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OO 337b - Idee sociali – realtà sociale – prassi sociale – Vol. II



SERATE DI SEMINARIO E RISPOSTE ALLE DOMANDE SULLA TRIARTICOLAZIONE RELATIVAMENTE AI CORSI SULLE MATERIE SCIENTIFICHE
Risposte alle domande in occasione del corso 'L'antroposofia e le scienze'

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Dornach, 6 aprile 1920



Antroposofia e giurisprudenza



Nel contesto del corso 'L'antroposofia e le scienze', Roman Boos tiene una conferenza sul tema 'L'antroposofia e la giurisprudenza'. Riguardo alla sua conferenza, pone a Rudof Steiner la seguente domanda:

Roman Boos: Come può presentarsi in futuro il principio della determinazione delle norme giuridiche con una codificazione? I centri parlamentari come possono quindi esercitare l'azione giuridica senza che ne risulti una paralisi o l'estinzione del principio di codificazione come succede oggi?

Rudolf Steiner: La vivificazione della vita giuridica, di cui ha parlato il dottor Boos, verrà introdotta gradualmente nell'organismo sociale triarticolato, mi sembra, in un modo del tutto ovvio. Infatti, in concreto, come va pensata la configurazione dell'organismo sociale triarticolato? Va veramente pensata come simile (e questa non è una semplice analogia), veramente come simile alla triarticolazione organica stessa dell'organismo naturale dell'essere umano.

L'opinione, anche oggi biasimata dal dottor Boos, che col cuore si abbia a che fare con una specie di pompa che sospinge il flusso sanguigno in tutti i punti possibili dell'organismo, questa opinione deve essere superata, in fisiologia. Bisogna riconoscere che nell'attività cardiaca va visto il concorrere compensativo delle altre due attività dell'organismo umano: l'attività del ricambio e l'attività neuro-sensoriale. Ora, volendo descrivere, da fisiologo realmente inserito nella realtà, questo organismo umano, volendo spiegarne il funzionamento, in generale è necessario descrivere in modo realmente spassionato soltanto l'attività di ricambio da una parte e l'attività neuro-sensoriale dall'altra, perché dal loro polare agire l'uno sull'altro e l'uno nell'altro risulta appunto l'attività ritmica compensativa; è un'attività che abbiamo veramente già dentro. È una cosa di cui bisogna tenere conto anche quando si vuole avere un'idea della vita nell'organismo sociale triarticolato. In realtà è possibile immaginare questa vita nell'organismo sociale triarticolato solo se si ha ancora un senso per la vita pratica.

Quando pubblicai qualcosa e parlai nei modi più diversi della triarticolazione, fra l'altro mi fu anche obiettato che non si riesce bene ad immaginare come il diritto possa pervenire ad un contenuto, se nella vita deve essere separato da un lato dalla parte spirituale e dall'altro da quella economica dell'organismo sociale. Proprio persone come per esempio Stammler, al giorno d'oggi spesso citato, concepiscono il diritto per così dire in modo da riconoscere, da una parte, solo una specie di formalismo. Questo [sistema formale] riceverebbe dall'altra parte, essi ritengono, il suo contenuto materiale dalle necessità economiche dell'organismo sociale. Da questo punto di vista mi fu obiettato che, ecco, il diritto non può essere separato dalla vita economica, per il semplice fatto che le forze della vita economica devono dare da sé degli statuti giuridici. Accogliendo una cosa del genere nei propri concetti, si pensa continuamente a qualcosa di non-vivente, a qualcosa che appunto sfocia per esempio nel fare delle verifiche partendo dalle forze economiche e poi nel codificarle per avere un orientamento. Principalmente si pensa che tali verifiche codificate esistono e che si può osservare che cosa dicono.

Nell'organismo triarticolato vivente, secondo natura, si ha a che fare, direi, con due polarità opposte: da una parte con la vita spirituale e dall'altra parte con la vita economica. La vita spirituale, che se solo diventa libera risulta dall'agire di quelle forze che gli uomini immettono nell'esistenza nascendo e crescendo, questa vita spirituale rappresenta appunto, grazie al suo stesso contenuto, una realtà. Qui, se le capacità personali non vengono ridotte e limitate con delle norme, si svilupperà proprio quel che della vita spirituale è fecondo. Ciò che è fecondo risulta in modo del tutto ovvio semplicemente per il fatto che è nell'interesse delle persone che chi può di più e ha talenti maggiori possa anche agire di più. Sarà del tutto ovvio che sarà assunto come insegnante per un certo numero di bambini colui di cui, diciamo, coloro che cercano un insegnante possano essere convinti che egli, nella sua sfera, riesca a fare quel che deve. Se la vita spirituale è veramente libera, l'intera costituzione della vita spirituale risulta dalla natura stessa della cosa; in questa vita spirituale agiscono gli uomini che vi sono inseriti. Dall'altra parte abbiamo la parte economica dell'organismo sociale triarticolato. Qui, dalle necessità del consumo e dalle possibilità della produzione, dalle diverse concatenazioni, dai rapporti che risultano, da tutto ciò risulta a sua volta la struttura della vita economica. Rispondendo a queste vostre domande, ovviamente posso solo accennarvi brevemente. Ma poi entrano in gioco i diversi rapporti che possono entrare in gioco fra persona e persona o fra gruppi di persone e singole persone o anche fra diversi gruppi di persone. Tutto ciò muoverà la vita economica. E in questi due ambiti inizialmente non entra nel merito quello che si chiama 'diritto', in quanto questi due ambiti provvedono da sé alle proprie faccende.

