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Bibliografia
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Articoli - Saggi
Una scuola svincolata dalle costrizioni dello Stato aprirebbe le porte alla libertà nella sfera culturale della vita sociale ma questa libertà potrebbe spaventare il senso comune, il quale non è avvezzo a confrontarsi con la forza prorompente dello spirito umano messo nelle condizioni di esprimersi. In un ambiente libero difatti sorgerebbero scuole basate su confessioni religiose diverse o su precetti disciplinari alternativi, scuole che prediligono l'arte e altre che scelgono l'esperienza pratica. Le innumerevoli possibilità di un libero manifestarsi della creatività umana, sarebbero come una sorgente, che liberata da ogni impedimento, traboccasse in superficie; questa fonte di possibilità però farebbe tremare gli oppositori della libertà, terrorizzerebbe i borghesi. I conservatori preferiscono la palude, il ristagno, l'inerzia di un rigido monolite inanimato piuttosto che un organismo pulsante di vita, verosimilmente perché quest'ultima sfugge al controllo, è imprevedibile, può creare forme inusitate e rinnovare il mondo. La scuola d'oggi spesso appare come un immenso monolite formato da ossa, nervi, pensieri, ma privo di sangue, muscoli e anima, essa ricorda un enorme cantiere navale, una titanica impalcatura, dove migliaia d'operai, ingegneri, tecnici, si affaccendano kafkianamente senza però costruire nulla se non il cantiere stesso. Questa nave, eterna incompiuta, difficilmente vedrà mai il mare, perché come disse Antoine de Saint Exupery "Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per spaccare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito", alla stessa stregua nella scuola dovremmo trovare a mani piene l'entusiasmo per la sfida educativa, che diviene missione sociale e umana di fondamentale importanza. Oggi sovente la passione per l'educazione frequentemente scarseggia, o comunque non è condivisa, non è esplicitata, non è approfondita: esiste solo il colossale cantiere che ha perso l'idea guida, il contenuto spirituale e culturale, dove ogni individuo opera per motivazioni disparate. Il contenuto che da valore alla vita scolastica non sorgerà mai d'incanto dal materiale grezzo, ma deve essere portato dalla libera attività culturale umana che decide di realizzare un'istituzione educativa e ottiene il consenso delle famiglie che diventano parte integrante dell'organismo scuola. Questa scuola non sarà solo l'edificio dove si travasano contenuti, ma una comunità educante per tutti quelli che vi operano e di conseguenza per il territorio che la ospita. Agli albori della scuola di Stato, l'istituzione statale poteva avere un senso, era sostenuta dalla forza d'ideali quali l'alfabetizzazione delle masse, la conoscenza, il riscatto sociale, ed essa era vissuta come un'occasione preziosa da cogliere con profondo rispetto sia da parte degli insegnati che degli studenti e delle loro famiglie. Questo impulso è scomparso da parecchio tempo, urgono forze nuove: in innumerevoli classi in ogni angolo d'Italia studenti e insegnanti sperimentano una mancanza di significato nei vuoti rituali delle lezioni aride, delle verifiche soppesanti, dei vani richiami alla disciplina. Questa povertà di valori produce disamore, indisciplina, frustrazione e abbandoni negli studenti come nel corpo docenti. Quando gli studenti, specialmente i più grandi, non trovano una bellezza, uno stimolo, un entusiasmo nell'essere studenti, rimane solamente il voto, la promozione, la burocrazia, rimane il cantiere e scompare la nave: gli studenti più intelligenti sopravvivono, i più deboli soccombono, i più fragili soffrono. Negli anni si sono formati i consigli di classe, i consigli d'istituto e dei famigliari degli studenti, le gestioni autonome della scuola, le rappresentanze dei partiti degli studenti, questi elementi "politici" all'inizio hanno contribuito a esacerbare i conflitti tra le varie parti in campo, poi sono decaduti a vuoti strumenti di routine utilizzati nell'indifferenza più totale. La mancanza di uno spirito della scuola ha effetti immediatamente osservabili nelle medie inferiori e superiori, mentre nella scuola elementare si manifesta in modo più sottile, ma non per questo meno sfavorevole nei confronti dei bambini che sono più aperti, vulnerabili e indifesi nell'accogliere il clima in cui vivono. Il filosofo e psicologo Viktor Frank sostiene che "L'umanità sopravvive se ha un significato comune" questo è particolarmente vero nella scuola che esprime la vita culturale di un paese, senza questo significato abbiamo involuzione e decadenza sociale; l'istituzione educativa non può reggersi sul semplice sforzo economico e giuridico di uno Stato che per inerzia la tiene in vita, ma deve fondare sulla libera collaborazione tra impulsi ricchi di fantasia artistica, consapevoli della realtà dell'essere umano e sensibili dinanzi alla grande responsabilità della sfida educativa. Per approfondimenti sul tema:
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