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Che cos'è la Tripartizione dell'organismo sociale?


Versione breve - Versione estesa

Nell'organismo sociale è possibile riconoscere tre strutture (o sottosistemi o anche domini), operanti l'una accanto all'altra con una certa autonomia. Per rendere più chiara questa partizione, Rudolf Steiner propone una similitudine tra l'organismo sociale e l'organismo naturale più complicato, l'essere umano. La prima struttura è costituita dall'organizzazione dei nervi e dei sensi ed ha il suo centro nel capo. La seconda struttura, centrata nel petto, riguarda invece il sistema ritmico, principalmente la respirazione e la circolazione del sangue, sebbene qualsiasi processo ritmico nell'organismo umano ad essa pertenga. La terza struttura riguarda invece organi e attività connessi con i processi del ricambio.

L'organismo umano rimane sano finchè ciascuna struttura mantiene la propria autonomia pur interagendo con le altre. Una condizione patologica si manifesta proprio nel momento in cui una delle strutture esce indebitamente dal proprio ambito e sconfina in quello delle altre. Allo stesso modo, l'organismo sociale deve potersi articolare in tre domini in sè indipendenti e aventi ciascuno la speciale organizzazione che gli è propria.

I domini sociali in questione sono il dominio economico, politico e culturale.


Ogni essere umano è l'umanità   fratellanza nella vita economica

La vita economica deve poter operare nell'organismo sociale come una struttura relativamente autonoma al pari del sistema neuro-sensoriale umano. Questo non significa che l'economia debba potersi sviluppare e crescere in ossequio alle sole proprie leggi secondo quanto propugnato dal pensiero neo-liberistico moderno:

La vita economica comprende tutto quel che riguarda la produzione, la circolazione e il consumo delle merci...Tutto questo complesso di processi che cominciano con il rapporto dell'uomo con la natura e proseguono in tutto ciò che l'uomo ha da fare per trasformare i prodotti della natura e per portarli fino allo stato di generi di consumo, tutto questo lavorìo, e soltanto esso, costituisce la parte economica di un sano organismo sociale.[1]

Essa deve poter sviluppare una vita autonoma all'interno di due "respingenti" dei quali il primo è dato dalle condizioni di natura, il secondo dalla sfera giuridica. Il fondamento di natura deve essere accolto come un dato di fatto sostanzialmente non modificabile. Come esempio si può citare la produttività dei terreni agricoli che dipende largamente dalle condizioni naturali contingenti, dal luogo in cui ci si trova. Oppure si considerino i processi economici da porre in atto qualora non si sia in grado di accedere in loco a delle specifiche risorse naturali ma è necessario invece farle venire da lontano. Il secondo "respingente" è costituito invece dalle norme del diritto sorgenti da uno Stato politico indipendente dalla sfera economica. Esso ha il compito di regolare i rapporti di diritto di cui i processi economici necessitano stando al di fuori di questi ultimi. Certamente una delle questioni più urgenti da sanare riguarda il cosiddetto "mercato del lavoro".

Il lavoro non può essere pagato

Nell'economia capitalistica, il lavoro si è tramutato anch'esso in una merce per il modo in cui si è venuta a formare la relazione tra il datore di lavoro e l'operaio. Essi collaborano assieme per produrre una data merce ma il datore di lavoro sfrutta la propria superiore posizione economica per "acquistare" dall'operaio le merci che produce al prezzo da lui stabilito (il salario). Si ha in realtà uno scambio di denaro contro diritti poichè:

La maniera e la misura in cui un uomo ha da lavorare per la sussistenza dell'organismo sociale devono essere regolate secondo la sua capacità e secondo ciò che è condizione di un'esistenza degna dell'uomo. Il che può avvenire soltanto se questo regolamento viene emanato dallo Stato politico indipendentemente dalle amministrazioni della vita economica.[2]

Attraverso le norme dello Stato politico si aggiunge quindi una ulteriore base di valutazione per le merci dal momento che al fondamento di natura si aggiungono i vincoli derivanti dalla quantità e qualità del lavoro da applicarsi. In questo contesto quindi il grado di prosperità di una comunità dipende dalla quantità di lavoro che la coscienza del diritto consente di applicare e ciò rappresenta la base per costruire una economia sostenibile. Il sostentamento dell'uomo deve quindi provenire da tutt'altra fonte che non attraverso il salario.

