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"Debito, i primi 5000 anni" di David Graeber
Estratto dal Cap. 2 "Il mito del baratto"

04/2014

Debito, i primi 5000 anni "In principio era il baratto". Così recitano ancor oggi i manuali d'economia in merito ai processi che hanno portato alla nascita della moneta ripetendo in sostanza la storia con cui Adam Smith nel 1776 aveva dato inizio alla disciplina economica. Una fable convenue, un mito, dal momento che in alcun luogo è stata mai osservata una società, anche primitiva, che praticasse il baratto così come è stato descritto dagli economisti. Ciò che è sfuggito ad essi non è sfuggito però ad un antropologo, David Graeber, attivista del movimento Occupy Wall Street che in modo molto più realistico avvicina la nascita della moneta a consuetudini sociali in cui domina reciprocità e dono.

Per gentile concessione della casa editrice "Il Saggiatore", pubblichiamo un estratto dal secondo capitolo del libro "Debito, i primi 5000 anni" di David Graeber. L'opera intera può essere acquistata direttamente presso il sito dell'editore.



Qual è la differenza tra un semplice impegno, l’idea che dobbiamo comportarci in certo modo, che dobbiamo qualcosa a qualcuno, e un debito in senso stretto? La risposta è semplice: il denaro. La differenza tra un debito e un'obbligazione morale sta nel fatto che il debito può essere quantificato in maniera precisa attraverso il denaro.

Il denaro non solo rende possibile il debito, ma fa la sua comparsa esattamente nello stesso momento. Una storia del debito quindi è necessariamente una storia del denaro e il modo più facile per comprendere il ruolo che il debito ha giocato nella società umana è seguire le forme assunte dal denaro, le maniere in cui è stato usato nel corso dei secoli e le ragioni che inevitabilmente derivano da tutto questo. Tuttavia si tratta di una storia del denaro diversa da quella a cui siamo abituati. Quando gli economisti parlano delle origini della moneta, per esempio, hanno sempre dei ripensamenti a proposito del debito. Prima viene il baratto, poi la moneta: il credito si sviluppa solo più tardi. Per quasi un secolo, antropologi come me hanno suggerito la possibilità che tale scenario fosse errato. Perché questo divario di vedute?

Prima di applicare gli strumenti dell’antropologia per illustrare la vera storia del denaro, bisogna capire cosa c’è che non va nella ricostruzione convenzionale. Solitamente gli economisti parlano di tre funzioni della moneta: mezzo di scambio, unità di conto e riserva di valore. Tutti i manuali di economia danno un’importanza prioritaria alla prima funzione La storia del denaro secondo gli economisti comincia sempre col fantastico mondo del baratto:

Si può immaginare un contadino all’antica che pratica il baratto. Perché un semplice baratto funzioni, è però necessaria una doppia coincidenza di bisogni: Henry ha le patate e vuole le scarpe, Joshua ha un paio di scarpe che gli avanzano e vuole le patate. Ma se Henry ha legna da ardere e Joshua non ne ha bisogno, allora per scambiare le scarpe di Joshua uno di loro (o entrambi) deve andare alla ricerca di altre persone con la speranza di fare uno scambio multilaterale. Il denaro ci dà la possibilità di fare scambi multilaterali in maniera molto più semplice: Henry vende la sua legna a qualcun altro e col denaro che ottiene compra le scarpe di Joshua.

