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Polarità, Brexit e ricerca di nuovi modi per andare avanti

di Richard Ramsbotham

02/2020



Ho iniziato a scrivere questo articolo subito dopo l'orribile sparatoria durante le preghiere del venerdì in due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, il 15 marzo, dove sono state uccise 50 persone. La risposta forte e amorevole del primo ministro neozelandese Jacinda Ardern è stata giustamente lodata e la sua empatia è stata profondamente apprezzata dalle comunità islamiche direttamente colpite dagli attacchi - e in tutta la Nuova Zelanda e nel mondo.

I media, tuttavia, non si sono limitati a semplicemente apprezzare la sua risposta, ma hanno più volte scelto di riferirsi ad Ardern come una nuova punta di diamante nella battaglia contro Donald Trump. Questo punto di vista, piuttosto che placare gli animi ha piuttosto incoraggiato un'immagine polarizzata del "bene contro il male". Un'immagine di questo tipo si è più volte presentata all’epoca dei fatti, a volte nei modi più plateali, e continua ad essere vista anche oggi.

Ad esempio, nei giorni immediatamente successivi all'attentato, quando c'era, giustamente, a livello internazionale, preoccupazione e compassione per le vittime in Nuova Zelanda e per le persone a loro vicine, il primo video sul sito della BBC è stato un'intervista a Cindy McCain, vedova del defunto senatore John McCain, dal titolo: "Non riuscirò mai a superare l'insulto di Trump". Il video, da un lato, elogiava John McCain (che non è mai stato presidente) per essere stato "non solo un presidente ma un grande presidente" e poi, al contrario, rifletteva su Donald Trump e sull'estrema bassezza del suo personaggio, incarnata dalla sua affermazione che non vedeva motivo di vedere McCain come un "eroe di guerra", che era l'"insulto" che Cindy McCain non avrebbe mai superato.

Un altro esempio è il libro, popolare negli USA, che si intitola “Shade: A Tale of Two Presidents” di John Souza. Ogni pagina ha una foto di Donald Trump da un lato e una foto di Barack Obama dall'altro, con citazioni di ciascun presidente, ad incoraggiare prevedibilmente il lettore a contrastare la luce, l'apertura e la saggezza di Obama con l'oscura e ristretta stupidità di Trump.

Per quanto suggestivi possano essere tali paragoni, essi sono, purtroppo, esattamente questo - e dobbiamo resistere alla tentazione di cadere nella loro trappola. Una volta mi è stato detto: "se ti trovi di fronte a due sole opzioni, non hai ancora capito bene la situazione. Ce n'è sempre una terza". Ad oggi ho avuto spesso motivo di rammentare questa osservazione.

Anche nel Regno Unito abbiamo assistito ai più terribili antagonismi e divisioni a causa della Brexit. La disposizione degli spazi della Camera dei Comuni, dove il governo e l'"opposizione" si affrontano direttamente e si urlano vicendevolmente, promuove comunque una politica antagonista di alternanza. Ma con Brexit questa divisione è stata moltiplicata e portata a un livello senza precedenti. (Con l'eccezione, forse, della Guerra Civile!) Si sono aperte enormi divisioni, non solo all'interno dei partiti politici stessi ma anche all'interno del gabinetto di governo e la divisione si è estesa anche alle famiglie e alle amicizie, portando o a terribili fratture o a reciproci accordi di non discutere insieme della Brexit.

In America la linea di demarcazione tra coloro che sono 'pro-Trump' e 'anti-Trump' ha spesso generato episodi di violenza, sia palese che occulta, ed ha portato ad un'incapacità ancora più accentuata degli appartenenti di ciascuna fazione di discutere i reciproci punti di vista e minaccia di diventare una 'grande voragine'[1]. Linee di faglia altrettanto gravi si sono aperte, o minacciano di aprirsi, anche in molti altri paesi del mondo.

Peggio ancora, si può avere l'esperienza che questi incendi vengono alimentati. Questa è stata la sensazione che ho avuto ascoltando i media ritrarre immediatamente Jacinda Ardern come la prima linea nella battaglia contro Donald Trump; o il presidente dell'UE Donald Tusk che ha affermato che coloro che hanno condotto la Gran Bretagna impreparata verso la Brexit meritavano "un posto speciale all'inferno". (Che intendesse o meno consapevolmente alimentare la divisione con questa osservazione, questo è stato certamente il suo effetto). I lettori, senza dubbio, potrebbero anche aggiungere molti altri esempi da qualsiasi netta divisione che abbiano sperimentato direttamente in giro per il mondo.

Le molte complesse e difficili situazioni che ci sono nel mondo non sono, ovviamente, identiche - e ciascuna deve essere compresa nel proprio contesto - eppure ci sono dei paralleli. Qui, nel Regno Unito, il dramma turbolento e caotico in cui ci troviamo si combatte tra 'Leave' e 'Remain' - tra quelli a favore e contro l'uscita della Gran Bretagna dall'UE. In questo articolo mi occuperò principalmente di questo situazione, ma nella misura in cui è un sintomo di un problema più ampio nel mondo, forse può essere rilevante anche per altre situazioni nel mondo.

Entrambi i lati sono comprensibili

Nonostante tutti gli straordinari drammi quotidiani di cui siamo testimoni in parlamento e per le strade, spesso apparendo come una delle soap opera più melodrammaticamente scritte e recitate, 'toccando il nervo' del momento coinvolgendo quasi ogni atteggiamento del paese e quindi godendo del massimo dell’audience, nonostante tutto questo e le liti selvaggiamente caotiche attualmente sul modo in cui la Gran Bretagna potrebbe lasciare l'UE, la divisione fondamentale è ancora imperniata sulla questione binaria: "andarsene o rimanere?" - Brexit o l'UE.

Sono queste due possibilità che si escludono a vicenda che hanno portato e continuano a portare un'opposizione così feroce, argomenti così potenti, appassionati e idealistici pro e contro. La verità è che si può avere pienamente comprensione per entrambe le parti.

Elogio dell'UE e delle Nazioni Unite

Coloro che si sentono fortemente impegnati a favore degli ideali dell'Unione Europea (UE) e della più ampia Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU)[2], riconoscono e sperimentano che il nazionalismo non ha più posto (se mai ne ha avuto) nella politica mondiale - e che c'è qualcosa di umiliante e primitivo nel permettere ai sentimenti nazionalistici o a qualsiasi altro sentimento basato sul sangue di determinare le nostre azioni, sia nella sfera della nostra vita individuale che, ancora di più, nell'ambito delle relazioni internazionali. Essi sono ispirati, in misura diversa, dalla sensazione certa che qualcosa di più di questo è richiesto oggi - che stiamo vivendo in tempi diversi - e che dobbiamo essere guidati non solo da ciò che è valido per i particolari gruppi di persone in cui siamo nati, ma da ciò che dentro di noi è valido per tutti gli esseri umani - indipendentemente dal sesso, dalla famiglia, dal colore della pelle, dalla nazione, dalla razza, dalla lingua, dal dialetto, dalla ricchezza, dal ruolo nella società, dalla religione, o da altre prospettive o punti di vista condivisi. Con tutto ciò, in altre parole, che può essere visto come universalmente umano.

La visione che stiamo vivendo "in mutati tempi", la comprensione del carattere di questi tempi e di ciò che essi implicano, insieme al loro background spirituale nel più ampio contesto dell'evoluzione umana e culturale, sono stati affrontati da Rudolf Steiner, all'inizio del XX secolo, in modo molto approfondito e dettagliato, descrivendo chiaramente la necessità di andare oggi oltre ogni forma di nazionalismo e di scoprire e agire a partire da ciò che ha una validità universale.

Steiner descrive il periodo tra il 1525 e il 1879 circa nei ermini di una “era di Gabriele”[3] (per tutto il periodo dell'ascesa dell'Impero britannico, quindi, e delle Rivoluzioni Scientifiche e Industriali), mentre negli ultimi 140 anni abbiamo vissuto in un “epoca di Michele”. Egli ne caratterizza il significato come segue:

"In un'epoca come questa, soprattutto, un carattere cosmopolita e internazionale permeerà il mondo. Cessano le distinzioni nazionali. Ora è soprattutto nell'epoca di Gabriele che gli impulsi nazionali all'interno della civiltà europea, con la sua appendice americana, si sono così saldamente radicati. Nella nostra epoca di Michele, nel corso dei prossimi tre secoli, questi impulsi nazionali verranno completamente superati. Questo è il caso di ogni epoca di Michele: una caratteristica comune attraversa tutta l'umanità - una sorta di carattere tutto umano, in contrasto con gli interessi particolari di singoli gruppi o nazioni."[4]

Steiner si è espresso in innumerevoli occasioni su questo tema da prospettive sempre diverse. In una conferenza del Venerdì Santo del 1920, egli descrive l'impegno attuale per ciò che è "universalmente umano" come appartenente all'impegno "micaelita" nel XX, XXI e XXII secolo per ottenere una nuova comprensione e un nuovo rapporto con il Cristo - e il significato del Cristo per l'umanità e per la Terra. Steiner ha descritto come fino al XV secolo, attraverso la tradizione vivente che ancora esisteva, era ancora possibile per le persone sperimentare un rapporto con la vita, la morte e la resurrezione di Cristo. Nel corso dei successivi 4-5 secoli, però, questo rapporto tradizionale si è estinto, cosicché l'unico rapporto delle persone con il cristianesimo è stato quello basato su "documenti". Ma nel corso del 19° secolo "anche la comprensione autentica dei documenti è giunta al termine". Questo rimane vero - a meno che o fino a quando non si possa sviluppare una comprensione e un rapporto completamente nuovi, derivanti dalla nuova possibilità della scienza (o della conoscenza) dalla fine del XIX secolo di cogliere non solo il mondo naturale, ma anche le realtà spirituali.