Per mezzo di provvedimenti sociali [...], viene creato il terreno per un accordo realmente libero tra i dirigenti e gli esecutori del lavoro. E questo accordo non si riferirà a uno scambio di merce (del denaro) contro energia di lavoro, ma alla determinazione della parte spettante a ciascuno dei due contraenti che concorrono in comune alla produzione della merce.[3]

L'imprenditore quindi non trattiene per sé il profitto prodotto dall'azienda, il profitto non è suo, egli fornisce all'impresa le sue capacità esattamente come tutte le altre figure professionali coinvolte nella produzione. Egli riceve la quota parte stabilita per la sua prestazione allo stesso modo che i suoi collaboratori ricevono la propria. Queste quote possono anche essere stabilite con una certa autonomia ovvero possono essere ritagliate finemente sulle capacità individuali purché ci sia per esse il riconoscimento unanime della loro fondatezza da parte di tutti i partecipanti alla produzione. Ad esempio nessuna persona assennata avrebbe difficoltà ad attribuire un compenso "elevato" ad un imprenditore che grazie alle sue intuizioni è in grado di gestire la produzione come nessun altro saprebbe fare. In un contesto economico siffatto, gli uomini si riuniscono in aziende per produrre dei beni concordando assieme i rispettivi emolumenti. Inoltre:

Come i fanciulli hanno diritto all'educazione, così i vecchi, gli invalidi, le vedove, gli infermi, hanno diritto al sostentamento; il capitale che occorre a questo scopo dovrà fluire nell'ambito dell'organismo sociale come fluisce il contributo occorrente per l'educazione di coloro che sono ancora incapaci di produrre. L'essenziale in tutto questo è che il fissare le enrate spettanti a chi non guadagna da sè non debba dipendere dalla vita economica, ma che viceversa la vita economica diventi dipendente da ciò che a tale riguardo risulta dalla coscienza del diritto.[4]

Quanto appena esposto si rende necessario a causa della moderna divisione del lavoro che fa si che il singolo produca per la collettività una ben specifica merce, mentre per tutte le rimanenti egli dipende dal lavoro dei suoi simili. Su un piano ideale, la divisione del lavoro dovrebbe rendere comprensibile come la vita economica sia la sfera all'interno della quale fiorisce la fratellanza tra gli uomini: essi possono condurre una vita dignitosa mentre ciascuno soddisfa i bisogni dell'altro. Su un piano più contingente, essa pone il problema della commensurabilità dei valori prodotti dal lavoro umano che sono oggetto di scambio ovvero al problema della generazione del prezzo. Si tratta di un problema che non può essere risolto unilateralmente da nessun attore economico o sociale, ma richiede complesse interazioni di associazioni economiche.

Le associazioni

L'organizzazione economica farà raggruppare le persone che hanno interessi comuni di professione o di consumo, ovvero bisogni comuni sotto altri riguardi, in associazioni le quali, nel reciproco movimento di scambio, mettono in azione tutto il complesso economico. Questa organizzazione si costruirà su basi associative e sul rapporto reciproco delle associazioni che svolgeranno un'attività puramente economica. La base giuridica sulla quale esse operano deriverà loro dall'organizzazione giuridica.[5]

Le associazioni rappresentano nell'organismo sociale tripartito il modo con cui ricollegare il processo tra domanda ed offerta che oggi risulta interrotto o meglio, gestito in modo approssimativo avendo per base il solo criterio di massimizzazione del profitto. Come conseguenza dell'instaurarsi delle associazioni si ha la cessazione delle ingerenze economiche in ambito politico in quanto i rapporti tra sfera economica e sfera giuridica devono essere intesi come tra stati sovrani (lo Stato politico non avrà più competenze in ambito economico). Le associazioni sono anche responsabili della generazione del giusto prezzo delle merci:

