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OO 337b - Idee sociali – realtà sociale – prassi sociale – Vol. II



SECONDA SERATA DI SEMINARIO
In occasione del primo corso universitario antroposofico

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Dornach, 7 ottobre 1920



Domande sulla prassi economica II



Hermann Eichenberger: Vorrei porre ai relatori una domanda. Quando ci si applica per avviare la trasformazione della vita pubblica nel senso della triarticolazione, bisogna riflettere su quale sia l'ambito col quale poter cominciare. Perciò volevo chiedere: si può cominciare a trasformare la vita pubblica a partire dall'ambito politico-giuridico? Più precisamente: è giusto immaginare, si può pensare una giurisdizione portata avanti in modo che le persone diano fiducia ad un certo vertice, o no? Si tratta del metodo di votazione del corpo legislativo, del sistema elettorale. Nei Punti essenziali si dice che questa è una cosa fondamentale.

Eugen Kolisko è fermamente convinto che si debba provvedere ad avere uno spazio in Parlamento, in modo da potersi adoperare per la triarticolazione. Per esempio il dott. Thomastik ha diffuso un appello con la richiesta di riassumere l'Austria in un unico collegio elettorale, tuttavia senza fare accenno all'idea della triarticolazione. Ma tacere sulla triarticolazione non va bene.

Roman Boos è dello stesso parere del dott. Kolisko. Prima di tutto è necessaria una vasta educazione popolare, bisogna tenere conferenze, affinché il pensiero della triarticolazione entri nella testa delle persone. La cosa che il dott. Thomastik ha sollevato è solo un surrogato, per quanto escogitato in modo molto bello e per quanto benintenzionato.

Hermann Eichenberger sottolinea che il signor Thomastik ha dimostrato molto coraggio; che ha tenuto delle conferenze sulla triarticolazione sociale.

Rudolf Steiner: Egregi convenuti! Proprio su questo argomento non ho molto da dire, dopo quello che ho sentito a riguardo. Dato quello che ho fatto finora, potete immaginare che, nel momento in cui sono intervenuto per la triarticolazione dell'organismo sociale, ho ritenuto necessario prima di tutto introdurre questa triarticolazione in quanto tale nella vita pubblica della civiltà moderna. E da allora ho ripetutamente spiegato nelle più diverse occasioni che per me, dopo approfondito studio delle circostanze della vita moderna, le cose stanno così: o si arriva a rendere veramente popolare l'impulso alla triarticolazione, in modo che esso diventi vita (non è un'utopia, deve essere vita) oppure non ci si muove di un passo. Adesso potete tornare a rileggerlo nella mia raccolta di saggi sulla triarticolazione dell'organismo sociale, che appunto sono stati pubblicati dall'editrice del Kommender Tag di Stoccarda; il libro si chiama 'Realizzazione della triarticolazione dell'organismo sociale'.

E perciò forse posso già far notare che ogni esternazione secondo la quale in un certo senso la triarticolazione debba presentarsi nascondendosi mi ricorda quel che sperimento con l'antroposofia da vent'anni, cioè che ripetutamente nel tempo sono sempre arrivate persone molto furbe a dire: “Sì, non è che possiamo presentarci così, con l'antroposofia, prima dobbiamo renderla, per così dire, masticabile in qualche altro modo” e altro del genere. Ho visto che cosa ne è stato, di tutto ciò. Io stesso per me non ho mai scelto una via diversa da quella di presentare l'antroposofia al mondo in modo assolutamente verace, manifesto, respingendo tutto ciò che non si presentava con la visiera aperta per l'antroposofia, e attirandomi così abbastanza inimicizie, delle quali in sostanza non mi preoccupo affatto. E perciò posso solo dire, egregi convenuti, che se si tratta di cercare le vie per agire più direttamente e più velocemente possibile per la triarticolazione dell'organismo sociale, allora io parlo assolutamente volentieri ovunque mi si chiami. Quando, per esempio, si vorrebbe arrivare con ogni genere di proposte secondarie, per esempio con proposte sulla modifica di questa o quella legge elettorale, che verrebbero prese in considerazione solo se ci trovassimo all'interno della triarticolazione dell'organismo sociale e avessimo cristallizzato il settore politico-giuridico a partire dall'organismo sociale, quando si arriva con cose del genere, devo dire che esse mi sembrano (lo dico assolutamente senza emozione) come un rinnovamento di vecchie politicherie, e non mi interessano. Non mi interessano! Ora, è stata posta la domanda:

Vorrei chiedere al dottor Steiner come vada pensata l'organizzazione della vita spirituale libera. Proprio gli artisti, gli scienziati e altri che lavorano in ambito culturale sono, per esperienza, i più difficili da indurre ad una ragionevole collaborazione. Come si può immaginare un'organizzazione del genere? Addirittura: si può parlare in questo caso di un'organizzazione nel comune senso della parola?

