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OO 337b - Idee sociali – realtà sociale – prassi sociale – Vol. II



PRIMA SERATA DI SEMINARIO
In occasione del primo corso universitario antroposofico

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Dornach, 5 ottobre 1920



Domande sulla prassi economica I



La serata si basa sulle due conferenze di Arnoldt Ith del 4 e 5 ottobre 1920 su 'Le banche e la formazione dei prezzi: la loro importanza per l'economia del presente e del futuro'. Si apre il dibattito:

Rudolf Toepel parte da due passi dei Punti essenziali. Si esprime sul problema del calcolo dei bisogni e sulla questione della formazione dei prezzi ad esso connessa.

Roman Boos: Devo contestare l'opinione del dottor Toepel: i due passi dei Punti essenziali sono estrapolati dal contesto. All'interpretazione del dottor Toepel mancano le basi antroposofiche. Così non si va da nessuna parte. Lo Stato non può prescrivere misure amministrative per l'economia; la vita economica non può migliorare, se non arriviamo a pensieri diversi. La gente che deve vivere in una vita economica nella quale i bisogni delle persone vengono stabiliti da statistiche si ribella.

E a questo riguardo bisogna pensare anche ad un altro pericolo. Sicuramente, forse dopodomani, potrebbero nascere bisogni nuovi che oggi ancora non conosciamo. L'importante, come il dottor Steiner ha sempre sottolineato, è sempre che non si vadano a gestire i bisogni di per sé. Sulla questione dei bisogni in quanto tali lo Stato non deve aver voce in capitolo, e nemmeno le statistiche devono aver voce in capitolo, altrimenti si resterebbe sempre vincolati al vecchio modo di pensare. Mi sembra che in parte questo vecchio modo di pensare viva anche nelle parole del direttore Ith.

Perciò vorrei indicare espressamente ancora una volta i pensieri fondamentali del dottor Steiner sulla cellula economica originaria: il giusto prezzo dovrebbe offrire la possibilità che chi ha realizzato un determinato prodotto economico venga poi messo in condizione di tornare a produrne uno uguale. La politica dei prezzi in quanto tale è una cosa che non si può semplicemente far gestire allo Stato, altrimenti la vita economica la si distrugge del tutto.

Zimmermann parla come rappresentante della teoria del libero denaro[1] e della libera terra di Silvio Gesell.

Roman Boos interrompe l'oratore: importante non è lo scopo, ma l'origine. E qui si tratta di creare associazioni; dobbiamo creare associazioni.

Arnold Ith: Ci sono diversi punti sui quali vorrei avere maggiore chiarezza e sui quali bisognerebbe discutere più a fondo. Primo: che ruolo ha il commercio nell'organismo sociale triarticolato? Secondo: come nasce il capitale nell'organismo sociale triarticolato? Terzo: anche le fabbriche e gli immobili possono essere venduti? Introducendo la triarticolazione, il capitale privato è ancora possibile? Quarto: nell'organismo sociale triarticolato c'è ancora il denaro? Il denaro allora rimane solo come assegnazione di merci. E ancora, su quanto i signori oratori hanno detto: ciò che prima il signor Zimmermann ha detto sulla teoria del denaro libero, non è affatto comprensibile. Anche a quanto esposto dal dottor Toepel vanno mosse alcune obiezioni; altrettanto al dottor Boos e alla sua spiegazione della cellula economica originaria. E in questo contesto, tornando all'obiezione del dottor Boos a quanto esposto da me, vorrei chiedere: in che senso questo sarebbe in relazione con quanto ho esposto io e in che senso ci sarebbe qualcosa di sbagliato? Questa come domanda concreta.

Roman Boos: Vorrei porre una controdomanda: che ruolo attribuisce Lei allo Stato per la determinazione dei prezzi?

Arnold Ith: Con questa struttura del prezzo volevo solo spiegare come una parte del prezzo va al lavoratore e l'altra al produttore. In quanto a questo, qui lo Stato avrà voce in capitolo riguardo ai prezzi, in quanto esso determina appunto quale sia il fabbisogno del singolo per vivere.

Intervento: Non ha senso!

Roman Boos: in realtà ho proprio sentito proprio questo punto e così mi sono sentito provocato a sollevare un'obiezione. Finora sono sempre stato dell'idea che nell'organismo sociale triarticolato lo Stato possa decidere qualcosa solo in merito al modo e al tempo del lavoro, ma che non debba in qualche modo stabilire un prezzo o decidere quali siano i bisogni; lo Stato deve solo creare dal di fuori le realtà con le quali la vita economica deve fare i conti come con realtà date.