Il valore puramente economico di una merce (o di una prestazione), in quanto si esprime nel denaro che rappresenta il suo equivalente, deriverà dalla capacità che saprà sviluppare l'amministrazione economica entro l'organismo economico. Dalle misure ch'essa sarà prendere, dipenderà fino a qual punto, sulla base spirituale e di diritto creata dalle altre parti dell'organismo sociale, potrà svilupparsi la produttività economica. Il valore monetario di una merce sarà allora l'espressione del fatto che questa merce viene prodotta in quantità corrispondente al bisogno, grazie alle disposizioni dell'organismo economico.[...] nell'organismo economico non sarà più determinante l'impulso di ammassare richezze con la quantità della produzione, ma si coordinerà la produzione ai bisogni, per opera di associazioni che si collegheranno fra loro nelle più svariate maniere. [...] Nell'organismo sociale sano il denaro sarà in realtà soltanto il misuratore del valore, perchè dietro ad ogni moneta o banconota starà la produzione della merce, soltanto in virtù della quale il possessore del denaro potrà averlo avuto [...] Il prezzo deve essere tale che ogni uomo che lavora ottenga, come equivalente per un prodotto, quanto occorre per l'appagamento di tutti i bisogni suoi e dei suoi familiari, fino a quando egli abbia di nuovo prodotto un altro lavoro del genere.[6]

La proprietà privata

"L'esperimento socialista" realizzatosi per quasi 8 decenni nell'ex Unione Sovietica dovrebbe aver sufficientemente dimostrato come la collettivizzazione della proprietà privata, dei capitali e dei mezzi di produzione si sia rivelata come una autentica rovina per l'organismo sociale. Dalla abolizione della proprietà privata, il socialismo si aspettava la cessazione dello sfruttamento delle classi lavoratrici e la trasformazione della produzione volta meramente al profitto individuale in una produzione che arrecasse a tutti un decoroso benessere. Ma indipendentemente da come si sia formata la proprietà privata e tralasciando le argomentazioni a favore e contro di essa, si valuti senza preconcetti il ruolo da essa svolto nel processo produttivo ad opera del capitalista privato:

Il proprietario o l'amministratore del capitale si trova in condizione di porre il lavoro fisico di altri uomini al servizio di ciò che intende produrre. Ora nel rapporto sociale che risulta dalla cooperazione del capitale e del lavoro umano si devono distinguere tre fattori: l'attività dell'imprenditore, che deve fondarsi sulle capacità individuali di una persona o di un gruppo di persone; il rapporto tra il datore di lavoro e l'operaio, che deve essere un rapporto di diritto; la produzione di cose che nel giro della vita economica assumono valore di merce. L'attività dell'imprenditore può intervenire sanamente nell'organismo sociale soltanto se nella vita di questo organismo operano forze che portino le facoltà individuali dell'uomo a esplicarsi nella migliore maniera possibile.[7]

Si tratta pertanto di riconoscere come lo Stato politico non debba ostacolare la possibilità che individui dotati delle necessarie capacità e attitudini abbiano adeguato accesso a capitali e proprietà privata. Sebbene possa sembrare una verità banale, certo pensiero politico sembra abbia ancora difficoltà a riconoscere che una medesima somma di denaro non ha lo stesso valore se viene posta nelle mani di un incapace oppure se viene data a chi la sa gestire al meglio.[8]

[...] riguardo alla proprietà privata, [...] il proprietario ha il diritto di disporre del suo per propria libera iniziativa. Come si vede, nella vita sociale vi sono due cose, reciprocamente collegate [...]: la libera disposizione del fondo capitalistico per la produzione sociale, e il rapporto di diritto che si stabilisce fra chi ne dispone e gli altri per il fatto che, dal diritto di disporre liberamente conferito all'uno, gli altri vengano esclusi dalla libera attività del capitale. Non l'originaria libertà di disporre del capitale porta agli inconvenienti sociali, ma solo la persistenza del diritto a quella libera disponibilità, quando sono cessate le condizioni che, in modo corrispondente allo scopo, congiungono le attitudini umane individuali a quella disponibilità.[9]

