesi.

Roman Boos: Accogliamo molto volentieri queste parole dalla Francia, mentre ecco dalla parte avversa è già risultato un affratellamento di una certa intensità. Più o meno nello stesso periodo in cui in Germania si è scritto del 'tradimento della patria' da parte di Rudolf Steiner e degli antroposofi, nei giornali francesi circolava un'affermazione simile, cioè che le cerchie del dottor Steiner puntano ad una guerra di vendetta che durerebbe tre anni. E di fronte a questa 'unione dei popoli' della ciurma avversa sarà già necessario che qui si formi un'unione di persone appartenenti ai diversi popoli e che possa operare dal Goetheanum.

Uno studente tedesco racconta del sentimento vitale dei giovani nelle università e della possibilità di averli fra i sostenitori della causa antroposofica.

Fritz Wullschleger: Da Svizzero, vorrei essere brevissimo. Da noi, di fatto, le cose sono tali per cui da insegnanti si può esercitare una libertà piuttosto ampia, per esempio sul governo, almeno su quello cantonale; ma anche sulle autorità si può esercitare un influsso piuttosto grande. Se volete introdurre dei cambiamenti nella vostra scuola, potete richiederlo e nella gran parte dei casi la richiesta sarà accolta.

Ora, credo che questi corsi universitari rendano vivente in noi una grande impressione. E ora sotto questa potente impressione possiamo appunto innanzitutto riunirci con i nostri colleghi facendo riunioni ecc. e cercare di risvegliare comprensione per fecondare la scuola, e così dare almeno un avvio alla configurazione di una vita spirituale libera. In primavera, a Basilea, ho ascoltato le conferenze del dottor Steiner e (parlo da insegnante) finora ho avuto l'impressione che sia nostro compito trasformare il più possibile il nostro insegnamento nel modo in cui lo richiede l'antroposofia. Ora, forse che questo significa che dobbiamo impiegare tutte le nostre forze di lavoro all'interno delle nostre scuole? No, dobbiamo impiegare il nostro tempo, la nostra forza e il nostro lavoro proprio anche verso l'esterno. Dobbiamo cercare di informare gli Svizzeri, forse con conferenze; dobbiamo cercare di creare il periodico svizzero per gli insegnanti e soprattutto il periodico per gli insegnanti di cantone. Questo forse potrebbe essere un avvio per provocare qualcosa in questa direzione.

Roman Boos: Ringraziamo il signor Wullschleger per quanto ha detto; mi permetterei di aggiungere solo qualche parola. Negli ultimi anni, i periodici per gli insegnanti in Svizzera hanno ristampato diversi articoli e relazioni sulle nostre cerchie, anche i saggi migliori del Quaderno per l'educazione. Però poi il lavoro non è stato molto intenso; di insegnanti svizzeri in questi corsi non ne sono presenti molti. Provate a pensare se qui in basso nell'invito ci fosse stato scritto 'Direzione cantonale dell'educazione' – non pensate che allora la sala sarebbe stata piena? Questi sono i piccoli criteri per verificare se qui da noi in Svizzera fra gli insegnanti la vita spirituale si sia sviluppata in modo veramente libero.

Una volta, circa un anno e mezzo fa, la direzione cantonale dell'educazione invitò gli insegnanti della città di Basilea, e le conferenze sulle questioni educative furono accolte addirittura con entusiasmo; parecchie persone del personale scolastico si dichiararono entusiaste. In chiusura, il Goetheanum – non la direzione dell'educazione – aveva organizzato un corso, ma lì c'erano già molte meno persone che a quel corso allestito su invito della direzione dell'educazione. E quel che oggi è venuto fuori grazie a quei corsi è per così dire niente. Singoli insegnanti possono aver portato con sé dal corso cose molto grandi e valide; ma dal punto di vista sociale non è successo assolutamente niente. Perché? Perché non può succedere niente! Perché le persone sono ovunque legate dallo Stato. Come dice il soldato: “Possiamo conquistare qualsiasi territorio, ma non il territorio dello Stato”. Questo si vede più o meno chiaramente anche in Svizzera; infatti se non fosse così anche qui, andremmo avanti con maggiore intensità.