Questo nuovo rapporto "micaelita" o universalmente umano relativamente a tutti gli aspetti della vita, sempre più forte dal 1879, ha incontrato un'estrema opposizione in molte forme, forse soprattutto sotto forma di nazionalismi antagonisti. Steiner descrive come uno degli "impulsi più anticristiani di tutti, che ha avuto effetto nel XIX secolo, (...) e ha acquisito una presa sempre più forte sulle menti e sulle emozioni delle persone, è stato quello del nazionalismo". Qui vediamo l'ombra del vecchio principio del sangue. L'impulso cristiano verso l'umanità universale è stato completamente oscurato dal principio del nazionalismo... l'unica e sola realtà che si addice all'epoca attuale sarebbe quella di superare il nazionalismo, di eliminarlo, e che le persone siano stimolate da ciò che è universalmente umano."[5]

In un'altra occasione Steiner disse: "onorare la Nazione stessa oggi come qualcosa di speciale è un anacronismo, e la gente deve considerare altre strutture sociali... Le 'Nazioni' sono reliquie dell'epoca precristiana e l'umanità moderna deve elevarsi al di sopra di esse... Questo è importante, anche se oggi è scomodo, miei cari amici. Ma se non abbiamo pregiudizi nel cercare di cogliere la realtà, dobbiamo assimilare molte verità scomode."[6]

Le persone hanno un senso vero e intuitivo (anche se spesso inconsapevole) di ciò di cui Steiner parla qui, credo, quando provano una certa repulsione contro tutti i sentimenti che scaturiscono dal nazionalismo o comunque radicati nel sangue, che le porta a rifiutare completamente qualsiasi ritorno al nazionalismo o a ciò che è basato sul sangue in ambito politico o sociale e a cercare invece strutture internazionali o globali, come l'UE e l'ONU, e per gli ideali che le hanno ispirate e che dietro a queste si trovano.

Ma... Le origini dell'UE

La domanda che dobbiamo porci, però, è la seguente: Gli ideali che stanno dietro all'UE sono davvero da vedere nella medesima luce di quella a cui si riferisce Steiner per ciò che è "universalmente umano"?

Per chiunque abbia sperimentato un'ispirazione costruttiva negli ideali che percepisce dietro l'UE, può essere un grande shock rendersi conto che la risposta a questa domanda è senza dubbio: NO.

In un libro inequivocabilmente positivo sull'UE e sul suo ruolo nel mondo, viene descritto in modo molto dettagliato [7] il ruolo estremamente significativo di Winston Churchill nel creare le fondamenta e le idee fondanti di quella che sarebbe poi diventata l'UE. Il libro è intitolato The Untold Story of Churchill's European Project di Felix Klos (2016)[7], da cui sono tratte la maggior parte delle citazioni nella sezione seguente.

Churchill è noto soprattutto, ovviamente, per il suo ruolo di primo ministro della Gran Bretagna durante la Seconda guerra mondiale. Meno noto è il fatto che, dopo non essere riuscito a ottenere la rielezione a Primo Ministro nel 1945, Churchill dedicò il resto della sua vita a ricostituire l'Europa secondo gli ideali che aveva sperimentato esser stati vittoriosi in guerra. Il suo obiettivo, a questo proposito, era schietto e chiaro: "Dobbiamo costruire una sorta di Stati Uniti d'Europa "[8]. A questo scopo, come disse all'arcivescovo di Canterbury, intendeva "suscitare il fervore di una crociata."[9] Quanto a quello che sperava fosse il suo ruolo, Churchill disse alla moglie subito dopo la guerra: "Se avessi 10 anni di meno potrei essere il primo presidente degli Stati Uniti d'Europa."[10] Pochi anni dopo che Churchill aveva lanciato questa "crociata", nel 1952, riuscì a convincere il suo amico Lord Ismay a diventare il primo segretario generale della NATO (fondata nel 1949)[11]. La NATO è stata l'organizzazione militare creata per affrontare la situazione mondiale dopo la seconda guerra mondiale e Ismay ha espresso i seguenti obiettivi della NATO: "Mantenere l'Unione Sovietica fuori, gli americani dentro, e i tedeschi sotto".

Ismay parlava della NATO e non dell'UE - e dovremo parlare dell'eventuale rilevanza che le diverse parti di questa osservazione avranno ancora nel 2019 - ma ci sono comunque forti paralleli tra gli obiettivi qui espressi e gli obiettivi europei di Churchill nel 1946[12]. Per quanto riguarda il contenimento della "Russia", nel 1946 non c'è mai stata l'intenzione di considerare l'Unione Sovietica come parte di un'Europa unita[13].

Con una sola frase Churchill respinse del tutto la Russia dall'Europa, chiamandola: "la principale potenza asiatica"[14], per cui difficilmente ci si potrebbe aspettare che essa possa rivestire un qualche ruolo nel concetto occidentalizzato di Churchill di "Stati Uniti d'Europa". (Anche oggi l'Unione Europea esclude molto consapevolmente la Russia, con la presenza di siti missilistici anche ai confini orientali dell'UE, puntati verso la Russia, in uno scenario che viene costantemente dipinto come una "nuova guerra fredda"). Per quanto riguarda il contenimento della "Germania", Churchill, nel suo discorso del 1946 a Zurigo, disse chiaramente che la Germania era responsabile di entrambe le guerre mondiali, affermando che queste "sono nate dalla vana passione di una Germania appena riunita di giocare un ruolo dominante nel mondo "[15]. Churchill continuò: "I colpevoli devono essere puniti. La Germania deve essere privata del potere di riarmarsi e di fare un'altra guerra aggressiva". Alla luce dell'intensificarsi della guerra fredda contro l'Unione Sovietica, Churchill considerava però importante che ci fosse un buon e forte rapporto tra le potenze occidentali e la Germania. Klos commenta: "Churchill era ansioso di mantenere la Germania come possibile alleato in caso di aggressione sovietica". Klos cita poi quello che Churchill disse dopo le sue parole sulla "punizione" della Germania: "Ma quando tutto questo sarà stato fatto... ci dovrà essere una fine alla punizione. Ci deve essere un 'beato atto di oblio'[16]. Alle condizioni del vincitore, quindi - chiedendo che tutto ciò che si era sviluppato in Germania, non solo prima e durante la seconda guerra mondiale, ma anche prima della prima guerra mondiale[17], fosse consegnato all'oblio - la Germania fu invitata a diventare amica e alleata dell'Occidente. Ma guai alla Germania se si fosse rifiutata di obbedire a questi termini.

Nel suo discorso a Zurigo nel 1946, dove presentò per la prima volta la sua visione del dopoguerra degli "Stati Uniti d'Europa" e nel momento in cui chiarì che ci si aspettava che la Germania ne facesse parte, Churchill aggiunse: "Il popolo tedesco ha ora un'ultima possibilità di recuperare il suo passato. Se non coglie l'occasione e si lascia trasportare dal comunismo come si è lasciato trasportare dal nazismo, sarà la fine della nostra clemenza e li spazzeremo via"[18]. In un'Europa unita, quindi, come nella NATO, la Germania doveva essere "in" ma anche, decisamente, "giù". (Oggi, sebbene la Germania sia indubbiamente un 'attore' centrale all'interno dell'UE, è praticamente impossibile immaginare che possa contribuire alla realizzazione di un'Europa centrale indipendente dall'Occidente, che possa essere gestita, cioè politicamente e socialmente, in modo adeguato alla cultura dell'Europa centrale, ma in modo del tutto diverso dagli obiettivi e dalle strutture politiche dell'Occidente. Se nel mondo di lingua tedesca si cercasse di creare una cultura mitteleuropea che agisse in piena libertà sia da Ovest che da Est, cercando di creare nel mondo una nuova sfera mediana di collegamento, capace, quando necessario, di mettere "al loro posto" sia l'Est che l'Ovest, per raggiungere il giusto equilibrio nel mondo, si può facilmente immaginare con quanta rapidità l'Occidente agirebbe per tenere di nuovo "giù" la Germania).