Si devono intendere gli oggetti della proprietà privata, in special modo capitali e mezzi di produzione, come risorse di interesse comune che devono poter essere facilmente assegnate ad imprenditori capaci che le utilizzeranno in modo esclusivo nella loro piena disponibilità. A causa di questo accesso completo alle risorse produttive, tuttavia, non si creeranno perturbazioni sociali, in quanto il rapporto di diritto tra lavoratore e imprenditore viene gestito con le modalità descritte in precedenza. Ulteriori perturbazioni dell'organismo sociale verranno evitate per il fatto che l'accesso alle risorse produttive non potrà trasmettersi infine come oggi accade attraverso le eredità. L'imprenditore avrà invece facoltà di nominare un successore indicando chi, fra tutti, possiede le capacità e attitudini migliori per subentrargli e gestire la data risorsa. Se nessun successore viene designato, la proprietà, alla morte dell'imprenditore, passa alla corporazione relativa che provvederà a riassegnare la risorsa all'individuo più adatto. Lo Stato anche qui non avrà alcuna possibilità di interferire indicando direttamente o indirettamente chi deve subentrare nella gestione di una risorsa, deve solamente limitarsi a sorvegliare il trapasso della proprietà privata emanando eventualemente delle norme volte ad impedire illeciti ovvero che si possa trasmettere, ad esempio, la proprietà a congiunti incapaci. Tale utilizzo delle proprietà privata si rivolge anche alla terra, ai fondi. Di fatto un terreno non è vendibile, non si tratta di una merce prodotta dall'uomo, ma è una risorsa che appartiene alla collettività e deve essere pertanto gestita nel modo sopra indicato. Quanto esposto porta alla riformulazione del concetto di proprietà privata in termini del tutto nuovi. Gli oggetti che costituiscono la proprietà privata - terreni, mezzi di produzione, capitali - vengono acceduti da individui dotati delle necessarie capacità i quali li adoperano per il tempo necessario per arrecare vantaggio alla collettività prima di restituirli alla comunità o di trasferirli ai loro successori. L'eredità odierna basata su vincoli di sangue si trasforma in una eredità "spirituale", la proprietà si trasferisce, per essere gestita al meglio, a chi ha le necessarie capacità spirituali.

Il denaro

Si è già detto del denaro e della sua funzione di "strumento" di misurazione del valore delle merci. Più precisamente, esso "rappresenta un buono o una ricevuta per il lavoro fatto a vantaggio della società da un processo economico o da un individuo; la società quindi risulta indebitata con il singolo per l'importo indicato e per tal motivo egli è autorizzato a ritirarne il corrispettivo in merci dall'ambito della sfera economica". In quanto mezzo di scambio tra merci, esso deve comportarsi come tale e come le merci logorarsi e perdere di valore. Per impedire che il denaro possa essere accumulato e tesaurizzato, l'organizzazione economica provvederà a ristampare il denaro di tanto in tanto oppure gli si potrà applicare una data di scadenza oltre la quale il suo valore sarà nullo. Ciò ha diverse conseguenze. La prima è che verrebbero tolte le basi sulle quali oggi possono svilupparsi dei processi economici assolutamente fittizi in cui il "denaro produce denaro" tipica del mondo finanziario odierno responsabile in massima parte della attuale profonda crisi economica mondiale. Questo perchè il denaro non è null'altro che una "ricevuta conto merci" e quindi l'economia per tal fatto verrebbe ricondotta ad una base assolutamente concreta e reale. In seconda istanza cesserà la possibilità di vivere di rendita, è ciò si rende necessario in quanto una rendita di per sè agisce come un cancro all'interno dell'organismo sociale in quanto immobilizza risorse che, messe a disposizione di persone capaci, potrebbero generare grandi vantaggi per l'intera collettività. Infine un denaro "a scadenza" apre nuovi scenari per un utilizzo avanzato di esso in modo da "nutrire" in modo differenziato l'organismo sociale a seconda del contesto economico in cui esso viene impiegato. In base alla distanza temporale dalla data di scadenza si verrebbero infatti a creare tre "tipi" di denaro[10] ovvero quando il denaro è "giovane" (massima distanza dalla scadenza) esso assume i caratteri del "denaro di prestito", in una fase intermedia è "denaro di acquisto", infine a ridosso della scadenza diventa "denaro di donazione". Il denaro di acquisto viene guadagnato producendo merci e viene utilizzato per acquistare merci; può essere altresì scambiato con merci o servizi. Il denaro di prestito viene destinato a tale scopo da individui o aziende che intendono così metterlo a disposizione della collettività anzichè acquistare beni di consumo. Il denaro di donazione è quello che consente alla sfera culturale di vivere. Le donazioni di denaro ormai prossimo alla scadenza (e quindi altrimenti inutilizzabile) dovrebbero venir concesse a favore di istituzioni o individui della sfera culturale su base assolutamente volontaria ed individuale. Oggi il finanziamento della vita culturale avviene indirettamente attraverso l'imposizione fiscale il che crea una dipendenza, seppur indiretta, tra sfera statale e sfera culturale. Il denaro ormai arrivato al termine del suo ciclo di vita (in quanto speso dalla vita culturale per le sue esigenze), viene infine ritirato dalla circolazione e, attraverso le associazioni economiche, rigenerato attraverso una nuova coniazione o ristampa con una nuova data di scadenza.