Egregi convenuti, prima vorrei sottolineare una cosa a proposito di questa domanda: molto spesso si parla della triarticolazione dell'organismo sociale, di come essa sia venuta al mondo con i miei Punti essenziali e altro, come se si avesse a che fare con una qualche utopia, mentre tutto ciò che vi è formulato, dall'inizio alla fine, è nato da un pensare assolutamente pratico e persegue anche lo scopo di essere preso in modo pratico, direttamente pratico. Ma dall'altra parte con numerose domande (anche da parte di chi ha buone intenzioni) si imprime a questo movimento per la triarticolazione proprio il carattere utopistico, il carattere dell'utopia. Davvero oggi non è importante fare il quinto o il sesto passo, volendo essere uomini pratici, senza prima aver fatto il primo passo. Ora tuttavia questa domanda richiama l'attenzione su una difficoltà del primo passo. Nella vita spirituale, che orientandosi secondo l'impulso alla triarticolazione deve essere una vita spirituale libera, nella vita spirituale, dunque, ovviamente ci si può aspettare meno di tutto che essa in qualche modo venga ristrutturata dall'oggi al domani. Ma la triarticolazione la si potrebbe realizzare dall'oggi al domani, la si potrebbe realizzare direttamente. La si può veramente realizzare. Non si dovrebbe fare altro che realizzarla appunto così come l'ha realizzata la scuola Waldorf di Stoccarda. E, proprio per portare giù un po' più al concreto l'intera discussione da quelle astratte altezze alle quali è stata portata oggi, devo indicare questo fenomeno concreto della scuola Waldorf che opera già da un anno.

Vedete, egregi convenuti, quando un certo numero di persone si riuniscono per soddisfare determinati ordini in base a certi principi, per esempio i regolamenti scolastici riguardanti i piani di studio e i tirocini, allora (ma lo dico con grande serietà) queste persone in sostanza sono sempre molto intelligenti, ovviamente. E, quando ci si riunisce così, si può fare il paragrafo 1, 2 e 3 e dire: “L'insegnante deve insegnare così e così, in questa o quella materia si deve insegnare secondo questo o quel principio, ecc”. E sono convinto che, per il loro contenuto astratto, queste dozzine di paragrafi potranno contenere cose bellissime, potentissime, ma appunto in forma astratta. Ma che se si possano applicare dipende dal fatto che ci siano o meno le persone per farlo. Infatti, prendiamo il caso più estremo: supponiamo di trovarci in un dato periodo in un territorio nel quale, per un qualche motivo, ci siano solo persone che non riescono affatto a superare un certo livello di istruzione, perché appunto proprio in un dato territorio, in un dato periodo non sono nati dei geni, ma solo 200 persone medio-dotate, e che perciò non ci siano geni. Ora, si può essere del tutto certi (se si ha un pensare reale lo si capisce subito) che anche in questo caso queste persone medio-dotate incaricheranno le persone migliori, e che quando queste si riuniranno, faranno sempre i loro bellissimi paragrafi 1, 2 e 3 ecc., per esempio prescrivendo che l'insegnante insegni così e così una materia o l'altra. Ma nel mondo non è affatto questo, l'importante. Volendo veramente fare i conti con le forze presenti, prima di tutto è importante che delle persone che ci sono si riuniscano quelle che vengono ritenute capaci.