Per quanto riguarda il mantenimento dell'"America in", in relazione alla visione di Churchill di un'Europa nuova e unita, ecco come Klos descrive tale visione. (Ribadisco che Klos prova un'ammirazione incondizionata per l'immagine dell'Europa di Churchill e non critica quindi in alcun modo ciò che descrive). Il suo libro è apparso prima del referendum del 2016 con l'intenzione di aiutare la gente a vedere la necessità che la Gran Bretagna rimanga nell'UE.[19])

"Non c'è dubbio che Churchill era anche un imperialista impegnato e un atlantista entusiasta. Egli aveva una visione ampia del ruolo mondiale della Gran Bretagna come partner in tre grandi "circoli" sovrapposti: il mondo anglofono (il "rapporto speciale" con l'America), l'Impero britannico e il Commonwealth e l'Unione Europea"[20].

Molte delle parole di Churchill confermano questa visione dell'unità di intenti di 1) l'UE (o gli "Stati Uniti d'Europa" come Churchill sperava che si chiamasse 2) l'Impero britannico e il Commonwealth britannico e 3) la partnership anglo-americana tra il Regno Unito e gli Stati Uniti d'America. Per esempio: "La questione se la Gran Bretagna possa diventare un membro a pieno titolo della famiglia europea (...) dipenderà dalla sua capacità di conciliare le sue responsabilità europee con quelle imperiali. Ma questo non dovrebbe essere difficile: "[21].

L'unico modo per garantire assolutamente questa unità di intenti sarebbe, tuttavia, se le potenze occidentali (cioè rappresentate dalla Gran Bretagna in Europa) assumessero il ruolo di leader in un'Europa unita. Churchill è stato categoricamente chiaro sulla necessità che la Gran Bretagna svolga tale ruolo, affermando: "I nostri sacrifici ci danno il diritto, la nostra vittoria ci impone il dovere e i nostri interessi confermano la saggezza di dare un ruolo di guida alle nazioni europee"[22]. Ma egli si spinse ancora più in là, definendo anche la strategia per raggiungere questo obiettivo.

C'è una scena nel Riccardo III di Shakespeare dove Riccardo (Duca di Gloucester), che ha chiaramente cercato il potere sul paese, racconta ai suoi sostenitori come conquistare il titolo regale. Non deve sembrare che egli si sia impadronito della corona, così si piazzerà nella cappella, pregando, e i suoi sostenitori, portandosene altri, lo troveranno lì e lo inviteranno a diventare re. Egli rifiuterà, al che dovranno supplicarlo di accettare, per il bene del Paese, il che poi egli accetterà. (Il piano funziona).

Il piano di Winston Churchill dell'ottobre 1946 non era poi così diverso:

"Ho preferito non sottolineare il punto dell'appartenenza britannica agli Stati Uniti d'Europa per lasciare alle altre nazioni il compito di invitarci. Non si deve dare l'impressione di voler controllare l'Europa, anche se è chiaro che solo la Gran Bretagna è oggi in grado di guidarla adeguatamente"[23].

Obiettivi occidentali e movimenti dell'Europa continentale

Si può dire a questo punto che mi sono concentrato esclusivamente sugli obiettivi spudoratamente occidentali di Churchill per un'Europa unita, e che non ho detto nulla degli obiettivi di lungo periodo per un'Europa unita derivanti da individui e movimenti all'interno dell'Europa continentale stessa, che erano anche di enorme importanza per il progetto che alla fine è diventato l'UE e senza il quale non avrebbe mai potuto realizzarsi come ha fatto.

È proprio questo il caso. Ci sono state molte altre persone e gruppi coinvolti nel processo che ha portato alla nascita dell’Unione Europea e i loro successori continuano ad essere coinvolti ancor oggi. Ma se guardiamo da vicino la storia dell'interconnessione di questi gruppi nell'Europa continentale con i gruppi potenti in Gran Bretagna e in America, rappresentati da Churchill tra gli altri, emerge chiaramente un modello.

Non è possibile raccontare qui tutta questa storia e quindi mi limiterò ad alcuni esempi significativi.

Di tutti i diversi gruppi europei che cercavano di realizzare una sorta di Europa unita federalizzata, nel periodo precedente al discorso di Churchill del 1946 a Zurigo[24], il più antico e di gran lunga il più influente fu il "Movimento paneuropeo"[25] fondato dal conte Coudenhove-Kalergi, che pubblicò il suo libro Paneuropa - il manifesto del movimento - nel 1923. Negli anni Trenta del secolo scorso Otto von Habsburg, l'ex principe ereditario dell'Impero austro-ungarico[26], si unì al Movimento Paneuropeo e ne divenne in seguito presidente. Uno degli obiettivi dichiarati di Coudenhove-Kalergi era quello di realizzare un'Europa che "potesse diventare una potenza mondiale - tra gli Stati Uniti, il Commonwealth britannico e l'Unione Sovietica"[27]. Alla fine l'UE ha preso parte alla sua bandiera dal simbolo "Paneuropa" e ha ripreso lo stesso inno usato dal Movimento Paneuropeo: L'Inno alla gioia di Beethoven.

Klos descrive però, proprio in relazione a Coudenhove-Kalergi, come Churchill, nonostante la "magniloquente retorica" con cui "ha cercato di persuadere il mondo della giustezza dell'ideale europeo", sia stato anche "spietatamente pragmatico nell'assicurare la leadership britannica (leggi: ‘Churchilliana’) al movimento europeo emergente."[28] Quattro giorni dopo il suo discorso a Zurigo, Churchill inviò a Coudenhove-Kalergi "un breve e informale telegramma che chiedeva informazioni: 'Vi prego di inviare urgentemente tutti i dettagli del lavoro e dell'organizzazione del vostro movimento'"[29]. Si scoprì allora che Coudenhove-Kalergi aveva in progetto "di mettere il nuovo movimento interamente nelle sue mani", sperando di diventarne il Segretario generale, con Churchill solo come "Presidente onorario". Questo è stato:

"uno scenario inaccettabile per Churchill e la cerchia ristretta, tutti d'accordo sul fatto che il completo controllo del movimento dovesse essere tenuto saldamente nelle mani di Churchill "[30]. All'incontro effettivo tra questi due aspiranti Presidenti di un'Europa unita: "Churchill ascoltò educatamente la proposta del Conte di riorganizzare il vecchio movimento paneuropeo (....) Poi, ignorando educatamente tutto quello che Coudenhove-Kalergi aveva appena detto, Churchill si lanciò in un monologo che delineava il suo piano, prefigurando molto di quello che sarebbe successo l'anno successivo"[31].

Questo schema è stato poi ripetuto frequentemente.

Un'enorme pietra miliare fu raggiunta nella spinta verso l'Europa unita nel maggio del 1948, quando tutti i movimenti che cercavano tale unione e i principali rappresentanti politici di 23 paesi diversi furono riuniti nella medievale "Sala dei cavalieri" dell'Aia in un grande "Congresso d'Europa". Churchill guidò e presiedette l'evento, ma anche i preparativi fatti da altri due uomini furono indispensabili. Si trattava del genero di Churchill, Duncan Sandys, e del polacco Josef Retinger[32], uomo misterioso, onnipresente e immensamente influente.

L'anno precedente, 1947, Sandys e Retinger avevano creato un "Comitato internazionale congiunto per l'unità europea "[33], creato con il preciso scopo di realizzare un tale "Congresso". Retinger, Sandys e Churchill continuarono a perseguire i loro obiettivi comuni e solo pochi mesi dopo il Congresso, il 25 ottobre 1948, trasformarono il "Comitato internazionale per l'unità europea" nel "Movimento europeo", che fu il vero inizio del cammino che portò all'effettiva unificazione europea. Lo scrisse lo stesso Retinger: "Il principale risultato del Movimento europeo si basa sul fatto che l'idea dell'unità dell'Europa è stata sollevata dall'ambito dei sogni utopici a quello della realtà pratica "[34]. Questo trio e quelli ad esso collegati si assicurarono di mantenere la leadership del Movimento, con Retinger come primo segretario generale e Sandys come primo presidente. A tutte le altre figure di spicco del movimento per l'Europa unita, tra cui Coudenhove-Kalergi e quattro attuali o futuri Primi Ministri (di Germania, Francia e Italia) furono assegnati ruoli secondari come presidenti onorari: Richard Coudenhove-Kalergi. Konrad Adenauer, Robert Schuman, Leon Blum, Alcide De Gasperi, Paul-Henri Spaak e lo stesso Winston Churchill.