Il profitto economico

Il concetto del profitto economico dell'imprenditore ha spesso prodotto giudizi divergenti in merito alla sua opportunità o meno all'interno dell'organismo sociale. Per questa ragione è possibile trovare su di esso sia opinioni a favore che contrarie e queste ultime sono quelle di chi pensa che il profitto economico debba essere quantomeno limitato o addirittura eliminato dalla sfera economica. Il neoliberismo odierno ad esempio lo giustifica interamente ed anzi cerca di ottimizzarlo e incrementarlo per quanto è possibile ritenendo che solo in questo modo si possa creare una sorta di effetto "volano" per tutto il resto dell'economia il che costituirebbe un vantaggio anche per chi imprenditore non è. D'altra parte c'è chi ritiene che ci si debba orientare verso una economia sostenibile in cui la produzione debba collegarsi in modo corrispondente ai consumi senza prospettive di profitto. In genere ad alimentare l'una o l'altra visione sono, più che pensieri, pregiudizi e interessi personali che emergono dai sostrati del sentire. Ma:

L'umanità si trova attualmente a un punto della sua evoluzione in cui nella convivenza umana non è più possibile un'azione basata sul prevalere di quanto si desidera. Del tutto indipendente da ciò che vuole questa o quella persona, questo o quel gruppo umano, d'ora in poi agiranno sanamente nell'ambito della vita pubblica solo tendenze mosse da idee che siano pensate fino in fondo. Per quanto fortemente la passione umana si opponga a lasciar penetrare nella vita un'azione mossa da idee pensate fino in fondo, cioè quale lo spirito dell'umanità d'oggi domanda, alla fine bisognerà pure rivolgersi ad esso, perchè si riconoscerà che il suo contrario porta a conseguenze socialmente malsane.[11]

Nel caso specifico se da una parte è vero che il profitto economico ha un carattere egoistico, non sarà solo per questo motivo che esso dovrà venire eliminato dalla vita economica. Oggi infatti il profitto agisce in modo da indicare o meno che una data merce deve essere prodotta. Poichè c'è profitto la si produce, altrimenti no. E' necessario quindi sostituire tale funzione del profitto con qualcosa d'altro ma non per ragioni etiche o sulla base di sentimenti indistinti o altro ancora. Il profitto deve essere sostituito solo in quanto esistano dei processi economici concreti ai quali spetta il compito di espletare le sue attuali funzioni. Tali processi sono quelli messi in atto dalle associazioni:

Per il progresso della vita economica si tratta di eliminare il profitto, perchè esso abbandona la produzione dei beni all'alea del mercato, ed eliminarlo è richiesto dallo spirito del tempo [...]. Per la vita economica occorre che l'indicazione data dal profitto venga sostituita dall'azione di persone che in essa abbiano l'incarico di provvedere razionalmente alla mediazione tra il consumo e la produzione, in modo da eliminare l'alea del mercato.[12]

Organi rappresentativi

La sfera economica si doterà di propri organi rappresentativi e di una propria amministrazione. Tali organismi saranno distinti e separati da quelli dello Stato politico. All'interno dell'organo rappresentativo della sfera economica verranno prese tutte le decisioni pertinenti a tale sfera in rispetto alle leggi vigenti.