Ora, egregi convenuti, questo per esempio nella scuola Waldorf si è cercato di farlo. E qui non sono stati fatti paragrafi, ma al massimo io ho tenuto un ciclo di conferenze, ho tenuto seminari, prima che aprissimo la scuola. Abbiamo anche avuto molti colloqui nel corso dell'anno scolastico. Ho tenuto anche adesso prima dell'apertura del secondo anno scolastico un breve seminario. Però tutto ciò che viene fatto alla scuola Waldorf viene fatto a partire dalla comunità di quelle personalità che ora si trovano qui, cioè a partire dalle loro capacità, dalle loro forze; senza prima stabilire dei [paragrafi], ognuno fa del suo meglio secondo le proprie capacità. E qui abbiamo una piccola cerchia di (ora chiamateli come volete) organizzazione della libera vita spirituale, qui avete una piccola cerchia che è del tutto autonoma, che agisce in tutto e per tutto in base alle proprie capacità e intenzioni. Una volta si è dovuto tirar fuori dalle altre circostanze una cosa come una specie di ritaglio. Lo si è potuto fare nel Württemberg, perché lì la legge scolastica ha ancora una lacuna, e in questa lacuna si è potuto inserire questa scuola Waldorf. Qui nel Canton Soletta è noto che non lo si potrebbe fare. La cosa quindi è così, che non ci si dà alle astrazioni, ma alle persone e si lascia che le persone facciano quel che sono veramente capaci di fare. Tuttavia qui si indica una difficoltà. Naturalmente, se l'impulso alla triarticolazione venisse capito per bene, sarebbe possibile che i rappresentanti della vita spirituale semplicemente in determinati territori che risultano già dati dalla storia, si trovassero in un ampio raggio per il solo scopo appunto di capire l'autonomia della vita spirituale; cioè, che questi rappresentanti della vita spirituale (la maggioranza consisterà nei diversi insegnanti dei diversi istituti), che questi diversi rappresentanti della vita spirituale veramente trovino il coraggio di stare sulle proprie gambe.

A Stoccarda abbiamo iniziato fondando un cosiddetto consiglio di cultura (una volta qui in un'altra occasione vi ho già richiamato l'attenzione) e ovviamente all'inizio abbiamo dovuto avvicinarci alle persone in gioco. Ora, egregi convenuti, non si può voler inserire all'improvviso nella vita spirituale persone diverse da quelle che ci sono. È ovvio che chi pensa in modo pratico prima si dice: “Vogliamo realizzare la triarticolazione dell'organismo sociale, non creare una qualche utopia nel mondo dei balocchi”. Qui naturalmente prima bisogna fare i conti con quelle persone che lavorano nella vita spirituale, che appunto ci sono. E si tratta di avere le idee chiare sul fatto che questa vita spirituale ora è autonoma, che si è separata dallo Stato unitario. Già così succede veramente qualcosa. Solo che si trovò poco consenso, perché soprattutto i professori universitari dissero: “Bé, qui, se le università stesse si amministrassero da sé, potrebbe succedere che il mio collega sia quello che co-amministrerebbe – no, allora piuttosto preferisco un ministro che sta fuori”. Infatti nessun collega si fida dell'altro. Ovviamente questa è una cosa che va superata. Ma per chi pensa in modo reale la cosa si presenta così: secondo me, per quanti artisti, scienziati e lavoratori spirituali vogliano seguire la propria strada, decisivo è che la vita spirituale sia autonoma, in modo che nell'educazione e nell'istruzione, dalle classi più basse fino su al professore universitario, non ci sia nulla che abbia autorità, oltre alla voce di chi coopera attivamente in seno a questa vita spirituale. Quel che va deciso all'interno della vita spirituale deve essere deciso in grande stile come lo decidiamo noi alla scuola Waldorf, dunque solo da coloro che partecipano a questa vita spirituale, non da un qualsivoglia Parlamento o altro del genere o da un qualche ministero che ne sta all'esterno, o al massimo da un addetto che, essendo diventato troppo vecchio per insegnare, poi debba ancora fornire le sue ricerche al ministro dell'istruzione.