Subito dopo il "Congresso d'Europa" e prima della creazione del "Movimento europeo", nell'estate del 1948, Sandys e Retinger fecero un viaggio in America per acquisire il controllo dell'intera direzione del movimento e volgerlo verso l'Unione Europea. Enormi fondi americani erano già stati messi a disposizione di questo Progetto, ma inizialmente i finanziamenti erano stati divisi tra il Movimento Paneuropa di Coudenhove-Kalergi e il Movimento europeo guidato da Retinger, Churchill e Sandys. Ancora una volta il tradizionale Coudenhove-Kalergi venne superato, in particolare da Retinger, che fece in modo che tutti i fondi venissero ora indirizzati verso un'unica organizzazione, l'"American Committee on United Europe" (ACUE), che non solo ha sostenuto il Movimento europeo, ma che emana dalle più alte fonti politiche e finanziarie degli Stati Uniti[35].

Infine, nel 1950, quando la guerra fredda era all'apice e l'America aveva superato la Gran Bretagna nell'essere la prima potenza mondiale occidentale, anche la leadership britannica del movimento per l'Unione Europea fu abbandonata. La sede del Movimento europeo fu trasferita da Londra a Bruxelles, Duncan Sandys fu fatto dimettere da presidente e fu sostituito dal belga Paul-Henri Spaak, che divenne noto come 'Mister Europa'. Retinger, tuttavia, mantenne il ruolo di "segretario generale", e lui e altri con obiettivi simili continuarono ad integrare gli "interessi americani ed europei".

Universalmente umano?

Torniamo ora alla nostra domanda originaria: gli ideali che stanno dietro all'UE possono essere visti come "universalmente umani"?

Dopo questo viaggio attraverso alcune delle prime fasi della storia del "Progetto europeo" è chiaro che, per quanto questi ideali possano essere astrattamente ispiratori, non è così. Se la Russia è stata esclusa fin dall'inizio, e continua ad esserlo anche oggi, e se l'Europa centrale è stata inclusa solo a condizione che seguisse le norme che le sono state imposte, allora chiaramente non stiamo parlando di un approccio alla società che sia valido per tutti. Non c'è niente di particolarmente sorprendente in questo, perché era scontato che l'Ue dovesse essere creata su un modello occidentale. Retinger ha descritto come: "Solo con l'approvazione dei principali esponenti politici del mondo occidentale si poteva ottenere qualcosa"[36]. Ma cosa dice questo degli ideali di questo movimento?

Rispetto agli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, oggi c'è una consapevolezza molto maggiore che lo stile di vita e di governo anglo-americani non dovrebbero essere semplicemente forzati in modo inappropriato sul resto del mondo. Steiner parlò di questo nel suo Memorandum del 1917: "in Occidente la gente chiama il dominio degli anglo-americani liberazione umana e democrazia. E poiché questo si è realizzato, si crea l'impressione che ci sia un vero desiderio di liberare l'umanità". Egli descriveva questo atteggiamento come: "un egoismo razziale innato, rivestito di una moralità impossibile"[37]. Moltissime persone capiranno subito di cosa parla oggi. Steiner parlò della follia di cercare di riunire tutti cercando di unirli in una sorta di "superstato", come la Società delle Nazioni. "Com'è incredibile che la gente pensi di nuovo di fondare un 'superstato', la Società delle Nazioni con un 'superparlamento'. (...) Vogliono che tutta la terra - con l'eccezione di quegli Stati che inizialmente avevano escluso - sia saldata in un unico grande Stato "[38]. Altrove Steiner ha paragonato il desiderio di Woodrow Wilson di realizzare la pace nel mondo creando una grande unione di nazioni "autodeterminate" al tentativo di raggiungere l'unità con una nuova Torre di Babele: "I 14 Punti di Woodrow Wilson vogliono risolvere il problema di come riunire popoli diversi aggrappandosi a quanto indicato dalla Torre di Babele. Servirà solo ad allontanare ulteriormente le persone. Renderà solo la confusione della Torre di Babele ancora più grande"[39].

Poscritto sul cattolicesimo

Un aspetto del movimento verso un'Europa unita, per il quale non c'è modo di approfondire in questa sede e che avrebbe bisogno di un articolo completo per essere discusso adeguatamente, è il fatto che moltissimi degli alleati continentali europei del movimento verso un'Europa unita erano cattolici romani. Già nel 1946 Leo Amery disse a Churchill chi erano probabilmente i suoi migliori alleati europei: "Penso che troverete il partito democratico cristiano di Robert Schumann e i cattolici in generale in Europa, l'elemento più utile nella campagna per un'Europa unita "[40].

Il numero di cattolici con ruoli di primo piano nel movimento è notevole e viene spesso citato: Konrad Adenauer, Robert Schumann, Otto von Habsburg, Alcide de Gasperi, Jean Monnet e, più recentemente, Tony Blair, Jean-Claude Juncker, Donald Tusk e altri. Anche il Vaticano ha accompagnato direttamente la crescita del movimento. Nel 1947 il Papa (Pio XII) nominò San Benedetto come patrono d'Europa. Nel 1948 inviò anche un rappresentante vaticano al "Congresso d'Europa". L'11 novembre 1948, 30 anni dopo la fine della prima guerra mondiale, il Papa fece poi una dichiarazione pubblica di sostegno al movimento federalista europeo. Il legame tra il Vaticano e l'Unione Europea è proseguito con l'attuale Papa Francesco, che ha tenuto un lungo discorso al Parlamento europeo nel novembre 2014.

Ci sono solo due o tre cose che possiamo dire in merito. In primo luogo, il cattolicesimo è un movimento religioso molto tradizionale, e non deriva affatto da una attuale relazione di conoscenza con le realtà spirituali, la nuova possibilità micaelica di cui abbiamo parlato prima, che permette e chiede un rapporto veramente libero, cosmopolita e universalmente umano con il mondo e con gli altri. L'elemento forte del cattolicesimo romano all'interno dell'UE è quello che molto spesso guarda all'eredità e al passato cristiano dell'Europa, e i singoli cattolici hanno spesso sperato che l'UE possa in qualche modo ristabilire questo rapporto, piuttosto che sforzarsi per un nuovo rapporto con realtà spirituali adeguate al presente. Klos si riferisce a questo, nel suo libro su Churchill e il Movimento Europeo: "I cattolici sono stati certamente attratti dalla concezione storica e spirituale di Churchill dell'Europa, che rappresenta essenzialmente la cristianità - il blocco di potere geopolitico cattolico medievale e moderno che copre la maggior parte dell'Europa geografica"[41].

Inoltre, la nuova esigenza del nostro tempo è che la spiritualità sia anche in grado di impegnarsi, in modo trasformativo, con tutti gli aspetti dell'esistenza - fino alla scienza e all'agricoltura, per esempio, il modo in cui la vita sociale e politica è intesa e realizzata e persino nel campo dell'economia. Questo non è affatto il caso del cattolicesimo, che vede il suo compito di prendersi cura dell'anima delle persone e della vita culturale e celeste, ma non di portare la spiritualità fino in fondo nel campo materiale e "temporale". Di recente Tony Blair ha scherzato su questo punto su Newsnight della BBC, quando gli è stato chiesto cosa pensava da religioso sulla giusta via da seguire per la Brexit. Blair ha risposto: "Puoi essere religioso quanto vuoi, ma il fatto di pregare Dio non ti dice qual è il livello del salario minimo. Non so quale sia il punto di vista di Dio sulla Brexit e non credo che sia un'indagine sensata da fare. Sentite, questa è una questione della sfera temporale e non di quella spirituale e dovremo decidere cosa vogliamo"[42].

Papa Francesco, nel suo discorso al Parlamento dell'Ue, ha pure lui diviso lo "spirituale" dal "temporale", suggerendo che la Chiesa potrebbe occuparsi del primo nell'Ue e i poteri politici e finanziari potrebbero occuparsi del secondo. Questo, purtroppo, è un altro quadro polarizzato che, giustamente, la tripartizione sociale si prefigge di superare. Il pericolo è che l'uno abbia un accordo reciproco tra il potere "spirituale" e quello "temporale", non mettendo in discussione il lavoro dell'altro e beneficiando entrambi di ciò che l'altro fornisce. Significativamente, nel 1948, anno cruciale per il Movimento europeo, dopo aver visitato l'America in estate, assicuratosi l'appoggio e il finanziamento dei più alti livelli, Retinger ha poi visitato Roma e il Vaticano in autunno, dove ha avuto contatti ai più alti livelli e si è assicurato l'impegno del primo ministro Alcide de Gasperi, e forse anche del Papa, che poco dopo ha dichiarato il suo appoggio al movimento.