Parecchio tempo fa ci fu una conferenza a St. Gallen; era presente anche un insegnante svizzero che disse: “Da noi in Svizzera è del tutto diverso; non abbiamo questa sottomissione alle autorità. Non siamo stati abituati alle censure e a disposizioni da parte delle autorità, ecc.” E quando si dovette richiamare la sua attenzione sul fatto che non era realmente così, quell'uomo rispose: “Ecco, è molto diverso, perché lo abbiamo fatto volontariamente!”

Friedrich Husemann parla della formazione in medicina in Germania.

Roman Boos: Per fornire all'intero movimento spirituale la base economica necessaria, sono state fondate, a Dornach e a Stoccarda, le due S.p.A. Futurum e Der Kommende Tag. Per stasera avevamo previsto di parlare ancora anche di queste due imprese e di dare l'occasione di porre delle domande. Però penso che adesso sia già troppo tardi per farlo.

Ci sono prospetti del Futurum in tedesco, in francese e in inglese, perciò tutti hanno la possibilità, firmando le azioni, di sostenere le cose nel modo in cui è stato indicato. Anche nel Futurum G.A., ci si può rivolgere al signor Ith, che può dare ancora personalmente tutti i chiarimenti necessari. Appunto di questi tempi è assolutamente necessario che sosteniamo queste imprese economiche con tutte le forze a nostra disposizione, per portarle avanti.

È già molto tardi, perciò non riusciamo a discutere molto anche di tutte le altre domande che ci sono ancora in lista. Forse qualcuno ha ancora qualcosa di essenziale da dire? Ora vorrei lasciare la parola al dottor Steiner per le osservazioni conclusive.

Rudolf Steiner: Non vorrei trattenervi ancora a lungo, ma vorrei fare solo un paio di osservazioni, prima riallacciandomi a ciò che il nostro amico van Leer ha proposto qui, che certamente è e sarà molto lodevole, se porterà alle mete prefissate. Vorrei solo far notare che sarebbe grave, se la cosa venisse costruita sulla stessa base della 'Lega' cui ha accennato [il dottor van Leer]. Infatti è vero che quella volta si è lavorato con un certo fervore, più o meno come lo ha descritto oggi il signor van Leer: ci si è riuniti in piccoli comitati, si è discusso di tutto il possibile, di quello che c'era da fare, ecc. - ma poi il signor van Leer ha detto una frase che ovviamente è solo un piccolo errore, ma che, se continuasse ad agire, potrebbe provocare un errore grande. Cioè, ha detto che dal lavoro svolto instancabilmente quella notte sarebbe poi risultata la Società Antroposofica. - No, non è affatto così: da quella notte e da quella fondazione della lega infatti non è risultato proprio niente! Spero vivamente che questo destino venga risparmiato allo 'instancabile lavoro' che si prevede di svolgere questa notte, oggi. Quella volta si parlò veramente tanto, su quel che c'era da fare, ma non ne venne fuori assolutamente nulla. E l'errore che potrebbe insorgere poggia sul fatto che si potrebbe pensare di dover fare, adesso, qualcosa nella stessa direzione indicata da quella 'lega'. Allora le cose andarono così: quelli che erano già inseriti nel nostro lavoro antroposofico, che dunque erano già con noi, (del tutto separatamente dalla fondazione di questa lega) hanno fondato la Società Antroposofica, che poi si è sviluppata oltre, mentre poco a poco la 'lega' è sprofondata da un lieve sonno, diciamo, alla morte sociale. Dunque, sarebbe un piccolo errore! E bisogna proprio metterlo bene in rilievo affinché, con la sua seconda edizione, non si ripetano gli errori di quel comitato notturno.