Dappertutto quel che importa è che il pensiero della triarticolazione dell'organismo sociale entri nella testa delle persone nella sua vera forma. Allora ci si convincerà di non dover pensare a questi dettagli, ma che l'importante è che la vita spirituale ci sia semplicemente perché i rappresentanti di questa vita spirituale si sentono autonomi, ovviamente siano anche autonomi, in quanto semplicemente nessuno Stato può fare niente in contrario. Quando essi si sentiranno indipendenti, in quel momento in questa vita spirituale ci sarà una maniera di agire del tutto diversa, una maniera di lavorare del tutto diversa. E allora da questa vita spirituale nascerà quello che poi è un progresso nel senso della triarticolazione e di una vera umanità. Quindi l'importante è che ora veramente non si pensi che ci si debba mettere lì a fare qualcosa, nello stesso modo in cui si dispongono in colonna i soldatini di piombo, ma si deve prendere la vita così com'è e limitarsi ad inserire la triarticolazione nella vita, e qui ovviamente si devono prendere le persone che ci sono. Ma la sola cosa importante è che queste persone appunto capiscano che cosa veramente si trova nel pensiero della triarticolazione. Questo si può dunque rispondere a una domanda simile. Sì, egregi convenuti, certamente c'è un'organizzazione qui nella vita spirituale, le cose sono organizzate: ci sono scuole elementari, scuole medie e università: un'organizzazione, un certo tessuto della vita spirituale, certo che c'è. Non si tratta di tornare a fondere tutto questo, ma di liberare la vita spirituale e poi di lasciare che le cose succedano – e succederà sicuramente molto, se la vita spirituale è libera e autonoma. Allora non si ascolteranno già più quelli che là fuori sono degli stupidi. Abbiamo moltissimo di cui lamentarci in merito alla nostra scuola Waldorf; precisamente abbiamo molto da lamentarci, in tutti gli ambiti, anche qui a Dornach, del fatto che nessuno ci dà soldi; ma veramente non abbiamo da lamentarci, per esempio, perché la scuola Waldorf non venga ascoltata. La si ascolta molto volentieri, si desidera dappertutto ascoltare gli insegnanti, i quali non riescono proprio a fare abbastanza e vengono addirittura strappati. Chi ha qualcosa da dire viene ben ascoltato. Ma questo è l'importante; ne parlerò ancora. Ora la seconda domanda:

Che differenza c'è fra l'associazione e le organizzazioni corporative?

Ora, egregi convenuti, di nuovo partendo da qualcosa di concreto, qui vorrei dirvi: anche nella vita economica si tratta, come ho già detto in un'altra serata, di pensare veramente in modo economico, cioè di saper stare all'interno della vita economica e di non pensare, all'interno della vita economica, per esempio giuridicamente oppure come si deve pensare nell'organismo spirituale, ma di pensare, nella vita economica, veramente economicamente. Ovviamente oggi risultano ancora delle difficoltà; ma non importa, perché queste difficoltà (appunto in un certo modo che chiarirò subito) a poco a poco sarebbero superabili. All'inizio però non si tratta di vedere che si presentano delle difficoltà, ma di impegnarsi una buona volta ad avviare veramente l'impulso associativo.

Ora, cosa abbiamo fatto a Stoccarda, dopo che in aprile dell'anno scorso abbiamo cominciato a lavorare? Vedete, non ci siamo dedicati a fare un qualche tentativo astratto per poi declamare come si debbano costituire le associazioni, per esempio fra calzolai, ma abbiamo accolto un pensiero che allora era popolare. Proprio quando lo abbiamo accolto, esso non era popolare solo fra il proletariato, ma era popolare perfino nell'imprenditoria: il concetto dei consigli di fabbrica. Però volevamo avere il concetto di consigli di fabbrica, l'istituzione dei consigli di fabbrica, nel senso della triarticolazione. E che cosa abbiamo fatto? Abbiamo cercato di richiamare l'attenzione delle persone che erano interessate (e in un determinato periodo erano davvero molte) su quanto segue: se in una regione economica si introduce l'istituzione dei consigli di fabbrica, ovviamente è una sottomissione sciocca fare nelle fabbriche una legislazione con la quale introdurre nella singola fabbrica i consigli di fabbrica, che vi lavorano, sorvegliano, ecc. - non si può trattare di questo. Che non si può trattare di questo, lo si è visto benissimo quando in Ungheria è stata introdotta la repubblica sovietica – vi invito a leggere il libro straordinariamente interessante di Varga, che si è, diciamo, seduto da sé nella mangiatoia, che era commissario popolare per le faccende economiche e presidente del consiglio economico superiore.