Elogio della Brexit

Coloro che sono fortemente favorevoli alls Brexit - dell'uscita della Gran Bretagna dall'UE - hanno molte ragioni diverse per esserlo - e ovviamente non devono essere descritte in modo generalizzato. Tuttavia, moltissimi sostenitori della Brexit sono o consapevoli, in misura diversa, dei poteri di controllo all'interno (e dietro) dell'UE che abbiamo indicato, o sentono intuitivamente che dietro di essa c'è una grande burocrazia sovranazionale che cancellerebbe tutte le differenze tra le culture nazionali e che è indifferente, o addirittura contraria, alla nostra libertà di governare la nostra vita. Giustamente, quindi, desiderano liberarsi al più presto da questa struttura sempre più soffocante, superstatale, connessa e controllata da ancor più grandi élite internazionali (o transnazionali).

Essi percepiscono che il carattere "globalizzante" e uniforme dell'UE - spesso al servizio degli obiettivi, inoltre, di banchieri, finanzieri e società transnazionali estremamente ricchi - porrebbe presto fine a tutto ciò che rende la Gran Bretagna unica nel suo genere. Questo carattere globalizzante è pienamente visibile nell'approccio di Emanuel Macron, le cui politiche sono la causa degli imponenti disordini popolari in tutta la Francia nelle proteste settimanali dei 'Gilets Jaunes' e che ha dichiarato in un discorso elettorale: "Non esiste una cultura francese. Non esiste una cosa ravvisabile come cultura francese, c’è una cultura in Francia ed è variegata”[43]. La sana risposta a tutto ciò, che vive in molti di coloro che sostengono la Brexit, è che ci sono culture nazionali, nel senso che non c'è nessun tipo di nazionalismo, perché le diverse culture nazionali si intrecciano tra loro e ognuna di esse può, infatti, essere collegata e imparata da tutti. Il desiderio di estrarre la Gran Bretagna dalla struttura globalizzante e senza volto dell'UE può essere visto in parte come un riconoscimento del fatto che è, di fatto, possibile parlare dello spirito di una particolare cultura, che Steiner descrive in modo complesso ed esatto, dal punto di vista della scienza spirituale, come lo 'Spirito di popolo' arcangelo connesso con il destino in evoluzione di un particolare popolo.

Allo stesso tempo, la struttura superstatale dell'UE. come parte dell'ONU o anche, in ultima analisi, di un governo mondiale,[44] non è immune da un atteggiamento nazionalistico. Come abbiamo dimostrato, tutta questa struttura è ben lungi dal servire ciò che è "universalmente umano" e di fatto serve scopi unilaterali anglo-americani, presentati alla gente come scopi validi per tutto il mondo. Steiner disse di questo: "Le nazioni occidentali si abbandonano alla convinzione che ciò che è considerato giusto per i loro interessi deve servire da modello per il mondo intero "[45]. È in questo senso un falso globalismo, che va visto per quello che veramente è: un nazionalismo su scala globale. Molte persone che sostengono la Brexit provano una forte ribellione anche contro questo aspetto, che si erge non solo per i diritti della Gran Bretagna nei confronti dell'UE, ma anche per la libertà di ogni individuo contro il controllo di qualsiasi gruppo o struttura statale globalista-nazionalista. Anche questa è una risposta giusta e sana - sia che sia fatta sentire in modo pienamente consapevole o intuitivo - perché l'individuo non può oggi essere reso asservito agli interessi di gruppo, un esempio dei quali sono gli interessi nazionali, che sono ormai un anacronismo. Come ha osservato Steiner in una conferenza del 1914: "l'individuo si trova ad un livello superiore a quello della nazione"[46].

Ma...

Tuttavia, è difficile vedere Theresa May, che spera chiaramente di essere vista come il primo ministro che porterà alla nascita la Brexit, vivere, in qualsiasi modo, l'ideale apparentemente anarchico de "l'individuo si trova ad un livello più alto della nazione". Ed è altrettanto difficile pensare che Nigel Farage o Jacob Rees-Mogg o Boris Johnson o molti degli altri politici di destra che sostengono ardentemente la Brexit concordino con l'osservazione di Steiner: "Le "nazioni" sono reliquie dell'era precristiana e l'umanità moderna deve elevarsi al di sopra di esse".

Ci sono anche, senza dubbio, molte persone le cui ragioni per votare per la Brexit non hanno avuto a che fare con la volontà di andare oltre gli interessi di gruppo o nazionali, ma piuttosto con il desiderio di proteggere gli interessi della propria nazione, in questo caso la Gran Bretagna.

Con l'intensa polarità oggi tra "globalismo" e "populismo", sia negli Stati Uniti, sia in Brasile, sia in Francia. Germania, Ungheria, Gran Bretagna o in qualsiasi altro luogo, c'è una unilateralità nella visione globalista, come ho cercato di mostrare, e c'è un'eguale unilateralità in un'altra direzione, al movimento populista, che molto spesso mostra un carattere nazionalistico. Anche se è possibile osservare una ristrettezza di vedute in molte delle critiche dei movimenti popolari contro i "potenti" nei loro rispettivi paesi, la loro forte promozione dell'identità nazionale e il "nazionalismo economico" sono oggi inappropriati. I rappresentanti e i sostenitori di questi movimenti populisti sono, purtroppo, spesso inconsapevoli del fatto che il tempo del nazionalismo e della difesa degli "interessi nazionali" è finito da tempo. Sono spesso lontani dall'aspirare - o addirittura a volte si oppongono direttamente - al "carattere cosmopolita, internazionale" del periodo "micaelico" in cui viviamo, durante il quale, secondo Steiner, "gli impulsi nazionali saranno completamente superati".

Poiché questi movimenti populisti sono di solito (anche se non sempre) fondamentalmente di destra, i loro rappresentanti e sostenitori troverebbero ancora più difficile riconoscere quello che Steiner descrive come l'obiettivo di tutta la nostra epoca (dal Rinascimento fino al 3500 circa), cioè un socialismo giustamente compreso e giustamente sviluppato.

"Il socialismo non è una questione politica di partito in quanto tale (...) Nonostante il suo minaccioso rimbombo (...) è evidente che il socialismo, questo movimento internazionale che si sta diffondendo in tutto il mondo, prefigura il futuro e che ciò che stiamo vedendo ora, la creazione in questo momento di tutti i tipi di stati nazionali e di piccoli stati nazionali, è un passo retrogrado che inibisce l'evoluzione dell'umanità. Il motto "ad ogni nazione il suo stato nazionale" è un terribile ostacolo (...) Dove questo finirà nessuno lo sa (...) Questa prospettiva è interamente permeata dalle forze arretrate dell'impulso arturiano, dal desiderio di organizzazione esterna. L'antitesi a questo è la ricerca del Graal che (...) riguarda soprattutto gli individui e il loro sviluppo e non i gruppi che oggi hanno perso il loro significato e che devono essere eliminati attraverso il socialismo internazionale perché questa è la tendenza dell'evoluzione"[47].

Dove si arriverà con tutto questo nessuno lo sa
Motivi per essere ottimisti

"Dove questo finirà nessuno lo sa" è una frase che spesso avrebbe potuto essere sulla bocca di chiunque abbia seguito, anche in modo irregolare, il livello di caos quasi incredibile del Parlamento britannico in merito alla Brexit.

Un forte potenziale motivo di ottimismo, tuttavia, per come la vedo io - anche se non tutti sono d'accordo! - è che la Brexit ha finalmente portato la gente a rendersi conto della totale insufficienza del nostro intero sistema politico. Un recente articolo di Jonathan Powell sul New Statesman è rappresentativo, credo, del punto di vista di moltissime persone e quindi ne citerò un lungo passo:

"Il sistema politico britannico era considerato una delle meraviglie del mondo. Cento anni fa, il mese scorso, Max Weber, il grande sociologo tedesco, (...) parlando nel caotico e rivoluzionario dopoguerra, espresse la sua ammirazione per il sistema britannico (...). Eravamo considerati in tutto il mondo la culla della democrazia, della tolleranza e della decenza. Ora non più.
Siamo passati dall'essere il paese più stabile d'Europa a uno dei meno, da un paese governato da un ampio consenso pragmatico a una società divisa in due dogmatiche fazioni (...).
Quando alla fine l'inchiesta verrà istituita per la Brexit (...) si concentrerà non solo sui singoli fallimenti, ma sull'intero sistema - il governo, l'opposizione e persino la funzione pubblica.
La cosa più preoccupante di tutte è il conseguente crollo della fiducia dell'opinione pubblica nel sistema politico. Il verdetto del pubblico è devastante: in un recente sondaggio privato inedito il 66% degli elettori ha ritenuto che l'attuale sistema politico non funzioni e debba essere fondamentalmente cambiato. (...)
Perché un sistema politico un tempo grande ed efficace è crollato così all'improvviso? Non è solo dovuto alla Brexit e non si risolverà con la scomparsa di essa. Piuttosto, il sistema ha dimostrato di essere come un albero apparentemente sano all'esterno ma marcio fino al midollo, per il quale è sufficiente una piccola spinta per farlo cadere.
Siamo diventati compiacenti (...) per la stabilità della nostra politica, così come i nostri antenati sono stati compiacenti per la stabilità del sistema internazionale prima della prima guerra mondiale. Non siamo stati messi alla prova da una crisi di questa portata per una generazione. A meno che non si facciano passi rapidi per riconquistare la fiducia della gente nel sistema politico, questo Paese, e l'unione su cui si basa, potrebbe rimanerne irrimediabilmente spezzato"[48].

