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Bibliografia
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Articoli - Saggi
I temi dell'educazione morale e sociale dell'uomo sono tra i più rilevanti dell'agire pedagogico, ma spesso sono anche i più disattesi o mal compresi all'interno delle istituzioni educative. Questa difficoltà ad agire sulla moralità e socialità dell'uomo conduce alle emergenze dei tristemente famosi fenomeni di bullismo giovanile (che diventa bullismo degli adulti con ben più gravi conseguenze) o a un generale malessere di una società incapace di vivere e crescere in armonia. Il primo passo sul percorso di realizzare un'educazione sana è (come abbiamo visto in un altro articolo) il superamento di quella "mancanza di senso comune" tipica delle organizzazioni statali. Per realizzare ciò sono necessari una condivisione d'intenti e valori, e un profondo coinvolgimento di tutti i soggetti che realizzano la scuola che è un organismo in continua evoluzione e non un mero meccanismo che esegue delle funzioni programmate. Il secondo passaggio è intimamente legato al primo e riguarda la forza morale dell'adulto di riferimento, nel caso della scuola il maestro (così come i collaboratori poiché un certo stile è condiviso in un organismo-scuola sano), al quale questa forza morale è richiesta dalle intime dinamiche che si svolgono tra la sua anima e l'anima del bambino. Leggendo la natura del bambino vediamo come esso si dia all'ambiente che lo circonda con grande dedizione, il bambino è un essere imitatore che conforma il suo corpo e la propria vita animica con ciò che percepisce nell'ambiente in maniera molto maggiore di quello che potremmo credere. Nella sua innocenza il bambino non può scegliere, questo suo imitare sarà rivolto indifferentemente al bene come al male, al sano come all'insano, di conseguenza gli educatori hanno il compito di offrire un "ecosistema" d'esperienza buono, vero e bello. Tutto quello che di morale gli educatori compiono in pensieri, gesti e sentimenti, diviene educazione per il bambino, mentre i precetti morali sono elementi che il bambino non può decifrare e che comunque anche se imparati pedantescamente nel corso della vita si dissolverebbero. Il bambino può interiorizzare la morale solo attraverso il nostro agire di maestri che la fa vivere davanti alla sua imitazione, il lavorio nascosto delle forze che agiscono tra maestro e bambino è alla base dell'educazione. Da un punto di vista didattico, le fiabe, i racconti, le biografie dei grandi uomini possono, nel corso degli anni formare un immaginario grazie a quale il fanciullo interiorizza il bene e condanna il male. Ulteriormente l'arte e l'artigianato sono elementi in grado di raffinare la vita dell'anima, essi offrono la capacità di cogliere il mondo da nuove prospettive e promuovono la vita sociale in modo spontaneo. L'esperienza del recitare, del cantare e suonare insieme armonizza gli individui tra loro, quando poi il frutto di questo lavoro viene donato gratuitamente alla comunità sviluppiamo un nuovo elemento morale. Nel periodo della pubertà dei suoi allievi il maestro deve essere in grado di offrire emozioni, avventure sane alla classe, perché altrimenti in quel delicato periodo della vita in cui i ragazzi subiscono la fascinazione del male, essi cercherebbero altrove quegli stimoli, il maestro perciò deve essere in grado di venire incontro a quella particolare esigenza e trasformare il male in bene senza inutili pregiudizi. Come la morale, anche la religione non può essere insegnata come una materia qualunque, non possiamo imbottire il bambino di teorie religiose e dogmi (salvo che il nostro agire non sia esplicitamente un indottrinamento e non una sana educazione) e non possiamo neppure permetterci di agire semplicemente con un atteggiamento materialista perché questo annichilirebbe la spontanea e sana religiosità tipica dell'infanzia. Il compito dell'educatore è di sviluppare la religiosità, risvegliare l'anima con il rispetto che sentiamo nei confronti di ogni creatura posta nel mondo dalla divinità. L'obiettivo dell'educazione deve essere quello di nutrire e sostenere le forze dell'infanzia in modo che in futuro nell'individuo sorga un pensiero vivo e personale, altrimenti avremo uomini aridi che agiscono come marionette in conformità a vuoti comandamenti morali, oppure persone antisociali incapaci di sviluppare il senso dell'amore sociale. Solo tramite l'amore per l'autorità del mastro può svilupparsi in seguito il giusto sentimento del dovere, la socialità sana, l'interesse per l'uomo. Questa venerazione del bambino verso l'esempio del maestro è tipica del secondo settennio, quando le forze di crescita sono come uno scultore che cerca un modello sul quale plasmare la propria opera, dunque il maestro deve auto educarsi intimamente per divenire un modello degno di essere seguito. L'autorità del maestro (e dell'adulto di riferimento in generale) deve essere naturale e non imposta, essa riceve la propria forza dai valori dell'individuo e non dal potere conferito da un elemento esterno di carattere normativo. Di qui emerge la contrapposizione tra autorevolezza e autoritarismo, difatti possiamo imporre agli altri solo ciò che riusciamo a imporre a noi stessi e ciò rende il lavoro nella scuola, un faticoso cammino di crescita personale per l'educatore. Un altro aspetto che ogni educatore dovrebbe coltivare nel proprio ruolo di essere modello d'autorevolezza è conservare una presenza cosciente e continua in classe o nel gruppo, egli deve lasciare cader la pelle del carattere e delle preoccupazioni mondane e coltivare il giusto stato d'animo per quello che sta facendo. La lezione deve farsi rito religioso e artistico alla quale il maestro si dedica pienamente con grande ricettività e sensibilità per l'atmosfera emotiva della classe, altrimenti, dove non ci sarà la nostra piena coscienza e sentimento si formerà un vuoto che sarà riempito dalla classe in innumerevoli e antipatiche attività. Moralità e amore sociale non si trovano sui libri scolastici, ma devono essere praticate con grande senso di verità, responsabilità e conoscenza dell'essere umano dall'adulto in quanto uomo in cammino. Questi ideali educativi sono privilegiati e curati nelle scuole Waldorf fondate sulla pedagogia steineriana, mentre dottrine, comandamenti, teorie, decaloghi, ossia semi per un'umanità futura profondamente immatura, non possono esser presi in considerazione nella scuola del nostro tempo. Rimini, aprile 2012 Per approfondimenti sul tema:
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