Arnold Ith: Non si tratta di una determinazione dell'altezza nominale dei prezzi da parte dello Stato, bensì di una distribuzione reale relativa, di una assegnazione percentuale. Forse posso chiedere al dottor Steiner di intervenire su questa domanda.

Rudolf Steiner: Egregi convenuti! Parlerei molto volentieri dei singoli punti che sono stati toccati. Ma dopo che un certo numero di persone si è già scornato non è affatto possibile parlarne in breve tempo. Normalmente in questo caso si complicano anche le cose che altrimenti sono semplici. Perciò vorrei fare pochissime osservazioni, ma che rispondano ad alcuni punti o che almeno cerchino di porre le cose nella giusta direzione.

Vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che nella vita economica l'importante è veramente pensare economicamente. Però pensare economicamente significa avere delle rappresentazioni di produzione e consumo che nel loro decorso hanno determinati effetti in una direzione o nell'altra; e col nostro benessere e malessere fisico noi ci troviamo appunto all'interno di questo processo economico. Di opinioni preferite qui non ce ne si fa proprio nulla. Chi per esempio pensi che con una semplice riduzione [o aumento] della quantità di denaro, a seconda che i prezzi aumentino o calino, si possa raggiungere qualcosa, mostra di essersi fatto poche rappresentazioni reali del processo economico. Con una simile determinazione del valore del denaro, con una riduzione, per così dire, della quantità di denaro o anche con un suo aumento ben preciso o altro del genere non si ottiene assolutamente nulla. Infatti, nel momento in cui non si può più speculare col denaro, si specula con le merci (vedete, solo adesso arriviamo col pensiero fin dentro la realtà, bisogna riuscire a guardare le realtà) e qui non è affatto necessario modificare la quantità del denaro, ma si può [far sì] molto facilmente, con ogni genere di macchinazioni, che i prezzi per un certo tipo di prodotti scendano o salgano, mentre per altri prodotti non serve assolutamente alcuna disposizione perché salgano e scendano in quel modo. In sostanza, tutto il pensiero dell'indicizzazione del denaro (a prescindere dal fatto che finché in un qualche Paese determinante c'è la valuta aurea, non se ne parla nemmeno), tutto quel pensiero è puramente utopistico. Voglio solo accennarlo, bisognerebbe parlarne in modo esaustivo, ma tutto il pensiero di Gesell non è che un pensiero nato da una totale mancanza di conoscenza della vita economica in quanto tale. Se si vuole veramente intervenire nella vita economica in modo che ne venga fuori qualcosa, l'importante non è intervenire sul denaro, ma intervenire in modo vivente nel consumo e nella produzione. Qui è importante che si costituiscano delle associazioni che abbiano la possibilità di esercitare un'azione reale sul processo economico. Naturalmente, una buona volta che qua o là si siano costituite delle associazioni, esse potranno certamente essere giuste in linea di principio, ma non potranno affatto esercitare un influsso favorevole; un influsso favorevole possono esercitarlo solo se il principio associativo riesce ad agire in modo veramente radicale attraverso la triarticolazione dell'organismo sociale. Ma si continua a chiedere: “Come si formano le associazioni?”

Egregi convenuti, finché si continua a litigare se ora, da una parte, i produttori debbano riunirsi in associazioni e dall'altra parte i consumatori in cooperative e poi stipulare qualcosa reciprocamente, finché si continua così, l'idea di associazione non è stata neanche lontanissimamente realizzata. Naturalmente nel principio associativo non si tratta affatto di riunire una qualsivoglia commissione e di formare associazioni e cose del genere, ma del fatto che queste associazioni si formino a partire dalla vita economica stessa. Vorrei fare due esempi che ho già fatto spesso.

Poco prima della guerra c'era un nostro socio che era una specie di fornaio; faceva il pane, dunque produceva pane, ovviamente con tutto quel che c'è dentro. Ora, qui si arrivò a fare qualcosa che inizialmente poteva essere una specie di esempio modello. Noi avevamo la Società Antroposofica, anche gli antroposofi mangiano pane, erano già uniti e non ci fu nulla di più facile che collegare il produttore di pane e gli antroposofi. Così egli aveva dei consumatori, e l'associazione era bell'e fatta. Naturalmente, quando una cosa del genere opera singolarmente, può presentare tutte le manchevolezze possibili. In questo caso le manchevolezze dipendevano dal fatto che il produttore aveva anche le sue bizze e stravaganze e così il tutto andò alla deriva. Ma in fin dei conti questo non importa. Un'associazione nasce da sé da un legame organico fra i consumatori e i produttori, dove naturalmente di regola il produttore deve prendere l'iniziativa – e poi questa associazione si affermerà assolutamente da sé.