Se questo venisse davvero considerato onestamente e seriamente, se la gente cominciasse davvero ad esplorare ciò che potrebbe rivelarsi in grado di risolvere l'enigma della nostra crisi attuale, le nostre attuali sfide potrebbero trasformarsi in sfide positive, ispirando e catalizzando le persone a trovare nuove e radicali vie per il futuro.

Ci si potrebbe chiedere, tuttavia, quali siano le probabilità che ciò avvenga nell'arena politica pubblica, dove gli "interessi" e le agende sono sostenuti e spinti da diverse fazioni, partiti, think-tank, élite e altri gruppi, a volte in possesso di un enorme potere e ricchezza.

È quindi molto probabile che emerga uno qualsiasi dei diversi scenari possibili, piuttosto che quello in cui i politici stessi cerchino realmente nuove intuizioni in merito a modi di procedere potenzialmente fruttuosi. È ancora altamente probabile, ad esempio, che la Gran Bretagna non lascerà l'UE, nonostante il risultato del referendum del 2016. Uno scenario molto meno probabile, mi sembra, sarebbe che in fondo si verifichi una "Brexit dura", provocata da un leader conservatore ancor più a destra di Theresa May. Le voci, però, di chi sostiene una "dura Brexit", come unico modo per liberare la Gran Bretagna dall'Ue, non scompariranno di certo e probabilmente si rafforzeranno sempre di più. Oppure si può arrivare a qualche "accordo" di compromesso, cercando di soddisfare entrambe le parti, anche se non soddisfa nessuno dei due. E un'altra possibilità molto seria è che, non solo in Gran Bretagna, ma anche in altre parti del mondo, continui uno stato di estrema tensione tra opposte fazioni in guerra tra loro.

Anche se tali tensioni possono sembrare puramente il risultato del caos, "divide et impera" è stata a lungo una politica tra coloro che detengono un grande potere, e credo che si debba seriamente considerare se sia nell'interesse di alcuni - chiunque essi siano - incitare e mantenere tali divisioni polarizzate. Nel 1993 è stato pubblicato un ormai famoso articolo di Samuel Huntington intitolato "The Clash of Civilizations"[49]. Huntington sosteneva che, dopo la fine della guerra fredda, non ci sarebbe stata la pace su larga scala, ma scontri sempre maggiori tra le diverse civiltà religiose: "I conflitti tra civiltà saranno l'ultima fase dell'evoluzione del conflitto nel mondo moderno"[50]. Così scrive, ad esempio, Huntington: "l'asse portante della politica mondiale sarà il rapporto tra "l'Occidente e il resto del pianeta"". Alla fine del suo articolo Huntington afferma: "Questo non è per sostenere l'auspicabilità di conflitti tra civiltà". Molti, tuttavia, hanno pensato che Huntington, scrivendo sulla rivista molto influente, Foreign Relations, stesse in realtà facendo proprio questo. Per esempio: "Dal momento che sempre più esperti sono arrivati a considerare la profezia dello Scontro di civiltà che si autoavvera come il progetto della politica estera americana dopo l'11 settembre, siamo costretti a prendere sul serio le idee di Huntington - compresa quella della "identità di civiltà"[51].".

Quindici anni dopo, una revisione della tesi di Huntington da parte del "Center for Inquiry" ha affermato che la sua teoria è ormai superata e che lo scontro non è più tra civiltà ma all'interno di esse - in altre parole che vedremo sempre più situazioni di guerra civile: "C'è uno scontro. Non è uno scontro di civiltà, ma uno scontro di valori, e avviene all'interno delle società e delle culture"[52]. La stessa domanda va posta, credo, se questa osservazione è solo descrittiva o se testimonia anche l'appoggio deliberato, in alcuni ambienti, a tali scontri "all'interno delle società".

Che cosa si deve fare?

Se, quindi, è probabile che non si trovi, pubblicamente, per un bel po' di tempo, una via veramente fruttuosa, sembra che non ci sia altra alternativa se non quella di fare tutto il possibile per cercare di capire e creare delle vere e proprie immagini di ciò che potrebbe fornire una possibile via d'uscita dall'attuale situazione di stallo.

Questo è ciò che Steiner fece sia durante che dopo la prima guerra mondiale nei suoi tentativi di contribuire a una vera comprensione della situazione mondiale e a trovare vie positive per il futuro. Nel suo secondo Memorandum del 1917[53] scrisse: "Attualmente non abbiamo a che fare con argomenti per distinguere chi ha ragione e chi no. Nell'area di cui ci occupiamo l'unica cosa di valore è ciò che accade o che ha il potenziale per far accadere le cose". Egli parla poi del valore dei pensieri: "che sono pensati e di cui si parla come semi per le azioni del presente e del futuro"[54].

In Inghilterra, subito dopo la seconda guerra mondiale, apparve un libro di Charles Waterman, pubblicato sotto la direzione di T.S. Eliot da Faber, intitolato The Three Spheres of Society, che tentava con meno clamore qualcosa di simile. Il libro è l'unico tentativo che c'è stato di immaginare i cambiamenti che potrebbero essere fatti, nel dettaglio, se la società britannica dovesse essere trasformata secondo una comprensione della "Tripartizione Sociale". Un esempio di ciò che Waterman propone è che i tre maggiori partiti politici[55], invece di competere l'uno contro l'altro, dovrebbero lavorare insieme, riconoscendo che ognuno ha una particolare affinità con una delle tre diverse sfere della società: i liberali con la sfera culturale, dove dovrebbe prevalere la libertà; i conservatori con la tradizionale sfera politica dello Stato, dove dovrebbero prevalere la democrazia e l'uguaglianza dei diritti; e il lavoro con la sfera economica, dove dovrebbe prevalere la "fratellanza" o un socialismo giustamente inteso. Così scrive Waterman: "nel temperamento e nelle prospettive di ciascuno dei tre partiti principali c'è una tendenza nativa dominante che richiede di essere corretta dalle tendenze native degli altri due "[56]. Le prime due frasi del libro, scritte nel 1946, offrono un monito e un incoraggiamento a trovare una nuova strada: "In questo Paese non sfuggiremo al totalitarismo se non troveremo un'alternativa soddisfacente. Non ne abbiamo trovata una prima della guerra."[57].

Oggi, a quasi 75 anni dalla fine della seconda guerra mondiale e a 100 dalla fine della prima guerra mondiale, c'è urgente bisogno di fare tentativi simili, per quanto modesti e, si spera, nel maggior numero possibile di opzioni diversi.

Trovare nuovi modi per andare avanti

Tre domande

Concludo con tre domande, che mi sembrano essenziali per comprendere veramente la nostra situazione attuale e ciò che è necessario per trovare una nuova strada. Ci sono molte altre questioni, lo so, ma per risolvere la particolare crisi messa in moto dalla scelta britannica di lasciare l'UE, e per trovare il giusto rapporto tra la Gran Bretagna, l'Europa e il resto del mondo nel 2019, queste tre questioni appaiono di fondamentale importanza.

Cosa si può imparare nel 2019 dalla situazione di 100 anni fa, nel 1919?

(In particolare per quanto riguarda la Conferenza di pace di Versailles, la Società delle Nazioni e la tripartizione sociale di Rudolf Steiner).

Nel 1919, alla Conferenza di pace di Parigi a Versailles dopo la prima guerra mondiale, il presidente americano Woodrow Wilson presentò i suoi "14 punti", che erano alla base della creazione della "Società delle Nazioni". Questo è intimamente connesso al nostro tema, perché lo spirito della Società delle Nazioni continua a vivere, in molti modi diversi, nel movimento per un'Europa unita. La Società delle Nazioni si è trasformata in Nazioni Unite, di cui gli "Stati Uniti d'Europa", secondo la visione di Churchill, sarebbero stati una "struttura regionale"[58].

Jean Monnet, uno dei "padri fondatori" dell'UE, è stato il primo segretario generale della Società delle Nazioni. Il Comitato americano per l'Europa unita (ACUE), di importanza centrale per lo sviluppo del Movimento europeo, fu istituito (nel 1949) presso la sede della Woodrow Wilson Foundation a New York.