Ogni persona è un cittadino   uguaglianza nella vita giuridica

L'autentico compito dello Stato politico consiste principalmente nell'occuparsi di regolare quei rapporti tra uomo e uomo per i quali è lecito che una maggioranza prevalga sull'individiduo:

Come seconda struttura dell'organismo sociale è da considerarsi la vita del diritto pubblico, la vita politica, quella che, nel senso dell'antico Stato politico, poteva essere designata come la vera e propria vita statale. [...] questa seconda struttura dell'organismo sociale può abbracciare solo quel che sorge da sostrati puramente umani e riguarda i rapporti tra uomo e uomo. Per la conoscenza delle tre strutture dell'organismo sociale è essenziale approfondire la differenza tra il sistema del diritto pubblico, che riguarda soltanto le relazioni tra uomo e uomo, poggiate su profondi sostrati umani, e il sistema economico [...]. Nella vita si deve fare questa distinzione col sentimento affinchè come conseguenza, la vita economica si scinda da quella politica, come nell'organismo naturale dell'uomo l'attività dei polmoni per l'aspirazione e l'espirazione dell'aria esterna si scinde dai processi della vita neuro-sensoriale. [13]

Un altro compito di tale struttura è il mantenimento dell'ordine interno e assicurare la propria difesa all'esterno. Attualmente invece, lo Stato incorpora anche gran parte della vita economica e della vita spirituale. Lo Stato politico deve quindi abbandonare i territori sociali che ha occupato indebitamente ritornando alla sua funzione originaria. E' necessaria quindi una "epurazione" di competenze per la quale non si deve concludere che essa darà luogo ad un minor livello di democrazia. Questa anzi potrà esplicarsi nella giusta misura per il fatto che verrà ad esercitarsi nelle sue sedi appropriate e senza la necessità di partiti e di rappresentanti di professione ovvero dei politici. Se, ad esempio, nell'organismo sociale è necessario un intervento di natura economica, questo non può essere il frutto di una decisione scaturente da una mera maggioranza numerica, ma solamente del lavorìo delle associazioni economiche che operano all'interno della relativa sfera. Allo stesso modo non c'è bisogno di un partito politico per sapere il tipo di insegnamento più appropriato per i propri figli, lo si deve poter decidere direttamente in autonomia. Esplorare nuove forme di democrazia diretta di per sè non modificherebbe il carattere monodimensionale delle compagini statali che ne risulterebbero, poiché queste ultime continuerebbero a inglobare vita economica e spirituale. La presunta necessità di forme di democrazia diretta non è altro che un tentativo di dare voce alle forze emergenti della società civile con metodi sorpassati (i referendum) quando in realtà l'organismo sociale richiede la costituzione delle associazioni e l'interazione delle tre sfere sociali attraverso i processi descritti in precedenza.


Ogni persona è una individualità   libertà nella vita intellettuale

Infine la terza struttura è costituita dalla sfera culturale (detta anche sfera intellettuale, spirituale o anche società civile):

Come terza struttura che, altrettanto autonoma, deve porsi accanto alle altre due, si ha da comprendere nell'organismo sociale quel che riguarda la vita spirituale; o per dire più esattamante [...] tutto quel che poggia sulle doti naturali del singolo individuo umano, e che deve entrare nell'organismo sociale sulle basi di tali sue facoltà naturali, sia spirituali, sia fisiche. [...]. Questo campo abbraccia tutto, dalle più elevate aspirazioni spirituali a quel che, nell'opera dell'uomo, deriva dalla migliore o peggiore sua capacità fisica per prestazioni utili all'organismo sociale. [14]

E' fondamentale che ciò che proviene da questa struttura possa inserirsi nell'organismo sociale senza subire alcuna influenza o condizionamento provenienti dalla vita economica o statale contando unicamente sulla libera comprensione umana e su ciò che deriva dalle capacità individuali. Questa esigenza porta necessariamente a far uscire educazione e insegnamento dall'orbita statale eliminando altresì i condizionamenti provenienti dall'ambito economico. Diverse obiezioni possono sorgere contro questa necessità. E' opportuno innanzitutto non confondere "pubblico" con "accessibile": non può essere un argomento a favore della scuola di Stato il fatto che essa debba essere tale solo per assicurare il libero accesso all'istruzione. Infatti nell'organismo sociale tripartito, dalla sfera del diritto, verrebbero emanate le direttive che stabiliscono le modalità di accesso per tutti ad una scuola autonoma ed indipendente e la sfera economica dovrà porre in atto i provvedimenti necessari per garantirlo.

