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Una visione d'insieme



6. Le associazioni economiche

6.1 Un ponte tra produzione e consumo
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Fabian e i suoi accolgono l'imbrunire come uno dei momenti più piacevoli delle loro giornate trascorse sugli Altopiani: dopo aver cenato, seduti su rustiche panche di legno poste al limite del terrazzamento sul quale sorgono i loro spartani alloggi, possono finalmente rilassarsi e guardare con soddisfazione gli ordinati campi coltivati frutto del loro lavoro. In questo periodo dell'anno Kepler 2b sta attraversando una vasta cintura di asteroidi, e di sera è piuttosto frequente osservare intensi sciami meteorici solcarne il cielo. Caricate le loro lunghe pipe, pregustando già lo spettacolo che il cielo notturno offrirà loro a breve, iniziano a discutere dei temi che stanno loro a cuore mentre cala il tramonto sugli Altopiani.sciame meteoriti

Non è passato molto tempo da quando la piccola comunità kepleriana si è dotata finalmente di una propria moneta. Forse sarà per il fatto che questo evento ne ha innescati altri, grandi e piccoli, che appare ai più come se fosse trascorso un periodo di tempo molto più lungo.

«Di' un po' Fabian, ma tu avresti mai immaginato che in così poco tempo avremmo fatto così tanta strada?» chiede Enrico.
«Mah, sapevo bene che introducendo una moneta dopo qualche tempo sarebbero sorti i problemi che Laura aveva evidenziato già in una delle prime riunioni...».
«Se non ricordo male, disse proprio che eliminando lo scambio diretto che avviene con il baratto, si pone il problema di individuare il giusto prezzo dei vari prodotti» ricorda ancora Enrico.
«Proprio così. In quel momento diventa evidente il problema della valutazione reciproca delle varie merci - replica Fabian. - è un problema complicatissimo, se non lo si affronta dal lato giusto, e in effetti all'inizio si è creato un bel po' di trambusto».
«Sì, infatti. Anche il responsabile dei boscaioli, che polverone ha sollevato! Come si chiama poi? Non ricordo mai il suo nome» interviene Bauer, un vecchio colono.
«Blake!» risponde Fabian. «Ehi, guarda quello sciame di meteoriti laggiù!» e punta un dito verso Oriente, ad indicare le ultime tracce luminose. Poi aggiunge:
«Il buio si sta facendo sempre più fitto!».
Enrico riprende: «Blake ha voluto determinare i prezzi della legna in modo arbitrario, ma è quello che avrebbero fatto tutti al posto suo, e in fin dei conti è il modo usuale di procedere, almeno sino ad ora. Ultimamente si è posto anche un problema di concorrenza, per così dire...».
«è una brava persona, quel Blake. Davvero, non lo dico con ironia, non è mica semplice la vita laggiù, all'Isola delle Foreste! Blake ha organizzato in modo ammirevole gli abbattimenti, il taglio e il trasporto della legna. D'altra parte a noi la soluzione del problema è venuta quasi da sé, perché prima che arrivasse la Deepskydiver avevamo già in embrione quello che ci serviva » precisa Fabian.
«In effetti - aggiunge Bauer - per noi coltivatori è risultato quasi spontaneo diventare un'associazione agricola in cui sono presenti consumatori e produttori. Anche in precedenza c'erano delle persone che si occupavano di armonizzare consumo e produzione e che curavano la circolazione delle nostre merci. Diciamo che si è provveduto ad assegnare loro anche il compito di determinare il prezzo di quanto produciamo».
«Certo, ma la cosa più importante è che non si tratta soltanto della determinazione di un prezzo in modo statico - prosegue Fabian - si tratta invece di conoscere bene la filiera produttiva, le modalità con cui le merci vengono poi fatte circolare, e infine i bisogni reali dei consumatori. Il prezzo è il risultato di una complicatissima interazione di tutti gli innumerevoli elementi che agiscono tra produzione, consumo e circolazione delle merci. Ma una volta che il prezzo emerge da queste interazioni, non è tuttavia qualcosa di fisso, almeno non come lo si intende abitualmente».
«Lo si può modificare, intervenendo nei punti opportuni per arrivare a condizioni diverse e quindi ad un prezzo diverso» annuisce caricandosi la pipa il vecchio Bauer.
«Certamente! - riprende Fabian. - Dalle conoscenze di tutti gli attori coinvolti possono derivare quelle azioni che possono correggere un prezzo che appare troppo basso o troppo alto».