Se si pensa secondo realtà (ovviamente al giorno d'oggi le persone non pensano secondo realtà, ma in modo teorico, in base a quel che esiste già, e perciò confondono le idee giuridiche che l'ambito spirituale ha già con le idee giuridiche dell'ambito economico), se si pensa secondo realtà, in modo pratico, nella libera vita spirituale non entrano affatto in questione gli impulsi giuridici, ma sono in questione impulsi di fiducia, sono in questione impulsi legati alle capacità. È semplicemente un'assurdità, nella vita spirituale, dire che chi è capace di fare qualcosa abbia il diritto di agire. Non ha alcun senso parlare di un diritto del genere, anzi si deve dire che si ha bisogno di lui, che è un bene che egli agisca! Uno che sia in grado di insegnare ai bambini, naturalmente lo si farà insegnare e non si tratterà del fatto che egli ne abbia o meno il diritto; non è una qualche questione di diritto in quanto tale. Lo stesso avviene nella vita economica. Qui saranno contratti verbali o scritti ad entrare in gioco, e dovrà entrare in gioco la fiducia nell'osservanza dei contratti. Che i contratti vengano osservati, se la vita economica è interamente posta su se stessa, risulterà dal fatto che la vita economica semplicemente non può funzionare, se i contratti non vengono osservati.

Lo so benissimo: oggi, quando si dicono queste cose, che in realtà sono assolutamente pratiche, esse vengono tuttavia considerate dall'uno o dall'altro come qualcosa di massimamente non pratico, perché dappertutto si introducono cose massimamente non pratiche e poi si crede che quel si è introdotto e che dovrebbe avere delle conseguenze, che questo sia pratico, e che invece ciò che è stato descritto qui sia non pratico. Ma ora bisogna riflettere sul fatto che in questi due ambiti, in questi organi, nell'ambito economico e nell'ambito spirituale dell'organismo triarticolato, queste cose vivono l'una accanto all'altra. Se ora si pensa seriamente ad una configurazione democratica di questa convivenza, perché gli uomini vivono l'uno accanto all'altro nei due settori (all'interno della struttura economica e all'interno della struttura spirituale), solo allora si presenta la necessità che, ora, fra persona e persona si stabiliscano dei rapporti. Qui dalla necessità vivente risulta semplicemente che chi, diciamo, occupa una qualche posizione nella vita spirituale, deve stabilire il suo rapporto con molte altre persone ecc. Queste relazioni viventi dovranno verificarsi fra tutti gli uomini maggiorenni, e i rapporti fra le persone maggiorenni e le persone non maggiorenni risultano appunto dal rapporto di fiducia nel settore della vita spirituale. Ma tutti i rapporti che risultano dalle forze viventi da una parte della vita economica, dall'altra parte della vita spirituale, tutti questi rapporti richiedono che per così dire le persone adulte inizino a stabilire fra loro i loro rapporti nelle loro sfere di vita. E da questo risulta una vivace interazione che tuttavia avrà la caratteristica che, dato che la vita vive e non può essere racchiuse in norme, questo stabilire i rapporti dovrà essere vivo.

Un diritto codificato in modo assoluto si presenterebbe come qualcosa che contraddice l'evoluzione. Avere un diritto rigidamente codificato, in fondo, sarebbe più o meno come avere un bambino di sette anni, accertarne le forze vitali organiche, e pretendere che a quarant'anni quel 'bambino' continui a vivere nello stesso modo. Così è anche con l'organismo sociale, che è in tutto è per tutto un qualcosa di vivente e che nel 1940 non sarà lo stesso che nel 1920. Per esempio coi terreni non si tratta di stabilire un diritto codificato, ma di stabilire un rapporto di interazione fra il terreno e le persone che si trovano inserite negli altri due ambiti caratterizzati (quello spirituale e quello economico) e che agiscono in modo che tutto possa sempre essere tenuto fluido, per poter anche modificare e metamorfosare la vera base democratica sulla quale tutti gli uomini vivono le loro relazioni presenti. Questo è quel che va detto in merito al fatto di stabilire i rapporti giuridici pubblici.