Non si tratta di introdurre consigli di fabbrica nel modo in cui adesso è stato fatto anche nelle leggi tedesche del tutto impossibili, ma di costituire un sistema di consigli di fabbrica a partire dalla vita economica e dalle sue stesse singole situazioni. E il pensiero di far nascere un sistema di consigli di fabbrica dai diversi rami della vita economica, siano essi rami che sono allineati più verso il consumo o più verso la produzione, che siano i membri di questa o di quella classe, in breve, a far nascere dalla vita economica appunto le personalità dei consigli di fabbrica, ecco, prima di tutto fu reso popolare anche fra i proletari questo pensiero. Il sistema elettorale sarebbe già stato trovato, se prima ci si fosse assicurati di far nascere dalla vita economica delle personalità che poi si riunissero insieme in una specie di costituente economico che sarebbe una corporazione da costituire in una regione economica chiusa e che prima di tutto all'inizio lavorasse. Veramente nella serata di dibattito in cui si è parlato di questa cosa (che in sostanza era [accresciuta] parecchio prima di essere resa impossibile), ho messo fortemente in risalto: la prossima cosa da fare sarà che il proletario si disabitui a parlare di tutto il possibile appoggiandosi alle sue frasi fatte e che conosca tutto il possibile nel modo migliore. Questo è sempre stato sottolineato, in continuazione.

Ora, voglio farvi un esempio – ho sempre portato volentieri questo esempio ai proletari: dopo che si era parlato di triarticolazione dell'organismo sociale, nel dibattito si inserì un uomo che parlava dal punto di vista comunista e che spiegò che tutto ciò che era stato detto in base alla triarticolazione dell'organismo sociale egli lo avrebbe potuto dire meglio. E presentò appunto un paio di frasi fatte comuniste che aveva e poi disse di essere solo un ciabattino. Ora, naturalmente non serve disapprovarlo, perché veramente non si tratta del fatto che uno sia ciabattino o qualcos'altro. Egli pensava di non poter essere, in quanto ciabattino, un funzionario di Stato, ma dava ad intendere che per esempio sarebbe benissimo potuto essere ministro. Ora, vedete, prima di tutto abbiamo chiarito alle persone che si tratterebbe di lavorare; e chi ha un pensare pratico sa che grazie alla società, se le cose vengono condotte bene, di fatto si può raggiungere un livello più alto, almeno più alto di quello che ha ogni singolo, anche il più geniale della comunità; nella società si può lavorare di più. Ciò che questa associazione dei consigli di fabbrica inizialmente avrebbe dovuto fornire in quanto società, bisognava prima chiarirlo.

Qual è dunque il primo passo per giungere a questa associazione? Non porre tutte le domande possibili sui dettagli finché non abbiamo ancora fatto il primo passo, finché non abbiamo osservato la vita per bene e poi, grazie a quanto osservato, esserci fatti un'idea su come possiamo arrivare alle associazioni. Questo però, questo è possibile a chiunque, quale che sia il suo posto nella vita, se è veramente inserito nella vita, se la vita gli si accosta, se in qualche modo abbraccia con lo sguardo il modo in cui potrebbe riuscire ad associarsi a quelli che gli sono più vicini (nella misura in cui non sia solo uno che vive di rendita e che non è inserito nella vita reale, specialmente non nella vita economica [reale]). Questo, egregi convenuti, è quello che all'inizio bisogna prendere in considerazione come primo passo nella vita economica: che si deve arrivare alle associazioni – proprio come in ambito spirituale la cosa principale è che le persone capiscano che cosa significhi diventare autonomi all'interno dell'ambito spirituale. Questo è quello che inizialmente c'è da dire su questi due ambiti. E se ora questi due ambiti sanno porsi sulla base che per la loro stessa essenza deve essere riconosciuta come loro propria, allora alla fine rimane l'ambito politico-giuridico. Allora questo lo si troverà già, perché si tratta prima di costruire per bene queste due ali: la vita spirituale e la vita economica. Rimane l'altra. La si troverà, quando si sarà fatto ordine in queste due ali. Questo è quello che c'è da dire sulla vita politico-giuridica secondo il pensiero della triarticolazione.

Ora avanti con un'obiezione:

Nella conferenza del signor Ith è stato detto che i rapporti fra il prezzo delle merci e i singoli costi di produzione dovrebbero essere regolati dall'ambito giuridico.

Ora, se veramente fosse stato detto questo, naturalmente sarebbe una gaffe, perché l'ambito giuridico non ha nulla a che vedere con il prezzo delle merci. In sostanza il prezzo delle merci può derivare solo da quanto risulta grazie alle associazioni come valore reciproco secondo il principio della cellula economica originaria, del quale si è già parlato anche qui.

Non è stato espresso chiaramente che questi rapporti vengono fatti non in ambito giuridico, ma solo nell'ambito economico.