«Ad esempio, richiamare lavoratori in un certo settore produttivo per abbassare i prezzi dei suoi prodotti, come avverrà qui da noi. Si è visto che per gli ortaggi il prezzo risultava troppo alto, per cui arriveranno dalla base dei rinforzi per aumentarne la produzione» aggiunge Enrico.
«Certo... Ehi, altro sciame a Occidente! Lì, lì, bellissimo, l'avete visto?» grida il vecchio colono. Gli fa eco un coro di espressioni di stupore e meraviglia degli altri, poi silenzio.
«D'accordo ma, scusate, non è che sulla Terra i prezzi non cambino...» chiede timido un giovane coltivatore, Martin.
«Ovviamente, ma la sua aleatorietà deriva unicamente da criteri che mirano alla massimizzazione del profitto...» risponde Enrico.
«Beh, ma mica sempre aumentano, a volte si riducono, come per i prodotti elettronici, che dopo un po' calano notevolmente» fa osservare ancora Martin.
«Certo, ma l'importante è sapere a cosa è riconducibile la riduzione di prezzo. Dietro potrebbe esserci una delocalizzazione della produzione in qualche Paese in cui la manodopera costa pochissimo e i cui dipendenti lavorano come in schiavitù, senza servizi sociali...» ribatte Enrico.
«Ad ogni modo, il prezzo si forma in modo incontrollato nel vuoto che si crea tra produzione e consumo - aggiunge Fabian. - Ciò che stiamo cercando di realizzare qui, è di arrivare ad un prezzo che sia allo stesso tempo "giusto" per il consumatore, per il produttore e per chi trasporta la merce: insomma, per tutti coloro che vi hanno a che fare. Dove 'giusto' per il consumatore significa che se lo può comperare nella quantità che gli è necessaria, per il produttore che possa sostenere la produzione mantenendo una vita dignitosa per sé e la famiglia. E lo stesso per gli altri attori coinvolti».
«è strano che possa funzionare senza il profitto!» osserva ancora Martin.
«Sembra strano, perché normalmente è il profitto che dimensiona e condiziona la filiera produttiva. Produci perché il profitto ti 'certifica' che quel prodotto è richiesto in quelle determinate quantità. Ma questa misura indiretta fornita dal profitto deve essere sostituita dalle associazioni economiche. Sono loro che, considerato consumo e produzione, devono agire sulla filiera per equilibrarla. L'effetto finale è il prezzo 'giusto'».
«è così, Martin - annuisce pensoso il vecchio colono - il profitto poi svolge questo compito di 'misurazione' in modo tutt'altro che preciso e neutrale! Cerca di spingere la produzione laddove gli conviene, ovviamente, ma anche alterando il mercato agendo per mezzo di una pubblicità più o meno ingannevole, di condizionamenti culturali, cliché, stereotipi ecc. E quanti ne fa di danni!».
«Per non parlare dei condizionamenti indotti dalla politica...» osserva Enrico, armeggiando con la pipa.
«Già, indipendentemente dalle ricorrenti crisi che scuotono le economie basate sul profitto, è chiaro poi che quel modello necessiti di una crescita incessante per poter continuare ad andare avanti: una crescita insensata, che non ha alcun riguardo per l'impoverimento delle risorse della Terra - prosegue Fabian. - Quel che dicevi prima, Martin, dei prodotti elettronici che diminuiscono di prezzo, deriva da una ricerca dell'innovazione a tutti i costi, senza che ci sia dietro un reale bisogno del mercato; un prodotto tecnologico acquistato oggi, tra un anno è del tutto obsoleto, e ovviamente da sostituire. Ma è sensato tutto ciò? Un giorno troveranno ridicoli i titoli dei giornali terrestri di oggi, che stigmatizzano una crescita economica pari a zero come se fosse il peggior male del mondo!».
«Dovrebbe essere la norma, invece, agganciarsi ai bisogni reali - aggiunge il vecchio colono. - Se le associazioni economiche dovessero ravvisare la necessità di un aumento della produzione, potrebbero ben aumentarla, l'importante è che la crescita non sia dettata da interessi unilaterali».
«Sì, diciamo meglio che dovrebbe essere tutto l'organismo sociale a doversi 'osservare' e stabilire se non sia necessario aumentare o diminuire la produzione. Il tenore di vita di una comunità, alla fine, dovrebbe essere l'effetto di una norma derivante dalla sfera giuridica, come libera espressione democratica » continua Fabian.