Dal 1919 in poi, Rudolf Steiner fece tutto il possibile per cercare di rendere la gente consapevole dell'effetto distruttivo che avrebbero avuto i 14 punti di Woodrow Wilson e la Società delle Nazioni. Già nel 1917, durante la guerra, Steiner aveva scritto: "Wilson rende impossibile la pace. Se non si trova un'alternativa, allora (...) l'ulteriore corso della storia europea lo dimostrerà (questo) perché la realizzazione del programma di Wilson porterà i popoli europei alla rovina "[59]. Nel 1919 Steiner portò avanti la Tripartizione Sociale come una via positiva veramente fruttuosa. Nonostante il suo instancabile lavoro per supportarne lo sviluppo, la Tripartizione non venne accolta e i popoli europei furono effettivamente "portati alla rovina". C'è quindi l'urgente necessità di creare un nuovo rapporto con questo impulso oggi, basato sulle necessità e sulla comprensione della nostra situazione attuale.

Cosa è necessario per una autentica relazione tra le diverse regioni geografiche del mondo - Occidente, Oriente e Medio Oriente?

Come abbiamo dimostrato, il Progetto Europeo si è dimostrato incapace di cogliere fruttuosamente le differenze tra queste regioni, imponendo invece forme occidentali al resto del mondo. Che cosa comporterebbe riconoscere in modo veritiero le differenze tra Occidente e Oriente, e che queste richiedono una sana realtà inetrmedia tra di esse? Cosa sarebbe necessario per sostituire un falso globalismo con un ordine sociale che potrebbe apparire diverso nelle diverse parti del mondo - e che potrebbe comunque parlare alla nostra umanità universale?

Cos'è una nazione?

Per risolvere la crisi provocata dalla Brexit forse questa domanda avrà bisogno soprattutto di una risposta creativa. Ci vengono offerte due alternative opposte e altrettanto insoddisfacenti. O non ci siano nazioni - e quindi dovremmo vivere in qualche superstato sovranazionale. O le nazioni sono identiche agli Stati, e i confini degli Stati nazionali debbono quindi essere riaffermati e protetti - portando inevitabilmente al pericolo del nazionalismo. Ma se le nazioni non fossero identiche agli Stati? E se la nazione fosse una realtà spirituale da non confondere con lo Stato in cui si vive? Che cosa significherebbe giustamente superare l'esistenza degli "stati-nazione"?

Infine, come temi da meditare, citerò tre brevi frasi di Rudolf Steiner, di cui uno scrittore belga ha scritto in un recente libro[60] in modo straordinariamente illuminante, che mi hanno fatto riflettere su questi temi:

"La liberazione dei popoli è possibile. Ma può essere solo il risultato e non la base della libertà individuale. Se gli individui sono liberi, allora le nazioni saranno libere attraverso di essi".



Richard Ramsbotham è uno scrittore, traduttore e praticante di teatro che vive a Stroud, nel Regno Unito. Si ringrazia l'autore per aver concesso la traduzione del suo articolo apparso sulla rivista "New View" (Spring 2019).


Note:

[1] Vangelo di Luca, 16:26.

[2] L'UE e l'ONU possono essere viste come cerchi concentrici in espansione correlati tra loro, come Winston Churchill le aveva immaginate dopo la seconda guerra mondiale: "Il nostro obiettivo costante deve essere quello di costruire e fortificare l'Organizzazione delle Nazioni Unite. Sotto e all'interno di questo concetto mondiale dobbiamo ricreare la famiglia europea, in una struttura regionale chiamata, forse, Stati Uniti d'Europa". (Discorso all'Università di Zurigo il 19 settembre. 1946. Citato in: Churchill sull'Europa di Felix Klos [IB. Tauris, 2016]). Il Congresso degli Stati Uniti approvò una risoluzione nel maggio 1947, stabilendo: "Il Congresso è favorevole alla creazione degli Stati Uniti d'Europa nel quadro delle Nazioni Unite". (Citato in Churchill sull'Europa da Felix Klos, pag. 55).

[3] L'"età di Gabriele" è stata descritta da Rudolf Steiner e da altri, come Johannes Trithemius, come iniziata nel 1525 e terminata nel 1879. Anche Steiner, in un quaderno, ha indicato le date come 1510-1879. (Vedi: “The Archangel Michael” di Rudolf Steiner, Anthroposophic Press 1994, appendice, p. 316).

[4] Rudolf Steiner, conferenza del 27 luglio 1924. (OO 237) "Nessi karmici - Volume 3".

[5] Rudolf Steiner, conferenza del 3 aprile 1920 (Venerdì Santo), (OO 198.)

[6] Rudolf Steiner, conferenza del 7 settembre 1918, (OO 184). Per un eccellente viaggio attraverso tutte le osservazioni di Steiner sul nazionalismo, come queste si sono sviluppate cronologicamente, vedi “Rudolf Steiner tiber den Nationalismus” compilato e curato da Karl Heyer. (Purtroppo non ancora tradotto).

[7] Churchill sull'Europa - La storia non raccontata del progetto europeo di Churchill di Felix Klos (I.B. Tauris, 2016).

[8] Ibidem, pagina 14.

[9] Ibidem, pagina 27.

[10] Ibidem, pagina 2.

[11] Churchill disse al suo amico Ismay a proposito di questa posizione: "È vostro dovere accettare. Carlino".

[12] Terry Boardman ha citato nel suo articolo "Brexit as a Spiritual Question" nell'ultimo numero di "New View" una dichiarazione del sito web di notizie politiche americane “Politico” che: "Gli Stati Uniti hanno fatto affidamento sull'UE come braccio politico ed economico della loro presenza militare permanente in Europa (NATO)".

[13] Una circolare dell'ufficio estero affermava nel 1947 che la proposta di Churchill era per: "la formazione di un raggruppamento regionale secondo la Carta delle Nazioni Unite, al quale parteciperebbe la Gran Bretagna ma non l'Unione Sovietica". Ibidem, pagina 42.

[14] Ibid, page 46.

[15] Ibid, page 15.

[16] Ibidem, pagina 16. (Churchill cita William Stewart Gladstone, che in un contesto diverso aveva parlato di "un beato atto di oblio").

[17] Anche per molti storici tradizionali, è stato riconosciuto da tempo che la Germania non aveva alcuna colpa per lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Vedi: “I sonnambuli” di Christopher Clark (Editori Laterza 2013). Anche la responsabilità della guerra di diversi individui e gruppi potenti in Gran Bretagna è sempre più riconosciuta. Vedi: “Storia nascosta: Le origini segrete della prima guerra mondiale” di Gerry Docherty e Jim MacGregor. (Mainstream publishing 2013) E ci sono stati molti sviluppi nel mondo di lingua tedesca, primo fra tutti l'opera di Rudolf Steiner prima, durante e dopo la prima guerra mondiale, che offrono un aiuto indispensabile nella ricerca delle giuste vie da seguire oggi, in tutto il mondo, nella vita culturale, politica e sociale ed economica. Tuttavia, i principali media e l'opinione popolare in Occidente sono ancora fermamente convinti della "sola colpa" della Germania nella prima guerra mondiale, e continuano a rimandare all'"oblio" anche gli sviluppi politici e sociali positivi in Germania, creando così l'equivalente di un "tabù" nel guardare agli sviluppi nel mondo di lingua tedesca nel tentativo di comprendere la storia del mondo e di trovare nuove strade.

[18] Ibidem, pp. 21-22.

[19] La copertina del libro recita: "Un libro da leggere per il referendum". Sul retro ci sono le parole di due recensori: "Un libro tempestivo... I brexiteer prendono nota". (Professor Andrew Knapp) e: "Un promemoria approfondito e ben scritto, che ricorda da dove viene il sogno europeo". (Professor Robert Gildea)

[20] Ibidem.p.5

[21] Ibidem.p.46. (Klos pone questa domanda importante per Churchill come segue: "La questione cruciale che rimaneva da risolvere era come strutturare l'Europa Unita in modo che le responsabilità e le ambizioni britanniche come mediatore di potere globale potessero rimanere intatte". (p.42)</p>

[22] Ibidem, p. 35

[23] Ibidem. p. 22. La citazione è tratta da una "Dichiarazione degli obiettivi" allegata a una lettera di Churchill a Lord Citrine del 20 ottobre 1946.

[24] "Il discorso di Winston Churchill a Zurigo può essere considerato il vero punto di partenza per la corrente di opinione a favore di un'Europa unita del dopoguerra". Dal sito web del cvce (un archivio di documenti relativi alla storia dell'UE). Vedi: Impatto del discorso di Zurigo" all'indirizzo: https://www. cvce.eu

[25] Ora si chiama 'Unione Paneuropea Internazionale'.

[26] Otto von Habsburg (1912 - 2011) era il figlio maggiore di Carlo I e IV, l'ultimo imperatore d'Austria e re d'Ungheria.

[27] "que l'Europe, entre les Etats-Unis, le Commonwealth britannique. qui cou vrait alors le monde ent ier, et 1' Union sovietique... que l'Europe deviendrait une puissance mondiale" (Intervista con Richard von Coudenhove-Kalergi in https://www.cvce.eu) Durante il periodo nazista Coudenhove-Kalergi e Otto von Habsburg fuggirono negli Stati Uniti e poi, dopo la seconda guerra mondiale, durante la guerra fredda, abbandonarono l'obiettivo di un'Europa centrale indipendente, riconoscendo la necessità di allinearsi con le potenze occidentali.