E poi spesso porto l'esempio di un altro tipo di attività, quella svolta dall'editrice filosofico-antroposofica di Berlino. Essa consiste nel fatto che questa casa editrice non lavora come lavorano le altre case editrici. Come lavorano le altre case editrici? Lavorano stipulando contratti sui libri con quanti più autori possibili, bravi e non bravi. Nevvero, poi stampano questi libri. Ma quando vengono stampati dei libri, deve esserci la carta, bisogna impiegare dei compositori tipografici, e così via. Ora, provate ad immaginare quanti libri vengono stampati ogni anno (diciamo per esempio solo in territorio tedesco) che non vengono venduti, per i quali dunque non ci sono consumatori. Fate un conto, provate a sommare quanta lirica viene stampata e quanta lirica viene comprata in Germania e così avrete un'idea di quanto lavoro umano deve essere impiegato per la fabbricazione della carta che viene gettata al vento, quanti compositori lavorano per i relativi libri ecc. - tutto lavoro svolto per niente. È questo, l'importante: dobbiamo arrivare alla vita economica pensando economicamente, cioè pensando in modo da evitare il lavoro non necessario, lo spreco di lavoro. In un'associazione, com'era e com'è fra la Società Antroposofica e l'editrice filosofico-antroposofica, lo spreco di lavoro non è possibile perché l'editrice filosofico-antroposofica per così dire non stampa alcun singolo libro che non venga venduto. Qui ci sono dei consumatori. Perché? Perché si lavora perché ci sono dei consumatori. Anzi, l'editrice non riesce affatto a produrre a sufficienza per il consumo. Ma qui almeno non si spreca lavoro. Non facciamo produrre della carta nella quale si celi del lavoro sprecato; non impieghiamo alcun compositore tipografico che lavori per niente, ecc.

Ed esattamente la stessa cosa che vedete in questi due esempi, la potete fare in tutti i settori possibili. L'importante è che l'associazione venga pensata bene. Se è ben pensata, prima di tutto eviterà il lavoro non necessario. Ed è questo l'importante. Si tratta di creare, attraverso misure reali, un giusto rapporto fra la produzione e il consumo in tutti i settori possibili. Allora si realizza questa cellula originaria della vita economica, allora si realizza un prezzo che sarà adeguato a tutta la vita, in modo che chi produce qualcosa, un qualche prodotto, diciamo un paio di stivali, riceva in cambio tanto quanto gli serve per soddisfare i suoi bisogni finché avrà fabbricato un altro paio di stivali altrettanto buoni. L'importante non è che in qualche modo stipuliamo il prezzo, che facciamo statistiche e altro del genere; l'importante è che lavoriamo in modo che il consumo sia adeguato alla produzione. E questo può avvenire solo se il consumo determina la produzione. Quando si fanno degli esempi, lo si vede in modo evidente. L'importante è che non si parli in qualche modo a vanvera sul fabbisogno e sui bisogni e cose del genere, ma che ci si sia inseriti nei bisogni. L'importante è da una parte essere affini al [consumo] e dall'altra parte poter intervenire nella produzione in modo che essa porti direttamente al soddisfacimento dei bisogni. L'importante non è produrre determinati quantitativi e mandarli da un posto all'altro, ma avere uomini vivi dentro le associazioni, che controllino come devono mediare fra consumo e produzione.

Abbiamo danneggiato la nostra vita economica in un modo così terribile, scaricando tutto sul metro di valutazione del denaro. Ma il denaro ha solo il valore che ha a seconda che il processo economico sia fatto in un modo o nell'altro. Ovviamente non potete subito cominciare con la cosa più astratta, con il denaro, e introdurre così delle riforme. Prima di tutto non avete alcun bisogno di discutere se ora il denaro debba essere un'assegnazione di merci o qualcos'altro. Soprattutto vorrei sapere che cos'altro sarebbe il denaro che ho nel mio portamonete, se non un'assegnazione di merci. E se ora nel portamonete non ne avessi, il pagamento per un lavoro che ho svolto potrebbe anche stare da qualche parte in un libro; si potrebbe sempre andare a vedere là, per quanto mi riguarda; invece di lasciarlo sempre là dentro, me lo si potrebbe anche trascrivere. A tutte queste cose non bisogna attribuire un valore secondario o parziale, ma primario, e deve essere chiaro che nella vita economica il denaro diventa da sé una specie di contabilità ambulante, se si pensa economicamente (non teoricamente, ma economicamente) cioè, se si vogliono porre dinamicamente le condizioni economiche nei giusti rapporti reciproci.