C’è una ragione molto semplice per cui tutti coloro che scrivono i manuali di economia ci propinano sempre la stessa storia. In effetti, proprio raccontando questa storia, Adam Smith diede vita alla disciplina economica. Smith comincia con questa domanda: qual è, propriamente parlando, la base della vita economica? Si tratta di una certa propensione «a trafficare, barattare e scambiare una cosa per l'altra». Gli esseri umani, se lasciati ai loro progetti, cominceranno inevitabilmente a fare confronti e scambi di merci: è proprio questo che gli umani fanno tipicamente. Così alla fine ognuno comincerà inevitabilmente ad accumulare riserve delle merci che probabilmente saranno richieste da altri. Ovviamente, almeno per il commercio a lunga distanza, tutto questo si consolida nei metalli preziosi, adatti a fungere da moneta circolante perché duraturi, trasferibili e capaci di essere divisi in porzioni più piccole e identiche. [Ma] standardizzare questi lingotti non renderebbe tutto ancora più semplice? Si potrebbero stampare pezzi di metallo con indicazioni uniformi che ne garantiscano peso e titolo, con tagli differenti. Ovviamente l’idea ebbe successo, e così nacque il conio, che a sua volta aveva bisogno di un governo che facesse funzionare la zecca. Questa storia ha giocato un ruolo cruciale nella fondazione dell’economia come disciplina. L’aspetto più importante, comunque, è che ormai questa storia sia diventata una questione di senso comune per molte persone. Il problema è che non esiste una prova che ciò che la storia racconta sia mai accaduto davvero, mentre ne esiste un numero considerevole che suggerisce che la storia sia falsa. Tutto questo non significa proprio che il baratto non esista o che non sia praticato da quei popoli che Smith definiva «selvaggi». Significa solo che al contrario di quel che pensava Smith, non era utilizzato tra gli abitanti dello stesso villaggio. Il baratto di solito era impiegato tra stranieri, o addirittura tra nemici. Ovviamente il baratto può a volte avere luogo tra persone che non si considerano estranee, ma di solito coinvolge persone che potrebbero non conoscersi, ovvero che non hanno alcun senso condiviso di mutua responsabilità o fiducia, o il desiderio di sviluppare relazioni continuative. La mancanza di scrupoli di queste pratiche sembra peculiare alla natura stessa del baratto: questo spiegherebbe il fatto che in quei due secoli prima dell’epoca di Smith le parole inglesi truck and barter, ovvero «scambiare e barattare» come i loro equivalenti francesi, spagnoli, tedeschi, olandesi e portoghesi, significavano alla lettera «turlupinare, raggirare o ingannare»? Se, d’altronde, siamo interessati a qualcuno (un amico, un vicino) e vogliamo rapportarci con questa persona onestamente, dovremo preoccuparci di tenere conto dei suoi bisogni individuali, dei suoi desideri e delle circostanze. E se scambi una cosa con un’altra probabilmente darai alla faccenda la forma di un dono.

Per spiegare meglio quel che voglio dire, tornerò sulla questione dei manuali di economia e sul problema della «doppia coincidenza di bisogni». Quando abbiamo lasciato Henry, gli serviva un paio di scarpe, e tutto quello che aveva attorno a sé erano patate. A Joshua avanzavano delle scarpe ma non aveva proprio bisogno di patate. Henry e Joshua hanno un problema: il denaro non è ancora stato inventato. Cosa possono fare? La prima questione che deve risultare chiara per ora è che bisognerebbe sapere qualcosa di più su Joshua e Henry. Chi sono? Ci sono relazioni tra loro? L’autore dell’esempio in questione sembra ipotizzare due amici di uguale status sociale, non intimamente relazionati ma in rapporti amichevoli: quanto di più vicino possibile a una neutra uguaglianza. per trovare uno scenario che si adatti a un immaginario manuale di economia, potremmo collocare Joshua e Henry assieme in una piccola comunità.

SCENARIO 1
Henry si avvicina a Joshua e gli dice; «Belle scarpe!». Joshua risponde: «Mica tanto. Ma visto che ti piacciono tanto, prenditele». Henry prende le scarpe. Le patate di Henry non c’entrano nulla, perché entrambi sanno perfettamente che se Joshua avesse bisogno di patate, Henry gliene darebbe senza problemi.

Le cose andrebbero più o meno così. Ma è ovvio che gli autori del manuale di economia hanno in mente una transazione più impersonale. Si tratta di una fantasia eccentrica, ma vediamo cosa possiamo fare.