Ora, l'essenziale è questo: che tanto la distribuzione di ciò che viene elaborato nel prodotto del lavoro, quanto l'altro, [il prezzo], ovviamente sono cose dell'ambito economico, questo è chiarissimo.

Un'altra domanda:

Bisognerà stabilire il prezzo delle merci?

Egregi convenuti, non si può affatto trattare di stabilire il prezzo delle merci, se pensate in modo reale, e la triarticolazione dell'organismo sociale va appunto pensata in modo reale, e non in modo astratto. Pensando in modo reale, arriverete al fatto che il prezzo delle merci è una cosa che in un certo senso in un territorio risulta semplicemente dal fatto che un certo numero di persone all'interno di questo territorio ha bisogno di determinate cose in una certa quantità. E si dovrà sapere: solo se questo prezzo non può fermarsi ad un determinato livello, se il prezzo diventa troppo alto e se lo si nota, allora è necessario che le associazioni provvedano a che questo prodotto non venga prodotto troppo poco. Si tratta proprio di orientare la vita economica in modo che un prezzo che risulta dai bisogni possa veramente essere mantenuto alla sua altezza. Non lo si può mantenere lì fissandolo, perché è chiaro che se per una qualche merce il prezzo è troppo basso, questa merce la si produce troppo. E allora si tratta di regolare questa produzione di merci dirottando gli operai che vi lavorano ad un altro settore. Ma se per tale merce si paga un prezzo troppo alto, allora è vero il contrario.

Non si tratta di fare delle leggi. Le associazioni non dovranno fare delle leggi; le associazioni dovranno lavorare continuamente affinché in primo luogo di fatto non venga svolto lavoro inutile, mandando all'aria molto di ciò che ho caratterizzato, e in secondo luogo affinché di fatto ognuno venga messo nel posto in cui è capace di lavorare meglio, però nell'interesse della totalità. Queste associazioni dovranno proprio lavorare così, per dare alla vita economica la sua relativa configurazione. Quindi si tratterà di pensare prima al primo passo, alla costituzione delle associazioni, e che poi queste associazioni inizino semplicemente a lavorare: esse possono semplicemente lavorare, non appena ci sono.

Poi c'è ancora una domanda:

La distribuzione della quota di utile sarà stabilita unicamente all'interno dell'azienda?

Non può affatto essere così, anzi in una regione economica la questione dei bisogni del singolo dipenderà dall'intera regione economica. E questa realtà, che vediamo qui (la distribuzione della quota di utile all'interno dell'azienda) non sarà affatto una realtà reale, perché semplicemente è una cosa che nasce dall'associatività. Chi fa un lavoro o un altro deve ricevere questo o quello in cambio del prodotto del suo lavoro. Semplicemente non si può affatto pensare di stabilire la quota di utile all'interno dell'azienda, è invece l'intero edificio della vita economica a includere il fatto che si deve ricevere la corrispondente quota di utile. Ora, egregi convenuti, adesso vorrei riassumere, perché sono già le 10 e mezza, non possiamo continuare a parlare fino a mezzanotte. Avrei volentieri detto ancora qualcosa; ovviamente si arriva sempre un po' troppo tardi a quelle che in realtà sono le domande concrete. Vorrei riassumere dicendo quanto segue: vedete, questo impulso della triarticolazione dell'organismo sociale è stato portato al mondo con il presupposto che si trovino delle persone che lo accolgano. Infatti di che cosa abbiamo bisogno oggi? Oggi non abbiamo bisogno di elucubrazioni su come istituire una cosa o l'altra, per esempio dei piani di studio. Oh, ne sono convinto: anche persone molto poco dotate, se si mettono sedute ad elaborarsi dei bei piani di studio, i piani di studio saranno molto belli. Non lo intendo assolutamente in senso umoristico, ma molto sul serio. Si tratta anche di capire la realtà, per sapere che cosa si può fare con la realtà. Ora tuttavia ovviamente potete dire: “Avete intrapreso il consiglio culturale, avete intrapreso i consigli di fabbrica, e non ne è venuto fuori nulla”. Ma le cose sono fallite proprio a causa del fatto che le persone sono arrivate all'elucubrazione e hanno chiesto: “Ecco, che cosa ne sarà della mia macchina da cucire nell'organismo sociale triarticolato?” Egregi convenuti, questa è solo una questione di dettaglio, una questione di dettaglio che è veramente accaduta; potrei raccontarvene migliaia, di cose così. Dovrebbe essere chiaro che prima si dovrebbe capire quel che c'è nella triarticolazione dell'organismo sociale pressapoco come in matematica si deve capire il teorema di Pitagora. Infatti, credete che qualcuno capisca il teorema di Pitagora avvicinandosi a tutti i triangoli rettangoli e facendo la prova se il teorema funziona? No, sa che se lo ha capito una volta, si tratta solo di applicarlo al singolo caso nella pratica nel giusto modo. E così è importante anche che le cose dei Punti essenziali della questione sociale vengano capite di per sé. Bisogna sapere che si possono applicare nella realtà, se solo si acquisisce la mano pratica e il senso pratico per farlo. È questo, l'importante. Che le cose non siano state fatte, è dipeso da una cosa sulla quale ora non voglio discutere, egregi convenuti. Ma non mi astengo dal dire che cosa ho cercato di fare, e anche in un altro passo sarà così: bisogna appunto tentare finché la cosa verrà capita. Si dovrà appunto tentare tutto (lo so, che la cosa è ancora esposta a malintesi e mancanza di chiarezza), si dovrà appunto tentare di tutto, finché questa cosa non verrà capita. E fino adesso non è stata capita.