Intervento: molto giusto!

Ecco. Ma questo pensare pratico, che proprio i Punti essenziali, una buona volta, hanno dovuto introdurre nell'evoluzione culturale del presente, questo pensiero pratico è terribilmente lontano dagli uomini di oggi; le persone tornano subito a teorizzare, fanno subito tutto il possibile per tornare a schematizzare e teorizzare, mentre invece l'importante è avvicinarsi alle persone in modo che esse tornino a stare nella vita, dunque nella vita economica, con pieno interesse; allora si potrà ben sviluppare la situazione giusta, in questa vita economica. Naturalmente non abbiamo potuto fondare altre associazioni perché non ce ne avrebbero fatte fondare altre oltre a quella con l'editrice filosofico-antroposofica. Ma vogliate immergervi un'ora in una quieta riflessione, egregi convenuti, su che cosa significhi ora, come ripercussione su tutta la vita economica, che ci sia qualcosa che impedisca che si svolga lavoro inutile – questo ha proprio una ripercussione sull'intera vita economica. I compositori tipografici che noi abbiamo risparmiato non impegnandoli inutilmente hanno svolto altro lavoro nel frattempo, e le persone che hanno lavorato alla produzione della carta hanno svolto altro lavoro nel frattempo. Qui si è inseriti nell'intero processo economico. Non bisogna pensare in modo così ristretto da pensare solo ad un'impresa, ma deve esserci chiaro l'effetto che questo avrebbe nell'intera vita economica. È questo, l'importante. Volevo solo indicare che bisogna cercare di pensare in modo veramente economico. E quando si fanno domande su come saranno le cose con le associazioni economiche, va detto che ognuno, al suo posto, nel posto in cui si trova, sarebbe abbastanza incentivato, se volesse costituire queste associazioni economiche a partire dalla cosa stessa. Naturalmente non si può dire né a me, né al dottor Boos, né ad altri: “Come dovrei fare le associazioni?” e poi supporre che si debba fare un impero per la formazione di associazioni.

Non si tratta di questo, ma di cercare infine una buona volta di riflettere e di riflettere oggettivamente – si tratta di questo. Certamente a volte il vecchio modo di pensare ci tira un colpo basso o un colpo nella nuca; e anche se indubbiamente il signor Ith ha capito le cose straordinariamente bene e in sostanza le ha presentate anche molto bene, tuttavia per esempio abbiamo dovuto sentire (è stata solo una gaffe, ma comunque c'è stata) che egli fra i suoi costi di compensazione aveva anche la paga. Naturalmente la paga non c'è, se si fa il bilancio nel senso della triarticolazione – qui non si può parlare di paga, nemmeno di una qualche valutazione dei prodotti grezzi; perché si tratta solo di poter ancora in qualche modo mettere in conto [la differenza] fra quelli che sono i prodotti del lavoro e quelli che sono i prodotti grezzi e cose del genere. Dunque, nevvero, a volte le vecchie abitudini di pensiero emergono ancora; ma non fa niente, se solo si ha la volontà, appunto, di prendere confidenza con la vita economica positiva, viene già fuori la cosa giusta.

È anche ovvio che imprese come il Futurum o il Kommender Tag non possono essere costituite subito in tutte le parti, per così dire, secondo i Punti essenziali; ci si inserisce in mezzo alla restante vita economica, essa getta le sue onde dappertutto. Ma costituendo queste imprese nelle quali vengono vinti da un lato l'unilaterale principio bancario, e dall'altro l'unilaterale principio commerciale o industriale (cioè da un lato il principio del prestito di denaro da parte della banca, dall'altro lato il principio del prestito dalla banca [2]), dunque il divergere di banca e impresa industriale, commerciale, questi vengono unificati, e in tal modo si intraprende la via che porta al principio associativo. Inizialmente si intraprende soltanto la via. Il vero principio associativo verrebbe raggiunto, qualora riusciste a realizzarlo nella realtà nel modo che ho mostrato coi due esempi. Naturalmente sarebbe necessario che i produttori da soli, quindi persone che sanno come creare un determinato articolo, che queste persone prendessero l'iniziativa di crearlo; ossia, ovviamente l'iniziativa non può partire dai consumatori, quando si deve costituire un'associazione. Però dall'altra parte, per la configurazione di un'associazione, chi prende l'iniziativa di costituire l'associazione in sostanza dipenderà da quel che i consumatori sviluppano in termini di bisogni; egli si può sempre orientare solo a determinati bisogni che nessuno deve regolare. Se per esempio esistono bisogni di lusso ecc., essi si regolano già interamente da sé.