I rapporti di diritto penale risultano come elemento secondario solo quando singole personalità si comportano in modo antisociale contro ciò che è stato stabilito e che le persone maggiorenni considerano come giusto rapporto reciproco. Qui tuttavia, per l'organismo sociale triarticolato, per un acuto pensare pratico sul diritto penale, risulta che sarà necessario guardare in modo pratico-reale anche un po' alla, direi, giustificazione della pena. Devo dire che in realtà la tanto decantata giurisprudenza non ha mai portato ad un chiaro concetto giuridico in questo ambito. Tuttavia adesso abbiamo uno scritto più vecchio: Il diritto nella pena di Ludwig Laistner. Nell'introduzione di questo libro viene data una storia di tutte le teorie sul diritto alla pena: impulsi intimidatori, impulsi educativi e tutti gli altri impulsi. Prima di tutto, Laistner mostra che in realtà queste teorie sono proprio fragili, e giunge poi alla sua propria teoria, che consiste nel fatto che in realtà un diritto alla pena può derivare solo dal fatto che il criminale è entrato nella sfera dell'altra persona per sua propria libera volontà. Supponiamo dunque che un uomo (e anche questo è di nuovo già ipotetico) si sia creato una certa sfera di vita; l'altro entra in questa sfera di vita, entrando per esempio in casa sua o nei suoi pensieri e lo deruba. - Ora Ludwig Laistner dice: “Egli è entrato da sé nella mia sfera di vita, perciò io ho un potere su di lui; proprio come ho potere sul mio denaro o sui miei stessi pensieri, ora ho potere anche sul criminale, perché egli è entrato nella mia sfera. Questo potere su di lui me l'ha concesso il criminale stesso entrando nella mia sfera. Io ora posso attuare questo potere solo punendolo. La pena è solo la compensazione al fatto che egli è entrato nella mia sfera”. Questa è l'unica cosa che si riesca a trovare nel pensiero giuridico sulla giustificazione a punire un criminale. Se ora questo accada direttamente o in senso lato, facendolo fare allo Stato, sono di nuovo questioni secondarie.

Ma in realtà perché queste cose non sono chiare? Perché qui c'è qualcosa che continua ad impedire di avere concetti precisi? Perché oggi questi concetti vengono ricavati da rapporti sociali che di per sé sono già tutti pieni di vere e proprie mancanze di chiarezza sulla vita. Di fatto, il diritto presuppone che prima sia presente un organismo e grazie all'organismo ci sia un movimento vivente e quindi una circolazione – proprio così, come il cuore presuppone che prima ci siano altri organi, per poter funzionare. In un certo senso l'istituzione giuridica è il cuore dell'organismo sociale e presuppone che si manifesti dell'altro; presuppone che ci siano già altre forze. E se in queste altre cose si ha mancanza di chiarezza, allora è anche del tutto ovvio che non ci possa essere alcun sistema giuridico chiaramente compreso. Ma un sistema giuridico chiaramente compreso si realizza proprio per il fatto che in questo organismo sociale triarticolato si lasciano veramente sviluppare le forze personalissime delle altre parti dell'organismo sociale. In tal modo vengono prima create le basi che possono dare una reale formazione del diritto.

Soprattutto oggi non abbiamo mai chiesto chiaramente: “Qual è allora il vero e proprio contenuto del sistema giuridico?” Ecco, vedete, in un certo senso una giurisprudenza dev'essere veramente molto simile alla matematica, simile ad una matematica vivente. Ma cosa ce ne faremmo, di tutta la nostra matematica, se non potessimo realizzarla nella vita? Dobbiamo poterla applicare. Se la matematica non fosse una matematica vivente e se noi non potessimo applicarla nella realtà, tutta la nostra matematica non sarebbe una scienza. Inizialmente, la matematica in quanto tale è appunto una scienza formale. In un certo senso anche una giurisprudenza elaborata adeguatamente inizialmente sarebbe una scienza formale. Ma questa scienza formale deve essere tale per cui l'oggetto della sua applicazione lo si trova nella realtà. E questo oggetto della sua applicazione nella realtà sono le relazioni fra i maggiorenni che vivono gli uni accanto agli altri e che non cercano solo qui il pareggio delle loro sfere di vita, ma sono inseriti anche nella parte spirituale e in quella economica dell'organismo sociale. Solo così questa triarticolazione dell'organismo sociale darà veramente la possibilità di poter pensare pubblicamente, e un diritto non pensato pubblicamente non è un diritto stabilito naturalmente. In tal modo risulterebbe la possibilità che pubblicamente si formino concetti giuridici tali da essere poi in movimento, come oggi è stato giustamente richiesto. Perciò penso che sia stata una cosa molto buona, che il dottor Boos abbia richiesto che la riforma della vita giuridica parta proprio dalla realizzazione dell'organismo sociale triarticolato.


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