Quando ho visto che con gli illustri rappresentanti della vita spirituale non c'era nulla da fare, che non c'era nulla da fare col proletariato che si orienta ad una fede nell'autorità, che è molto peggio di quanto sia mai stata la fede nell'autorità nella Chiesa cattolica, quando si è visto che coi rappresentanti della vita spirituale e col proletariato non c'era niente da fare, qui non si trattava di discuterci sopra, ma di fare qualcosa di reale. E qui pensai che si doveva almeno vedere se nella vasta cerchia delle regioni mitteleuropee, che veramente soffrono abbastanza la miseria, si trovassero cinquanta persone che si potessero semplicemente chiamare a Stoccarda e alle quali potessero essere insegnate le basi reali per agire nella vita pubblica. Perché oggi i più parlano nella vita pubblica senza basi, senza sapere nulla di ciò che è avvenuto e che avviene ancora adesso, altrimenti non ci sarebbe mai potuta essere un'assemblea nazionale come appunto quella che si è riunita a Weimar; parlano partendo da certe emozioni che hanno sviluppato grazie ad esperienze mai recentissime, che sono espressione di vecchie concezioni storiche e vecchie concezioni politiche. Questo è proprio l'essenziale dei nostri partiti attuali: che ciò che viene sostenuto all'interno di un partito attuale non ha alcuna obiettività, non è che l'ombra rimasta di ciò che era un tempo. Qui si trattava di trovare queste cinquanta persone per iniziare a dispiegare così una vera attività pubblica. Non si sono trovate, egregi convenuti, queste cinquanta persone non si sono trovate!

Oggi l'importante non è che noi discutiamo astrattamente sulle leggi elettorali e se si possa paragonare un'associazione ad una corporazione e così via, ma oggi l'importante è che ci arrivino più persone possibile dotate di iniziativa, perché oggi l'importante non è come votiamo, ma che le persone giuste arrivino ai posti giusti. E anche oggi coloro che sono interiormente colmi di comprensione, che sono colmi di conoscenza, che sono colmi del senso pratico della triarticolazione dell'organismo sociale, se solo esistono in numero sufficiente, (con un numero piccolo non si riesce a fare niente) queste persone dotate di iniziativa agiranno. Saranno scelte per i posti giusti, non importa secondo quali leggi elettorali, e nascerà quel che deve nascere. Perciò in prima linea si tratta di avere un numero sufficiente di persone con conoscenza delle necessità dell'epoca e con l'iniziativa necessaria. Se si è riusciti a seguire coloro che hanno trascinato il mondo in discarica, perché almeno avevano sviluppato un'iniziativa ancora addestrata, sicuramente si seguiranno anche quelli che sviluppano un'iniziativa sana. Perciò oggi abbiamo bisogno di uomini di iniziativa e con conoscenza. E se ci riesce di conquistare persone di iniziativa e con conoscenza, allora – allora la triarticolazione marcerà, non prima. Ma bisogna lavorare a questo scopo andando dritti e senza maschera e senza ornamenti.


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