[28] “Churchill sull'Europa - La storia non raccontata del progetto europeo di Churchill” di Felix Klos (I.B. Tauris, 2016). Pagina 25.

[29] lbid.p.26

[30] Ibidem, p. 34

[31] Ibidem.

[32] Anche l'influenza di Josef Retinger (1888-1960) era molto spesso invisibile. Secondo il diplomatico italiano Pietro Quaroni che forse conosceva Retinger meglio di chiunque altro: "Aveva imparato questa grande verità, difficile da imparare e difficile da praticare: se si vuole davvero realizzare qualcosa nel grande gioco della politica, bisogna sapere di non cercare la ribalta. Sono due funzioni diverse, ed entrambe sono richieste: le grandi stelle che tengono il centro del palcoscenico, e le formiche che lavorano nell'ombra", http://bilderbergmeetings.co.uk/jozef-retinger/

[32] Sandys ha presieduto questo "Comitato internazionale" (IMCEU) e Retinger ne è stato il Segretario generale.

[34] In: "Eminenze grigie e governance informale. Il ruolo di Joseph Retinger nel processo di integrazione europea". Di Aleksander Zielinski. (Disponibile online)

[35] Per quanto riguarda il coinvolgimento di Retinger nella creazione di ACUE. egli scrisse: "Considerando che non era solo nell'interesse dell'Europa, ma anche in quello degli Stati Uniti, vedere l'istituzione di un'Unione europea, abbiamo fatto un grande lavoro negli Stati Uniti e abbiamo realizzato la formazione del Comitato americano per l'Europa unita". (In: Zielinski. Cfr. nota 34.) Riguardo ad alcune delle fonti di questo finanziamento Retinger ha detto: "Ho trovato in America un'approvazione unanime delle nostre idee tra finanzieri, uomini d'affari e politici. Il signor Leffingwell, socio anziano della J. P. Morgan [banca]. Nelson e David Rockefeller (...) Anche John Foster Dulles ha acconsentito di dare una mano". (In: "Il Gruppo Bilderberg e il progetto di unificazione europea". Di Mike Peters. Disponibile online). Vedi anche l'articolo di Terry Boardman "Brexit as a Spiritual Question" nell'ultimo numero di "New View" per saperne di più sui legami della CIA con questo finanziamento.

[36] "Bozza di note sul Movimento europeo e la sua politica futura" di Josef Retinger. Citato in: "Eminenze grigie e governance informale. Il ruolo di Joseph Retinger nel processo di integrazione europea". Di Aleksander Zielinski. (Disponibile online)

[37] Da: "2nd Memorandum' in Rudolf Steiner - Social and Political Science - An Introductory Reader”. A cura di Stephen Usher. (Sophia Books, 2003)

[38] Da una conferenza di Rudolf Steiner del 22 marzo 1919: “Impulsi del passato e del futuro nel processo sociale" (OO 190).

[39] Da una conferenza di Rudolf Steiner del 20 luglio 1919 (OO 192) “Risposte della scienza dello spirito a problemi sociali e pedagogici”.

[40] Da Amery a Churchill, 9 ottobre 1946 - citato in Klos. p. 32

[41] Klos, p.32

[42] Vedi video: https://uk.news.yahoo.com/tony-blair-says-no-point-praying-god-solve-brexit-chaos

[43] "II n'y a pas de culture franchise, il y'a une culture en France et elle est diverse". Emanual Macron, discorso a Lione, 4 febbraio 2017.

[44] Si veda il sito web: https://www.worldgovernmentsummit. org/ Il manifesto del 1947 del Comitato per l'Europa Unita di Churchill dichiarava: "L'eliminazione definitiva della guerra può essere garantita solo con l'eventuale creazione di un sistema di governo mondiale. L'obiettivo deve essere quello di unire tutti i popoli d'Europa. La Gran Bretagna è parte integrante dell'Europa e deve essere pronta a dare il suo pieno contributo all'unità europea". (“La storia non raccontata del progetto europeo di Churchill”. Felix Klos. Pagina 41)

[45] Dal “2nd Memorandum' in: Rudolf Steiner - Social and Political Science - An Introductory Reader” . A cura di Stephen Usher. (Sophia Books. 2003)

[46] Conferenza di Rudolf Steiner il 19 ottobre. 2014. (OO 287 “L’edificio di Dornach come simbolo del divenire storico e di impulsi di trasformazione artistica”).

[47] Conferenza di Rudolf Steiner del 3 novembre 1918 in: “Lo studio dei sintomi sintorici” (OO 185) Steiner aggiunge: "[...] che il socialismo sia la missione del quinto periodo postatlantico e che esso debba giungere ad un compimento nel quarto millennio [...] e quando quest'epoca si chiuderà, almeno per quanto riguarda il mondo civile, esisteranno nell’uomo come essenziali, gli istinti per il socialismo".

[48] "L'ascesa e la caduta della classe politica britannica. Da Westminster a Whitehall, le élite stanno fallendo e il nostro sistema politico sta crollando". Di Jonathan Powell. In: "Il nuovo statista". 30 gennaio 2019. (Disponibile online all'indirizzo: https://www.newstatesman.com/2019/01/rise-and-fall-political-class-O).

[49] "Lo scontro di civiltà" di Samuel P. Huntington in: “Foreign Affairs”, New York, estate 1993. Huntington ha successivamente ampliato l'articolo in un libro.

[50] Ibidem. Huntington dà un nome a quelle che considera le maggiori civiltà: "Queste includono quella occidentale, confuciana. Giapponese. Islamica, indù, slavo-ortodossa, latino-americana e forse anche africana".

[51] In "Beyond the Clash of Ignorance" di Hatim Salih (7 aprile 2008) del gruppo riconosciuto di storici e pensatori: "RESET DOC (DIALOGUE ON CIVILIZATIONS) - disponibile online.

[52] "C'è uno scontro di civiltà? Il fallimento della risposta delle Nazioni Unite". Disponibile online. (Il corsivo è tratto dall'articolo stesso).

[53] Rudolf Steiner scrisse due "Memorandum” nel 1917, che cercò di far consegnare ad alcuni dei principali statisti dell'epoca, tra cui l'Imperatore austriaco, il Kaiser Karl, per portare una vera pace e la tripartizione sociale in Europa. Essi sono pubblicati in: “Rudolf Steiner - Social and Political Science - An Introductory Reader”. A cura di Stephen Usher. (Sophia Books, 2003)

[54] Ibidem. p. 92.

[55] All'epoca in cui Charles Waterman (Davy) scrisse il libro, i liberali costituirono una vera e propria terza parte nella politica britannica. Oggi i liberali non sono così importanti - ma è valida l'osservazione di Waterman sulle esigenze complementari affrontate dai diversi partiti.

[56] "L'idea che le dottrine di un partito siano applicabili in egual misura a tutti gli ambiti si accompagna alla superficiale pretesa propagandistica che gli altri partiti siano degli impostori senza meriti distintivi e senza un particolare diritto di esistere. Sarebbe molto più vero dire che nel temperamento e nelle prospettive di ciascuno dei tre partiti principali c'è una tendenza nativa dominante che richiede di essere corretta dalle tendenze native degli altri due". Ibidem. p. 222.

[57] Le tre sfere della società di Charles Waterman (pseudonimo di Charles Davy), Faber e Faber, 1946. Charles Davy, era un antroposofo e redattore di The Observer. Il libro è straordinariamente chiaro ed esauriente, anche se, scritto per la situazione immediata dell'Inghilterra del secondo dopoguerra, gran parte di esso è ormai superato. Può servire da ispirazione, tuttavia, nel modo e nei dettagli del suo approccio, per qualsiasi ripensamento contemporaneo di come la società potrebbe essere ristrutturata.

[58] Cfr. nota 2.

[59] Dal “2nd Memorandum' in: Rudolf Steiner - Social and Political Science - An Introductory Reader”. A cura di Stephen Usher. (Sophia Books, 2003)

[60] Il libro è "Die Memoranden des Jahres 1917 und die Erkenntnis der Menschenwesenheit" del belga Wilbert Lambrechts. Ha anche scritto: "Pladoyer fixr ein Grosszugiges Europa". Entrambi i libri sono contributi eccezionali su questi temi e sono pubblicati dalla Ita Wegman Verlag. (Le tre frasi di Steiner sono tratte dal suo Memorandum del 1917).

[61] L'evento, chiamato provvisoriamente 1919-2019 - Finding New Ways Forward - The Mystery Drama of our Time - è stato organizzato con il supporto della Sezione di Scienze Umanistiche della Scuola di Scienza dello Spirito.