Nella vita spirituale possiamo distinguere un aspetto personale e un altro rivolto verso l'organismo sociale ovvero ciò che uno può fare per quest'ultimo. Nel primo caso si tratta di una questione assolutamente privata ed individuale, nel secondo invece chi opera in questo campo potrà vivere della propria attività in base al riconoscimento di chi ritiene che essa abbia un effettivo valore e sia un bene per l'organismo sociale. Se così non fosse, chi opera creativamente in questa sfera dovrà necessariamente spostarsi nel campo delle attività economiche o giuridiche per trovarvi il proprio sostentamento.

Non solo la produzione, ma anche l'accoglienza della vita spirituale da parte dell'umanità, deve avere la sua base nel libero bisogno dell'anima. Insegnanti, artisti e simili che nella loro posizione sociale siano soltanto in relazione con una legislazione e con un'amministrazione sorgenti dalla stessa vita spirituale, che siano sostenuti soltanto dagli impulsi derivanti dalla medesima, per la qualità della loro attività potrano sviluppare la ricettività per le loro prestazioni in persone le quali verranno preservate dal dover unicamente soggiacere alla costrizione del lavoro, e dal diritto, dallo Stato politico reso autonomo, avranno quei riposi che svegliano la comprensione dei beni spirituali. [15]

Ovvero lo Stato politico non solo non deve ingerirsi nella vita spirituale stabilendo i contenuti dello studio ma nemmeno stabilire obblighi formali di frequenza della scuola perlomeno non per i gradi superiori d'istruzione. L'apprendimento deve sorgere come manifestazione di un libero impulso interiore altrimenti non ha valore. Se ciò può sembrare eccessivo e dannoso si valutino soltanto gli effetti dell'istruzione moderna: gli studenti ricevono un insegnamento confezionato sulle necessità dello Stato o dell'economia ed esso viene ricevuto senza alcuna partecipazione interiore, solamente per ottenere quel "pezzo di carta" senza il quale non è possibile farsi accettare dal sistema. A quanti studenti la scuola oggi lascia un vivo desiderio di conoscere e apprendere anche dopo aver terminato di frequentarla? Quanti di essi diventano persone veramente adatte alle vita e portatrici di sani impulsi sociali? Certe forme di degrado sociale giovanile come ad esempio bullismo e teppismo non sono altro che il segno esteriore del fatto che l'educazione non penetra nell'interiorità dei giovani. Una situazione analoga era stata rilevata da Rudolf Steiner a proposito delle classi operaie:

Fra le classi dirigenti le forze spirituali si sono organizzate in modo da relegare in maniera antisociale i risultati di queste forze in certi ambienti dell'umanità. Ciò che si è prodotto entro questi ambienti si poteva portarlo entro il mondo proletario solo in modo artificiale. Così l'umanità proletaria non potè attingere da quella vita spirituale alcuna forza a sostegno dell'anima, perchè essa non partecipava realmente alla vita di quel patrimonio spirituale. Istituzioni per l'"istruzione popolare", per l'"educazione del popolo al godimento artistico", e simili, non sono in verità mezzi per far partecipare i popolo ai beni della cultura, finchè questa conserva il carattere che ha assunto nei tempi moderni. Infatti il "popolo" non è inserito nella vita di questo bene spirituale con l'intima partecipazione del suo essere umano. In certo modo gli viene solo data la possibilità di guardarvi come da un punto di vista che ne sta al di fuori.[16]

Senza intima partecipazione dell'anima, la vita culturale si trasforma in un falso, nella ricerca edonistica di un piacere sottile ovvero in una forma raffinata di benessere materialistico:

Si può vedere come oggi molti sentano una specie di "nobiltà interiore" nel salire nel mondo delle nuvole, a fantasticare, sia pure scolasticamente, su ogni genere di problemi etico-religiosi, nel cercare la maniera in cui l'uomo possa acquistare le virtù e il giusto comportamento amorevole verso i suoi simili, e ricevere la grazia di una "vita interiore". Ma poi si vede anche la loro impotenza a trovare il passaggio da quello che la gente chiama buono, amorevole, benevolo, giusto e morale, a ciò che circonda quotidianamente l'uomo nella realtà esterna, vale a dire l'azione del capitale, i salari, il consumo, la produzione e la circolazione delle merci, il credito e le operazioni di borsa.[...] non basta che gli uomini si occupino dello spirito in una corrente laterale della vita. E' inoltre necessario che l'esistenza quotidiana divenga conforme allo spirito.[17]

La necessità di una sfera culturale autonoma ed indipendente all'interno dell'organismo sociale, è fondamentale se questo organismo deve potersi mantenere sano. Si considerari, ad esempio, sulla base di quali stimoli l'uomo debba esser spinto a fornire la propria prestazione lavorativa dal momento che, come si è detto, bisogna eliminare il guadagno egoistico che provoca lo stimolo al lavoro nella sfera economica odierna. A tal proposito è opportuno non farsi illusioni ovvero immaginare che una generica consapevolezza di "lavorare per la comunità" possa costituire di per sè uno stimolo valido: i passati regimi comunisti hanno fornito ampie conferme sull'inutilità di questi "stimoli". Che sia così lo si deve al fatto che è una necessità del nostro tempo che sempre più uomini desiderino lavorare non per una costrizione economica ma per poter realizzare un senso di appagamento consono alla dignità umana. La sfera economica da sola non è in grado di produrre tali stimoli poichè essi devono provenire dall'esterno, da una sfera spirituale autonoma appunto che coltivi l'interesse per il lavoro altrui e il significato che esso ha nel complesso della comunità umana. Coltivare tale dedizione all'interno dell'organismo sociale deve essere un compito fondamentale della scuola e dell'educazione e la sua importanza non è inferiore all'insegnare a leggere, scrivere e far di conto:

Nella libera vita spirituale [la tripartizione] vuol creare le basi che possano sostituire lo stimolo derivante dal guadagno personale. Solo in una vita spirituale libera può nascere un tale amore per l'ordinamento sociale umano, quale l'ha un artista per la creazione delle sue opere. Se invece non si vuol prendere in considerazione la possibilità di coltivare in una libera vita spirituale un tale amore, allora si rinunci addirittura allo sforzo di riorganizzare l'assetto sociale.[18]


Per ulteriori approfondimenti:



  1. ^ Rudolf Steiner - "I punti essenziali della questione sociale" Editrice Antroposofica Milano - 1980   pag. 48
  2. ^ Ibid. pag. 60
  3. ^ Ibid. pag. 76
  4. ^ Ibid. pag. 98
  5. ^ Ibid. pag. 57
  6. ^ Ibid. pag. 101
  7. ^ Ibid. pag. 72
  8. ^ Perfino nel periodo più buio dello stalinismo sovietico si dovette procedere nei campi di lavoro a selezionare tra i prigionieri coloro che erano adatti a gestire determinate risorse (miniere, altri impianti, etc.) per poter centrare gli obiettivi della pianificazione economica dei gulag. Cfr. Varlam Ĺ alamov - "I racconti della Kolyma" Adelphi - 2010
  9. ^ Rudolf Steiner - "I punti essenziali della questione sociale" Op. cit. pag. 83
  10. ^ A scanso di fraintendimenti, non è necessario che il denaro si differenzi fisicamente in tre tipi di valuta differenti. Il carattere di denaro di acquisto, prestito e donazione deriva unicamente dalla data di scadenza su di esso riportata.
  11. ^ Ibid. pag. 165
  12. ^ Ibid. pag. 166
  13. ^ Ibid. pag. 48
  14. ^ Ibid. pag. 49 e 62
  15. ^ Ibid. pag. 65
  16. ^ Ibid. pag. 74
  17. ^ Ibid. pag. 78-79
  18. ^ Ibid. pag. 153