SCENARIO 2

Henri si avvicina a Joshua e gli dice: «Belle scarpe!». O forse la moglie di Henry sta chiacchierando con quella di Joshua e in maniera strategica inseriamo il fatto che le scarpe di Henry sono in condizioni pessime e lui si lamenta dei calli ai piedi. Il messaggio arriva al destinatario e il giorno dopo Joshua si fa vivo per offrire in dono a Henry il paio di scarpe che gli avanza, sostenendo che è solo un atto di buon vicinato. Ovviamente non si aspetta niente in cambio. Così facendo, egli ottiene un credito. Henry gli deve qualcosa. Henry come potrà ripagare Joshua? Forse Joshua vorrà davvero le patate. Henry può aspettare un po’ e poi offrirgliele, dicendo che anche in questo caso si tratta di un regalo. O chissà, un anno dopo Joshua deciderà di organizzare una festa e passerà dall’aia di Henry, dicendogli: «Che bel maiale».

In questi scenari il problema della «doppia coincidenza di bisogni», tanto evocato nei manuali di economia, semplicemente svanisce. Può darsi che Henry non abbia nulla che interessi al momento a Joshua, ma se i due sono vicini, sarà solo una questione di tempo. Questo a sua volta significa che viene meno anche la necessità di accumulare i generi di più ampio consumo nella maniera suggerita da Smith. Da qui il bisogno di utilizzare il denaro. Poi, con tante piccole comunità locali, ognuno si ricorda che cosa deve a chi. Qui c’è solo un problema teorico rilevante, che il lettore più attento può già avere individuato. «A Joshua, Henry deve qualcosa.» Ma cosa? Come quantificare un favore? Quando il baratto interculturale diventa un fenomeno regolare, non eccezionale, tende a operare principi come i seguenti: ogni merce può essere scambiata solo con un’altra merce appartenente a una stessa classe. Tutto questo però non ci aiuta col problema delle origini del denaro. In realtà, complica enormemente la faccenda. Perché accumulare quantità di sale o oro o pesce, se possono essere scambiati solo con alcuni oggetti e non con altri? A dire il vero, ci sono buone ragioni per ritenere che il baratto non sia affatto un fenomeno particolarmente antico, ma che si sia diffuso di recente. Sicuramente, per come lo conosciamo noi, si realizza tra persone che, pur avendo familiarità con l’uso del denaro, per una ragione o un’altra non ne hanno granché a disposizione. Ma il colpo più duro alla versione convenzionale della storia economica è arrivato con la traduzione prima dei geroglifici egizi e poi con la scrittura cuneiforme mesopotamica. Sono testi che documentano l'esistenza di sistemi di credito precedenti di migliaia di anni l'invenzione di un sistema monetario. I burocrati del tempio usavano il sistema per stimare in argento i debiti (affitti, prestiti, tasse). L’argento era a tutti gli effetti denaro [ma] non circolava molto. Mentre i debiti erano calcolati in argento, non c’era alcuna necessità di pagarli in argento: di fatto si potevano pagare con qualsiasi mezzo a disposizione. I contadini che dovevano denaro al tempio o al palazzo, o a qualche loro ufficiale, saldavano i propri debiti perlopiù in orzo (e per questo era tanto importante fissare la conversione tra argento e orzo). A questo punto quasi ogni aspetto della storia tradizionale sulle origini del denaro va a rotoli. Noi non abbiamo cominciato col baratto, per poi scoprire la moneta e alla fine sviluppare un sistema di credito. È successo proprio l’opposto. Le monete sono arrivate molto dopo e il loro uso si è diffuso in maniera disomogenea, senza mai riuscire a sostituire completamente il sistema di credito. Al contrario, il baratto storicamente ha rappresentato l’ultima risorsa per chi, abituato a usare il denaro nelle proprie transazioni, si è trovato per una ragione o per un’altra senza liquidità. La cosa curiosa è che non ha mai avuto luogo. I manuali di economia non hanno cambiato versione, anche se è ormai provato che si tratta di una versione erronea .