L'altra cosa cui vorrei accennare è che, come ha già detto la signorina Vreede, lo scopo che dovremmo prefissarci di raggiungere con l'unione delle scuole dovrebbe veramente avere una base vasta e che bisognerebbe porvi mano con un certo coraggio e con ampiezza di vedute. Molto giustamente il nostro amico van Leer ha messo in rilievo che nelle regioni più disparate ciò che dobbiamo sostenere in merito alla vita spirituale libera nel contesto della triarticolazione dell'organismo sociale deve essere trattato nei modi più diversi. Però poi bisogna anche che in ogni territorio questo avvenga in un modo veramente adatto alla realtà del territorio in questione. Io stesso farò sempre notare che, per esempio, in Inghilterra sarà necessario esporre le cose in un modo che appunto sia adatto proprio alla situazione della civiltà inglese. Solo che non si deve trascurare che, rispetto alle grandi domande dell'umanità nel tempo presente, bisogna capire fino in fondo che cosa sia illusione e che cosa sia realtà. Dunque per esempio le cose non vanno portate avanti in modo da far credere che la vita spirituale inglese sia più libera di quell'altra. Se esaminate bene i Punti essenziali vedrete che viene data meno importanza al momento negativo (liberazione della vita spirituale dallo Stato) che, di fatto, alla fondazione di una vita spirituale libera. E qui rimarrà sempre una buona parola: che l'importante sono le persone, che veramente importanti sono le basi spirituali da cui l'uomo parte, le basi spirituali che vengono create per la sua formazione. Non è poi molto importante sottolineare il momento negativo, è importante sottolineare quello positivo. Basti dire che, se formalmente la vita spirituale venisse liberata dalla coercizione dello Stato e per il resto tutto rimanesse com'era prima, la liberazione dallo Stato non potrebbe davvero servire a molto.

L'importante è che lo spirito positivo, come quello che è stato rappresentato qui questa settimana, come si è cercato di rappresentarlo, che questo spirito libero venga immesso nella vita spirituale internazionalmente. Poi verrà fuori quel che deve venir fuori. È veramente importante, per esempio alla scuola Waldorf, che essa non solo sia veramente una scuola libera, che non abbia mai un direttore, ma che il collegio docenti sia una comunità veramente rappresentativa. Non si tratta di soddisfare tutte le misure affinché non parli 'nient'altro' che quel che procede dal collegio stesso, che dunque si abbia veramente 'una comunità spirituale autonoma', ma anche del fatto che in tutti i Paesi manca quella vita spirituale di cui abbiamo parlato qui per tutta la settimana. E quando si sente insistere che “Qui da noi la vita spirituale è libera” - adesso non mi riferisco alla Svizzera, parlo dell'Inghilterra – ecco che questa è l'altra questione. E questo elemento positivo è proprio la cosa più importante. Qui poi bisogna sottolineare che ovviamente esso ci sarà solo se si cerca di capire in modo oggettivo quali siano le situazioni concrete nei singoli Paesi e territori.

Ma bisogna capire con l'intelletto e con il sentimento ciò che la vita spirituale non libera ha finito per fare nella nostra epoca. Non per tornare su quello che è stato detto qui ieri, ma per mostrarvi quali perle produce l'ars pensandi umana della nostra attuale vita spirituale sia in senso intellettuale, che morale, che di sentimento, vorrei leggervi una frase. Non vorrei trattenervi a lungo e non voglio tornare a parlare dallo stesso punto di vista col quale ieri, qui, si è dispiegata un'aspra lotta contro l'antroposofia e contro la triarticolazione; ma vorrei leggervi una frase tratta da quella brochure di cui abbiamo dovuto parlare qui ieri. Il signor generale von Gleich scrive di me: «Quasi quarantenne, verso la fine del secolo, che costituisce una svolta anche nel mondo sovrasensibile dell'antroposofia, poco a poco il signor Steiner fu indotto dalle conferenze di Inverno a passare, attraverso la mistica, alla teosofia.» Ora potete chiedervi chi sia questo 'signor Inverno' di cui qui il signor Gleich parla come di colui attraverso le cui conferenze io, a Berlino, mi sarei 'convertito' all'antroposofia. Si può fare soltanto questa ipotesi: nell'introduzione a quelle conferenze, che ho tenuto a Berlino nell'inverno 100/1901, c'è una frase in cui dico: «Ciò che spiego in questo testo costituisce il contenuto delle conferenze che ho tenuto l'inverno scorso a Berlino nella biblioteca teosofica.» Questo 'Inverno', in cui ho tenuto le mie conferenze, si è trasformato in quel 'signor Inverno' che nel 1901/1902 mi avrebbe convertito alla teosofia. Vedete, non voglio usare quell'espressione che si può impiegare per indicare la costituzione intellettuale di una persona che adesso, così, è diventata il leader degli oppositori del movimento antroposofico, non voglio usare quell'espressione; ma voi potete tranquillamente usarla. [Al giorno d'oggi] la vita spirituale che consente di arrivare al grado di general maggiore porta a queste perle dell'attività spirituale .