Una volta, poco tempo fa, è stato osservato che io ho detto che bisogna tener conto dei bisogni; e che però ci sono dei bisogni strani; per esempio uno ha bisogno di stivali tubolari particolarmente alti, stivali da equitazione ecc.; e mi è stato chiesto [come ci si dovrebbe comportare in questo caso]. - Ecco, egregi convenuti, tutto questo pensiero tiene conto solo di un piccolissimo ritaglio. Ma ora l'importante è che si familiarizzi veramente con la vita economica; e se si familiarizza con la vita economica, ci si allontana da questi dettagli, perché una vita economica sana regola in un certo modo anche i bisogni. Si può ben aspettare come diventeranno i bisogni, quando sotto il principio associativo appunto verrà fuori una vita economica sana, quando prima di tutto il lavoro inutile, il lavoro campato per aria, dunque il lavoro inutile viene evitato. È questo, l'importante.

Naturalmente con questo paio di accenni non si è ancora potuto dire molto di essenziale; ma voglio almeno accennare al fatto che i Punti essenziali si capiscono correttamente solo se li si capisce in senso pratico, se si pensa a come nel concreto, nella vita, si realizza una associazione che è costituita sull'articolare nel modo più organico possibile consumo e produzione. Se si sa che un'organizzazione economica di questo tipo, che è costruita in modo economico sul principio associativo, agisce anche razionalizzando l'intera vita economica, allora di fatto si possono creare le basi economiche sulle quali gli uni non devono più svolgere così tanto lavoro inutile e gli altri non possono più soddisfare così tanti bisogni. Nel mondo le cose sono tali per cui (lo si potrebbe anche motivare fino nei dettagli e perfino presentare come una specie di assioma), nella vita cosmica succede proprio che certe cose, se non si toglie loro la possibilità di seguire le loro proprie leggi, si regolano da sé in un modo molto strano.

Egregi convenuti, se un domani una persona scoprisse veramente un mezzo serio per far nascere di volta in volta un maschietto o una femminuccia, sono assolutamente convinto che ne verrebbe fuori il caos più tremendo. La proporzione che ne risulterebbe fra le bambine e i bambini manifesterebbe una situazione terribilmente catastrofica; avverrebbero crisi e catastrofi veramente orribili. Solo per il fatto che questo per così dire viene nascosto alll'intelletto umano, solo per questo viene fuori lo strano meraviglioso rapporto (che naturalmente è approssimativo, come tutto nella natura), per cui sicuramente ogni donna può trovare il suo uomo e ogni uomo la sua donna. E se un uomo resta scapolo, allora anche una donna deve rimanere non sposata. Naturalmente, dove subentra la corrispondente volontà umana, viene fuori la catastrofe; ma se abbiamo la vita sociale, dobbiamo pur guardare con un certo interesse a ciò che, in un certo senso, agisce attraverso le sue leggi. E potete star certi che se le associazioni che hanno una reale comprensione sono in condizione di configuarare corpi economici nei quali avvengono il consumo e la produzione in modo tale che, nel modo più razionale, si svolga solo il lavoro necessario, allora secondo ogni possibilità si potranno anche soddisfare i bisogni delle persone, perché una cosa suscita l'altra. Pensando secondo realtà lo si capisce.

Vorrei ancora accennare al fatto che quando si discutono queste questioni, prima di tutto si deve pensare secondo realtà e disabituarsi proprio alle astrazioni. Nell'economia, è proprio anche un male quando si escogitano teorie di ogni specie. Se per esempio in ambito scientifico uno sviluppasse una teoria come fa l'artigiano in ambito economico, se qui in ambito scientifico uno escogitasse una teoria del genere, allora certi fatti gli risulterebbero insopportabili; allora avrebbe bisogno solo di sminuire un po' il valore delle teorie. In economia l'importante è di intervenire veramente in modo pratico nella vita diretta e di pensare in modo pratico. Il pensare pratico è proprio quello richiesto della scienza dello spirito. La scienza dello spirito pensa in modo pratico in ambito spirituale; essa insegna agli uomini a pensare in modo pratico. Così facendo non vengono fuori intricate teorie. Essa educa gli uomini, e li educherà anche al pensare pratico nella vita economica. E questo pensare pratico è ciò cui miriamo.


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9. Risposte alle domande11. Seconda serata di seminario
Indice

Note:

[1] Gesell elaborò una riforma del denaro, la cosiddetta “moneta stampigliata” o “denaro bollato”, cfr. Il denaro a scadenza di Rudolf Steiner. N.d.C.

[2] Testo lacunoso. N.d.T.