«Aspetta... ma fino adesso non si è detto che il potere giuridico non si deve mai intromettere nelle questioni economiche? Non capisco perché adesso vieni a dire che il tenore di vita dipende dalla sfera statale» osserva Enrico.
«Non c'è alcuna contraddizione - risponde Fabian. - Il potere giuridico in questo caso non si troverebbe a sindacare su questioni interne alla sfera economica. L'azione giuridica in questo caso non avrebbe altro senso che porre dei paletti all'esterno della vita economica. Ad esempio, si sta producendo troppo, abbiamo un tenore di vita che è ben oltre il dignitoso. Bene, allora si agisce sull'orario di lavoro, lo si riduce o, viceversa, lo si innalza se ci accorgiamo che andiamo tutti in giro con le scarpe rotte!».
sciame meteoriti«Ehi, un altro sciame, guardate, sembra una contraerea! - grida Martin. - Questa volta le tracce luminose sono numerosissime!».
«Enrico, prima hai accennato pure ad un problema di 'concorrenza' parlando a proposito di Blake. Ma di che si tratta? Forse mi sono perso qualche puntata...» chiede Bauer.
«Si tratta di una novità interessante. Diciamo subito che Blake non ha mai visto di buon occhio il costituirsi di un'associazione economica anche per la sua "corporazioneā€, quella dei taglialegna di cui è responsabile. Eppure proprio lì si sono visti i benefìci maggiori rispetto agli altri settori. All'interno delle associazioni sappiamo ci sono persone che lavorano come degli agenti, cercano di capire quali sono i bisogni dei consumatori e ne raccolgono le esigenze. L'associazione per il legname ha stabilito in modo preciso i bisogni della comunità in merito alla quantità di legna da ardere, quella da costruzione e quella per altri usi» risponde Enrico.
«Altri usi?» chiede Martin.
«Sull'Isola delle Foreste hanno trovato delle essenze di legno particolarissime, con delle caratteristiche simili all'ebano, all'abete rosso e all'acero, ma di una qualità straordinaria, ignota sulla Terra. Ebbene sulla Deepskydiver c'è pure un liutaio, o almeno questo signore dice di saper costruire dei violini. Di sicuro è disposto a pagare bene per farsi portare del legname utile alle sue prove...» risponde Enrico.
«Avremo insomma uno Stradivari kepleriano!» commenta sorridendo Bauer.
«Mah, si vedrà! - prosegue Enrico. - Quel che è certo è che anche il legname da costruzione è molto richiesto. Ho sentito, prima di venir via dalla base due settimane fa, che vorrebbero costruire una piccola stazione balneare vicino al mare: alcune cabine, un molo, qualche barca... E per questo servirebbe quindi un bel po' di legname».
«A Blake il lavoro non mancherà di certo» osserva Bauer.
«All'inizio ha voluto imporre in modo arbitrario i prezzi, alzando moltissimo quelli della legna non da ardere. La sua paura è che soddisfare quel mercato possa mettere in pericolo l'approvvigionamento delle scorte necessarie per l'inverno» precisa Enrico.
«Sensata dopotutto... La preoccupazione intendo» interviene Fabian.
«Certo, solo che ha cercato di imporre questa sua visione senza tener conto dei dati che si andavano raccogliendo nell'associazione, e anche l'aumento dei prezzi si è rivelato poi un boomerang per lui, perché nel frattempo in tutto questo trambusto si è inserito un ulteriore elemento: un tale, che credo si chiami Venturi, ha trovato un modo per ricavare un combustibile ad alta resa partendo da quanto si trova ancora nei serbatoi della Deepskydiver. è ciò che ho accennato come problema di concorrenza» puntualizza Enrico.
«Ha creato del combustibile partendo da ciò che era già combustibile?» chiede il vecchio colono, ridendo tra i baffi.
«Tieni presente che quel combustibile in teoria dovrebbe poter bruciare solo nei reattori della nave, mica anche nella stufa della tua cabina! Venturi ha trovato non so quale procedimento per trattare e trasformare il combustibile e farne dei pani che bruciano per ore e ore».
«Facili da ottenere, dunque?» chiede Fabian.
«Sì, con molta facilità e con qualche dozzina di persone è possibile sostituire il lavoro di un centinaio di boscaioli! Ovviamente di questo combustibile ne avremmo di che bruciare per anni» risponde Enrico.