Perciò bisogna considerare le cose con un po' di maggiore profondità. Soltanto così si avranno il sentimento e l'intelligenza per capire che cosa è necessario. E solo perché appunto della vita spirituale se ne deve occupare innanzitutto la scuola, sarebbe tanto auspicabile poter fondare questa unione di scuole, che non sarebbe poi così difficile da fondare, avendone la volontà. Però non dev'essere un comitato più o meno grande, ma deve essere fondato in modo che i suoi membri siano innumerevoli. Soltanto allora avrà valore. Essa deve (non voglio dare consigli, perché quel che ho da dire l'ho già detto abbastanza) essa ovviamente non può imporre ad un singolo nessun sacrificio particolare. Deve esserci per fare propaganda per ciò per cui oggi la propaganda è così urgentemente necessaria! - Questa è una cosa che ho dovuto collegare anche a quel che è emerso oggi.

Per concludere devo dire qualcosa che preferirei non dire, ma che appunto mi trovo a dover dire, perché stasera non se ne è affatto parlato e forse non se ne parlerà nemmeno nei prossimi giorni, perché è probabile che vengano i dolori della partenza e forse potrebbe essere troppo tardi. Devo essere io stesso ad accennare alla cosa: è veramente del tutto ovvio che, per tutto ciò di cui si è parlato oggi, si agisca. Solo che questo agire ha un senso solo se riusciamo a mantenere il Goetheanum, così com'è, e soprattutto se possiamo terminarlo.

Ora, per quanto vada bene col Futurum AG e per quanto vada bene col Kommender Tag, per parecchio tempo ancora essi non saranno un sostegno economico per questo Goetheanum, sicuramente non lo saranno. E la preoccupazione più grande (nonostante tutte le altre preoccupazioni che oggi gravano su di me, consentitemi per una volta di parlare in modo personale), la preoccupazione più grande è questa: che fra non molto tempo potrebbe succedere che non riusciamo ad avere entrate economiche per questo Goetheanum. E perciò prima di tutto il resto è necessario anche ripetere che chiunque sia in grado di fare qualcosa, lo faccia, che ognuno contribuisca affinché questo edificio possa essere completato! Questa è la cosa più importante di tutte: che, grazie agli amici della nostra causa, veniamo messi in condizione di riuscire a mantenerlo, questo Goetheanum, soprattutto di riuscire a costruire questo Goetheanum fino in fondo. E questa, come ho detto, è la mia grande preoccupazione. Devo dirlo qui, perché infine, a che cosa servirebbe riuscire a fare così tanta propaganda e poi forse dover chiudere questo Goetheanum fra tre mesi? Anche questa è una delle preoccupazioni sociali che secondo me sono correlate alla vita sociale del presente in generale. E ho dovuto sottolineare questa preoccupazione, perché i fatti che ne stanno alla base veramente non vanno dimenticati; solo questo rende possibile rafforzare il movimento che parte da questo Goetheanum.

Vediamo da quasi basi intellettuali vengono quelle lotte che proprio adesso alzano la voce contro di noi. Questo sarà un inizio. Bisogna essere svegli, perché queste persone sono persone intelligenti. Sanno organizzarsi. Quello che è successo a Stoccarda è un inizio, è inteso come un inizio. E riusciremo a contrapporci solo quando si accenderà un idealismo tale (voglio ripeterlo anche questa volta) da non dire: “Oh, gli ideali sono così terribilmente alti, sono così elevati, e il mio portafogli è una cosa così piccola, non ci metto le mani, se si tratta di questi ideali elevati”. Qui invece bisogna dire: “L'idealismo è vero idealismo solo se una buona volta per l'ideale si apre anche il portafogli!”


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16. Seconda serata di domande 
Indice

Note:

[1] La Hugo Stinnes GmbH è stata fondata nel 1892 come ditta individuale e trasformata nel 1903 in una GmbH . Cfr. Wikipedia N.d.T.