«Ahi, ahi, povero Blake e il suo piccolo regno all'Isola delle Foreste!» commenta il vecchio Bauer, mentre, pipa in bocca, scruta il cielo ammirando quella fantasmagoria di stelle cadenti. Enrico prosegue: «Venturi si è rivolto all'associazione, ha presentato un prototipo funzionante della macchina per la generazione dei pani di combustibile e vorrebbe ora dei finanziamenti per realizzare quelle che servono per coprire il fabbisogno. Il numero di boscaioli si ridurrebbe enormemente, ma la cosa avrebbe degli ulteriori risvolti: rimarrebbero solo i boscaioli necessari per soddisfare il mercato della legna da costruzione e per gli altri usi. In questo modo il prezzo risulterebbe del tutto sostenibile in entrambi i casi».
«Un personaggio interessante questo Venturi! Posso capire le reazioni di Blake allora...» osserva Fabian.
«E non è finita. Molti hanno fatto presente, anche all'esterno dell'associazione, che è opportuno ridurre il più possibile i boscaioli: è un lavoro pericoloso, i peggiori incidenti che abbiamo avuto sono avvenuti proprio all'Isola delle Foreste. Rimarrebbero solo i boscaioli che ovviamente hanno desiderio di continuare a fare il loro lavoro, ma con ben altri ritmi. Hanno dato tantissimo fino ad ora, tutta la comunità deve loro tanto, potrebbero finalmente tirare un po' il fiato!».
«E Blake che ne dice?» chiede Martin.
«Ha cercato di fare le pulci alla soluzione di Venturi - risponde Enrico - ma le obiezioni che ha mosso gli si sono ritorte contro. Alla fine non c'è stato nulla da fare, ha vinto l'idea più forte. Anche gli uffici bancari dell'associazione hanno minacciato di non finanziare più le attività di Blake se non iniziava la conversione della produzione. In sostanza hanno fatto capire che o si adegua o dovrà occuparsi di altro».
«Ma Venturi - ipotizza Martin - non avrebbe potuto fare una sua azienda in concorrenza con quella di Blake? E che il mercato premi il migliore!».
«In realtà la concorrenza non dovrebbe trovar posto a tale livello ma ad un livello superiore, per così dire, a livello delle idee, delle capacità spirituali - risponde Fabian. - Non sempre infatti concorrenza significa un vantaggio per il consumatore. Spesso anzi egli paga cara la mancata condivisione delle soluzioni tecnologiche che stanno a monte della filiera produttiva. Lo smartphone con cui ti divertivi tanto a giocare sulla Deepskyidver prima di finire su Kepler 2b sarebbe costato molto di meno e sarebbe stato di qualità complessivamente superiore rispetto all'attuale se i due leader del mercato avessero condiviso esperienze e knowhow tecnologico invece che farsi una guerra commerciale tra di loro».
«Quindi uno smartphone unico per tutti e amen?» chiede Martin.
«No, potrebbero esserci benissimo diversi produttori, ma che implementano tecnologie condivise, poi ognuno confeziona il prodotto che vuole, e che il mercato, a quel punto sì, premi il migliore! - risponde Fabian. - Hai idea della quantità di risorse che vanno sprecate perché ognuno possa costruirsi la sua ruota?».
«Ma quindi adesso i boscaioli in eccesso verranno smistati presso le altre associazioni?» chiede Bauer.
«Sì, i responsabili delle varie filiere si sono incontrati la scorsa settimana e a breve dovrebbero venire anche qui da noi i primi boscaioli - precisa Fabian. - Ci sono nuove coltivazioni di ortaggi da avviare, per abbassarne il prezzo come ha detto all'inizio Enrico».
«Dei boscaioli come coltivatori! Bene, bene, Fabian. Li manderemo ad abbattere i tuoi carciofi!» dice Bauer sorridendo tra i baffi e tra le risate generali.
«Quali carciofi?» chiede Enrico.
«Beh, sì, un esperimento mio e di Martin. Quando tu non c'eri, abbiamo seminato delle piante che secondo il laboratorio sarebbero simili ai nostri carciofi. Sono venute su velocemente, assomigliano pure ai carciofi, ma hanno uno stelo duro come il tronco di una quercia, davvero ci vorranno i boscaioli!»
risponde ridendo Fabian, accompagnato dalle risate dei suoi compagni.


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5. Una moneta in decumulo emessa in libera concorrenza6.2 Lavoro e reddito di cittadinanza (I parte)
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